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Autore: Pavone    12/07/2015    0 recensioni
Terzo capitolo della saga sui Cavalieri d'Argento di inizio 1900.
I Ladri di Divinità hanno deciso ormai di agire: il Conflitto Assoluto ha inizio! Niente più inganni, bensì forze associate, per necessità o per volontà, che aiuteranno gli Homines nel loro obiettivo di conquista.
Non più una semplice guerra, ma scontri che si sviluppano su diversi campi di battaglia, legati a culti fra loro molto distanti.
NB: le Sentinelle del Tramonto sono liberamente ispirate ad un'idea pensata più di un decennio fa assieme ad Andromeda La Notte, ma mai portata avanti.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga dei Cavalieri d'Argento'
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Capitolo 4: Conflitto ad Occidente
 
Sek era preoccupato. Sorpreso di certo, ma soprattutto preoccupato.
Quando alcune ore prima aveva avvertito quel cosmo espandersi fra gli Anelli inferiori, quasi non ci aveva creduto: l’esiliato, suo compagno d’addestramenti, era tornato al Tempio del Tramonto, ma a che pro?
Aveva abbandonato la Sacra Montagna e l’ordine delle Sentinelle Maya alcuni anni prima ed ora vi faceva ritorno?
Più di questo, però, il suo stupore era dovuto alla potenza che il vecchio compagno aveva dimostrato: non solo aveva distrutto il Sesto Anello con una singola ondata d’energia, ma, oltre ciò, era stato capace di oltrepassare i restani livelli della Montagna e raggiungere la Sala del Trono, senza che nessuno potesse fermarlo.
Però, dinanzi alle ampie porte della Sala del Trono, Xul aveva atteso, non le aveva semplicemente sfondate, come i poteri che sembrava possedere gli avrebbero di certo permesso di fare, no, aveva atteso, che fosse il loro Comandante ad aprirgli le stesse, invitandolo all’interno.
Un invito che era stato concesso solo dopo l’arrivo delle Sentinelle degli ultimi due Anelli, le stesse che avevano scortato Xul all’interno della Sala, lì dove adesso si trovavano, assieme al loro Sovrano.
Seppur Sovrano era un termine forse scorretto: Ch’en, la Sentinella del Quinto Anello, il più anziano e saggio fra loro, membro della passata generazione di guerrieri Maya e scelto dai suoi stessi compagni per guidare il nuovo ordine.
Era per tutti loro un Sovrano, ma non di monarchia si trattava nell’ordine delle Sentinelle.
“Sek, mio vecchio amico, anche tu qui? Quale piacere!”, rise divertito Xul, richiamando l’altro dai propri pensieri, “Sei stato chiamato in questi luoghi dal Nono Anello? Mi dispiace di non essermi fermato a salutare prima...”, chiosò ancora il passato compagno d’addestramenti.
Xul volse poi la propria attenzione verso l’anziana figura seduta sul trono, accennando un beffardo inchino: “Potente sovrano Maya, quale piacere rivederti!”, lo schernì, “Aspettavo da tempo la possibilità di reincontrare tutti voi, da quando ho ottenuto questo nuovo potere! Ho atteso che i miei attuali compagni, i miei confratelli, si sentissero interessati anche alle divinità di queste terre...  quanto ho atteso!”, esclamò eccitato, muovendosi avanti ed indietro, mentre anche le altre Sentinelle lo osservavano con attenzione, portandosi sul versante opposto del Trono.
“Sei impazzito oltre ogni mio timore...”, lamentò preoccupato Ch’en, “No, non sono impazzito: sono semplicemente asceso ad un livello di coscienza e potere che tu, vecchio, non puoi comprendere!”, replicò Xul.
“Come osi?”, ruggì Sek, avanzando d’un passo, “Oso perché, amico mio, ho il potere per farlo e, soprattutto...”, rispose, prendendo un attimo di pausa e sorridendo perfido, “Porto con me un esercito per spazzare ogni resistenza!”, rise il Ladro di Divinità, mentre diversi cosmi nemici apparivano in ogni Anello della Sacra Montagna.
Erano appena stati invasi!
 
***
 
La pazienza di Muwan stava raggiungendo il limite: quella strana figura fatta di puro cosmo si era presentato come un guerriero sacro alle divinità dell’Egitto, uno dei Faraoni di Ra, di cui la Sentinella aveva letto negli antichi manoscritti delle passate generazioni.
Quella stessa figura si era poi divisa in ben otto immagini, di altrettanti guerrieri provenienti da diversi culti in più parti del mondo ed ora ognuno di loro stava presentandosi, pronti a parlare della possibilità di un’alleanza; tutto questo mentre, diversi anelli più in alto, nella Sala del Trono, Xul, Sek e gli altri erano in udienza con il loro Sovrano.
“Io sono una delle Tredici Sentinelle del Tramonto …”, esordì d’un tratto, presentandosi, quando la giovane cinese s’era ormai interrotta, “Il mio nome è Muwan.”, aggiunse, prima che l’esplodere di diversi cosmi in tutti gli Anelli lo interrompesse, costringendolo a guardarsi attorno.
Un sibilo fu la prima cosa che catturò l’attenzione del guerriero Maya, subito seguito da un sordo tonfo di metallo contro metallo, che lo portò a voltarsi verso Mak, alla sua sinistra, nelle cui mani tornava uno dei pugnali da lancio con cui aveva giocherellato fino a quel momento.
Solo dopo qualche istante, l’uomo si voltò verso la direzione opposta, osservando un grosso disco metallico compiere una parabola a mezz’aria, tornando nelle mani di un uomo che stava, letteralmente, galleggiando in cielo.
Lo sconosciuto aveva un’armatura incredibilmente coprente, i cui colori dominanti erano il nero ed il rosso: probabilmente, se le Sentinelle Maya avessero mai avuto modo d’incontrare uno spectre nella loro vita, avrebbero potuto notare come, seppur con delle leggere differenze, quella stessa corazza ricordasse quella del Minotauro consacrato alla divinità degli Inferi greca.
Grandi corna rosse sull’elmo, larghe spalliere, anch’esse adornate da corna, spesse coperture per le braccia dalla forma circolare, così come i gambali, ed il tronco celato da un blocco unico adornato con scanalature che, ad un osservatore attento, forse, avrebbero potuto richiamare degli occhi.
Più di tutto ciò, però, risaltava l’oggetto che quello straniero aveva in mano: inizialmente era sembrato un disco a Muwan, ma adesso si rendeva conto di essere dinanzi ad un gigantesco anello metallico, dall’affilata lama, un anello grande quanto l’uomo che lo sosteneva e quel particolare uomo era, apparentemente, gigantesco.
“Tre vittime! Quale fortuna, la gloria in battaglia mi aspetterà di certo!”, esultò il nemico, ancora sospeso a mezz’aria.
“Chi sei, straniero?”, ruggì subito Yax, facendosi avanti di un passo, “Il mio nome non vi dirà niente di certo, ma è giusto che lo sappiate, per urlarlo nelle valli della dannazione eterna: io sono Efialte di Phobos, uno dei Dodici Perduti dell’Universo!”, esclamò con orgoglio lo sconosciuto, pronto a scatenar battaglia.
 
***
 
“I Taonia e le Sentinelle del Tramonto sono sotto attacco!”, esclamò preoccupata la manifestazione di Shu di Khepri presso il Santuario di Atene.
“Anche qui ad Asgard avverto cosmi sconosciuti impegnati in battaglie! Alcuni cavalieri del Nord stanno tuttora combattendo!”, aggiunse l’uomo che s’era presentato come Blodghuf di Merak, “Solo io e Hordr non siamo stati coinvolti ancora, forse perché troppo lontani…”, ipotizzò il Gud Krigen.
“Tre luoghi così distanti fra loro? I Ladri di Divinità stanno portando avanti un attacco su così vasta scala?”, domandò rabbioso Toru, “Dobbiamo sbrigarci ed abbatterli!”, ruggì la sua emanazione cosmica.
“Non è la prima volta che agiscono così…”, s’intromise il Sovrano accadico, “Ho avvertito diversi cosmi, eserciti più piccoli, che attaccavano battaglia sia durante lo scontro il giorno successivo la cattura del Divino Giudice, sia quando la Grecia e l’Italia sono state assalite.”, ricordò Marduk.
“L’invasione che hai avvertito, nobile Re, era quella delle terre d’Egitto sacre al Grande Ra.”, confermò Shu di Khepri.
“Se ho ben capito da dove provenite tutti voi, posso aggiungere che durante le vostre guerre anche noi siamo stati colpiti, dai traditori dei nostri eserciti, gli Emissari Giapponesi, come si fanno chiamare, distruggendo tutto ciò che ci era caro e sacro.”, li informò quello che si era definito uno degli ultimi guerrieri delle divinità Shintoiste.
“Agiscono così: dividere e conquistare. Le Ombre invadevano e noi credevamo di essere al centro della loro attenzione, perché questa volta dovrebbe essere diverso?”, ringhiò con disappunto la Dominatrice del Grecale.
“Vorresti abbandonare ben tre culti per il dubbio che colpiscano in altri luoghi, donna? Vorresti abbandonare Asgard?”, chiese con rabbia Blodghuf.
“Nessuno vi abbandonerà, guerrieri del Nord, manderò i cavalieri d’argento in soccorso vostro e degli altri eserciti in pericolo il prima possibile.”, affermò allora il Sommo Oracolo di Atena, prendendo la parola, “Come ha suggerito il saggio Shu di Khepri: solo un’alleanza potrà permetterci di vincere questi Ladri di Divinità.”, concluse.
“Sono d’accordo, Sommo Oracolo di Grecia e per questo, mi permetto di ribadire: prendete tutto il tempo necessario, cavalieri di Atena, riparate armature e corpi, preparatevi ad aiutarci, ma lasciate a noi Ummanu ed a chiunque vorrà supportarci la prima difesa di questi nostri nuovi alleati.”, suggerì subito dopo Marduk della Corona.
“Hai ragione, straniero: avrete l’aiuto degli Areoi!”, confermò anche Toru dello Squalo Bianco, “Anch’io e l’ultima degli Spadaccini ci uniremo a voi.”, aggiunse l’asiatico fra i presenti.
“Temo, però, che dovrete decidere in fretta come dividervi: sento dei cosmi ancora più potenti esplodere qui nelle nostre terre, non potrò attendere ancora per molto le vostre disquisizioni.”, l’interruppe il cavaliere di Merak e nessuno ebbe da obbiettare con quanto da lui detto.
 
***
 
“Perduti dell’Universo? In effetti questo nome non ci dice niente…”, ammise con fredda ironia Mak, facendosi avanti verso il nemico, “Ma nemmeno tu devi conoscere noi, Sentinelle del Tramonto, se sei giunto fin qui ad affrontarci da solo!”, continuò Muwan, avanzando con il parigrado.
Furono però le braccia di Yax, poggiandosi sulle spalle dei due, a fermarli: “Costui è un invasore e si trova al Primo Anello del Santuario del Tramonto. Forse non conosce le nostre usanze, ma questo non implica che dovremmo dimenticarle anche noi.
Questo è il Primo Anello ed io ne sono la Sentinella. Yax del Falcone!”, esclamò serio, espandendo il vorticoso cosmo che lo circondava e che producendo un inatteso effetto sulle sue vestigia.
Efialte notò con una certa sorpresa tale cambiamento: inizialmente quei tre nemici sembravano così anonimi, con le loro armature dalle forme spente e vaghe, all’apparenza, ma adesso che quella Sentinella aveva lasciato esplodere il proprio cosmo, l’armatura parve brillare di una luce nuova e viva.
Sulla schiena due ampie ali, color argento, s’aprirono, rivelando un pettorale costituito da piume, che andavano congiungendosi verso una testa di Falcone, in rilievo sull’addome dell’uomo.
Le protezioni per le braccia erano prive di vere e proprie piume, ma sottili bracciali che si concludevano in guanti acuminati, simili ad artigli; ben più decorati erano i gambali, che partivano da una cintura di piume e scivolavano, arricchiti da occhi la cui iride era sulle ginocchia dell’uomo.
Il volto, infine, scoperto, era adornato da lunghi capelli castani legati in una coda, la pelle abbronzata, incastonata dagli stessi due occhi scarlatti che osservavano il Perduto con decisione ed i lineamenti duri che indicavano la sua determinazione.
 
Gli alleati di Iason degli Abissi avevano accennato qualcosa sulle particolarità di quelle strane armature: da ciò che Efialte stesso aveva compreso, ne avevano persino uno infiltrato assieme ai propri servi fra quelle Sentinelle.
Grazie a ciò, per quanto minaccioso fosse lo sguardo di quello Yax e mistiche le sue vestigia, il Perduto di Phobos conosceva alcune informazioni su quei nuovi nemici, mentre loro non avevano nessuna conoscenza sull’ordine guerriero di cui faceva parte, né, tanto meno, sui particolari poteri di cui era padrone, poteri che gli avrebbero di certo dato la vittoria.
Lo sguardo di Efialte, d’altronde, tradiva la posizione in cui egli si sentiva: era beffardo, seppur velato dalla maschera nera e scarlatta, mentre con inusitata tranquillità, il maestoso invasore sollevava l’Anello da lancio che portava con se.
L’arma di cui era custode aveva un diametro pari alla sua stessa figura, il che la rendeva immane e dal raggio d’azione più che considerabile, tanto che non aveva potuto negare una leggera sorpresa quando un altro di quelle Sentinelle aveva deviato l’Anello con i suoi coltellini, o almeno tali gli erano sembrati.
Ora, però, non era con quel lanciatore di coltelli che stava per affrontare: era tempo di scoprire cosa il Falcone Maya sapesse effettivamente fare e fu per questo che scagliò contro quello stesso avversario la propria arma.
 
Alla vista della gigantesca arma che correva contro di lui, Yax divaricò leggermente le gambe, mentre le possenti ali dell’armatura si spalancavano ulteriormente ed il cosmo ventoso iniziava a vorticare attorno a lui: con un salto, la Sentinella si alzò in volo, puntando direttamente contro il nemico, pronta ad evitare il gigantesco anello, che cadeva contro di lui, semplicemente variando la propria traiettoria d’ascesa.
“Non mi colpirai con quella tua grossa arma, straniero! Piuttosto preparati ad assaggiare i feroci …!”, ma le parole morirono in bocca alla Prima Sentinella, quando vide che il gigantesco anello iniziava a ruotare su ambedue gli assi, cambiando in maniera improvvisa, ed imprevedibile, la propria traiettoria.
Per un attimo, addirittura, a Yax parve che l’arma non fosse più alla sua sinistra, dove l’aveva lasciata, bensì stesse salendo contro di lui, come se si fosse sempre trovata più in basso, eppure la violenza dell’attacco la avvertì sulla destra, quando quel gigantesco oggetto lo travolse, lasciandolo cadere ferito verso il suolo.
“Sperare di superare la virtù del Satellite Sinistro con così poco! Riderei di te, guerriero di queste terre, se non fosse pietà la più naturale delle mie reazioni nell’osservarti riverso al suolo, nel tuo stesso sangue.”, lo schernì Efialte, che di nuovo impugnava la gigantesca arma di cui era padrone.
“Satellite Sinistro?”, balbettò il guerriero del Falcone, affondando le mani nel terreno e cercando di sollevarsi sulle ginocchia, “Sì, questo il nome della mia arma, poiché Phobos è uno dei due Satellite del pianeta Marte e come le mie vestigia sono state forgiate in onore di tale pianeta, così l’arma che impugno vi è anche collegata!”, spiegò con fare tranquillo il mastodontico nemico, mentre, sollevato il braccio sinistro con cui teneva l’arma, iniziò a rotearla con semplici movimenti del polso, creando un forte sibilo nell’aere circostante.
Non fu però il sibilo la parte più preoccupante: bensì le fitte di dolore che d’improvviso segnarono il corpo di Yax, lì dove le vestigia non lo proteggevano, fitte che, come ben presto capì, erano dovute ad alcuni nuovi tagli che si formavano ad ogni rotazione dell’arma.
“Non serve nemmeno che lanci contro di te il Satellite alla sua massima potenza, no, bastano poche vibrazioni perché il taglio di cui è portatore segni le tue carni!”, lo schernì ancora, “Scegli dunque: una lenta e dolorosa morte, oppure un veloce impatto contro la magnificenza di quest’arma?”, domandò beffardo, gongolandosi dalla propria posizione.
“Nessuna delle due opzioni!”, urlò una terza voce intromettendosi, “Non sfiorerai ulteriormente mio fratello con quel tuo grosso disco mal riuscito!”, avvisò deciso Muwan, facendosi avanti, “Non ora che il segreto dietro gli attacchi che porti ci è chiaro!”, tagliò corto, preparandosi ad entrare nella battaglia.
Una raffica di vento, però, respinse indietro, seppur in modo delicato, la Sentinella, “Fratello, devo ripetermi? A me è stato dato l’ufficio della difesa del Primo Anello, io sono il guardiano del Falcone!”, affermò deciso Yax, sollevandosi sulle ginocchia.
“Io sono la Sentinella del Cerchio che apre la Via!”, ripeté il guerriero, mentre si sollevava, attraverso il cosmo che gonfiava le ampie ali sulla sua schiena, “Sono la Sentinella del Virtuoso Cacciatore dei Cieli!”, continuò, ormai a diversi metri da terra.
“E questi sono i miei artigli!”, tuonò infine Yax, compiendo due veloci spazzate con le mani, mentre un ghigno restava dipinto ancora sul volto di Efialte nell’osservare l’attacco.
 
***
 
“Che cosa hai fatto, Xul?!”, urlò Sek, sgomento nell’avvertire tutti quei cosmi estranei che apparivano nei diversi Anelli del Sacro Monte, “Com’è possibile che qualcuno riesca a spostare un così alto numero di nemici senza che il cosmo divino che questi luoghi difende non li blocchi?”, incalzò un’altra delle Sentinelle lì presenti.
“Sembra che gli alleati trovati da Xul abbiano poteri oltre l’immaginabile…”, ammise preoccupato il Sovrano dei guerrieri Maya, osservando l’uomo che sorrideva dinanzi a loro.
“Ho molti alleati, in vero: un esercito già si muove nei Tredici Anelli, come già detto, credo persino che uno di loro combatta contro le Sentinelle ai piedi di questo Monte, in questo preciso momento.”, affermò divertito l’Homo, prima di alzare l’indice e puntare l’uomo seduto sul trono, “Ma tu, vecchio Ch’en, dovresti preoccuparti soprattutto dell’alleato che si trova qui con me!”, concluse divertito.
Lo stupore si diffuse sul volto dei presenti, o almeno su alcuni di loro, poiché uno su tutti lasciò esplodere il proprio cosmo, travolgendo la Sentinella a se più vicina e lanciandosi in una corsa folle contro il Sovrano seduto sul suo trono.
 
Accadde tutto in pochi attimi, mentre l’Homo Maya osservava con un ghigno soddisfatto: il suo alleato era avvolto nel proprio cosmo, pronto a colpire con ferocia Ch’en, desideroso di decapitarlo, mentre già Sek si lanciava fra il nemico inatteso ed il proprio Sovrano, al pari dell’altra Sentinella, stordita, ma ancora in piedi.
Fu un bagliore cinereo, apertosi come una cupola dal bastone di Ch’en in persona, ad impedire che Sek e l’altro si scontrassero ed attirare vicino al Re la restante guardia.
“K’in, traditore!”, ringhiò l’altra Sentinella, massaggiandosi la ferita al fianco, “Non dire così, Wayeb, in fondo non è l’unica persona ad aver abbandonato la Guardia del Tramonto per affiancarsi all’ordine degli Uomini Nuovi.”, ridacchiò soddisfatto Xototl, facendo un passo verso la barriera del Sovrano nemico, prima che con un balzo la Sentinella traditrice gli si affiancasse.
“Non è l’unico?”, ripeté con stupore Sek, facendo un passo avanti, verso lo scudo che lo divideva da quelli che, fino a poco tempo prima, considerava amici, quasi dei fratelli.
“No, non è l’unico! All’esercito che è arrivato qui, dovete aggiungere i vostri passati compagni, ma, più di questo, dovrete aggiungere gli alleati che ora mi permetto di presentarvi!”, ribadì ancora quello che veniva chiamato Xototl, allargando le braccia, mentre due varchi si aprivano nello spazio intorno a lui, rivelando altrettante figure, ognuna avvolta da vestigia di pregiata fattura.
“Vi presento, Ewah del Teschio, proveniente dalle terre del Nord America, le terre dei Pellerossa.”, affermò, indicando l’Homo alla sua sinistra, “E Xipe Totec, della più vicina terra degli Aztechi, con le vestigia del Giaguaro.”, aggiunse, verso la figura sulla destra.
“E non dimentichiamo chi si trova dietro di voi…”, continuò, invitando le tre Sentinelle a voltarsi alle loro spalle, dove, al di fuori della cupola d’energia, una donna dall’armatura d’oro nero s’ergeva maligna e deforme, “Sedna dell’Acquario Oscuro, rinnegata del culto Inuit.”, concluse.
 
Fu un’esplosione d’energia ad interrompere le parole dell’Homo, un’esplosione proveniente dall’interno della cupola, proveniente da colui che l’aveva generata: Ch’en.
“Il Sovrano di questo monte sta richiamando la sua armatura, si vede che ci riconosce come veri nemici…”, osservò, per nulla turbato, il Pellerossa, “Potremmo impedirglielo, non sarebbe per nulla difficile!”, ridacchiò Sedna, il cosmo che vorticava attorno a lei, come un mare in tempesta.
“Intanto, possiamo mostrare al vecchio Re di queste terre, che i poteri del nuovo non gli sono minori.”, ribadì con durezza Xul, espandendo il proprio cosmo.
In pochi istanti, due armature apparvero, distruggendo il tetto della Sala del Trono: da una parte una corazza dalle forme di lepre, brillante della medesima luce della volta che proteggeva le Sentinelle, dall’altra vestigia dall’aspetto di una tartaruga oscura, proprio al di sopra dell’Homo.
“Sei senza vergogna? Osi richiamare le vestigia che indossavi come guardiano del Sesto Anello e definirti il nostro nuovo Re?”, domandò con voce deformata dalla rabbia Wayeb, l’altra Sentinella al fianco di Ch’en, ma fu proprio l’anziano a fermarne il passo.
“Sek, non appena la barriera che ho eretto cadrà, raggiungete i vostri compagni al Primo Anello!”, ordinò deciso l’uomo.
“Lasciarvi? Maestà!”, balbettò Wayeb, voltandosi, “Maestro…”, sibilò preoccupato Sek, al suo fianco.
“Non è una semplice richiesta, è un ordine il mio! Andate, sarete più d’aiuto ai vostri compagni, risalendo assieme gli Anelli e liberandoli dai nemici che li hanno invasi! Avrete più possibilità in un alto numero!”, affermò secco il Sovrano.
“Se avete rispetto per il mio ruolo, vi prego, seguite questa mia ultima richiesta.”, sussurrò infine, sollevando il bastone un’altra volta.
Fu allora che Sek, con il volto chino verso il suolo, portò le mani alle spalle di Wayeb, “Come ordinate…”, sentenziò deciso e, nel momento stesso in cui la cupola di luce scivolava via, un velo di tenebre parve nascere attorno al corpo delle due Sentinelle, inghiottendole al loro interno.
“Avete aspettato che se ne andassero, perché?”, chiese pochi secondi dopo Ch’en, l’armatura che iniziava a formarsi attorno a lui, mentre lo stesso avveniva sull’unico Homo privo di vestigia fino a pochi istanti prima.
“Ci sono cose più urgenti che uccidere due seguaci di una divinità… i tuoi servi, vecchio, ci avrebbero solo fatto perdere tempo utile.”, rispose con calma Ewah, “E poi, abbiamo portato un piccolo esercito proprio per questo.”, rise intromettendosi Xipe Totec.
“Un esercito… chissà se un secondo lo affronterà.”, rifletté fra se l’unica Sentinella lì rimasta, escludendo le due che avevano tradito il loro ordine.
 
***
 
Le spazzate di Yax avevano prodotto delle lame di vento, dirette con furiosa precisione contro Efialte, la figura che si ergeva, immane ed orgogliosa, in cielo dinanzi alla Sentinella del Falcone Maya.
Non si mosse il Perduto di Phobos, semplicemente le lame di vento parvero evitarlo, come se fossero state dirette in tutt’altra direzione.
“Dove guardi nell’effettuare i tuoi attacchi, sciocco?”, schernì il guerriero invasore, “Non è importante dove guardo! Questo è certo!”, ribatté sornione l’indigeno, prima che il vorticare delle lame compisse una parabola, disegnando due traiettorie apparentemente opposte, che, anche agli occhi della Sentinella del Primo Anello, non avrebbero mai dovuto raggiungere il bersaglio.
Fu però proprio contro Efialte che le lame arrivarono, investendolo alla schiena, spingendolo verso il suolo, o almeno questo parve per alcuni istanti allo stesso Yax, prima che la scena improvvisamente fosse come scossa da una vibrazione.
“Ci sei riuscito, fratello!”, esclamò, mentre quella strana sensazione invadeva non solo il Custode del Primo Anello, ma anche gli altri lì presenti, compreso lo stesso Muwan che si era avvicinato al fratello, “Hai compreso il suo segreto!”, furono le gioiose parole del primo dei due, osservando il nemico con la schiena al suolo, diversi metri sulla loro sinistra.
“Sì, l’ho capito dopo il suo attacco.”, confermò Yax, consapevole di cosa il fratello maggiore si riferisse; “Quando ho evitato il disco, o almeno ho creduto di averlo fatto, Efialte ha incrementato la potenza del proprio attacco, probabilmente sfruttando una qualche sua tecnica segreta, concentrando il cosmo attorno all’arma e, così facendo, per alcuni istanti le immagini attorno a noi sono state distorte.”, ricordò la Sentinella.
“Questa era la teoria più verosimile, ma in realtà, in quel momento le nostre percezioni erano uscite dalla distorsione provocata da questo invasore!”, corresse Mak, intromettendosi nella discussione.
“Esatto! Sono giunto alla stessa conclusione dopo essere stato colpito!
Il dolore dell’attacco subito proveniva da una zona diversa del mio corpo rispetto all’area che mi dava difficoltà di movimento, questo mi ha portato a capire che il nostro nemico stava deformando le mie percezioni. Così ho tentato il tutto per tutto e sfruttato gli Artigli del Cacciatore Virtuoso.”, confermò Yax.
“La tua fortuna, amico mio, è stata che l’invasore ha sottovalutato le virtù delle nostre vestigia.”, ridacchiò l’altra Sentinella, mentre Muwan appoggiava in modo approvativo la mano sulla spalla del fratello.
“Vero!”, esclamò allora una voce, mentre un’immane energia cosmica vibrava dinanzi al trio, “Al qual tempo, però, la vostra sfortuna è non aver compreso quale grande virtù derivi dalle mie di vestigia!”, minacciò Efialte, rialzandosi illeso.
Il cosmo che fluiva dal nemico era adesso persino più maestoso di quanto non avessero avvertito fino a quel momento: “Vi ho sottovalutato, pensando che bastasse la Distorsione Arcana per avere la meglio di voi, me ne scuso, ma ora vi mostrerò il vero potere di un servitore di Porfirio dell’Universo! Primo fra i Perduti!”, esclamò fiero il guerriero di Phobos, sollevando il braccio sinistro e, quasi fosse guidato mentalmente, anche il gigantesco anello metallico che usava come arma si sollevò, ben distante da lui, iniziando a vorticare, circondato dalla medesima energia che fluiva nel suo padrone.
“Quando faccio uso della Distorsione Arcana, non ho modo di sfruttare a pieno il potere del Satellite Sinistro, ma adesso che abbiamo smesso di giocare, Sentinelle, potrò mostrarvi il vero potere di cui sono padrone!”, li avvisò con malefico orgoglio il Perduto, “Iniziando dalla Rivoluzione Scarlatta!”, imperò deciso.
A quelle semplici parole, l’arma nemica iniziò a vorticare sempre più velocemente su entrambi i propri assi, venendo alla fine circondata da un globo di energia rosso sangue, che s’espanse sempre di più, scatenando ondate di puro cosmo, che corsero spietate contro i tre guerrieri di Maya lì presenti.
Fu Muwan il primo a reagire, allargando le braccia dinanzi all’arma nemica e lasciando esplodere il proprio cosmo, che si rivelò come un gigantesco muro di fuoco a difesa di se stesso e dei due compagni lì vicini.
“Fratello, ti ho detto che questa battaglia è mia!”, ribatté Yax, alzandosi in piedi e scattando oltre la muraglia difensiva evocata dall’altro, “Sono il Falcone Maya, il Virtuoso Cacciatore del Primo Anello e non mi farò fermare da questo banale attacco, né io, né i miei Artigli!”, affermò sicuro, scatenando nuovi fendenti di vento contro il globo d’energia cosmica che circondava il Satellite Sinistro.
Gli Artigli del Virtuoso Cacciatore, però, non raggiunsero il bersaglio, nemmeno scalfirono il globo d’energia scarlatta, anzi, quasi in modo analogo a com’era successo contro Efialte poco prima, deviarono dalla loro traiettoria, affondando nel terreno attorno.
“Che cosa?”, ebbe appena il tempo di balbettare Yax, prima che nuove scariche d’energia corressero contro di lui, bloccate solo da una barriera dai molteplici colori che, come uno scudo, s’erse sul braccio sinistro di Mak, portatosi prontamente a difesa del compagno d’arme, subito supportato dalle fiamme evocate da Muwan.
“Devi sempre affrontare in modo così sconsiderato i pericoli? Non hai notato come il terreno si sia deformato attorno a quel globo d’energia?”, chiese il primo dei due giunti in supporto della Sentinella del Falcone, “Ha ragione, fratello! Quella che circonda l’arma dell’invasore non è semplice energia, ma qualcosa di molto più potente! Sembra quasi che il suo potere di corrompere le percezioni sia adesso libero di influenzare veramente tutto ciò che trova attorno a se.”, aggiunse il consanguineo di Yax, mentre anche il guardiano del Primo Anello notava come il suolo attorno all’arma avversaria fosse deformato.
Non era scavato, ma anzi sembrava quasi che il terreno fosse diventato liquido e stesse cercando di scivolare lontano da quella sfera d’energia che vi vorticava sopra.
“Siete degli ottimi osservatori! Probabilmente non avrei saputo infliggervi nemmeno una ferita usando la Distorsione Arcana, peccato che contro la Rivoluzione Scarlatta neppure in tre abbiate possibilità di vittoria!”, chiosò a quelle parole Efialte, mentre il suo sguardo si spostava dalla propria arma al muro di fuoco.
Bastò quel semplice cenno degli occhi perché il globo scarlatto si muovesse verso la difesa fiammeggiante, piegando, nel proprio avvicinarsi, le calde lingue rosse che proteggevano il trio di Sentinelle Maya.
La consapevolezza di ciò, portò anche Muwan e Mak a far esplodere i propri cosmi fino al parossismo: rosse apparvero le fiere vestigia sul corpo del primo, mentre un misto di vividi colori avvolse il secondo, rivelando le forme delle loro corazze, per quanto su altro si concentrò in quel momento l’attenzione di Efialte, che vide le fiamme, rinvigorite dalle correnti d’aria di Yax, bloccare l’avanzata del suo Satellite Sinistro, contro cui, poco dopo, una pioggia di strali luminosi si scagliò, guidata dal cosmo di Mak.
Un ruggito furioso scaturì dalle labbra del Perduto, mentre il vorticare della sua arma incrementava di velocità, deviando l’assalto della terza Sentinella e facendosi di nuovo strada fra le difese degli altri due.
“Potete unire i vostri poteri quanto a lungo desiderate, ma non riuscirete a bloccare la Rivoluzione Scarlatta! Ve lo ripeto: nemmeno in tre avete tale possibilità!”, imperò rabbioso il guerriero di Phobos, sempre più concentrato sul proprio attacco, tanto da non avvertire il sopraggiungere di due nuovi cosmi.
“E se fossero cinque le Sentinelle a contrastarti?”, domandò allora una voce, mentre due figure uscivano dalle ombre, prima che le stesse si deformassero, unendosi alle correnti di fuoco e vento ed inglobando al loro interno il globo scarlatto nemico.
“Sek! Wayeb!”, esclamò stupito Mak, “Che ci fate qui?, chiese ancora, “A dopo le spiegazioni!”, affermò la figura che s’accompagnava a Sek, mentre un cosmo color smeraldo nasceva da questa, unendosi al manto di fiamme ed ombre in cui l’arma di Efialte era intrappolata.
“Lascia che sia il mio potere ad aiutare nella difesa, Sentinella del Primo Anello!”, suggerì quella che, a ben vedere, era una donna, “A te il nemico!”, aggiunse seria.
Un urlo di rabbia proruppe da Efialte, sempre più concentrato nell’espandere il proprio cosmo dall’arma, ormai intrappolata fra le ombre di Sek e le fiamme di Muwan, supportati da Wayeb.
Non si curava di difendersi il Perduto di Phobos, mentre gli Artigli del Virtuoso Cacciatore si scatenavano contro di lui, trovando le scure e scarlatte vestigia in sua difesa come una protezione invalicabile.
“Non per molto, però!”, esclamò, quasi intromettendosi nei pensieri sia di Yax sia del suo avversario, Mak, scatenando una serie di veloci dardi dorati, che non sembrarono produrre alcun danno sul corpo dell’invasore.
Quella fu, almeno, la prima impressione del Perduto, finché non avvertì una fitta, lì dove le lame di vento del Falcone, improvvisamente, avevano trovato un’apertura, ferendolo al fianco e spezzando così la sua concentrazione, lasciando che l’attacco della Sentinella del Primo Anello lo travolgesse.
 
Fu schiantato qualche metro più indietro Efialte, prima di riuscire a fermarsi e scoprire con sgomento quanto fosse stato surclassato da un così alto numero di nemici: le fiamme di Muwan stavano assopendosi, mentre anche il cosmo di Wayeb si era dissipato e le ombre comandate da Sek tornavano presso il loro padrone, lasciando solo un metallo amorfo e schiacciato di ciò che era stato un tempo il Satellite Sinistro, ma, più di questo, le vestigia stesse di Phobos erano piene di crepe ed aperture, fori che non avevano portato alcun danno evidente sul corpo del Perduto, se non lì dove gli artigli del Falcone lo avevano sfiorato appena, ma che lo lasciavano, di fatto, scoperto.
“Colpa mia…”, ridacchiò Mak, indicando i danni all’armatura nemica, “Ho voluto dimostrarti che quella corazza di cui tanto ti vantavi, non era poi così più resistente delle nostre.”, ammise laconico il guerriero, facendo un passo indietro, verso gli altri tre compagni e lasciando che fosse Yax a rimanere immobile dinanzi all’avversario.
“Sei in svantaggio adesso, invasore.”, furono le prime parole della Sentinella del Primo Anello, “Vero.”, confermò il Perduto dell’Universo, “Scegli quindi di arrenderti?”, chiese il Falcone Maya, aprendo le possenti ali alle sue spalle, “Mai!”, ringhiò di rimando l’invasore di Phobos, mentre il cosmo scarlatto ed oscuro lo circondava.
“Anche dal mio corpo può scatenarsi la furia della Rivoluzione Scarlatta! Anche se dovessi cadere combattendovi tutti assieme, non cederò di un passo!”, ruggì fiero il nemico, “No! Solo contro di me cadrai! Concluderemo noi questa battaglia, com’era giusto che fosse fin dall’inizio!”, imperò di rimando il difensore del Primo Anello.
Forte del proprio scarlatto e vorticante cosmo, Efialte si sollevò a mezz’aria, sospinto dall’energia che deformava l’aere attorno a lui, piegando il suolo e dilaniando gli alberi, mentre il vento sorreggeva Yax nel portarsi dinanzi al proprio nuovo nemico.
Con un urlo fiero, la Sentinella del Primo Anello si lanciò in un volo parabolico, dirigendosi in picchiata contro il nemico, adesso avvolto da una spirale d’energia, molto simile alla sfera che poco prima circondava la sua arma, ormai distrutta.
Proprio da quella spirale nacquero delle lingue color sangue che cercarono di ghermire il guerriero Maya, il quale, però, avvolto nelle correnti d’aria, lasciò esplodere il proprio cosmo, incrementando la luminosità delle vestigia che indossava, “Volo del Falcone Possente!”, invocò fiero il custode del Primo Anello, continuando la propria corsa, incurante delle forze che cercavano di bloccarne e deviarne i movimenti.
“Forza, fratello mio!”, urlava intanto dal suolo Muwan, mentre Mak fremeva, pronto a lanciare una delle lame nelle sue mani, ma bastò un cenno di Sek, perché né lui, né Wayeb s’intromettessero in quello scontro.
“Dobbiamo avere fiducia in Yax, così come l’abbiamo in chiunque altro fra noi che sta adesso combattendo…”, affermò il discepolo del Sovrano Maya, rivolgendo uno sguardo fugace verso la cima del loro Sacro Monte.
“Cadi!!!!”, ruggiva intanto Efialte, deformando le spire scarlatte, cercando di avvinghiare dai lati la figura del nemico, vincendo le correnti d’aria, ma lasciando così libertà allo stesso di raggiungerlo frontalmente.
Non fu però una svista quella del Perduto: una lingua d’energia, infatti, si legò al braccio steso in avanti, pronta ad affondare nelle vestigia nemiche, provocando ustioni e danni sul Falcone Maya, spezzandone la concentrazione e permettendo all’altro di premere sulla sua corazza con tutta la propria pressione.
Un ghigno deciso rivelò, altresì, la determinazione della Sentinella, che spalancò all’ultimo le ali, liberando nuovamente gli Artigli del Virtuoso Cacciatore, che investirono il corpo del Perduto, mentre anche la potenza devastante della Rivoluzione Scarlatta trovava il proprio bersaglio.
Contemporaneamente furono travolti i due guerrieri: precipitarono assieme verso il suolo, vittime l’uno della violenza dell’attacco altrui; in una pioggia di sangue il Perduto di Phobos, avvolto da ustioni fumanti la Sentinella del Falcone.
 
In quello stesso istante,  quattro scie di luce spezzarono il cielo d’Occidente, sorprendendo gli altri guerrieri Maya che stavano osservando lo scontro, prendendoli in controtempo, mentre osservavano stupefatti tre sagome dalle vestigia bianche: una di queste investì con violenza inaudita Efialte, producendo ferite ulteriori che aggravarono le sue già critiche condizioni, mentre una seconda salvò Yax dallo schiantarsi al suolo, lasciando che atterrasse delicatamente a terra, dinanzi alle restanti Sentinelle.
Lì, davanti ai quattro uomini difensori di quel luogo, altri quattro individui, tre, appunto, dalle corazze bianche ed uno con vestigia color smeraldo, si osservarono in silenzio, con i corpi del Falcone, ancora in vita, e del Perduto sconfitto che li separavano.
   
 
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