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Autore: ciabysan    22/01/2009    1 recensioni
Giappone. Urumi ha 17 anni e si è appena trasferita con la sua famiglia in una nuova casa. Quasi per caso, trova in soffitta una fotografia che ritrae una donna, sul cui retro c'è scritto che lo scatto risale a dieci anni prima. Con l'amica Yumi, Urumi tenterà di scoprire l'identità della donna, che si rivela essere la vittima di un assassinio, di cui non si è ancora trovato il colpevole. Le due ragazze sospettano dei due precedenti padroni di casa, ma la verità è un'altra
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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“Buongiorno alunni” disse la prof entrata in classe, mentre la seguivo con timidezza, imbellettata nella mia divisa scolastica alla marinara

 

“Buongiorno alunni” disse la prof entrata in classe, mentre la seguivo con timidezza, imbellettata nella mia divisa scolastica alla marinara.

“In piedi” proclamò la capoclasse, entrata la professoressa. E tutti gli alunni la ascoltarono “Inchino” e così fecero, “Seduti”. Detto fatto.

“Ragazzi” proclamò la nostra insegnante di giapponese, la signora Watashima. “Vi presento una nuova alunna che farà parte della nostra classe”. Mi indicò. Arrossii timidamente.

“Ora ci dirà come si chiama”
“Mi chiamo Urumi Sachie e vengo da Kobe. Mi sono trasferita ieri con la mia famiglia a Tokyo e spero di ricavare il meglio da questa scuola. Spero di trovare nuove amicizie e di impegnarmi al massimo dello studio” dissi con determinazione, per poi scattare nell’unico banco vuoto, in ultima fila accanto alla finestra a destra, vicino al banco di Yumi.

“Benvenuta Urumi” disse allora la professoressa con un sorriso incoraggiante, seguito da un accordato “Ciao” da parte di tutta la classe.
“Bene ragazzi…”intonò la signora Watashima, con ambiguo entusiasmo “Correggiamo i compiti di letteratura...Urumi tu puoi prendere appunti…”
“Ho fatto già i compiti…è stata Yumi a darmi gli esercizi
“A … bene… è un’ottimo inizio questo signorina Sachie”

 

Questo strano fenomeno scaturì un certo marasma generale in cui i miei compagni cominciarono a bisbigliare da dietro le spalle.

“Oggi cercheremo quell’uomo?” mi sussurrò all’improvviso Yumi, facendomi sussultare.

“Sì” annuii, sapendo che si stava riferendo al fidanzato di Kayako Fukamoto

“Ma con che scusa ci andremo?”

“possiamo pensarci fino alle quattro…quando finisce scuola…ora segui la lezione per favore
“Ma…è una palla…”

“Yumi, ti prego…”
“Ti interessa davvero una noiosa lezione di letteratura, dove correggiamo compiti triti e ritriti?”
“Sì”.

 

Iniziai a scarabocchiare sul bloc notes, anziché controllare i miei esercizi già fatti a singhiozzo.

All’improvviso qualcosa mi sfiorò il braccio. Un fiore uscito dalla mia penna macchiò il mio foglio a  quadretti sbavato su un lato.

“Yumi…ti ho già detto…di seguire la lezione” dissi senza alzare gli occhi dal foglio, ma quel brivido ritornò sulla mia pelle. Che cos’era??

All’improvviso qualcosa sfiorò il mio piede, solo allora decisi di distogliere lo sguardo dai miei disegni sbilenchi. Abbassai gli occhi sui miei piedi, quando all’improvviso una mano sbucò dal nulla e mi afferrò la caviglia.

Scattai in piedi e mi misi ad urlare, ma i miei compagni e la professoressa erano scomparsi. Cercai di fuggire, ma la porta della classe non voleva aprirsi.

Qualcosa cominciò ad uscire da sotto il mio banco. Era una donna ed era coperta di sangue dalla testa ai piedi. Si avvicinava, si avvicinava sempre più, mentre la mia gola gonfia esalava sospiri assonnati.

“chi sei?” chiesi terrorizzata, mentre il morso della paura cresceva sempre più.

La lavagna, la cartina del Giappone, i banchi e le sedie si facevano sempre più lontani e sfuocati.

Quella donna si alzò e mi sussurrò con una voce sottile e penetrante: “Ridammi La mia foto, Ridammi la mia foto, Ridammi la mia foto

A quel punto ella aprì la bocca mostrandomi con orrore che la sua lingua era mozzata a metà. Il sangue che fuoriusciva dalla ferita cadeva sul mio volto come pioggia impazzita.

Non riuscii a gridare, qualcosa mi stringeva l’ugola con ferocia e follia. Erano le sue mani alabastrine e lunghe, ma macchiate di profonda e violenta emoglobina rosso scarlatto.

“Kayako” sussurrai, nel momento in cui mi ritrovai in classe.

“Urumi…Urumi…Urumi stai bene?” La voce di Yumi si avvicinava sempre di più, mentre sentivo lo sguardo basito della professoressa e dei miei compagni addosso. Il mio corpo continuò a tremare, il mio cuore  a battere velocemente come una pompa.

“Signorina Sachie” gridò la professoressa “a quanto vedo non le intriga molto la letteratura

Tutti scoppiarono a ridere, compresa Mariko, che era interrogata sulla composizione di un haiku di Sato.

 

Uscii nel corridoio al cambio dell’ora, andando in bagno.

Quella visione…era solo frutto della mia immaginazione?

Mi pulii il viso, ancora in preda ad un attacco di panico, quando una delle porte dei gabinetti improvvisamente si aprì, trascinandosi dietro un lungo sibilo.

 

Il sospiro si sospese in un’orgia di paura.

Mi voltai ma non vidi nessuno. La porta giallo canarino era lì aperta, davanti a me.

Mi avvicinai con il cuore in gola e avvicinai con grazia la mano sull’estremità dell’uscio…

“C’è qualcuno?” dissi con voce bassa e spaventata.

e vidi una macchinetta per le polaroid sul pavimento piastrellato.

 

  
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