100 modi per uccidere Barbabianca
#2 Caffè bollente
Era una giornata apparentemente come le altre, calda e tranquilla; l'aria si muoveva appena. Ma se si prestava particolare attenzione rimanendo in silenzio, si poteva percepire chiaramente un muoversi convulso di rotelle cerebrali che giravano ininterrottamente.
Inutile dire che tutto quel lavoro proveniva da una testa calda, molto calda, che la maggior parte delle volte nemmeno ragionava troppo bene; era più solita agire d'impulso, e puntualmente non ne ricavava mai il massimo.
Quel giorno Ace era intento ad escogitare qualcosa che potesse anche solo inizialmente far agonizzare il capitano dai lunghi baffi bianchi, per poi concedergli una lunga, lenta e dolorosa morte. Bruciarlo vivo non sarebbe stato divertente, ed era anche fin troppo prevedibile da parte del ragazzo lentigginoso; aveva sì in mente qualcosa di bollente e ustionante, ma lui ne era la causa indiretta.
Pugno di Fuoco aveva aspettato che tutto fosse placido e silenzioso; cosa c'era di meglio dell'abbiocco pomeridiano?
Barbabianca era solito schiacciare un pisolino sul suo enorme trono, mentre tutta la ciurma si ritirava nella propria cabina, incapace di sopportare il caldo che la faceva da padrone sul ponte della nave.
Ace si era spinto fin vicino a lui quasi volando pur di non far rumore; era appena stato nelle cucine per poter prendere gentilmente in prestito la caffettiera gigante che i cuochi usavano per preparare il caffè a tutta la ciurma in contemporanea. Era stato abbastanza difficile persino per lui riuscire a portare quell'attrezzo da cucina sulle spalle, pieno di caffè bollente, che lui stesso si era premurato di scaldare ancora un po'.
Forse fin troppo, perché la simpatica moka iniziava a dare segni di cedimento e scioglimento del metallo; forse Ace aveva esagerato.
Era ad un soffio dal corpo titanico di Barbabianca, quando con un balzo atletico saltò fin sopra la sua testa, aprendo il coperchio della caffettiera e rovesciando quasi tutto il suo contenuto nell'impeto dell'azione. Lo richiuse velocemente, resosi conto che non aveva preso una mira decente per poter inondare il corpo muscoloso e martoriato del capitano; provò almeno cinque o sei volte prima di riuscire a capire quale fosse la posizione ideale da cui sganciare il liquido non bollente, di più. Non poteva permettersi di sprecarlo così, a caso.
Con un ultimo balzo dall'angolazione perfetta, era pronto per lanciare la bomba, quando una risata proruppe nell'aria in maniera quasi spaventosa.
“Guarararararara, ragazzino, cosa credi di fare?”
Nemmeno il tempo di ragionare, che Ace si sentì preso con forza da entrambe le gambe, mentre la caffettiera gli veniva strappata dalle mani. In una frazione di secondo ci si ritrovò dentro a testa in giù, la stessa risata gutturale che accompagnava il tutto.
“Guararararara, ragazzino cocciuto, devi escogitare di meglio se vuoi farmi fuori! Questi trucchetti da bambini non possono nulla contro di me!”
Con il coperchio chiuso sulla testa e trattenuto dalla mano del capitano, Ace ribollì di rabbia; non seppe nemmeno lui quanto tempo passò dentro a quella caffettiera.
Fortuna che almeno non pativa il caldo.
ANGOLO DELLA DEMENZA
Ok,
lo so. È un'emerita cagata, lo ammetto a me stessa; ma non
so perché
questa immagine mi faceva ridere come una cretina. So che non
è il
massimo, ma mi sono accorta che inventare cento modi per far fuori
quell'omone sono davvero tanti, e sicuramente mi ripeterò in
mille
modi, oltre che a fare capitoli
insulsi e senza logica, non divertenti che non farebbero ridere
nessuno.
Per ora la mia ispirazione mi consente questo, perciò sono
pronta ai
pomodori, peperoni, frutta di vario genere.
Ringrazio
comunque chi ha recensito lo scorso capitolo, chi ha inserito la
storia tra le preferite/seguite/ricordate e chi ha avuto il coraggio
di leggere questa stronzata.
Grazie!
:D
Peace
& Love!