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Autore: Torma    25/07/2015    7 recensioni
Immaginate i personaggi di Hunger Games in un contesto del tutto differente di quello di Panem. Niente guerra , niente dittatura, niente Hunger games come tutti noi li conosciamo. Solo semplice vita universitaria, amicizie, lezioni ,feste e amori. Una Katniss più aperta e socievole alle prese con un Petaa che le farà battere il cuore. Tutto condito con leggerezza e allegria. Buona lettura- Torma
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finnick Odair, Katniss Everdeen, Madge Undersee, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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SONO IMPERDONABILE. Cercate di perdonarmi cari lettori, gli esami mi hanno ucciso e hanno rallentato la mia vena creativa, quasi annientandola ma non disperate sono tornata dopo mesi di assenza per dedicarvi un altro capitolo di Panem University. Spero di non aver fatto arrabbiare nessuno in questa lunga attesa. Il capitolo è pronto e non vede l'ora di essere letto. Aspetto vostre recensioni (ho paura anche degli insulti). SCUSATEMI. Buona lettura! A presto ( per davvero) . Torma

41.

Mi sveglio un po' intontita e confusa. Un forte odore di fragole mischiato al profumo del pane appena sfornato si mescola nelle mie narici. Riconosco al tocco le morbide lenzuola del letto in cui spesso mi avvolgo in compagnia del mio splendido fidanzato, ma fa troppo caldo. Il mio corpo è indolenzito e ricoperto di un velato strato di sudore. Ho bisogno d'aria, di raffreddare le mie membra accaldate. Peeta dorme abbracciato a me e il calore che emana è quasi insopportabile. Cerco di liberarmi facendo il minimo movimento possibile per non svegliarlo, ma appena rotolo nella parte sinistra del letto urto qualcos'altro, o meglio qualcun altro. Sbatto due o tre volte le palpebre cercando di mettere a fuoco la persona accanto a me. Lo scontro, causato dai miei movimenti bruschi, l'ha svegliata. Strizza gli occhi e quando le sue ciglia bionde si  alzano e due occhi colore smeraldo mi fissano mi ricordo tutto. L'orienteering. La vittoria. La festa. Gale. Madge. Sorrido leggermente poco prima che la mia amica si getti di nuovo tra Le mie braccia e inizii a singhiozzare silenziosamente. Resto in silenzio mentre l'unica cosa che riesco a fare è infonderle supporto accarezzandole i capelli biondi. Mi distrugge vederla in questo stato. Una cosa del genere mi avrebbe devastato, ma per fortuna Madge non è me. Il suo pianto, che si è interrotto solo per qualche ora durante la notte, sveglia Peeta che, dopo avermi posato un bacio sulla nuca, scivola fuori dal letto e sparisce in cucina. La conclusione della festa é stata tremenda. Gale a un'ora indefinita è tornato al parco visibilmente ubriaco e ha dato fuori di matto. Madge é riuscita solamente a rimanere immobile mentre il mio migliore amico la colpevolizzava di colpe inesistenti per poi lasciarla davanti a tutti mentre alcuni dei suoi confratelli cercavano di portarlo via prima che facesse stupidate. Ma purtroppo è stato del tutto inutile. Un fiume di parole ha travolto la mia amica senza che lei desse segno di cedimento, perlomeno in apparenza. Mi sono sentita male per lei, ma Madge agli occhi di tutti é sembrata indistruttibile. Si è limitata a rimanere immobile per qualche secondo, confusa,  per poi lasciare lentamente la festa senza dire una parola. Solo quando siamo rimaste sole è crollata. Il pianto quasi isterico causato come da un dolore lancinante. Non ho resistito più di tanto, odio vedere soffrire le persone, sopratutto quelle che amo. Il dolore altrui mi pietrifica e mi sento impotente quando accade. Non so come ma sono riuscita a contattare Peeta che è corso subito in mio aiuto e ci ha portate qui nel suo appartamento. I singhiozzi iniziano ad attenuarsi quando Peeta silenziosamente entra con un vassoio ricco di cose buone da mangiare. Sciogliamo l'abbraccio e Madge visibilmente imbarazzata cerca di ricomporsi. -Buon giorno dolcezze- dice affabile poggiando tra di noi la colazione. Madge tira su il naso e con gli occhi gonfi e rossi riesce a sorridere al mio fidanzato -Grazie Peeta. Ma non credo di aver fame.- Sussurra guardando prima me poi il vassoio e infine abbassando gli occhi evitando quelli di Peeta. -Sicuramente guardando Kat spazzolare via tutto il cibo come una aspirapolvere, cambierai idea.- Scherza giocoso il mio ragazzo del pane, e nonostante lo faccia a mio discapito sono felice di vedere un sorriso sincero formarsi sulle labbra della mia amica.
Cerco di non addentare nulla dal vassoio prima di Madge. Mi fermo a osservarla di traverso. Gli occhi gonfi, le occhiaia blu, i capelli arruffati sulla testa. Mi si forma un groppo alla gola quando noto che al suo polso c'è ancora il braccialetto che a Natale gli regalò Gale. Sono arrabbiata con lui più di chiunque altro. La sua reazione inaccettabile è la causa di un dolore incommensurabile. Madge è l'ultima persona che si merita tutto questo. Rimaniamo immobili e in silenzio per qualche minuto. È il mio stomaco il primo a parlare: brontola e ruggisce nel silenzio della camera, Madge e Peeta non possono evitare di ridere. Divento rossa come un pomodoro e nascondo la testa nel cuscino mentre Madge con un sorriso rilassato mi porge metá biscotto -Dai, Katniss dividiamo - mi sorride e sembra quasi che tutto sia passato, che la serata di ieri non sia esistita, e non posso fare a meno di accettare.
Madge è chiusa in bagno da meno di un'ora quando il suo telefono inizia a squillare. Il nome di Gale appare sullo schermo illuminato. Guardo Peeta sgranando gli occhi e lui guarda me senza parole. Ci passiamo il telefono tra le mani come se fosse una patata bollente e alla fine presa dal panico faccio scorrere il mio dito sul telefono e lo appoggio all'orecchio. Peeta si avvicina per ascoltare e siamo subito travolti dal flusso incontrollabile di parole del mio amico Gale. Il tono di voce non è più quello che l'ha contraddistinto ieri sera, è agitato e preoccupato, non si sente nessuna traccia di ira. -Madge sei li?-  Il tono quasi implorante -Sono passato alla sede delle AXO ma non c'eri. Dove sei? Stai bene?- -Gale..- il mio amico si azzittisce dall'altro capo del telefono - Katniss?!- -Dov'è Madge? Dove siete? Perchè non siete alla confraternita?- -È in doccia e non sta bene! Ti rendi conto di cosa le hai fatto passare per una stupida gara?!- Dico alzando il tono di voce. La rabbia bolle nelle mie vene e lo attacco per la sua reazione. So che non dovrei impicciarmi ma è più forte di me e inizio a inveire contro quello che un tempo era il mio migliore amico, che oggi non riconosco più -Dovresti solo scusarti e non cercare nessuna giustificazione!- Affermò poco prima di agganciare per la rabbia. Peeta mi guarda contrariato. -Non guardarmi in quel modo!- Ringhio lanciando il telefono sul divano e raggiungendo il bagno dove la mia amica è rinchiusa da un'ora. Sto per bussare quando la porta si apre e Madge esce tranquillamente ordinata e truccata di tutto punto. La ragazza che poco fa ha fatto colazione con gli occhi stracolmi di lacrime sembra solo un mero ricordo. Davanti a me appare la solita perfetta Madge che mi sorride tranquillamente sistemandosi la maglietta verde degli short di jeans che gli ho prestato. La guardo sbalordita mentre io sono ancora in pigiama. La Madge che ho davanti è troppo perfetta per essere vera. Mi supera raggiungendo la cucina e versandosi un bicchiere d'acqua e la seguo intontita. Quanto deve essere forte una persona per fingere in questo modo. -Che succede?- Mi domanda asciugandosi le labbra con il dorso della mano -Stai bene?- chiedo inebetita -Si, avevo proprio bisogno di una doccia...- Sorride. Il solito sorriso. Quel sorriso che spesso rivolge alle persone più disparate. Cerco invano di introdurre nel discorso la chiamata appena ricevuta ma non so come affrontare l'argomento Gale. Per mia fortuna è Peeta a introdurlo dopo averci raggiunto - Eih Madge.. Gale ha appena chiamato- sussurra cautamente. Sono pronta a una nuova crisi di pianto ma Madge non si smuove. Si gela per un secondo impercettibile e ricomincia a parlare tranquillamente come se nulla fosse. - Ok- Dice tornando seria -Ora come ora non mi va di parlargli. Devo andare alla sede per aiutare Joh per la festa di stasera. Ci raggiungi dopo?- Mi chiede sviando di proposito l'argomento. Sono sconcertata da questa sua fortezza d'animo e non posso fare a meno di annuire -Vi raggiungo per pranzo.- Madge si alza veloce abbraccia prima Peeta e poi me. La sua stretta è coinvolgente, mentre mi sussurra tra i capelli grazie infinite volte sento che con forza si aggrappa a me per non crollare e capisco che sta cercando invano di rimettere insieme i pezzi. Mi bacia la guancia e dopo aver preso in prestito una felpa di Peeta esce con un fulmine dal nostro appartamento lasciando dietro di sè profumo di fragole.
 Peeta mi guarda stranito e alzo le spalle senza sapere cosa dire. È una lunga mattina quella che trascorriamo insieme. Non diciamo molto ci limitiamo a osservarci da lontano mentre rimaniamo occupati trovando cose da fare. Quando Peeta si chiude nel suo studio a dipingere per almeno due ore, mi ritrovo completamente sola. L'appartamento cade in un silenzio irreale e il tempo sembra fermarsi. Passeggio avanti indietro sulla porta dello studio per un tempo infinito. Cerco una qualunque scusa per entrare ma il coraggio di abbassare quella maniglia viene sempre a mancare a qualche centimetro dal freddo metallo. Canticchio, faccio flessioni, improvviso anche uno stupido balletto, mentre la porta di legno scuro rimane chiusa davanti a me. Ricordo. Penso. Rifletto.
La natura umana è davvero strana. Tanto straordinaria quanto terribilmente fragile. Sono in pena per Madge che è così restia a esporre agli altri le sue sofferenze, ma non la biasimo. Le nostre paure più grandi restano incastonate nel  profondo del nostro cuore e nulla ci impedisce di mentire neppure alle persone che amiamo di più. Continuo a fissare il freddo materiale davanti a me quando improvvisamente mi faccio forza e busso sulla liscia superficie. Il cuore smette di battere mentre aspetto un qualunque segno dall'interno e quando la voce di Peeta mi risponde -È aperto!- Il cuore rinizia a battere all'impazzata. Con la mano sudata abbasso la maniglia e entro nella stanza. Non so cosa pensare. Quando entro in una sala luminosa e completamente bianca rimango senza parole. Lo studio è asettico: muri bianchi, marmo lucido sul pavimento. Un ampia vetrata, dalla quale si vede in lontananza l'oceano, illumina l'intero ambiente. Tocchi di colore vengono dati dai bellissimi quadri appesi alle pareti e da quelli ancora appoggiati sui cavalletti o riposti girati negli angoli. Peeta è in mezzo alla stanza seduto su uno sgabello accanto al quale, su un tavolino, sono appoggiate una confusione di colori. Non alza gli occhi dalla sua tela e questo mi da modo di curiosare con lo sguardo l'intera stanza. Emblematici dipinti si accostano a quadri più vedutisti. Peeta sembra del tutto rilassato nel dipingere mentre girovago nella stanza in silenzio. Non riesco a vedere cosa sta dipingendo ma mi arrendo e mi siedo davanti a lui. Fisso la sua espressione presa e non posso fare a meno di sorridere. È così bello. Sereno. -Sono davvero bellissimi- Sussurro per rompere il silenzio intorno a noi. Le mie parole catturano la sua attenzione e i suoi occhi blu incrociano i miei per la prima volta da quando sono entrata nella camera. Una luce quasi magica fa breccia nel mio cuore e non posso fare a meno di arrossire quando sorridendomi mi ringrazia. Mi fissa con quegli occhi impenetrabili e cerco il coraggio di parlare. Voglio essere onesta con lui ma voglio che anche lui lo sia con me. -Come mai non mi avevi mai mostrato questa stanza?- Chiedo abbassando lo sguardo sulle mie mani e ascolto il suo respiro regolare riempire la stanza poco prima che mi risponda -Non pensavo ti interessasse. Non me lo hai mai chiesto... - e al suono di queste parole torno a guardarlo stupefatta. -io...- Balbetto. Non so cosa rispondere. Possibile che lui sia in grado di rispondere semplicemente a tutte le mie domande e che sia io la persona che sbaglia a non farle? Torno in silenzio mentre Peeta ritorna a prestare attenzione al suo quadro con un sorriso sulle labbra -Ho visto il tuo dipinto al museo.- Dico tutto d'un fiato - Ah si?- chiede curioso ritornando a guardarmi, arrossisco mentre cerco di non tremare -Era molto bello- affermò continuandolo a osservare. Non si smuove e affabile mi sorride -Sono contento che ti sia piaciuto.- Afferma calmo. Cerco di farmi coraggio e proseguo -Forse è solo una mia impressione, ma mi è sembrato di percepire un'infinita malinconia. Qualcosa di triste abitava quei soggetti...- -Non ti sbagli- Mi interrompe e non posso fare a meno di notare come la sua espressione e il suo corpo si tendano improvvisamente. Peeta lascia cadere dalle mani il pennello, e dopo aver preso uno straccio per pulirsi le dita sposta repentinamente lo sgabello davanti a me. Il respiro si ferma quando il suo viso è a pochi centimetri dal mio e la sua espressione si fa più seria. Una nuvola oscura il sole e la luce nella stanza diminuisce improvvisamente. Peeta apre le gambe e avvicina i nostri due sgabelli in modo da farli toccare. Le mie ginocchia si intrecciano con le sue e stringo le mani sulle sue gambe. Delicatamente afferra i miei polsi e accarezza l'interno, non mi guarda più negli occhi è concentrato, vedo come dentro di sè sia in atto una battaglia contro se stesso e decido di intervenire. - Non devi raccontarmelo per forza ora. Voglio solo che tu sappia che quando vorrai dirlo a qualcuno io sarò qui per te.- Le dita di Peeta rallentano e il suo respiro si fa più regolare, non dice nulla e decido di proseguire -Sai, a volte il peso di quello che è successo a mio padre diventa insopportabile. Pensavo che dopo aver provato un dolore così devastante non sarei più stata in grado di essere felice, di poter provare a essere la Katniss spensierata e sorridente che a dieci anni andava nei boschi con il padre. Quel giorno di settembre ho perso tutto quello per cui pensavo valesse la pena vivere. Ma poi ho incontrato te.- Peeta mi osserva e ascolta attento. Vorrei essere per lui quello che lui è per me. -Hai trasformato la mia esistenza. I gesti più semplici acquistano senso se tu sei con me. Tutto, banalmente, migliora con te.- Faccio scivolare le mie mani sul suo viso e appoggio la fronte alla sua e inspiro il suo profumo misto all'odore di vernice fresca che riempie la stanza. -Ti amo anche perchè nel tuo esistere hai reso la mia esistenza vera...- chiudo gli occhi e inspiro il suo sapore. Unisco le sue labbra alle mie ed è tutto così repentino che non me ne rendo quasi conto. Peeta afferra le mie gambe e mi solleva da terra in uno stretto abbraccio portandomi in camera da letto. Non parla rimane in silenzio mentre la sua lingua esplora la mia bocca. Mi deposita delicatamente sul materasso e dopo essersi sfilato la maglietta e scalciato i pantaloni della tuta fa scivolare via da me ogni indumento. Rimango scoperta, nuda, indifesa sotto al suo tocco esperto che traccia tutti i contorni del mio corpo come se volesse dipingere nella sua mente questa immagine. Gemo quando le sue labbra si poggiano sulla mia intimità e inarcò la schiena quando mi assapora con intensità. Peeta davanti a me brucia di desiderio ma nello stesso tempo cerca di sfuggire da qualcosa che vuole dimenticare, non oppongo resistenza. Concedo a Peeta ogni parte del mio corpo. Una disperata passione mi travolge e quando lo accolgo dentro di me mi sento completa. È intenso. Disperato. Esagerato. Appagante. Ci abbandoniamo l'uno all'altro senza timore e stanchi ci addormentiamo. Vengo svegliata da una scia di baci che Peeta deposita da sotto al mio orecchio alla mia spalla nuda. Siamo ancora entrambi avvolti nelle morbide lenzuola quando mi rendo conto che per la prima volta Peeta ha usato il sesso per non parlare. Il segreto che nasconde deve essere più profondo e serio di qualunque cosa immaginassi. Con rammarico mi rendo conto di non essere riuscita ad ottenere che lui parlasse di più ma non mi arrenderò. Dopo alcuni baci decido di separarmi da questo splendido ragazzo. -Ci vediamo questa sera al toga-party?- Chiedo mentre cerco il mio reggiseno sotto al letto. Peeta sorride appagato - Solo se sotto a quel tessuto non indosserai nulla come le antiche dee greche- afferma divertito, facendomi arrossire. Afferro una ciabatta e cerco di colpirlo in fronte sbagliando di poco la mira - Sei un cretino Mellark!- Lo bacio ancora una volta poco prima di lasciare l'appartamento e le sue parole mi sorprendono -Te ne parlerò. Non pensare che io non te ne voglia parlare. Ho solo bisogno di più tempo.- Lo abbraccio prima che possa aggiungere altro e sorrido. -Grazie- sussurro sfiorando con le labbra il suo lobo. -A stasera Dolcezza.-

Arrivo alla sede delle AXO quando ormai l'intero edificio è stato trasformato. La sala principale ha assunto sembianze classicizzanti e quando varco la porta una Madge su di giri in compagnia di Delly mi porge i suoi saluti -Benvenuta all'Olimpo mia giovane amica.- La guardo stranita e capisco subito che qualcosa non va. Riconosco l'odore proveniente dalla veranda e rimprovero subito Madge -Cosa state fumando? Ma siete impazzite? Se Johanna vi scopre verrete cacciate.- Madge e Delly scoppiano a ridere mentre da lontano la voce di Clove mi invita tranquillizzarmi. Vedere Madge in questo stato mi fa salire il sangue al cervello. Vorrei chiamare Gale e dirgliene di tutti i colori ma mi limito a trascinare in stanza Madge e ficcarla sotto le coperte -Non voglio dormire.- Si lamenta in modo strano quando le tiro le coperte fino alla testa. Per fortuna é facilmente malleabile e la convinco che farà dei sogni fantastici se si addormenterà. La chiudo in camera, delle altre nessuna traccia, così ne approfitto per fare una doccia e scendere in cucina per uno spuntino. Sono indaffarata a preparare una piccola merenda sul bancone della cucina quando il mio migliore amico entra in cucina facendomi spaventare e quasi rovesciare tutto il succo sul pavimento. -Madge non risponde alle mie telefonate.- Dice senza salutarmi. - Sta dormendo.-Rispondo secca. -Alle quattro del pomeriggio? Non si sente bene?- L'ansia è percepibile in ogni sillaba pronunciata dalla sua bocca -Si sentiva in splendida forma per fumarsi una canna con Clove e Delly.-  Affermò inacidita e il fatto sembra sorprendere molto Gale. -Non guardarmi così! Sai benissimo che è colpa tua.- Ringhio nella sua direzione -E si sta malissimo. Dovresti implorare il suo perdono!- affermò girando intorno all'isola della cucina e riponendo il succo in frigo. Gale mi osserva immobile - Stasera le parlerò.- -Stasera lei ti ignorerà. Si è costruita una strana corazza. È spaventoso quello che il dolore può spingere a fare.- Affermo fissandolo negli occhi - Ho sbagliato! Sono umano anche io.- Cerca di giustificarsi. -Era una competizione studentesca.-dico alzando la voce. -Erano i miei ultimi Hunger Games!- Afferma spiazzandomi. -Come?- chiedo stupefatta. -Non pensavo di potercela fare, ma l'anno prossimo firmerò un contratto per il football professionistico.- La notizia mi sconvolge e sono costretta a sedermi sulla sgabello più vicino. Le gambe cedono sotto al mio peso. - E da quando lo sai?- -L'ho saputo il giorno di inizio degli Hunger Games.- Afferma serio e so che ora nella sua testa ci saranno mille pensieri -Madge lo sa?- sussurrò cautamente. -Madge non lo sa. Dirglielo significherebbe perderla per sempre. Come posso chiederle di rimanere qui ad aspettarmi quando la mia intera vita verrà sconvolta. Non posso chiederle di lasciare gli studi per seguirmi. Dopo la mia laurea sarà tutto diverso.- -Quindi è per questo ...- Allungo la mano nella sua direzione e inizio a capire i suoi sbalzi d'umore. Gale non se lo fa ripetere due volte e afferra la mia mano -È terribilmente ingiusto. Ogni volta che la guardo sono travolto da mille emozioni ma alla fine la paura mi assale. La paura di vivere una vita senza di lei mi sta logorando. Questa settimana vi ho osservato. L' ho osservata. L'anno prossimo affronterete tutto questo senza di me e lei è troppo sveglia, è troppo bella per rimanere legato a uno come me.- Lo ascolto osservandolo e i suoi occhi grigi sono carichi di tristezza. Il dubbio di insinua dentro me -Dove?- chiedo quasi flebilmente -Dallas.- e tutto si fa più chiaro. - Dovresti dirglielo.- affermo -Per compromettere definitivamente gli ultimi mesi con lei? Una notizia del genere non è facile da digerire.- -Potrebbe reagire in modo diverso da quello che immagini, Madge ti ama... Dovresti darle più fiducia. Forse capirà.- Gale mi guarda sconsolato e senza rispondermi si alza rumorosamente -Non dirle che sono passato. Ci vediamo questa sera Catnip.-

Per il resto del tempo non riesco a fare a meno di pensare alle parole di Gale. Il suo trasferimento non era certo una delle opzioni a cui ero arrivata per giustificare la sua pazzia. E forse ha ragione. Dopo aver finito di sgranocchiare alcune patatine di contrabbando perdo tempo fino all'ora di cena. Madge mi raggiunge quando ormai sono seduta da un po'. Un'euforia generale riempie l'intera sala da pranzo mentre i cartoni della pizza sono posizionati aperti al centro della stanza in modo da non rovinare le decorazioni. Madge afferra un pezzo di pizza e si siede ai miei piedi a gambe incrociate appoggiando la schiena alle mie ginocchia. Mi sorride imbarazzata aspettando un rimprovero ma non dico nulla. La breve conversazione con Gale ha chiarito bene la situazione ed è molto probabile che la sua paura non sia infondata. La vita di un giocatore di football è sempre sotto i riflettori. Non so se Madge resisterebbe. Ama Gale ma sono sicura che ha odiato la situazione che ha accompagnato tutta la sua infanzia non credo sia pronta a tornare sotto ai riflettori o a essere la ragazza a distanza di un giocatore professionista. Nessuna delle due dice nulla e ci limitiamo a prestare attenzione a Johanna che sta ripetendo per l'ennesima volta le regole che dovranno essere rispettate alla festa. Madge non parla molto ma ascolta distratta tutti i discorsi intorno a lei. Nessuna ha osato chiederle di Gale e quando ho sentito Clove accennare dell'accaduto a Lux le ho fulminate con lo sguardo prima che lei potesse sentire.
Mi occupo delle pulizie mentre molte delle nostre consorelle salgono in camera a prepararsi. Quando anche l'ultimo cartone della pizza è stato smaltito corro al piano di sopra per indossare la mia toga bianca. Apro la porta e mi blocco all'ingresso della stanza. Madge è seduta davanti allo specchio immobile e osserva senza emozioni il suo riflesso perfetto. I capelli biondi sono ordinatamente raccolti in un intreccio laterale nel quale fiori bianchi si legano alle ciocche dorate. Gli occhi sono ben delineati da colori pastello sfumati verso l'esterno e le lunghe ciglia bionde sono rese nere dal mascara e più folte da delle ciglia finte. Le labbra scarlatte sono dritte, nessun sorriso. Non si accorge di me per qualche minuto. Decido di parlare per rompere il ghiaccio. -Eih Madge mi aiuteresti con il vestito- la mia amica sobbalza e senza farmi aspettare viene verso di me nel suo abito impero bianco e con ai piedi dei sandali color bronzo. Le sue morbide dita annodano sulla mia spalla, con un nodo, la mia tunica bianca e infilo i miei sandali di pelle. Decido di lasciare i capelli sciolti e di intrecciare solamente la parte davanti. Non esagero con il trucco e mentre Madge mi allunga il suo rossetto noto che il suo polso è nudo. Il braccialetto di Gale è scomparso. Si comporta normalmente e non capisco come faccia. Scendiamo e quando la sede inizia ad animarsi la perdo di vista per un po'. Vengo raggiunta da Peeta e non posso fare a meno di arrossire vedendo che la maggior parte dei ragazzi delle altre confraternite si è presentata a petto nudo legandosi intorno alla vita tessuto bianchi. Tra i capelli Peeta ha delle foglie di alloro e sorrido quando noto le infradito verdi ai suoi piedi, mi sorride di rimando alzando le spalle - Non avevo dei sandali.-
Rido e scherzo con lui per un po' dimenticandomi quasi di Madge fino a quando alle spalle di Peeta vedo Gale accompagnato da Thom. Li raggiungo a grandi passi e  l'odore che emanano è inconfondibile. -Avete bevuto?- li rimprovero guardandoli trucemente. Gale mi sorride sornione mentre Thom scoppia a ridere - Qualche birra Everdeen - mi risponde il moro che sembra il più lucido dei due. Madge si blocca a pochi passi da noi urtando Cato facendo cadere le birre in mano al ragazzo. Gli sguardi tra i due sono disperati. La mia amica è come pietrificata e non riesce a reagire mentre Gale prende in mano la situazione. Senza dire una parole le si fionda in contro e afferrandole il viso prepotentemente la bacia. Madge è inerme le cedono le ginocchia e si regge alle braccia di Gale per non crollare. Il mio amico tiene stretta la presa su di lei e fissa i suoi occhi dentro i suoi. Ma Madge rimane inespressiva, in silenzio, senza parole. La scena è travolgente. Madge lo osserva dritto negli occhi per un minuto che sembra un'ora fino a quando il mio amico fa un gesto sconsiderato. Si inginocchia dritto davanti a lei. Nella stanza cala il silenzio e tutti osservano la scena sconcertati. Trattengo il fiato cercando di intercettare inutilmente lo sguardo dei miei amici. Spero con tutto il cuore che non stia per rovinare tutto con un gesto estremo e fortunatamente dopo un respiro profondo Gale incomincia a parlare rassicurandomi. -Madge non guardarmi con quegli occhi, ho bisogno di spiegarti, ascoltami bene. Io sono un grande stronzo....anzi no, sono consapevolmente un grande stronzo, perchè non mi è mai importato di niente e di nessuno in tutta la mia vita...e poi sei arrivata tu. Tu non hai mai pensato questo di me. O forse si, magari all'inizio, quando ho rovinato con quella birra il tuo vestito di Armani. Io non ho mai conosciuto nessuno che pensasse davvero che io volessi qualcosa, finchè non ho incontrato te... e allora l'hai fatto credere a me, perciò sfortunatamente io ho bisogno di te. Se non vuoi perdonarmi giuro che ti capisco ma spero tanto che tu non lo faccia. Lo so che non c'è nulla che io possa dire per farti dimenticare le parole che ti ho urlato ieri sera. Ma ho bisogno di sapere che non ho cancellato per sempre quel sorriso così accecante da oscurare il sole. Vorrei che tu tornassi a ridere come fai quando mi guardi. Ho bisogno che tu sia felice. Sei la ragione per cui ora sono qui in ginocchio a pregarti davanti a tutti queste persone. Mi ricordo persino la prima volta che i nostri sguardi si sono incrociati, le nostre mani sfiorate e non posso dimenticare la prima volta che le nostre labbra si sono unite. È inconcepibile perderti per il solo fatto che sono stato un idiota per una sera. Meriti una persona migliore di me, ma purtroppo io sono questo e sono innamorato di te.  Potrei rimetterci le faccia, la reputazione e la stima di tutti i compagni del campus ma sono certo che in questo momento non vorrei essere in nessun altro posto al mondo, non vorrei non umiliarmi se con questo gesto ho almeno una possibilità di ottenere il tuo perdono. Vale la pena fare tutto questo se servirà per riavere te, a riconquistare te. Non riesco a pensare a niente, a nessun altra. Non riesco a dormire, non riesco a respirare, non riesco a mangiare per quello che ti ho fatto. Ti amo in ogni momento, in ogni minuti di ogni giorno. Io ti amo, posso vivere senza di te, ma è solo che non voglio. Perdonami.- Queste parole, queste frasi escono incontrollate dalle labbra del mio amico. Non fa pause, non prende fiato. Continua a parlare catalizzando tutta l'attenzione della stanza su di lui. Il dj abbassa la musica. Tutti restano senza fiato. Senza parole nell'osservali al centro della stanza. Tutti gli occhi si spostano su Madge. Ancora davanti a Gale in silenzio. -Era di Valentino- dice infine dopo un lungo silenzio. Gale sgrana gli occhi senza capire -Come?- -Il vestito sul quale la prima volta che ci siamo visti hai rovesciato la tua stupida birra era di Valentino- chiarisce con calma Madge. Sembra serissima. Lascia tutti senza parole mentre si prepara per aggiungere altro. - In tutta la vita mia, nessuno mai mi aveva parlato in  quel modo, e durante la mia vita mi hanno parlato nei modi più disparati. Le tue parole sono state infime e schifosamente crudeli. Ti odiato dalla prima affermazione cattiva che mi hai rivolto e ho continuato a farlo mentre in silenzio ho sopportato che davanti a tutti mi umiliassi e lanciassi tutte le parole immonde che la tua mente ha potuto formulare. Ho odiato me stessa più di te per il solo pensiero di odiarti e ho ascoltato in silenzio senza reagire perchè fondamentalmente non ho capito e non capisco come tu abbia potuto trasformarti in quel mostro che ieri sera ha inveito contro di me. Sai? Ho immaginato più volte di azzittirti con uno schiaffo ma poi sai cosa mi ha fermato?- fa una pausa guardandolo dritto negli occhi grigi senza battere neppure le palpebre - Che nonostante in quel momento mi sembrava di odiarti, nel profondo ero consapevole dell'amore che provo per te. Non so perchè lo hai fatto ma  l'unica cosa che so ora è che si è capace di tutto quando si è davvero innamorati e quindi si, voglio perdonarti, ma non lo faccio per te. Questa volta lo faccio per me. Ti amo troppo per lasciarti rovinare tutto, non te lo posso permettere, perchè voglio te.- Madge ormai con le lacrime agli occhi si lascia cadere tra le sue braccia e congiunge le loro labbra. Un secondo dopo tra i fischi, gli applausi e le grida ricomincia la festa. Tiro un sospiro si sollievo mentre lascio la mano di Peeta, che non mi ero accorta di stringere, e abbandono la stanza frastornata. Evito che Peeta mi segua e scendo i tre gradini che mi conducono in giardino. Dovrei essere felice per loro ma un senso di angoscia continua a turbarmi e mentre alzo gli occhi al cielo cercando di inspirare l'aria fresca della sera, capisco. Il mio migliore amico partirà.

 
  
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