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Autore: moira78    24/01/2009    2 recensioni
Una storia triste e drammatica, fa parte anch'essa del passato. Un'idea che ho tentato di rendere nel modo più delicato possibile.
Edit del 25/02/2009: ff interamente revisionata e corretta da Tiger eyes.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo I

SEGNALI




Correvano, in ritardo come al solito. La perfezione con cui Ranma teneva il passo della sua fidanzata, pur stando in bilico su una rete, diventava sempre più fluida. In cuor suo Akane avrebbe voluto fare altrettanto, ma non trovava il coraggio di chiedergli di insegnarle. Sicuramente avrebbe alluso al fatto che lei era solo un maschiaccio goffo e non sarebbe mai riuscita a stare in equilibrio neanche con un piede solo. Sbuffò, conscia del fatto che lui si era girato a osservare la sua irritazione.
“Beh, che c’è? Sei arrabbiata con me perché ti ho fatto fare tardi a scuola?”
“No.”
“E allora perché sbuffi come un bollitore di tè?”
“BAKA!” Gli gridò lei con enfasi.
“Ehi! E questo per cos’era?!”
“Per quello che avresti detto!”
Lui si bloccò sulla rete, facendola fermare di scatto a sua volta, e la guardò con gli occhi spalancati dallo stupore.
“Fammi capire, – cominciò con fare ragionevole – tu mi hai insultato per qualcosa che ‘credevi’ io stessi per dirti?”
“Più o meno…” Fece lei leggermente in imbarazzo.
Ranma si grattò la tempia riflettendo e quando lei lo esortò a sbrigarsi, lui la seguì tentando di farsi spiegare la cosa. Scese dalla rete e corse al suo fianco.
“Dai, dimmelo, cosa ti passava per la zucca, Akane?”
Lei si accigliò. “Non te lo dirò mai! E spicciati che altrimenti ci ritroviamo di nuovo in corridoio con due bei secchi colmi d’acqua!”
“E dai, dimmgghhhh!”
“Guarda dove vai!” Gli gridò Akane correndo via.
L’incontro ravvicinato col palo della luce costò a Ranma un ritardo di dieci minuti buoni e il privilegio di stare in corridoio con tre secchi pieni di acqua fredda. Quella stupida aveva il potere di rivoltargli il cervello come una frittata, annullando i suoi sensi più sviluppati, equilibrio, direzione, stabilità, tutto… e il suo essere veniva totalmente assorbito dall’urgenza di capire cosa la turbasse, se le aveva fatto del male oppure no.
Ora, mentre se ne stava fumante di rabbia davanti alla porta chiusa della sua classe, si scervellava per entrare nella mente contorta del maschiaccio e cavarne informazioni utili. Stese la mano sinistra contando sulle dita. A colazione lei non aveva cucinato, perciò lui non l’aveva insultata per i suoi manicaretti da mal di stomaco. Quindi la prima ipotesi era da scartare e Ranma abbassò il mignolo. Aveva fatto tardi per colpa sua? Evidentemente no, visto che fuori della classe c’era lui. Via anche l’anulare. Aveva fatto forse apprezzamenti sulla sua goffaggine o sui suoi fianchi larghi mentre andavano al Furinkan di corsa? No. Giù il medio.
“AKANE? COS’HAI?”
La voce preoccupata di Sayuri all’interno della classe lo fece sobbalzare con il conseguente rovesciamento del secchio sulla sua testa.
“Presto, portiamola in infermeria, è svenuta!”
Lasciando il conteggio a metà, una fradicia Ranma-chan si precipitò ad afferrare Akane, sostenuta per le braccia da Sayuri e Hiroshi.
“La porto io.” Dichiarò afferrandola saldamente fra le braccia. Quando era una donna, Ranma pesava meno di Akane, vista la differenza seppur minima di altezza. Ciononostante la trasportò fluidamente fino all’infermeria, dove una dottoressa dall’aria severa li chiuse tutti fuori da una tenda verde.
“Mi dite che diavolo le è successo?” Chiese Ranma-chan evidentemente agitata.
“Ecco – fece Sayuri contrita – stavamo facendo lezione, quando lei si è portata una mano alla testa… ed è semplicemente svenuta.”
“Svenuta…” Disse Ranma incredulo. “Akane non sviene mai!”
“Beh, stavolta l’ha fatto, a quanto pare!” Esordì la dottoressa uscendo dallo studio.
Immediatamente i tre furono dentro e sarebbe entrato anche il resto della classe, se lei non li avesse fermati. Akane giaceva sul lettino, ancora pallida ma con gli occhi aperti e vigili; guardò stupidamente Ranma e i suoi compagni che la fissavano con aria preoccupata.
“Beh? Ho un foruncolo gigante sulla faccia?”
“Razza di stupida!” La apostrofò Ranma-chan. “Sei svenuta, lo sai?!”
Lei si accigliò ed ebbe un moto di rabbia. “Sarei stupida perché non mi ricordo di essere sve…”
“Akane?!”
Ma per lei era di nuovo buio.


“CHE COOOOSAAAA?! COS’HA LA MIA BAMBINA?!” Gridò Soun Tendo facendo tremare i muri della casa.
“Papà, così la sveglierai, non gridare.” Gli intimò Kasumi carezzandogli la schiena con fare amorevole.
Akane era stata portata a casa da Ranma e messa a letto. Il dottor Tofu era stato chiamato tempestivamente, ma la calma generale del dojo era stata sconquassata dalla preoccupazione crescente del padrone di casa.
“Soun, amico mio, gridare non la farà stare meglio. Ora calmati e cerchiamo di capire se Ranma sa darci delle risposte.” Disse Genma con tono conciliante.
Ranma-chan sospirò e raccontò brevemente l’accaduto. Poi si concesse un bagno caldo e quando uscì in giardino era di nuovo padrone di sé. Nabiki sedeva davanti allo stagno, attendendo calma l’arrivo del medico. Lui le si sedette accanto, passandosi l’asciugamano sui capelli umidi.
“Dov’è Kasumi? In cucina non l’ho vista.”
“L’ho mandata a fare la spesa con la scusa che quando Akane si sveglierà sarà affamata. Se Tofu la vede non oso pensare a cosa potrebbe combinare alla nostra piccola sorella.”
Ranma sorrise un poco, poi si rifece serio.
“Non ho mai visto Akane svenire.”
“Nemmeno io…” Disse lentamente la ragazza dal caschetto castano.
“Cosa pensi che abbia? Magari è debole perché non ha fatto colazione.”
“Non è la prima volta che Akane esce di casa a digiuno. Eppure non è mai svenuta. Ma tu non hai notato proprio niente?”
Lui si voltò, sorpreso.
“In che senso?”
Nabiki sospirò, frustrata.
“Non vedi che ultimamente sembra… strana, pallida… e mangia come un pulcino. Saotome, cosa le hai fatto?”
“Io non le ho fatto proprio nulla!” Rimbeccò lui urtato. “Non le ho detto nulla di diverso dal solito!”
“Mmmhhh…” Nabiki parve riflettere. “Non è che per caso…”
“Cosa?” Fece Ranma con aria interrogativa.
Nabiki socchiuse gli occhi pensosa, riducendoli a due fessure mentre si avvicinava per squadrarlo in faccia.
“Ranma… hai per caso messo incinta mia sorella?”
Lui fece un salto all’indietro come se gli avessero mostrato il gatto più disgustoso della Terra e cominciò a balbettare.
“M… ma che ti salta in mente?! Cosa… come…?!”
La ragazza si tirò indietro e poggiò una mano sul mento con fare rassegnato.
“Già. Ma cosa vado a chiedere a un imbranato come te? Senza contare il fatto che Akane ti avrebbe spedito su Marte se tu ti fossi avvicinato un po’ troppo. No, una gravidanza è da escludere.”
Ranma inghiottì duramente, rosso come un peperone, domandandosi come quella ragazza potesse considerare certe cose con tanta tranquillità e diplomazia.
“Oh, ecco che arriva il dottor Tofu. Avanti Ranma, rimettiti gli occhi nelle orbite e facciamo gli onori di casa.”
Durante la visita Akane riprese conoscenza. Il buon dottore prese attentamente tutti i parametri vitali della ragazza e registrò un polso regolare e una pressione arteriosa appena al di sotto della media. Studiandole le gengive registrò quello che poteva essere un principio di anemia e per confermare la sua ipotesi fece un piccolo prelievo di sangue, raccomandandole di rimanere a letto per un giorno o due e di nutrirsi facendo attenzione ad apportare una quantità sufficiente di calorie e proteine. Tutto si svolse nella più completa calma e Soun fu rincuorato dal medico.
“Hai visto amico mio? Un po’ di riposo e la nostra Akane sarà di nuovo pimpante come prima!” Disse Genma allegramente dando una pacca sulla spalla del suo miglior amico.
Nabiki sorrise a Ranma, notando l’espressione sollevata del suo volto e lui esclamò bruscamente: “Io non ero mica preoccupato per quel maschiaccio, sai? Quella è talmente forte da sollevare me e te insieme e con una mano sola!”
In quella, arrivò Kasumi che, con le borse della spesa in mano, chiese candidamente al dottore come stesse sua sorella.
“Oh m… ma… Ka… Kasumi… dia a me quelle borse così pesanti… A… Akane sta benissimo… s… solo un po’ anemica… ma le dia a me…!”
La ragazza rise scioccamente quando Tofu afferrò le borse e andò a sbattere contro lo stipite. Ranma invece salì a vedere come stava Akane. Bussò leggermente e si stupì della voce allegra che lo invitò a entrare. La vide seduta alla scrivania, intenta a leggere un libro.
“Ma… ma sei scema?! Il dottore ti ha ordinato il riposo completo e tu ti alzi dal letto?!” Esclamò agitato. Lei sorrise esasperata.
“Ma Ranma, sono solo seduta e sto leggendo! Se non ti conoscessi direi che sei preoccupato per me!”
“I…io preoccupato? PER TE? Ma che dici?! Sicuro che non lo sono! Un maschiaccio insensibile come te non mi preoccupa affatto!” Rimbeccò indignato.
“Ah si? E allora perché sei venuto qui? Solo per insultarmi?!” Gridò lei lanciandogli il libro. Lui lo schivò di poco e sorrise.
“Questa è l’Akane che conosco! Violenta e piena di forze! Nhhhh!” Fece tirando fuori la lingua.
Lei si alzò facendo cadere la sedia e si mise in una posizione di attacco “Ranma… TU!”
Lui spalancò la bocca di scatto e la propria espressione di stupore si riflesse sul volto di Akane.
“Che c’è? Cosa…”
Ranma la indicò con un dito tremante. “Stai… perdi sangue dal naso, Akane…”
Lei lo guardò come se avesse avuto una seconda testa, poi si portò due dita sotto al naso, appena più su dal labbro superiore, e se le guardò instupidita. Erano rosse. Fissò Ranma con un’espressione allibita.
“Come… come è possibile?”
Lui si accigliò. “Non lo so, ma so che sei bianca come un cencio e questo sì che mi preoccupa. Mettiti a letto e aspettami. Ti porto un fazzoletto bagnato per tamponarti il naso.”
“Faccio da so…” Cominciò lei dirigendosi verso la porta, ma Ranma la fermò con le mani sulle spalle, sorprendendola non poco. “Ranma…?”
“Ti ho detto di rimanere qui, maschiaccio testardo. O sarò costretto a legarti al letto.”
Quello che vide nell’espressione di Ranma la fece calmare e docilmente si mise a letto vedendolo uscire a lunghi passi dalla stanza. Con un sospirone afferrò uno specchietto dal suo comodino e si guardò accigliata. Da dove veniva tutto quel sangue? E perché era così pallida? Ricordò le parole del dottor Tofu e con un dito abbassò la pelle sotto l’occhio sinistro per scorgere l’interno. Bianco, cristallino come la cornea. Kami, era davvero anemica allora? Tirò fuori la lingua e le parve bianca anche quella.
Ranma tornò un minuto più tardi con un fazzoletto umido e prima che lei potesse dire qualcosa glielo pigiò dolcemente sulle narici. Nei suoi occhi vide preoccupazione e… affetto?
“Ranma?”
“Cosa?” Fece lui allontanando un poco il pezzo di stoffa.
“Mi dispiace.”
Lui inarcò le sopracciglia. “Per cosa?”
“Per averti trattato così… e per averti tirato il libro.”
Lui fece una risata acuta, rimettendole il fazzoletto sul naso.
Kamisama Akane, parli come se stessi male davvero! Sicura di non avere la febbre?” La mano le si posò sulla fronte e Ranma si accigliò di nuovo. Akane non osò muoversi.
“Cosa…?”
“Diavolo… sì che ce l’hai. Ma come ti è saltato in mente di attaccar briga con me male come stavi, eh?!”
“Ma, Ranma…”
“Mettiti giù e tieniti questo sul naso. Io vado a chiedere a Kasumi di portarti il termometro.” Si avviò verso la porta, ma lei lo fermò.
“Ranma?”
“Sì?”
“Grazie.” E gli fece uno di quei sorrisi che gli scioglievano il cuore. Ranma arrossì fino alle orecchie.
“Beh… cosa c’è di strano a preoccuparsi della propria fidanzata?” Borbottò prima di allontanarsi del tutto. Akane arrossì un poco, a sua volta, felice come non mai delle attenzioni e delle parole di Ranma. “Baka…” Mormorò senza rabbia posando la testa sul cuscino.

Quella sera, Akane avrebbe avuto la febbre a quaranta.
   
 
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