Anime & Manga > Ranma
Segui la storia  |       
Autore: moira78    24/01/2009    2 recensioni
Una storia triste e drammatica, fa parte anch'essa del passato. Un'idea che ho tentato di rendere nel modo più delicato possibile.
Edit del 25/02/2009: ff interamente revisionata e corretta da Tiger eyes.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo IV

AGGRAPPARSI ALLA VITA




Da quel giorno cambiò ben poco. Ranma e Akane continuarono ad andare a scuola tutte le mattine, finché lei non fu troppo provata dalle forti cure per potersi anche solo alzare dal letto. Allora Ranma le portava i compiti e le sue amiche l’andavano a trovare intrattenendola allegramente, scherzando sul fatto che non appena si fosse ripresa sarebbero stati loro a farsi portare gli impegni di scuola a casa, poltrendo a letto.
Addirittura Ukyo, Kodachi e Shampoo erano andate a trovarla, dicendo che si sarebbero prese cura di Ranma mentre lei era malata. Kuno le portava rose rosse tutti i giorni e Cologne le aveva regalato un unguento capace di aumentare le difese del corpo e il qi vitale.
Le sue sorelle le davano un appoggio immenso, così come suo padre (quando non veniva colto da crisi di pianto) e il dottor Tofu, che la riempiva di libri e di attenzioni.
Lei rideva e ricambiava il loro affetto, senza lasciar trasparire la morsa d’angoscia che le attanagliava il cuore ogniqualvolta si addormentava la sera e temeva di non svegliarsi più il mattino dopo, vivendo negli incubi e nel dolore. Aveva perduto dieci chili da quando si era ammalata, tre mesi prima, e l’estate era stata un inferno. Se prima poteva uscire di casa e recarsi nel dojo a guardare Ranma allenarsi, ora non riusciva più neanche ad alzarsi da sola per prendere un bicchiere d’acqua, specialmente nei giorni in cui la radioterapia la costringeva china su una bacinella, con Kasumi a reggerle la fronte, scossa dai conati.
Per renderle il tutto più vivibile, avevano persino installato un piccolo frigorifero in camera sua per permetterle di servirsi di bevande fresche e vivande senza dover fare le scale, ma quando le vennero tolti i pesi per le braccia, Akane capì che era finita. Pianse lacrime amare sui suoi capelli sparsi sul cuscino senza più vita. Prima si andarono diradando, poi le rimanevano in mano a ciocche intere, lasciando la cute scoperta in più punti. Si ritrovò a dare l’addio all’ennesima ciocca di capelli davanti allo specchio quando Ranma bussò.
"Akane, posso entrare? Ho i compiti."
"VATTENE VIA, RANMA! NON LI VOGLIO OGGI I TUOI COMPITI!" Gridò in preda all’esasperazione.
Ma lui entrò lo stesso e si beccò lo specchio di Akane in piena faccia prima di rendersi conto che di forza ne aveva ancora parecchia. Poi la vide e il cuore si gelò. Era china sul letto, le mani sul viso, le spalle scosse dai singhiozzi. Sulla sua testa radi fili scuri stavano scomposti e isolati lasciando intravedere la pelle rosea della testa. Prese un sospiro pesante, imponendosi il controllo, e si stampò un sorriso sulla faccia.
"Ma lo sai che sei proprio una stupida piagnucolona?" Esclamò di proposito.
Lei si tirò su di scatto, sbattendo gli occhi sorpresa, attenta a coprirsi il capo con un lenzuolo.
"Cosa… ho perso tutti i capelli, idiota!"
Lui le si sedette accanto. "Non è da te frignare per così poco! Pensa a quando quello scemo di Ryoga te ne ha tagliati metà in due secondi netti!"
"Ma… ma era diverso…"
"No, Akane, è uguale. Questa è una sfida, non lo capisci? Può essere più dura delle altre, okay, ma tu non ti sei mai arresa davanti a una sfida!"
"Ma… ma i miei capelli…" Pianse lei.
Ranma le passò le mani sulle guance, asciugandole e trasmettendole un brivido piacevole lungo la schiena.
"Ran…ma?"
"Adesso ascoltami bene. Con i capelli o senza sei sempre il mio maschiaccio violento e nulla potrà cambiarti, capito?" Lei annaspò con le parole, vedendo il rossore diffondersi sulle guance di Ranma, incapace di sentirsi arrabbiata con lui, amando il suo modo di parlarle. "Domani sarà una bella giornata di sole secondo i meteorologi e se vuoi potremmo… ecco… andare a comprare un cappello per coprirti… l’inestetismo. Le lenzuola non sono proprio il rimedio migliore."
Akane non riusciva a far arrivare al cervello parole coerenti per quel gesto così inaspettato, per quelle parole così dolci, così poco da Ranma. Annuì e sorrise un poco.
"Grazie." Riuscì solo a dire cercando di cacciare indietro un altro attacco di pianto.
"Bene! Ti porterò sulle spalle fino in centro e potrai girare per negozi quanto vuoi." Così dicendo uscì e si richiuse la porta alle spalle, incapace di dire oltre.
Si ritrovò davanti al padrone di casa in lacrime e ai suoi genitori con un grosso sorriso sulle labbra.
"Che diamine… avete origliato?!"
Nodoka gli prese le mani. "Figliolo… hai fatto una cosa molto nobile e virile."
"Sì figliolo, sono orgoglioso di te." Annuì Genma con le braccia incrociate.
"Grazie Ranmaaaaa!" Frignò Soun.
Lui alzò il capo con sufficienza. "Oh, non ho fatto nulla," disse, "ora se non vi spiace vado a fare un bagno."
Ma quella notte, Ranma non riuscì a dormire serenamente.

Volavano, Akane lo seppe, ma la cosa meravigliosa è che erano mano nella mano e lei sapeva volare come lui. I suoi capelli erano di nuovo lunghi come quando l’aveva conosciuto e dai loro occhi traboccava l’amore. Erano su Nerima e correvano verso il Furinkan, saltando sui tetti, librandosi come uccelli.
Dabbasso udiva le proteste di Shampoo davanti al proprio ristorante, le grida di gelosia di Ukyo, la voce civettuola di Kodachi, i sermoni di Kuno… e rideva! Sì, perché per ogni bombori e ogni colpo di nastro lei aveva una schivata e uno sguardo di vittoria. Ora Ranma era suo e insieme avrebbero volato lontano, saturi d’amore e di vita.
Poi il suo mondo magico crollò e lei avvertì le tegole cedere sotto ai suoi piedi, la mano di Ranma lasciare la presa. Si divisero, incapaci di parlare, nell’oscurità della caduta e lei gridò senza voce. Vide i suoi capelli cadere assieme a lei, in un mucchietto inerme, e fissò Ranma in piedi davanti a lei.
"Mi dispiace Akane." Le mormorò ferendole il cuore. "Loro sono vive, vedi?" E indicò le sue rivali che gli correvano incontro, abbracciandolo, cominciando a volare con lui, prendendo il posto che lei occupava prima.
Allungò una mano e cercò di gridare, poi tentò di alzarsi per seguirlo, ma ricadde a terra. Improvvisamente non riusciva a respirare e a ogni tentativo un fiotto di sangue le sfuggiva dalle labbra, mescolandosi alle lacrime e alla consapevolezza di essere inerme e impotente agli attacchi incessanti di Shampoo, Ukyo e Kodachi. Fu sommersa dai bombori, dalle spatole, dai nastri e dalle clavette e vide Ranma allontanarsi con loro, nella luce, mentre lei sprofondava nel buio.
Il sudore le imperlava la fronte e capì di essere febbricitante e di aver dormito più del solito. La luce che entrava dalla finestra le indicò che era pomeriggio inoltrato e si insultò mentalmente. Oggi sarebbe dovuta uscire con Ranma e invece…
Si alzò dal letto a tentoni, cercando di pescare un succo di frutta fresco per sciogliere l’aridità della gola, ma cadde e fu costretta a strisciare sulle ginocchia. Dal naso colavano gocce minute di sangue e lei se lo asciugò con un gesto di stizza.
Se mi avessero detto che sarei finita così, non ci avrei mai creduto, pensò aprendo l’anta e afferrando una bottiglietta di vetro. La testa le girò mentre cercava di aprirla e il contenitore cadde in mille pezzi, spargendo vetri e liquido giallo sul pavimento. Akane gridò di costernazione e di rabbia e in un impeto di furia afferrò una seconda bottiglietta e la scagliò contro la porta provocando un rumore forte e cominciando a singhiozzare incontrollabilmente, lei, che non piangeva mai.
"MALEDIZIONEEEEE! MALEDIZIONE MALEDIZIONE MALEDIZIONE MALEDIZIONE MALEDIZIONEEEEEEEEE!"
Le grida di Akane fecero accorrere Kasumi e gli altri, riuniti in salone per il tè.
"Che succede, Akane?!" Gridò la più grande delle sorelle Tendo entrando precipitosamente nella stanza.
"Non ce la faccio più – pianse da terra – perché non posso morire subito, perché mi dovete curare?! Io non starò mai meglio!" Nabiki tentò di avvicinarla e così gli altri, ma lei li scacciò. "Lasciatemi stare! Lasciatemi sola!"
"Akane…" Tentò suo padre, ma lei era fuori di sé e il pover’uomo non poté far altro che fuggire in lacrime, seguito da Kasumi. Nabiki diede il gomito a Ranma e lui la guardò stortamente.
"Cosa potrei fare io? Se mi avvicinassi ora mi ucciderebbe!"
"Io non credo." Fece lei allontanandosi.
"Nabiki, aspetta!" Sibilò, ma poi udì i singhiozzi di Akane e si voltò, confuso. Rifletté per un istante, poi si diresse verso l’armadio e cominciò a rovistare nei suoi vestiti.
"Cosa… cosa stai facendo?!" Gli ringhiò.
Per tutta risposta lui le gettò un vestito rosso fra le braccia.
"Metti questo e lavati la faccia. Tra due minuti io sarò qui per prenderti, che tu sia pronta o no. Dobbiamo andare a fare acquisti, ricordi?" Senza aggiungere altro uscì dalla stanza lasciandola sola e tremante.
Akane rimase immobile per un minuto intero prima di realizzare che Ranma l’aveva invitata a uscire nonostante l’ora tarda. Si tolse il pigiama in tutta fretta e infilò il vestito. Lo sentì largo sui seni, sui fianchi, ovunque e mise una cinta dorata per non dare a vedere che era spaventosamente magra. Poi prese un fazzoletto variopinto da un cassetto e tentò di legarselo sulla testa ormai glabra. Ranma rientrò e lei arrossì violentemente.
"Non guardarmi… non sono ancora pronta."
Lui le si avvicinò con fare paziente e le legò il fazzoletto poco al di sopra delle orecchie, dandole un aspetto esotico. "Così va molto meglio!" Esclamò allontanandosi per controllare il suo operato.
"Grazie, Ranma." Lui si voltò, dandole la schiena, e l’invitò a salire. Con un leggero sorriso lei gli afferrò le spalle e sentì le sue braccia circondarle le gambe per sorreggerla. Arrossì a quel contatto così intimo e desiderò ancora una volta di essere viva.
Li videro uscire dalla finestra e Nodoka sorrise a Soun.
"Vede come sta meglio ora Akane? Stia tranquillo, l’amore cura ogni malattia."
Lui la fissò con gli occhi umidi e annuì. Sperò che avesse davvero ragione.

Il centro era gremito di gente, nonostante l’ora tarda, e le vetrine distrassero Akane al punto che volle provare a scendere dalle spalle di Ranma per camminare. Lui la sorresse per qualche passo, ma la debolezza la vinse e lei fece un gesto di frustrazione. Allora lui le circondò la vita quel tanto che bastava a sollevarla da terra e cercò di non sussultare al tocco delle ossa del suo bacino. Kami, com’era magra ora! Non l’avrebbe più chiamata vita larga. A quel pensiero rabbrividì.
Oh si che ce la richiamerò! Se esiste un dio giusto, lo farò di nuovo!
"Ranma?" La voce allarmata di Akane lo distolse dai suoi pensieri.
"Eh? Uh? Così va meglio? Puoi camminare?"
Lei arrossì e gli sorrise. "Sì, grazie Ranma."
Lui fu felice di quel sorriso e continuò a sostenerla finché non trovarono ciò che cercavano. Il cappellino era di un azzurro intenso, la stessa sfumatura che avevano avuto i suoi capelli, e una rosellina tea era stata appuntata a un lato della tesa. Akane lo mise e si sentì quasi bene.
Ma durò poco.
Giunti vicino casa, Ranma sentì che Akane, alle sue spalle, stava piangendo. Si fermò, allarmato, scendendo verso la recinzione su cui lui correva ogni mattina e la depose delicatamente a terra, senza mai smettere di sostenerla.
"Ehi…" Mormorò con un voce talmente dolce e bassa che la fece piangere più forte. Le sollevò il mento con un dito e la guardò negli occhi. "Akane?"
"Mi… mi disp… spiace… Ranma… io…" Lo abbracciò, singhiozzando ancora, e lui avvertì ogni centimetro del suo corpo corrispondere col proprio e si sentì morire. Era così magra… Poteva avvertire sulla pelle ogni singolo ossicino di Akane. E non sopportava vederla soffrire, odiava vederla soffrire.
"Akane, che c’è?"
"Mi… mi spiace di esserti così… di peso… tu stai facendo tanto per me… Ma io non lo merito! Io non vivrò a lungo e non ho il diritto di avere la tua pietà, di essere trattata con tanto riguardo da te che hai una vita intera davanti! Tu devi rifarti una vita accanto a una ragazza forte e sana, non puoi perdere tempo con me, che ti ho sempre trattato male e sto… p… per…"
"ZITTA, NON DIRLO!" Le intimò stringendosela forte al petto. Akane sentì l’emozione vibrargli nella voce. "Non lo capisci che non è pietà quella che provo per te? Non capisci che darei la vita per poterti vedere di nuovo felice? Tu guarirai Akane, te lo giuro, dovessi tirare giù il monte Fuji a mani nude, dovessi… dovessi invocare i demoni e vendere la mia anima. Io non ti lascerò morire, Akane, non ti lascerò andare via da me."
Aveva sentito il viso bagnato di lui premerle sul collo e le parole dette con tanta enfasi le risuonarono nell’anima e nel cuore riempiendola di gioia e di dolore nello stesso tempo.
D’istinto afferrò il viso di lui e premette le labbra sulle sue, comunicandogli tutta la gratitudine e l’amore che non era stata mai in grado di dargli. Ranma si lasciò trasportare dal suo bacio disperato, poi le strinse il viso tra le mani e la baciò ovunque, sulle guance, sul naso, sugli occhi, di nuovo sulle labbra, asciugando le sue lacrime, lasciando che le proprie continuassero a scendere. Si strinsero in un abbraccio vibrante, d’acciaio, mentre il sole tramontava silente sul fiume.

Quella notte, Akane fu ricoverata all’ospedale centrale di Tokyo.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ranma / Vai alla pagina dell'autore: moira78