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Autore: CluClu    26/07/2015    0 recensioni
Rory viene rapito dagli Angeli Piangenti e portato in un'altra epoca, e poco dopo ad Amy accade lo stesso. Siamo nella New York del 1940. Lei si risveglia all'interno di un cimitero, ma Rory non è lì con lei. Dovrà cercarlo in una città e un tempo che non le appartengono.
[Post 7x05 di Doctor Who.]
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Amy Pond, River Song, Rory Williams
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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[Scritto da Claudia Piazza, Valentina Onufrio e Sofia Zaccaria.]

3

Amy apre gli occhi. È sdraiata su un letto dalle lenzuola bianche. La stanza è pure bianca. Poi il buio l'avvolge di nuovo.

Degli occhi accolgono i suoi, occhi di un azzurro profondo.
"Lui non è il mio Rory" pensa prima di addormentarsi di nuovo.

Apre gli occhi e un'infermiera sta inserendo nella sua flebo un medicinale.
«Cosa mi state facendo? Cosa ci faccio qui?» biascica Amy.
«Shh, andrà tutto bene. Ora riposa.» le sorride l'infermiera dai capelli neri.

Si risveglia con la stessa infermiera che tiene dei fascicoli in mano.
«Ciao! Ben svegliata!»
«Dove mi trovo?» domanda Amy.
«Sei in ospedale. Ho visto che manca il tuo nome nella cartella.»
«Mi sento ancora intontita...» dice Amy osservandosi le braccia piene di aghi. Il suo corpo e avvolto da coperte.
«Sì, tra poco ti addormenterai di nuovo. Ma ora dimmi il tuo nome.»
«Mi chiamo...Amy...mi chiamo Amy Pond.» sussurra prima di essere abbracciata di nuovo dal buio.

"Devo trovare Rory!" sono questi i pensieri che ha Amy quando riemerge dal sonno. Sbarra gli occhi di colpo. La stanza è diversa. È sdraiata su un letto matrimoniale dalle lenzuola di raso color tortora. Sia alla sua destra che alla sua sinistra ci sono due comodini di legno con grosse lampade bianche. Alla sua destra ci sono due lunghe e strette finestre con tende dello stesso colore delle lenzuola, mostrano un cielo sereno e azzurro. Vicino c'è una piccola scrivania in mogano e in tessuto rosso con un grande vaso pieno di rose bianche. Un imponente armadio in mogano ricopre l'intera parete di fronte al letto ed è lucidissimo. Il pavimento tutto in parquet scuro ha un gran tappeto pure di color tortora. Il soffitto è costellato da piccole luci e da un gran lampadario che ricorda molto un fiore di loto bianco. Sorride.
Non se ne è accorta prima, ma vicino alla porta c'è una persona. Un forte odore di fumo riempie la stanza.
«Bella, vero? E non hai ancora visto il resto della villa.»
pronuncia quella figura slanciata appoggiata allo stipite della porta.
È un giovane uomo, alto, moro e incredibilmente bello. Ha i capelli lisciati all'indietro, indossa una giacca e camicia scure. Le sorride con la sigaretta tra i denti.
Amy nota che l'ha già fumata quasi del tutto.
«Mi osservi già da molto?» domanda senza timore Amy, accennando al vizio del ragazzo che ha tra le dita. Lui alza un sopracciglio.
«Me lo chiedi per questa?» dice indicando la sigaretta. Il giovane ridacchia e prende un'altra boccata di fumo, fissandola.
Una donna entra di corsa nella stanza.
«Tua madre non vuole che si fumi in casa.»
È visibile l'irritazione del giovane.
«Si dà il caso che lei non sia a casa, adesso.»
La donna va via e Thomas si rivolge di nuovo ad Amy, scrutandola e sorridendole.
«Amy, non mi riconosci?»
«Dovrei?»
«Certo che dovresti. Ti ho salvato la vita!» dichiara sorpreso e risentito Thomas.
«Non ti offendere, ma non so nemmeno dove mi trovo!»
ribatte lei.
«Ti trovi nella villa dei Wilkinson, nonché proprietà della mia famiglia. Io mi chiamo Thomas, e ti ho salvato la vita!»
«Sì, me l'hai già detto.» sospira Amy, poi continua dicendo «Che giorno è oggi? Comunque vorrei mi chiamassi Amelia Williams.»
«Amelia Williams? Ma ai medici hai detto di chiamarti Amy Pond.»
«Diciamo che mi chiamavano così in un'altra vita, ora voglio essere chiamata Amelia Williams.»
Thomas annuisce e continua a fumare; vi è un palese attimo di esitazione da parte di entrambi.
«Cosa mi è successo? Perché sono qui? Come ci sono arrivata?»
Si sente il rumore delle ruote su dei ciottoli. Uno sbattere forte di un portone, presumibilmente quello principale della villa. Una voce lontana di donna ordina qualcosa a qualcuno.
«Spero che la cena sia pronta!» manifesta il vocione basso di un uomo.
«Oh, ecco i miei genitori. Hai fame?» le chiede Thomas.

Sono seduti a un lungo tavolo di legno imbandito da gran piatti fumanti. Mille odori invadono la stanza spaziosa.
Tutti mangiano silenziosamente. Thomas le lancia qualche occhiata divertita.
«Volevo ringraziarvi dell'ospitalità.» dice Amy ai signori Wilkinson che non hanno mai alzato la testa dal piatto, tranne che per impartire qualche ordine alle cameriere.
La signora Wilkinson la guarda.
«Da quando facciamo mangiare al tavolo i nuovi domestici, caro?»
«Non lo so, cara» le risponde il signor Wilkinson che non alza nemmeno il volto per parlare.
«No, io non sono la nuova domestica...Io sono...»
«Sei la nuova addetta alle mie peonie?»
«No, io...»
«Ah, certo! Tu devi essere la nuova degustatrice di vini! Caro, come ho fatto a non capirlo subito?»
Amy la guarda stranita.
«In effetti, si vede proprio che è una degustatrice di vini!» annuisce Thomas che se la ride sotto i baffi. Non l'avrebbe aiutata in alcun modo in quell'imbarazzante momento.
«No, signora. Io non lavoro per voi.»
«Caro, quando abbiamo assunto una nuova degustatrice di vini? Non rimembro nessuna assunzione. Non te ne sarai occupato tu?» continua la signora Wilkinson.
"Aiutami" mima con le labbra Amy verso Thomas. Lui sfodera uno due sorrisi più accecanti della storia dei sorrisi.
Indica se stesso e alza un sopracciglio.
Amy sbuffa e alza gli occhi al cielo.
«Signora Wilkinson, le ripeto io...» ritenta Amy.
«Madre, la signorina Amelia non è una vostra dipendente.»
«Oh, davvero?» lo guarda meravigliata la signora Wilkinson.
«È la ragazza che ho salvato!»
Si vanterà per sempre di questa cosa, Thomas non si stancherà mai di dirlo.
«Ah, ma perché non l'hai detto subito...come hai detto di chiamarti?»
«Mi chiamo A...» prova a presentarsi Amy, ma viene interrotta da Thomas.
«Il suo nome è Amelia, madre.»
«Giusto, Amelia. Dicevo: Amelia potevi dirlo subito di essere una nostra ospite! Potrai stare nella nostra villa tutto il tempo che ti sarà necessario!».
«G-grazie.» dice, infine, Amy, rinunciando ad aggiungere altro.
«È ottimo questo pesce, mia cara.» si esprime il signor Wilkinson dopo molti minuti di silenzio.
«Oh, Gertruda ha recuperato personalmente questo pesce al mercato. Le ho detto o prendi la prima scelta o...»
Amy ascolta educatamente la conversazione, rimanendo in silenzio. Eppure, Thomas le colpisce il piede con il suo.
"Cosa vuoi?" mima Amy.
«Amelia, non ti sarai mica offesa, vero?» domanda ad alta voce Thomas. Lei di rimando gli lancia un calcio sotto il tavolo.
"Shh, ti sentiranno!" mima ancora Amy, indicando con gli occhi verso la direzione dei signori Wilkinson dall'altra parte del tavolo.
«Neanche ci sentono.» continua tranquillo lui, imboccandosi con dell'altro pesce. Amy osserva i padroni di casa e vede che Thomas ha ragione. Sono talmente immersi nel loro discorso da non accorgersi di nulla intorno a loro.
«Sono abituato.» risponde Thomas a una domanda che deve aver visto nell'espressione di Amy.
Amy ritorna a mangiare, fingendo di essere a casa sua.
«Non è andata poi così male, no?» tenta ancora di attirare le attenzioni della giovane donna dai capelli ramati.
«Sì, dopotutto sì.»
Lui le sorride e a lei le sembra così naturale ricambiare il sorriso.
«Bene.» dice lui tra sé e sé. E poi ricominciano ognuno a gustarsi il proprio piatto, immersi tra i loro pensieri.

Amy cerca di prendere dalla sua stanza tutto ciò che le appartiene, ovvero due cosette contate.
Attraversa i corridoi, arriva all'atrio ampio e luminoso della villa. Poi dei passi dietro di lei la fanno voltare.
«Dove pensi di andare?» domanda Thomas, fumando una sigaretta.
«La domestica non aveva detto che non dovevi fumare in casa?»
«Parli di Gertruda? Io posso fare quello che voglio in casa mia, Amelia.»
«Okay, come dici tu. Io vado. Addio!» saluta Amy e tenta di aprire il maestoso portone bianco.
«Per pura e semplice curiosità: dove andrai a dormire questa notte?»
«Io-io ci penserò...»
Thomas si avvicina. Si è cambiato: indossa una lunga vestaglia blu scuro aperta sul petto, lasciando intravedere una pelle splendente.
Il fumo le invade le narici e la fa tossire. Lui sorride.
«E quando hai intenzione di pensarci? Sotto il freddo invernale?»
«Io...»
«Amelia, puoi restare qui.»
«Non vorrei approfittarne...»
«Te l'ha detto anche mia madre: sei la benvenuta. Abbiamo così tante stanze libere che qui ci si sente sempre soli.»
Amy e Thomas si guardano negli occhi. Lui, con lo sguardo, quasi la supplica di rimanere. Di rimanere per lui.
«Resta, Amelia.» dice ancora lui.
«Okay, ma non sarò il tuo divertimento!» mormora a denti stretti la ragazza che ritorna sui suoi passi. Si scosta da Thomas e ritorna in camera.
Thomas sorride e si accende un'altra sigaretta.
  
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