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Autore: CluClu    23/07/2015    0 recensioni
Rory viene rapito dagli Angeli Piangenti e portato in un'altra epoca, e poco dopo ad Amy accade lo stesso. Siamo nella New York del 1940. Lei si risveglia all'interno di un cimitero, ma Rory non è lì con lei. Dovrà cercarlo in una città e un tempo che non le appartengono.
[Post 7x05 di Doctor Who.]
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Amy Pond, River Song, Rory Williams
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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[Scritto da Claudia Piazza, Valentina Onufrio e Sofia Zaccaria.]

2

Amy s'incammina verso l'indicazione data dal gioielliere e scorge dei pannelli pubblicitari di una un'opera teatrale.
Una folla ben vestita e agghindata le passa a fianco, mentre una leggera musica Jazz le invade le orecchie.
Signori con grossi sigari le lanciano un'occhiata veloce, lei continua a camminare, ma più velocemente perché è preoccupata dal sorgere della notte. Arrivata a una stradina più trasandata rispetto a quel quartiere, nota l'insegna del Manhattan Brothers Hotel.
Dentro l'Hotel tutto è in legno, ogni singolo oggetto, parete, decorazione è in legno. L'interno è molto più curato ed elegante rispetto l'esterno. Si guarda un po' intorno meravigliata dall'intaglio pregiato dei quadri e dalle piccole sculture sugli scaffali. Il soffitto incastonato di legno è pieno di luci, dando la sensazione di piccole lucciole. Un ragazzo sulla trentina la squadra da dietro un bancone.
Amy si avvicina al receptionist che non le toglie gli occhi di dosso. Lui indossa una giacca blu scuro con bottoni dorati e una camicia bianca con piccole righe. Alza gli occhiali marroni con le dita, ma i suoi occhi castani non lasciano mai quelli di Amy. Porta i capelli scompigliati e la camicia è piena di pieghe.
«Buonasera! Vorrei prendere una stanza.» saluta finalmente Amy, rompendo il silenzio tra di loro.
Guardandolo meglio, si può notare una lieve peluria sul volto del ragazzo.
«Certo, è qui da sola?»
«Sì, vorrei una singola.»
Lui sorride. Educatamente, Amy ricambia il suo sorriso. Il ragazzo controlla dei fascicoli e un libro.
«Perfetto! Abbiamo libera la stanza 12A. Avrei bisogno di un suo documento.»
«Sì, ecco... Avrei un problema: non ho più nessun documento...mi hanno derubata, è stata una giornata davvero pesante, lei capisce, no? Dovrei scaricare lo stress accumulato... Non potrebbe venirmi incontro?» supplica Amy battendo più volte le palpebre e passandosi la mano tra i capelli rossi.
Lui rimane imbambolato, ma il senso del dovere lo riporta alla realtà.
«I-io non potrei...» comincia a dire il receptionist, ma è distratto da Amy che si è appoggiata al bancone e si morde le labbra. Lui rimane senza parole, si toglie gli occhiali e se li pulisce sulla camicia per smettere, almeno per qualche secondo, di guardarla.
«Non potrei, signorina...» ricomincia il ragazzo con voce più roca, «Le regole dell'Hotel sono molto ferree e i dirigenti sono poco indulgenti... Se mai dovessero scoprirlo, io sarei...»
«Non lo scopriranno! Le darò anche una mancia!» sussurra con impeto Amy avvicinando la sua mano a quella di lui.
Sbatte le palpebre un altro paio di volte e il giovane receptionist si convince. Le allunga le chiavi e si sistema gli occhiali sul setto nasale, timidamente.
«Buona permanenza!» le augura lui prima di vederla scomparire lungo le scale.
Amy arriva alla porta della sua stanza in pochi minuti.
Gira la chiave e ad aspettarla sono delle pareti color panna con ricamati dei fiori vicino al soffitto, il letto in mogano è avvolto da lenzuola a righe bianche, blu e verdi, una gran finestra è ornata da diversi vasi di fiori colorati e da una tenda bianca e rosa. Vicino al letto c'è una piccola scrivania con uno specchio e una lampada bianca. Amy osserva quegli oggetti, li sfiora con la punta delle dita. Scruta se stessa allo specchio, ma solo per qualche secondo. Si sdraia, infine, sul letto e tiene gli occhi fissi sul soffitto.
«Rory...» mormorano le sue labbra.
"Rory, dove sei finito?" invocano i suoi pensieri. Lei strizza gli occhi come se lui potesse comparire da un momento all'altro al suo fianco.
«Rory, ovunque tu sia, ovunque ti trovi, io riuscirò a vederti ancora!» prega sottovoce.
"Dove può essere? Cosa farebbe Rory in questa occasione? Cercherebbe un lavoro, un modo per impegnare il suo tempo.
Forse lavora in qualche ospedale, forse in qualche negozio.
Dove potrei trovarlo?" si domanda Amy incessantemente, finché non si addormenta sfinita.
Amy è seduta al ristorante dell'hotel per fare colazione.
Mangia uno yogurt e alcuni biscotti, una colazione leggera e veloce. Subito dopo va alla reception per chiedere delle informazioni.
«Salve. Ha dormito bene?» chiede il ragazzo di ieri dietro al bancone con forti occhiaie. Sarà stato tutta la notte a lavorare.
«Sì, grazie. Vorrei chiederle una cosa...» inizia a dire Amy.
«Certo!»
Amy esce dalla tasca una foto del matrimonio di lei e Rory.
Gliela mostra sul bancone. Lui sbarra gli occhi per qualche secondo.
«Ha mai visto quest'uomo?» chiede speranzosa Amy.
«È suo marito?»
«Sì, non so dove si trovi...»
«Non l'ho mai visto.» dice secco il ragazzo dagli occhiali spessi.
«È sicuro?»
«Sì, non posso essere più sicuro di così.» dice, e ricomincia a lavorare a dei fogli senza più degnarla di uno sguardo. Lei annuisce e ripiega la foto.
«Arrivederci.» saluta lui, congedandola immediatamente.
Amy esce dall'hotel senza nemmeno salutare.
"Da dove comincio?" pensa Amy e si dirige verso il traffico caotico della città di Manhattan.
"Dovrei comprarmi dei vestiti più adatti".
Quando, al calar del sole, si ritrova nei pressi dell'Hotel vede delle forti luci blu e rosse della polizia. Si blocca istintivamente.
«La polizia?» si domanda sottovoce.
Attraverso il vetro dell'ingresso nota che il receptionist sta conversando con alcuni agenti di polizia che scrivono su un taccuino quello che lui gli sta riferendo. Poi, il receptionist indica il portone d'ingresso. Per un secondo i loro occhi si incontrano e lei presa dal panico inizia a correre. Corre più veloce che può, non sente l'allarme della polizia seguirla, ma sa che stanno cercando lei.
"Sono qui per me! Mi ha tradito, quel cretino!" pensa Amy, senza più avere le forze di correre e formulare pensieri coerenti.
Non sa dove sta andando, gira e rigira su stradine, evitando le persone. Il cappotto nuovo e i vestiti pesanti che si è comprata quel giorno, iniziano a farla sudare.
Distrutta dalla corsa, si ferma per prendere fiato. I polmoni chiedono pietà. Si appoggia al muro e chiude gli occhi esasperata. Non si accorge nemmeno che vicino a lei c'è una persona accovacciata per terra.
«Stai bene?» domanda la voce di una bambina.
Amy salta dallo spavento e cade per terra.
«Scusa! Non volevo spaventarti!» ridacchia la bambina. Amy la osserva meglio dentro quell'oscurità. Un corpicino fragile e con le spalle ricurve è ricoperto da un cappotto logoro che non permette a Amy di vedere il volto della bambina.
«Sto bene. Tu stai bene?» chiede la ragazza dai capelli rossi. Come risposta la bambina tossisce e abbassa il cappuccio che le avvolge i capelli.
Sotto la fievole luce dei lampioni, che si sono accesi, può vedere un volto dolce costellato da lentiggini e occhi chiari. I capelli castani sono aggrovigliati e sporchi.
«Scusa.» mormora la bambina nascondendosi di nuovo il volto.
«Per cosa ti scusi?» domanda Amy che si avvicina a lei e scivola in basso lungo la parete.
«Non sono presentabile...» sussurra mortificata la bambina. Amy ride.
«Sei bellissima anche così.»
La bambina si mostra di nuovo alla luce. Il suo volto, come i suoi vestiti, sono ricoperti da uno strato di sporcizia.
E le sorride.
«Mi chiamo Charlotte.» annuncia la bambina.
«Io sono Amelia, è un gran piacere conoscerti!»
«Ti sei persa?» domanda Charlotte che, intanto, continua a tossire e a grattarsi la guancia.
«Sì...» sospira Amy.
«Non hai un posto dove dormire?»
«No. E tu?»
Charlotte le sorride mostrandole tutti i denti, o quasi perché alcuni non ci sono e altri sono molto scuri.
«Vieni con me!» urla di entusiasmo Charlotte e afferra la mano di Amy. La trascina per diverse strade fino ad arrivare in uno spiazzale pieno di gente. Alcuni fusti di metallo sono accesi e riscaldano qualche persona lì vicino.
È il quartiere dei poveri.
Ed Amy è diventata una di loro.
Una signora prende per le orecchie Charlotte.
«Dove sei stata?» urla alla bambina.
«Ero con Amelia! Tu non sei mia madre!» grida fino a liberarsi dalla presa e nascondendosi dietro altri bambini.
«E tu chi sei?» chiede brusca quella signora dai capelli ricci e scuri.
«Sono Amelia...»
«Perché sei qui?»
«Io non posso tornare in città...» sussurra rammaricata più verso se stessa che verso la signora burbera.
La donna la osserva dall'alto e in basso, il suo sguardo si addolcisce e la porta in un posto più appartato, con meno occhi e meno orecchie.
«Che cosa ti è successo, bambina mia?»
«Credo di essere ricercata dalla polizia, non posso farmi vedere per un po'...» confessa Amy.
«D'accordo, puoi stare qui con noi se vuoi.»
«Davvero?»
«Sì, puoi dormire qui. Non è molto, ma noi dobbiamo sapere accontentarci, no?» sorride la donna dai capelli ricci e le accarezza il volto amorevolmente. Amy sorride rivolta al cielo.
"Rory dove sei?" si domanda ancora e ancora Amy.
Amy divide i soldi con Charlotte, comprano delle pagnotte e delle coperte.
«Non hai più soldi?» domanda Charlotte.
«Li ho finiti...»
«Avevi detto di aver pagato l'hotel in anticipo, vero?» le chiede la signora dai capelli ricci.
«Purtroppo sì.»
«Vieni con me!» urla Charlotte sorridente.
Amy e Charlotte tentano di rubare del cibo, ma Amy non ci riesce. Ci riprovano qualche giorno dopo e questa volta riescono a recuperare del cibo per i bambini del quartiere povero.
«Tu non mangi?» le chiede Charlotte una sera.
«Voi ne avete più bisogno» dice guardando Charlotte riempirsi la bocca di cibo, soddisfatta.
I giorni passano. I giorni diventano settimane. Amy è più magra, più debole, comincia a sentirsi stanca e senza forze.
È nei pressi della città, mentre cammina in cerca di un posto dove poter rubare qualche cosa da mangiare, quando comincia a tossire forte. Tossisce, senza riuscire a smettere. Un uomo la sta fissando. Ha uno sguardo pazzo e pervertito. Amy inizia a camminare frettolosamente per allontanarsi da lui, dalla civiltà.
"Non posso farmi arrestare, non posso smettere di cercare Rory!" pensa debolmente e incoerentemente.
«Dove corri, bellezza?» si sente dire alle sue spalle.
L'uomo è più vicino del dovuto. Amy inizia a correre, ma una forte scarica di tosse le invade i polmoni e le ostruisce le vie respiratorie. Si accovaccia per terra.
"È finita" pensa sconfitta Amy.
«Brava ragazza, adesso sei mia!» le sussurra all'orecchio l'uomo dall'alito pesante e disgustoso. Amy strizza gli occhi e prega in qualcosa.
«Rory» parlano le sue labbra.
«Cosa hai detto?» chiede l'uomo che le scosta i capelli dal volto e l'annusa.
«Ha detto di lasciarla in pace!» dice una voce risoluta e un po' più giovane, diversa da quella dell'uomo viscido alle sue spalle.
«E tu chi cazzo sei?» urla sorpreso il suo aggressore, alzandosi e lasciando la presa su Amy.
«Io? Io sono l'eroe!».
Forti rumori di pugni e imprecazioni arrivano alle orecchie della ragazza.
Amy tossisce ancora, si accovaccia sul marciapiede e poi vi è soltanto il buio.
  
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