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Autore: Voglioungufo    28/07/2015    2 recensioni
SEQUEL DI "STRANE COSE QUELLE DI CUI PARLANO QUESTI INNAORATI"
Sono passati tre anni dalla fuga di Giorgia. Albus è troppo chiuso nella sua solitudine per notare i nuovi vicini mentre Lily è alle prese con una nuova e pericolosa amicizia facendo preoccupare James che ha gettato anima e corpo nel suo "lavoro" per dimenticare Dominique, in francia, e Fred, disperso da un anno.
Rose si sente inutile incapace di aggiustare la famiglia ormai spezzata, solo Scorpius riesce a capire a il suo dilemma e rincuorarla. L'unico lato positivo sembra il matrimonio tra Teddy e Victoire, peccato che la piccola Roxanne sia innamorata del metamorfusmago. Anche Luois non partecipa alla felicità della sorella troppo preso a custodire il suo segreto. Frank sembra aver abbandonato definitivamente i suoi amici
Nel frattempo il mondo sotterraneo inizia a tornare alla luce e la domanda sorge spontanea: riusciranno a difendersi dal Chaos e dal Delirium, o la storia sta per ripetersi?
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: James Sirius/Dominique, Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chaos or Delirium?'
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freddyfigo
Cap 10
Incontro.
**
12 Agosto 2022
Londra.
Harry chiuse la chiamata con la centrale e si girò a guardare Hiro. Appena scoperto le reali intenzioni dei Deliranti aveva chiamato una pattuglia da mandare immediatamente a casa sua, loro erano bloccati da quei stupidi incantesimi di restrinzione.
Aveva anche mandato un Patronus a Ron per dirgli di raggiungere anche lui in qualche modo l'abitazione. Frustato e arrabbiato si strofinò la cicatrice e lanciò un'occhiata all'agente Giapponese. Anche lui aveva contattato la sua Base, il mezzo busto fumoso di una donna usciva dalla bacchetta di Hiro il quale stava comunicando gli ultimi avvenimenti; cercò di ascoltare la conversazione senza farsi beccare.
"...Segregatela se necessario, ma non fatela uscire!" riuscì a sentire da Hiro.
La donna aveva lo sguardo sfuggente e teneva i capelli raccolti in un enorme turbante alla maniera mussulmana, Harry non seppe perché ma c'era qualcosa di inquietante in lei.
"Se lo viene a sapere sarà impossibile" rispose di rimando la donna.
"Dobbiamo proteggerla, tenetela d'occhio"
"Chi è che dovete tenere d'occhio?" una squillante voce femminile fuori campo fece ammutulire gli agenti stranieri e la donna. Corrugò la fronte cercando di capire dove avesse già sentito quella voce.
"Dobbiamo proteggerla!" ripeté in un sussurro Hiro interrompendo bruscamente la chiamata e la donna sparì in una nuvola di fumo.
"Chi è che dovete tenere d'occhio?" fece l'Auror ripetendo le parole della voce fuori campo. C'era qualcosa di importante che gli stava sfuggendo, aveva questa sensazione.
"Affari della Base" rispose velocemente e in malo modo Hiro, poi cambiò espressione e un piccolo ghigno si fece strada fra le sue labbra "Come avete intenzione di raggiungere vostro figlio?"
Il suo stomaco fece una capriola quando si rese conto che si trovavano a miglia di distanza dalla sua casa e che non avevano un mezzo abbastanza veloce per raggiungerla. Vedendolo zitto, Hiro fece una leggera risata:
"Si dice che una volta abbia cavalcato un drago per scappare dalla Gringott, signor Potter".
Annuì nervosamente chiedendosi dove volesse andare a parare.
"E' pronto a ripetere l'esperienza?"
Sia lui che Sam spalancarono la bocca. "Hiro, non vorrai chiamare..." iniziò nervosamengte il suo collega ma fu interrotto da un lungo fischio acuto che costrinse Harry a tapparsi le orecchie con le mani. Una figura nera comparve nel cielo rispondendo a quello strillo acuto e dopo aver volteggiato velocemente sopra le loro teste atterrò occupando la maggior parte della strada.
"Un drago..." sussurrò sentendosi esattamente come quando aveva visto Hogwarts per la prima volta.
Il drago in questione aveva le scaglie di un brillannte color madreperla e due occhi azzurri come il mare, le ali erano enormi ricoperte da una leggera membrana trasparente e la lunga coda terminava con degli spini irti molto simili a quelli del drago che era stato costretto ad affrontare nella prova Tre Maghi. L'animale leggendario avvicinò il muso allungato verso la mano di Hiro che gli diede qualche colpetto affettuoso sul naso.
"Signor Potter, le presento Shori".
**
Foresta di Biełowietza.
Quando Fred riaprì gli occhi si accorse che per il resto del mondo era passato solo un secondo da quando li aveva chiusi, a lui pareva un'eternità. Sbatté un paio di volte le palpebre nel tentativo di mettere a fuoco l'orribile viso di Nemesi.
"Allora, adesso ricordi?" chiese quella.
Lui avrebbe tanto voluto rispondere ma tutto quello che gli uscì dalle labbra fu un gemito e cadde seduto subito dopo sentendo che le gambe si rifiutavano di collaborare.
"Sì, immagino che debba essere uno shock" la dea gli fece aria con un ventaglio che aveva tirato fuori da non sapeva dove.
Cercò di allontarlo, non era mica una donzella in pericolo lui, doveva solo comprendere bene quello che gli era successo. Il Delirium non voleva più essere il Delirium, non aveva senso.
Anche se, pensandoci bene, in tutta quella storia c'era anche solo una cosa che aveva minimamente senso?
No. Quindi, tanto valeva addattarsi in quel mondo di matti e fare il matto pure lui.
"Ricapitoliamo" disse dopo aver preso un lungo respiro "Sono diventato così perché ho semplicemente accettao una proposta, quella di diventare il cavaliere del Chaos e del Delirium. Devo salvarle e Delirium non deve essere più il Delirium. Devo aiutare Giorgia e Melody. Devo salvarle grazie a questo potere che mi ha donato".
"Eccellente riassunto" lo lodò.
"Bene, e chi aiuta me?!" sbottò.
"Sono qui per questo, cucciolo".
"Non chiamarmi così!" sbottò "Allora, una domanda alla volta" si passò una mano sul viso, era tutto sudato nonostante facesse freddo.
"Comincia pure" Nemesi si sedette comodamente sopra un albero caduto. Fred non si prese nemmeno la briga di dirgli che le regole della riserva proibivano cose del genere, preferì prendere un lungo respiro e fare la prima domanda:
"Uno: tu hai detto che nel Tartaro si ragiona e ci si comporta come nel periodo in cui siamo più potenti sulla Terra"
"Esatto"
"Allora, perché io mi sono comportato esattamente come un bambino di cinque anni?!"
"Forse perché sei come un bimbo di cinque anni" La fissò in cagnesco mentre quella tirava fuori tazze da té, teiere e dolci dalla sua borsa creando sul momento un tavolo per il té delle cinque. Ignorò l'offesa e proseguì.
"Due: il Delirium è una sottospecie di entità primordiale, qualcosa di superiore all'uomo, perché prova i nostri stessi sentimenti? Perché mi ha fatto quella strana richiesta?"
"Tu credi in Dio?"
"....Non ci ho mai pensato veramente".
"Be', che sia quello dei Cristiani o quale altro popolo o di Aristotele è indifferente. Fatto sta che Qualcuno c'è, e quel Qualcuno è  indiscutibile. C'è, punto. E' stato lui a mettere il Chaos e poi il Delirium. Diciamo che come Dio pensa solo a sé stesso, lui non guarda verso le cose umane. E' fumoso e misterioso come Dio, non cerchiamo di difenirlo, sarebbe impossibile" Si portò una tazzina alle labbra, bevve un sorso e poi continuò "Fatto sta che ha creato il Chaos e il Delirium e quindi questo ciclo infinito. Però il Chaos e il Delirium derivano dalla stessa cosa, alla fine, sono sorelle. E provano sentimenti perché -Chaos può sostenere il contrario quanto vuole- loro sono nate da Qualcosa e per questo sono imperfette. E come tutte le cose imperfette provano sentimenti".
"Non ho un capito una singola parola" le fece presente.
"Non posso farci nulla se hai un cervello di un bimbo di cinque anni" lo rimbeccò "Comunque, Delirium è la più umana della due perché è venuta dopo e lei si occupa delle cose più umane, sente di più questo peso che si porta dietro. Lei sa che tutto è andato storto dopo la sua origine. Prima il Tartaro era un luogo perfetto, lei lo ha corrotto. E non può farci niente, non può smettere di esistere perché così è stato deciso. Ma se ci fosse solo una possibilità di far smettere questo ciclo infinito, di smettere che il Chaos e il Delirium si contappongano per l'eternità, una fioca idea di armonia, lei afferrerebbe questa possibilità"
"Questa possibilità sono io" realizzò Fred "Cosa devo fare, ucciderle entrambe?"
"Sostanzialmente, sì".
"Come si uccide qualcosa che immortale?"
"Sono sicura che riuscirai a trovare la risposta a questa domanda".
"Fantastico, non lo sai neppure tu!"
Nemesi appoggiò la tazzina a terra guardandolo con uno sguardo serpentino: "Questa è una cosa che nessuno ha mai osato fare, stiamo andando contro ciò che Naturale".
"Perché stai facendo tutto questo? Perché mi vuoi aiutare?" chiese, era una domanda che voleva fare da un sacco di tempo.
"Non posso dirtelo" cinguettò allegra chiudendo gli occhi e facendo un sorriso innocente ma che in realtà era inquietante.
Sbuffò forte, e Nemesi continuò:
"Mi è stato promesso un mondo nuovo". La fissò sbattendo le palpebre, Nemesi  fissava le tazzine a terra con un sorriso indecifrabile.
"Un giovane uomo mi ha chiesto una cosa... una cosa impossibile sotto certi aspetti, proibita sotto altri. Ma in cambio mi promesso..." Alzò gli occhi fissandolo. Fred si sentì la gola secca.
"Mi ha promesso che avrebbe distrutto e ricreato il mondo".
**
"Perché tremi? Hai freddo?" Al sussultò quando Candida non udendo una risposta lo abbracciò forse per scaldarlo. Il contatto era piacevole ma attraverso la stoffa dei suoi vestiti la sentiva fredda, fredda come un morto. I brividi non diminuirono, anzi aumentarono, si morse le labbra fino a farle sanguinare per non singhiozzare.
"Povero angioletto, ti hanno strappato le ali e non sai più come fare" era incredibile come qualcuno potesse avere la voce così morbida. Per qualche strano motivo ricordò che quando era piccolo e nevicava sua madre mandava sempre lui e Jamie a raccogliere la neve appena caduta in grandi recipienti di metallo e una volta a casa ci versavano dentro il caramello fuso. Era una cosa dolcissima che adorava ancor di più della cioccolata calda. Sentì un forte magone, voleva tornare a casa.
"Che crudele destino. Vuoi volare?"
Voglio andare a casa.
Non rispose, rimase zitto cercando di ignorare il gelo che tentava di prendere possesso del suo corpo, cercando di ignorare il profumo così buono della donna, o la stretta che sembrava sinceramente gentile, o i cadaveri che fluettavano sul suffitto e il sangue che cadeva e il suo cuore che voleva scappare via del petto, che si gettavo contro le costole così dolorosamente da fargli mancare il respiro, da sentire il corpo tremare come se fosse immerso nell'acqua gelata e la gola bloccata da...
"Perché tremi?" ripeté Candida appoggiando le labbra all'orecchio "Hai freddo?"
Le sue spalle ebbero un sussulto e le sue labbra si socchiusero lasciando passare un debole gemito che risuonò comunque nella stanza vuota. Scosse la testa.
"Pensavo lo sapessi" continuò con voce dispiaciuta "Non te lo sei sempre detto, si ferirà sempre qualcuno per vivere. E' inevitabile".
"I-io n-non v-vo-vole-vo" faceva fatica a parlare talmente tanto era scosso dai singhiozzi, ogni sillaba era pronunciata con un intonazione diversa ma comunque dolorosa.
"Oh, ma è per quello" fece sorpresa Candida lasciandolo andare e facendo un'espressione sorpresa come se si fosse dimenticata la conversazione di tre minuti fa. Fece passare un dito sulle labbra "Ovvio che non volevi, in quel momento era la tua parte irragionevole a comandare. Hai seguito l'istinto, fatto quello che una vocina interiore ti diceva di fare" Gli soffiò sul viso.
Scostò il viso piegandolo di lato.
"Albie, Albie, Albie, Albie" cantilenò il suo nome come se fosse una melodia "Una vocina fastidiosa. La senti continuamente,ti dice cosa fare, sei forse pazzo?"
Oh, quello lo era di sicuro, ci era venuto a patti tanto tempo fa. Un pazzo che sente delle voci, un pazzo con vuoti di memoria, un pazzo che ferisce le persone per non essere ferito, un pazzo che non dorme la notte, un pazzo che...
Un pazzo.
"Lo sai, quando si è tra i matti i normali sono quelli matti. Perché non vieni con noi?" Si avvicinò Candida con fare cospiratorio "Dopo sarai felice".
Cercò di scostarla ma quella gli afferrò prontamente il mento con le sue dita affusolate:
"Non sei stanco di vivere nella menzogna? Primo o poi lei lo scoprirà".
Spalancò gli occhi: "N-no-o"
Candida appoggiò la propria guancia alla sua sfiorandolo con le labbra: "Ormai è troppo tardi" e si allontanò di scatto facendolo ondeggiare.
Sbatté un paio di volte le palpebre cercando di mettere a fuoco la figura che lo guardava con gli occhi nocciola spalancati.
**
Casa Potter.
Sam desiderò con tutto sé stesso possedere una macchina fotografica solo per immortalare quel momento esilarante. Già, avete capito bene: esilarante. Per lui quella situazione lo era assolutamente; uno, perché i capelli del signor Potter non erano mai stati così spettinati, due, perché la faccia che aveva fatto il signor Weasley una volta che erano atterrati da Shori era impagabile e, tre, avrebbe potuto sfottere Hiro per i prossimi secoli senza problemi vista la reazione ottenuta davanti al piccolo Louis.
Che poi non è tanto piccolo, giudicò a disagio notando come la sua figura potesse diventare inquietante e pericolosa.
Geni Veela, una bella merda.
Una volta arrivati alla casa avevano trovato Ron ad aspettarli, la scorta doveva ancora arrivare, quindi si erano precipitati su per le scale con le bacchette sguainate. O una spada, come nel suo caso.
Ma il fatto è che si aspettavano di trovarsi davanti schiere di criminali pronti per lanciare maledizioni. In realtà, la maledione che aveva quasi beccato Hiro era stata lanciata dal biondo nipote del loro attuale capo.
"L-Louis?" Sembrò sorpreso il signor Potter mentre lanciava uno sguardo complessivo alla stanza. Lo imitò.
Sparsi per la stanza c'erano i corpi svenuti di cinque Deliranti distesi in posizioni scomposte, un tavolino era completamento rovesciato e i pezzi degli scacchi erano rovesciati per la stanza, uno specchio era abdato rotto -probabilmente nello scontro. Lanciò poi uno sguardo dietro le gambe lunghe del ragazzo, adagiato con cura stava Albus con gli occhi chiusi e un'espressione indecifrabile nel volto.
Hiro fu il primo a riprendersi dallo shok, analizzò la situazione poi chiese se stessero bene.
"Io sì" rispose neutro Louis, poi fece una smorfia "Al è svenuto, però".
"Lou..." sussurrò incredulo "Sei stato tu?"
"Sai, zio, sono uscito con la lode da Hogwarts per un buon  motivo" e fece un ghigno da degno Serpeverde. Sam dovette sopprimere una risata con un colpo di tosse.
"Oh, merda!" l'imprecazione del giapponese lo fece trasalire e lo guardò mentre con rapide falcate andava alle spalle del biondo per controllare il ragazzo svenuto. "Merda!" ripeté, o meglio ringhiò.
"Che succede?" chiese ansioso Harry avvicinandosi al figlio.
"Quei bastardi lo hanno mandato in un coma psichico!" sbottò mentre passava la bacchetta lungo tutto il corpo di Al.
"Come psichico?" domandò curioso il ragazzo, come se non fosse il cugino quello in coma.
Lo prese per una spalla puntandogli la bacchetta contro.
"Ma cos..." fece quello preso contropiede.
"Sam!" disse invece allarmato Ron.
Li ignorò: "Quando avete origliato la nostra conversazione che serie TV vista da Albus Potter ho commentato dicendo che era fantastico?"
"X-Men", rispose calmo Louis e allontanò la bacchetta dal suo viso.
"Era neccessario?" sbottò Ron.
"Sì", lo precedette Hiro alzandosi. Fissò il biondo intensamente "Cos'è successo?"
Il ragazzo si prese un secondo prima di rispondere, si scollò ogni parola dal palato in maniera controllata e calcolatrice: "Stavamo giocando a scacchi quando la luce è improvvisamente mancata. Come se fosse stata rissucchiata. Poi Albus ha gridato e un incantesimo mi ha sfiorato l'orecchio destro. Ho fatto due calcoli e grazie alla direzione degli incantesimi son riuscito a stendere tutti gli intrusi. Però non son riuscito a far tornare la luce. Quando ho lanciato un lumus lo ho trovato in questo stato nonostante io sia abbastanza sicuro che nessun incantesimo lo abbia colpito".
"Infatti non serve un incantesimo, ma un Telepate" rispose Hiro.
Ahia, ridacchiò Sam, riconosceva quello sguardo, quando il giapponese ti guardava così significava che non solo stava valutando le tue abilità, ma ti riteneva degno a servire la Base.
Peccato che non abbia un requisito estremamente fondamentale...
Requisito che lui e il giapponese avevano, ovviamente, altrimenti non avrebbero nemmeno sentito nominare la Base.
"Telepate?" la voce di Harry lo riportò alla realtà "Può essere stata la cacciatrice di Maghi Oscuri?"
"No, non può essere stata lei. Lo avrebbe ucciso direttamente" si spostò un ciuffo di capelli.
"Cosa possiamo fare?" Domandò nervosamente il Salvatore del Mondo Magico.
"Proverò a raggiungerlo"
"Puoi farlo?" domandò meravigliato il rosso.
"Non bisogno essere un telepate, basta un sano e duro allenamento"
Sam notò gli occhi chiari di Louis accendersi.
"Ci pensiamo noi, fai pure"
"Bene" guardò i presenti "Sam. Harry. Ron. Ragazzo-Ammazza-Tutti. Ci vediamo" e svenne.
**

Deglutì a vuoto un paio di volte, incredulo:
"Giorgia?"
Candida batté le mani felice: "Che bello, è arrivato anche l'oggetto della tua felicità" trillò deliziata.
"Chiudi il becco" la zittì Giorgia facendosi avanti. Al non poteva credere ai suoi occhi.
"Togliti dai piedi".
"Non posso", sospirò la ragazza pallida, lo strinse in un abbraccio possessivo portando le labbra all'altezza del collo "Lui deve stare qui con me, è mio".
"Come prego?" Giorgia strabuzzò gli occhi "Quello è il mio cavolo di ragazzo, non il tuo!"
"Vieni a prende..." non fece in tempo a finire la frase che il tornado dai capelli rossi la zittò con un bel gancio destro facendola cadere a terra.
"E tu vieni con me!" precisò afferrandolo per un braccio e tagliandogli con un incantesimo veloce le corde che lo tenevano legato, poi non gli diede nemmeno il tempo di metabolizzare la situazione che si ritrovò a correre trascinato via.
"Non riuscirete mai a fuggire da qui!" la voce di Candida rimbombò per la stanza illuminata dalla luce delle candele.
Corsero a perdifiato attraverando la finestra dalla quale era entrata Giorgia e si ritrovarono in un giardino malamente illuminato pieno di rose bianche e rosse.
Corsero ai lati, verso un porticato in marmo, i loro passi risuonavano tra le colonne. Al non seppe per quanto corsero ma quando si fermarono davanti a una porta si ritrovò ad essere senza fiato.
"In... che... razza..." sussultava Giorgia tra un respiro e l'altro "di... guai... ti... vai.... a cacciare?"
Accennò un sorriso cercando di regolare il respiro, allungò una mano afferrando la maglietta della ragazza: "Sei vera..."
Quella arrossì leggermente sulle guance: "Pensavi fossi una statua di cera?"
"Dopo tre anni tutto è possibile".
"Ti sembra il momento di rinfacciarmi la cosa?"
"Avevo immaginato il nostro incontro in un altro modo".
"Ah sì? E come?"
"Non lo so" rise "Di sicuro tu non prendevi a pugni una ragazza angelica"
Risero entrambi abbandonati lungo il muro. Ad Al non importò più di ritrovarsi dentro un incubo, anche l'inferno sarebbe andato bene se insieme a lui c'era Giorgia che rideva. Andava bene ovunque, con lei. Con lei, doveva stare con lei.
Si abbassò all'altezza del suo viso fermandosi a pochi centimetri dalle sue labbra: "Sono diventato più alto di te" gongolò.
"Cretino" lo allontanò "Sai, al momento non ho tanta voglia di baciarti" lo seccò.
Gli si ritorsero le viscere, la presenza della ragazza gli aveva fatto dimenticare della brutta esperienza, della conversazione e di quel brutto ricordo. Serrò le labbra, cercando un modo per scusarsi -in fondo era quello che faceva sempre- ma fu Giorgia stessa a precederlo.
"Non devi dirmi niente, ho già parlato con lui" e non specificò chi fosse quel lui. Però preferì non chiedere spiegazione, aveva ancora paura che potesse dissolversi davanti ai suoi occhi come fumo.
"Dobbiamo andarcene da qui"
"Hai qualche idea?"
"No, non possiamo usare la strada da dove sono arrivata io"
Corrugò la fronte, si stava finalmente decidendo di chiederle dove fosse finita in quei tre anni quando il pezzo di muro di fianco a loro esplose in una nuvola di polvere e sassi. Dal fumo uscì la magra figura di un ragazzo.
Sent' Giorgia trattenere il respiro. Il ragazzo aveva i capelli neri sporchi di polvere, gli occhi scuri a mandorla e i tipici tratti orientali e teneva tesa davanti a se un lungo spadone dalla lama larga di un vivido blu elettrico.
I tre rimasero a guardarsi sorpresi per un secondo prima che Giorgia e il nuovo venuto sbottassero in coro:
"E tu cosa diavolo ci fai qui?"


V's corner.
Ok, aggiornamento in ritardo ma dovrete sopportare perché sto partecipando a un concorso e quella storia ha la priorità. Ma non vi abbandono, tranquilli *cuori*
Non sono molto convinta dell'entrata in scena di Shori, il drago, e della ragazza con il turbante; sto scoprendo troppe carte. Non va beneeee. Però mi sembrava il minimo visto la mia lentezza nell'aggiornare.
C'è ancora qualcuno o siete spariti tutti? Susu, fatevi sentire! Tirate le vostre somme, fate le vostre supposizioni
   
 
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