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Autore: StClaire    29/07/2015    4 recensioni
Maisie è la classica ragazza di diciassette anni. La sua vita si divide tra scuola e amiche, compiti e feste, famiglia e compagni e il ragazzo dei suoi sogni. La sua vita scorre tranquilla come al solito fino a che non le viene imposto di lasciare la sua camera per ospitare la prima figlia del compagno della madre, che ha le fattezze di un bellissimo ragazzo. Maisie, dopo una bugia di troppo, si ritroverà a chiedere ad Alexis "Alex" di tenerle il gioco e farle da fidanzato.
Da quel momento, tra disguidi, baci e ambigue relazioni, inizia per Maisie un'avventura che le scombussolerà più di quanto lei avrebbe mai potuto sospettare.
Dal testo:
«Devo chiederti scusa!», urlò Maisie improvvisamente.
Lei si girò «Scusa per cosa?», chiese Alexis curiosa, fermandosi sul vialetto di casa.
«Anch’io quando ci siamo scontrate all’aeroporto ti ho scambiato per un ragazzo!» disse Maisie tutto in un fiato.
«L’avevo capito», sorrise, e le fossette spuntarono insieme al sorriso, «Beh, almeno ti piacevo?»
La domanda spiazzò Maisie, ma la risposta usci da sola.
«Si!», forse lo disse con troppo entusiasmo, perché lei rise.
«Questo è l’importante», disse avviandosi verso casa.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Capitolo 2

- Help -
 

Quand'è che abbiamo iniziato a parlare?


- Maisie, puoi palesemente dimenticarti di quel concerto! Non esiste, non ti ci mando! Sei troppo piccola perché tu stia un fine settimana fuori, in mezzo a chissà quali droghe e drogati! -
- Mamma! Ma ho diciassette anni! E poi non ci andrò mica da sola! Starò con Mia e Jody! Io voglio andarci, devo andarci! -
- NO! Tu credi che la tua presenza sia indispensabile, ma credimi, non lo è! E comunque hai solo diciassette anni - sbottò Cate, la madre di Maisie.
Cate era la tipica donna che non si arrabbiava mai, ma quando succedeva, non c’erano santi. Quell’amorevole conversazione fu interrotta dall’arrivo di Paddy e Alexis che trasportavano degli scatoloni enormi.
- Ehilà! - salutò Paddy - Maisie, ci dai una mano? - chiese ancora con il sorriso sulle labbra.
- Mmmmh - annuì Maisie, dirigendosi fuori, verso la macchina di Paddy, dove c’era Alexis intenta a scaricare altra roba.
- Ciao Alexis… -
Un’occhiata fu tutto quello che ricevette per risposta.
Maisie s’imbarazzava quando era con lei. Il pensiero di averla scambiata per un uomo le frullava per la testa ogni volta che la guardava. Aveva notato che guardandola bene era chiaro che fosse una donna. I suoi occhi erano grandi, ma un po’ a mandorla, scuri. Forse ad alimentare quel disguido era che non indossava un filo di trucco, o il modo di vestire.
- Mi aiuti? - chiese improvvisamente Alexis, sventolandole una mano davanti agli occhi.
Maisie sussultò. Come sempre si era imballata in sua presenza. Non sapeva perché, ma Alexis aveva su di lei una certa influenza. La metteva in soggezione. Forse era semplicemente perché la conosceva poco.
- S-si… - balbettò prendendo degli scatoloni che si trovavano ai suoi piedi - Che cos’è questa roba? - domandò facendosi coraggio.
- Luci per la fotografia - rispose semplicemente lei avviandosi verso l’ingresso.
S’inoltrarono dentro casa, ma nello stesso attimo in cui Maisie appoggiò il suo piede sul pavimento, la madre si materializzò dinanzi a lei.
- È inutile che mi fai chiamare dall’intero branco delle tue amiche! Non ti ci mando a quel concerto! - sbraitò.
Maisie la guardò sconcertata con ancora le luci fotografiche di Alexis in mano. Mentre lei, Aelexis, ignorò del tutto la sparata della madre e continuò a salire le scale dirigendosi in camera sua.
- Non so di cosa tu stia parlando! - mentì Maisie. In realtà sapeva benissimo che Mia, alla quale i genitori avrebbero accordato sicuramente il permesso di andare, avrebbe chiamato per convincere la signora Cate.
Cate si limitò a guardarla furiosa. Odiava che la sua posizione di matriarca fosse incrinata.
- Che succede? - chiese flebilmente Paddy spostando lo sguardo tra le due donne.
- Questa scellerata vorrebbe andare a un festival lontano tre ore da casa! Un intero fine settimana, da sola! - sbraitò scuotendo la testa.
Maisie sbuffando appoggiò le luci fotografiche di Alexis per terra.
- Mamma era solo un’idea - sbottò - Hai detto no, e io non ho replicato. Puoi anche dimenticare questa storia! - si sentiva trattata come una stupida bambina e questo le dispiaceva!
Alexis nel frattempo era scesa di nuovo dal secondo piano.
- Stavate parlando dell’EMF? - chiese abbassandosi per controllare il materiale che Maisie aveva poggiato a terra.
Maisie fece cenno di sì con la testa incrociando le braccia.
- Io ci vado - disse - Vado come fotografa “ufficiale” - disse mimando le virgolette con le mani - Se vuoi venire, mi puoi fare da assistente - finì la frase salendo le scale.
Maisie arrossii all’istante. Perché tutta quella generosità? Era un mese che vivevano insieme, ma avevano parlato pochissimo.
Cate sembrò calmarsi, le piaceva tanto Alexis, e così ritornò in cucina.
Paddy  appoggiò una mano sulla spalla di Maisie e aggiunse - Vedrai, che se vai con Alex, tua madre ti lascerà andare. Cercherò di mettere una buona parola - disse facendole l’occhiolino.
Maisie sorrise. Magari era la volta buona!
 
*
 
Durante la cena, Maisie aveva beccato Alexis a guardarla, ma solo per un momento. Brevissimo. Alexis le aveva sorriso appena e poi era tornata al suo cellulare. Maisie le avevo risposto, ma nello stesso momento Alexis aveva distolto lo sguardo, e Maisie aveva sentito le guance accaldarsi un po’.
Poi Alexis si era alzata, aveva salutato tutti ed era uscita. “Chissà se doveva vedersi con la mora dell’altra volta. Forse era una compagna di corso.” Si ritrovò a pensare Maisie.
Alla fine la madre, sotto insistenza di Paddy, aveva acconsentito a lasciarla andare all’EMF. Ma a condizione che avrebbe aiutato veramente Alexis e che non le avrebbe creato problemi. Lei aveva, ovviamente, accettato. Rimaneva solo da ringraziare Alexis per quell’opportunità. Il suo dubbio era sul come avrebbe mai potuto aiutarla. Di fotografia non conosceva nulla.
Salita in camera, inviò un messaggio a Mia e Jody, le sue amiche, e non dovette attendere molto per una loro risposta.
Quella sera andò a dormire con il sorriso sulle labbra e un quesito in testa. Come mai Alexis le aveva fatto quella proposta?  Nel dubbio, era comunque felice.
*

La notte si svegliò di colpo. Quel giorno aveva bevuto tantissimo. Aveva letto che bere due litri di acqua al giorno faceva benissimo. Ma a quanto pare ti portava a far pipì ogni venticinque minuti.
Si alzò dal letto, cercando di non fare il minimo rumore per non svegliare Alice, e uscì dalla camera dirigendosi verso il bagno. Decise di andare a fare un altro sorso d’acqua, così scese al piano di sotto. Arrivata al salone, dovette trattenere un grido di spavento.
Alexis era seduta scompostamente sul divano, completamente al buio, se non per la flebile luce proveniente dallo schermo del cellulare, che le illuminava i lineamenti in modo inquietante.
- Scusa se ti ho spaventata - disse alzandosi e mettendosi a sedere composta. Aveva abbandonato le sue scarpe da skate ai piedi del divano. Avevo i capelli sciolti e portati all’indietro. Le arrivavano giusto sotto le orecchie.
Maisie accennò un sorriso, ma in quel buio sarebbe stato difficile vederlo. Così sussurrò un “niente..”
- Ti ho svegliata io? - chiese Alexis passandosi una mano fra i capelli. Con quel gesto Maisie notò che aveva un altro tatuaggio all’altezza del bicipite destro. Chissà quanti ne aveva.
- No - rispose - Ero scesa perché avevo sete - disse avanzando di qualche passo - Vuoi qualcosa? - le chiese passando l’arco che collegava il salone alla cucina.
- Si, un po’ d’acqua grazie. Stasera ho fumato troppo - rispose Alexis schiarendosi la gola.
Andò alla dispensa e prese due bicchieri. A casa aveva uno di quei frigo che ti dispensano l’acqua direttamente dalla porta. Maisie trovava la temperatura dell’acqua sempre molto gradevole.
Riempì i bicchieri e tornò in salone. Alexis si spostò sul divano in modo che potesse sedersi anche lei, che accettò silenziosamente l’invito, ma si sedette il più possibile vicino al braccio del divano. Si sentiva ancora imbarazzata.
- Non sapevo fumassi - disse, per spezzare quel silenzio che le iniziava a pesare.
Lei fece un lungo sorso d’acqua.
- In effetti di solito non fumo molto, ma quando sono circondata da persone che fumano mi sale la voglia - le disse rivolgendole una lunga occhiata.
Maisie annuì imbarazzata. Le sembrava che avesse indugiato lo sguardo sulle sue gambe, lasciate scoperte dal pantaloncino. Ma era buio, probabilmente se lo era solo immaginato.
- Ah, a proposito! Volevo ringraziarti per prima. Con mia madre, per quella proposta. - sclamò ad un tratto Maisie.
Alexis scrollò le spalle.
- Beh, ho bisogno realmente di un’assistente. E poi mi è piaciuta la tua risposta. -
- La mia risposta? -
- Quando hai detto che era ok, che avevi accettato il suo giudizio. Una normale adolescente avrebbe dato di matto, urlando che sua madre era lì solo per rovinare la sua vita e tutte quelle cose lì. Tu sei stata molto matura. Nonostante so che volevi andarci veramente a quel concerto. Poi mi hai dovuto anche lasciare la camera. Prendilo come un ringraziamento da parte mia -
Maisie le sorrise. Questa volta il sorriso le uscì più naturale. Meno imbarazzato. Non avevano mai parlato così, di solito c’eravamo limitate a cose come ciao, tutto bene, buongiorno e buonanotte.
Forse era il buio che l’aiutava a essere meno timida, chissà.
- Ah, ma per te venerdì è un problema uscire prima da scuola? Nel contratto ho accettato di scattare anche per il backstage, quindi venerdì dovremmo partire prima. Verso le 11.00, tanto con la macchina ci vuole un’ora scarsa -
- Non sapevo andassimo con la macchina! - esclamò Maisie.
- Beh, io ho tutta l’attrezzatura da portare, per non parlare della tenda. Ho bisogno di più spazio -
- Beh, per me non è un problema. Devo solo avvisare le mie amiche. Noi avevamo pensato di andare insieme in treno. Sai, nessuno di noi guida - si grattò la testa con imbarazzo. Si sentiva improvvisamente piccola.
- Se avessi avuto posto in macchina sarebbero potute venire con noi, ma i sedili di dietro saranno pieni. Mi dispiace - rispose, in modo molto gentile.
- Oh figurati, capiranno! -
- Ma queste tue amiche sono quelle che erano con te l’altra volta, fuori scuola tua? - chiese incuriosita.
Maisie fece cenno di sì, iniziando ad avvertire il senso di pericolo.
- Mi guardavano in modo strano -
Maisie avvampò. Ovviamente dopo quella piccola omissione sulla sua conoscenza con Alexis e sul suo vero sesso aveva cercato di non tornare più sull’argomento, ma loro  avevano provato a spillarle più e più informazioni.
- Ah-ah-ah - cercò di ridere e sembrare il più naturale possibile. Ma dall’espressione interrogativa di Alexis, non credeva di esserci riuscita.
- Scusa se quel giorno ti ho appena salutato, ma ti ho riconosciuto all’ultimo - disse.
- Figurati - rispose lei, felice di poter cambiare discorso - Ma volevo chiederti una cosa -
Alexis le fece cenno di continuare.
- Io spero di aiutarti veramente per il festival, ma di fotografia non conosco niente! Non vorrei esserti di peso! - disse tutto in un fiato.
Lei sorrise, almeno credeva. L’unica fonte di luce era la luna. E in quel punto della stanza non ne arrivava molta.
- Non preoccuparti, ti assegnerò tutti compiti semplici - esclamò ridendo Alexis.
Continuarono a parlare del più e del meno, della scuola per Maisie e dell’Accademia per Alexis, sembravano tranquillizzarsi sempre di più e poi, vista l’ora, decisero di andare a dormire.
- Comunque mi farò firmare un permesso da mia madre, per uscire prima - disse Maisie alzandosi dal divano.
- Ok, va benissimo -
Salirono le scale e si divisero. Maisie si fermò prima, in camera di Alice. Si augurarono la buona notte e lei tornò in camera a dormire con il sorriso sulle labbra e niente domande in testa.
 
*
 
- Che significa che non vieni con noi? Tua madre non ti aveva concesso il permesso di venire? - la voce di Mia quella mattina era particolarmente fastidiosa. La notte precedente, aveva passato la notte a parlare con Alexis, lasciando pochissimo tempo al sonno.
- Non è che non vengo, è che partendo prima vado con la macchina! -
- La macchina di chi, scusa? - insisté Mia.
Jody improvvisamente emise un urlo - Non dirmi che vai con quel tipo dell’altra volta! -
Maisie la guardò con gli occhi sgranati. Ormai era fissata!
- C-cosa? - balbettò, nel vano tentativo di acquisire tempo.
- Su, ammettilo. Anzi e soprattutto spiegaci come TU hai trovato un tipo del genere! Dove l’hai pescato? Come hai fatto? - chiese Jody in preda all’isteria mantenendo le mani sui fianchi.
Si sentì offesa dalle parole delle sue amiche. Per loro era impensabile che lei, la piccola e anonima Maisie, avesse potuto attirare un ragazzo. Ok che Alexis era una ragazza, ma ricordava in tutto e per tutto un ragazzo. I lineamenti, il modo di parlare, i tatuaggi, i vestiti. Jody era abituata ad attirare i ragazzi, spesso con mezzi poco ortodossi come mini-mini-mini gonne e top scollatissimi. Le piaceva essere guardata. E spesso ci riusciva, quindi per lei era un affronto che Maisie frequentasse un ragazzo che era palesemente più grande e che lei non aveva mai visto.
- L’ho conosciuto per caso - farfugliò.
- Che significa per caso? Come e dove l’hai conosciuto! - chiese Mia alzando la voce.
Iniziava a essere insopportabile.
- L’ho conosciuto in libreria! -sbottò inventando al momento - Ci siamo incontrati più volte lì! - Le sembrò una stupidata, ma non voleva dare la soddisfazione della certezza che lei mai sarebbe stata capace di attrarre un ragazzo. Che poi era vero, vista la sua piattissima vita sentimentale.
- E che fa? Come si chiama? Quanti anni ha? - chiesero in coro le due amiche.
Maisie le guardò con aria di sfida.
- Si chiama Alex, ha ventidue anni ed è un fotografo professionista! - sbottò - E se non vi basta, è stato lui a chiedermi di andare al concerto con lui! Dopo che ci siamo incontrati qui a scuola! -
Era insopportabile. La situazione, le sue amiche, la pressione per avere un ragazzo. Dove stava scritto che dovevi avere per forza un ragazzo per essere in pace con il mondo?
Era forse colpa sua se non aveva mai conosciuto un tipo che l’attraesse? Connor, a parte ovviamente. Ma lui era un altro discorso. Lui era irraggiungibile, lui era il “tipo più figo della scuola”. Che speranze avrebbe mai avuto lei con lui? Anzi, all’inizio neanche lo aveva notato. Ma poi, gridolino una volta, risatina un’altra, anche Maisie l’aveva iniziato a guardare con occhi diversi. E da lì era stata la fine.
E comunque, qualunque ragazza sarebbe capace di attrarre qualsiasi ragazzo aprendo semplicemente le gambe!
Jody e Mia accusarono il colpo.
- E tua madre non dice niente? - serpeggiò Mia.
Maisie scosse la testa.
- Ovviamente sa che vengo con voi - disse dando un tono sicuro alla sua voce. Certo.
La giornata passò come le altre, noiosa e lenta. Ma almeno era condito dal gusto della vittoria in confronto a quelle due sceme.
Il problema sarebbe stato poi una volta al festival. Quant’era vero che le bugie hanno le gambe corte…
- Maisie e dimmi una cosa - Maisie le fece cenno di continuare, pur continuando lei stessa a posare le sue cose nella cartella - E Connor? -
Alzò la testa di scatto e poi cercò di riottenere il controllo di se stessa.
- Cosa c’entra Connor adesso? - chiese con nonchalance.
- Beh, credevamo ti piacesse, davvero tanto, da come ci hai riempito la testa in questi quattro anni -
- Beh, rimane sempre un bellissimo ragazzo - “oh, eccome”! - Ma non saprei, Alex ha qualcosa in più! - disse chiudendo con un colpo secco la cartella - Ora scappo a casa, ci sentiamo! -
Sentiva il bisogno di allontanarsi il più in fretta possibile da quelle due. Buttò uno sguardo all’indietro e ovviamente notò che si erano avvicinate a Connor e il suo gruppo. Stronze.
 
*
 
Il fatidico venerdì era finalmente arrivato. Non aveva chiuso occhio nelle nottate precedenti.
L’ansia era troppa. Come avrebbe spiegato ad Alexis le cose, una volta che al festival si sarebbero presentate quelle due megere a riempirla di domande e a trattarla come se fosse un ragazzo? Avrebbe fatto una figura pazzesca. Aveva quasi pensato di simulare un malanno, ma sarebbe stato inutile, prima o poi Alexis sarebbe tornata a casa e sicuramente in cerca di spiegazioni. Tante spiegazioni.
Era una bella giornata, e per essere ottobre le giornate erano ancora calde. Ormai era vero, le stagioni erano veramente impazzite.
Mancava solo poco più di mezz’oretta all’arrivo di Alex, e l’ansia iniziava a salire. Mia, Jody e gli altri, sì, perché quelle due stronze alla fine avevano invitato anche Connor e i suoi amici, sarebbero partiti quello stesso pomeriggio in treno. Maisie iniziava a sentire le sue Dr Martens impressionatamene pesanti. O forse erano le calze al ginocchio. O forse ancora, e molto più probabilmente, era l’ansia.
Quando la lezione finì scattò in piedi e consegnò al professore il permesso, lui registrò tutto sul diario di classe e le diede la sua benedizione a lasciare l’aula e la scuola.
- Ragazze, ci vediamo stasera allora? - chiese in tono estremamente gentile. Meglio preparare il terreno per il perdono che avrei dovuto implorare da lì a poche ore.
Loro annuirono.
- Arriveremo io, Mia, Connor, Jack e Andrew verso le 20.00 - disse Jody masticando il suo chewingum. Diceva che la faceva sentire sexy.
Maisie annuì.
- Hey Maisie, tu come mai parti già adesso? - chiese Connor.
Maisie perse per un attimo il contatto con la realtà. Non era da lui rivolgerle la parola. In quattro anni non avevano mai parlato. Veramente mai!
- Perché Maisie ci va col fidanzato! - squittì Mia - Che essendo più grande non ha tempo da perdere con noi giusto? - disse in modo quasi infantile. Maisie poteva annusare da miglia di distanza la sua gelosia.
- Partiamo adesso perché lui è il fotografo ufficiale dell’evento - disse con tono di voce tagliente.
- Ah, allora a stasera - disse Connor.
Maisie annuì e lanciò un ultimo saluto generale.
Help.

 

Ciao a tutt*
Mi fa molto piacere che la storia vi intrighi, sono iper-felice! È un tipo di storia completamente nuova, rispetto a ciò che ho già scritto, ed è quindi per me una vera sfida! 
Ringrazio tutti, chi ha letto, recensito, seguito, ricordato e preferito!
Grazie mille!
E per ringraziarvi, vi lascio un piccolo spoiler :)

- S-scusami - disse asciugandosi gli occhi e cercando di darsi un contegno - Scusami se rido, ma è una storia troppo assurda! -
- Ma è vera! - ribattè Maisie. 
- Questo l’ho capito - disse sorridendo - Non volevo offenderti! -
- No! Io non volevo offenderti! -
- Offendere me? - chiese Alexis con fare interrogativo. Era seria? La guardai.
- Beh, ti ho appena dato dell’uomo. Ogni ragazza si offenderebbe per una cosa del genere! -
- No, forse una ragazzina che fa dell’aspetto fisico tutto, si offenderebbe - disse improvvisamente seria - io ormai ho ventidue anni. A cose come queste non do peso. Sono sempre stata definita come dire, androgina - si fermò e poi riprese - L’ho sempre usata come una sorta di difesa - abbassò lo sguardo per un attimo - Anzi è anche divertente! Devi vedere le facce delle ragazze che ci provano con me quando poi scoprono che in realtà sono una donna! - disse riprendendo a ridere - Ora come hai intenzione di proseguire? - mi chiese ancora con il sorriso sulle labbra.
Non avevo idea. 



 
  
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