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Autore: giulji    30/07/2015    1 recensioni
*Storia corretta e rivisitata nei primi capitoli, in modo tale che adesso, anche a coloro che non hanno letto la saga di Hunger Games, risulti una lettura comprensibile*
Questa fanfiction, ambientata in un survivial game, avrà come protagonisti la maggior parte dei personaggi presi dalla saga dello zio Rick, ricollocati sotto forma di tributi/sacrifici.
Il tutto averrà attraverso più punti di vista (POV).
Chi sarà il vincitore finale ? Chi morirà durante i giochi ?
In che circostanze ? Quali saranno le alleanze ?
Dal testo :
"... Nonostante la sua enorme voglia di lasciarsi cadere tra le braccia di Morfeo, affogando in un sonno privo di memorie, che lo avrebbe momentaneamente esonerato dalle tenebre che gli offuscavano perennemente il cuore, Nico non era invece riuscito ad addormentarsi nemmeno per un ora di seguito e le occhiaia violacee che gli contornavano lo sguardo già corrucciato ne costituivano una prova.
Sapeva che quella mattinata, non rappresentava infatti, l'inizio di un giorno comune, bensì quella maledetta giornata portava con se la consapevolezza che di li a poche ore ci sarebbe stata la fatidica mietitura per il distretto 13 dello stato di Panem..."
Genere: Azione, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Hazel Levesque, Leo Valdez, Nico di Angelo, Percy/Annabeth, Talia Grace
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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PIPER

Piper era chiusa nel freddo bagno del retro quinta da ormai più di un ora.

Stava inginocchiata sconsolatamente sul terreno, in una posizione alquanto scomoda, tanto che la schiena cominciava a farle male, ed il gelido contatto con le piastrelle del pavimento le dava la pelle d'oca.

Stava piangendo sommessamente, soffocando i singhiozzi di dolore che le fuoriuscivano dal cuore ormai perforato, le lacrime che erano scivolate al suolo stavano diventando talmente tante che si era cerata una piccola pozzanghera d'acqua salata vicino alle sue ginocchia.

Aveva la vista appannata per via del capogiro, ma riusciva ancora a riconoscere le varie cartacce e le varie boccette di crema che erano riversate disordinatamente a pochi centimetri da lei, pensò che probabilmente la ragazza che era entrata in quel luogo prima di lei aveva dato una ripassata al suo trucco, ma non aveva provveduto neppure a buttare i contenitori vuoti all'interno del cestino che si trovava dietro la porta dell'ingresso.

Non c'era da sorprendersi dato che aveva appreso quanto a Capitol City nessuno avesse un minimo di rispetto dell'ambiente, ne un minimo di riguardo nei confronti dell'inquinamento, eppure quell'atteggiamento pigro e viziato Piper non riusciva più a digerirlo, le faceva automaticamente ribollire il sangue nelle tempie.

Francamente non ne poteva più di stare a contatto con degli individui superficiali e menefreghisti come quelli che fin ora le si erano palesati ripetutamente.

Il desiderio che spingeva pressantemente il suo animo, era semplicemente quello di annullare tutta quell'orrida situazione in cui era finita con un battito di mani. La speranza di riuscire di fuggire dalla capitale e dall'arena, semplicemente tornando a vivere la sua vita di sempre, che per quanto non fosse eccezionale, per lei era perfetta.

Oramai però questa possibilità era troppo fantasiosa e remota, se davvero avesse anche solo provato ad opporsi sarebbero intervenuti i Pacificatori, e se nonostante questo ce l'avesse fatta comunque, loro per “punizione” avrebbero perito su tutte le persone che a lei erano care, e lei non era quel genere di persona cotanto egoista, e non avrebbe mai permesso una cosa simile.

Era però anche vero che non si sarebbe mai pentita della sua scelta, non si sarebbe pentita di essere andata come volontaria, ma era comunque inorridita e timorosa.

Vari ricordi di quella decisiva giornata nel quale era stata celebrata la mietitura le affollarono la mente, lasciandola interdetta.

Per quanto provasse a dimenticare quello che era accaduto il suo cervello non le dava tregua e continuava arrogantemente a farglielo presente, esponendola ripetutamente ad un dolore atroce.

Per quello stupido gioco mortale, inizialmente avevano estratto dalla boccia di vetro il nome di una delle persone più importanti della sua vita, ossia quello di sua sorella Reyna.

In realtà tra di loro non c'era un vero e proprio legame di sangue o parentela, ma d'altronde le due erano talmente unite che se ci fosse stato non avrebbe fornito nessun tipo di differenza per il loro rapporto.

Reyna era una ragazza del primo distretto che aveva sedici anni, proprio come Piper, ma a differenza sua ne dimostrava molti di più per via della corporatura imponente e muscolosa, e per il suo modo di esprimersi serio ed autoritario.

Nonostante la sua resistenza ed il suo temperamento ferreo, Piper dubitava molto del fatto che nell'arena lei avesse avuto una qualche possibilità di vincere.

Ciò che la portava ad abbandonarsi a questa particolare riflessione erano le esperienze e gli spettri del passato che aveva compreso su quest'ultima ragazza, che sicuramente, per quanto Reyna insistesse a non ammetterlo, ne avevano plagiato per sempre il carattere inducendola ad auto imporsi dei limiti sulle sue azioni in particolari in determinate circostanze.

Indubbiamente però, se non fosse stato per quest'ultimo particolare, era chiaro fin da quand'erano ambedue piccole che Reyna tra le due fosse una persona molto più forte.

La prima volta che Piper l'aveva incontrata, era stato durante una delle solite gite da fuori legge che la bambina affrontava, avventurandosi curiosa tra la secca vegetazione dei boschi del suo distretto, luoghi totalmente liberi ed isolati da qualunque tipo di individuo che non fosse un animale a quattro zampe, in cui non era presente neppure nessun tipo di abitazione, eccezion fatta per una piccola casetta di legno, estremamente vecchia, che giaceva abbandonata a se stessa, sulle rive di un laghetto.

Mentre giaceva su un alto albero di pino e si godeva lo spettacolare panorama naturale che la circondava, la bambina avvistò il magro corpo di Reyna.

Era sdraiata scompostamente tra dei cespugli, semi nascosta dalle ampie foglie e dai fiori profumati, visibilmente priva di sensi, e ricoperta paurosamente da lividi colorati, immortalando nella mente di Piper un immagine contraddittoria e grottesca, per un attimo temette di aver trovato il cadavere senza vita, magari vittima di un qualche psicopatico.

Aveva provveduto subito ad accertarsene, anche se terribilmente spaventata di aver ragione, e fortunatamente riuscì a notare il flebile respiro che emettevano i suoi polmoni stanchi, a conferma del fatto che quella ragazza fosse ancora in vita.

Molto panicata dalla stranezza di quella situazione, aveva optato per trasportarla fino alla desolata casa al lago che si trovava a pochi metri di distanza da quella postazione, con la speranza di riuscire a farla rinvenire.

Per quanto deperito potesse esser quel corpo senza coscienza, trasportarlo non fu un impresa propriamente facile per la piccola Piper, che all'epoca aveva solo 9 anni, perciò la possibilità di trasportarla fino al distretto sarebbe stata impossibile.

Magari quella ragazza stessa sarebbe stata più al sicuro isolata dalla gente, magari esisteva realmente un fuori di testa che l'aveva ridotta in quel modo, e la compagna non voleva rischiare di esporla al pericolo.

In più compiendo un azione del genere si sarebbe senza dubbio fatta notare dai Pacificatori, che l'avrebbero sottoposta a delle terribili fustigazioni per via della “terribile” infrazione delle regole che aveva commesso allontanandosi dal confine, e lei avrebbe decisamente preferito evitare.

Aveva provveduto a medicarla lei stessa, per quanto potesse riuscirci, rifugiandosi continuamente nella piccola abitazioni di legno, portandole di tanto in tanto delle medicine, del cibo e dei vestiti, che si procurava rubando in casa propria.

Piper in altre situazioni non avrebbe mai mentito a suo padre se non fosse stato, come in quel caso, strettamente necessario e tanto più, non avrebbe mai rubato.

Quella volta, però, sapeva perfettamente che se i genitori avesse scoperto cosa stava tramando, giorno dopo giorno, e sopratutto dove si stava dirigendo quando li avvertiva che sarebbe stata un po' in giro a giocare, sicuramente le avrebbero proibito di uscire di casa per tutta la sua infanzia e potenzialmente adolescenza, e lei non poteva lasciare Reyna a cavarsela da sola durante quel frangente critico.

Continuò meticolosamente nel suo salvataggio improvvisato, che con lo scorrere del tempo cominciò a dare i suoi frutti.

Infatti, la misteriosa ragazzina si svegliò dopo qualche giorno, chiudendosi fin da subito in un mutismo selettivo.

In seguito le ci volle molto temo per riprendersi psicologicamente, inizialmente, era terrorizzata da tutto, dalle ombre, dal suo riflesso, dal vento, e da Piper stessa che faticava immensamente per riuscire a starle vicino a lei senza farla scappare.

Con il passare di diversi mesi, Reyna si lasciò man mano andare, abituandosi alla presenza di quella strana ragazza che portava sempre delle piume colorate in mezzo ai capelli, cominciando lentamente a riprendersi dallo shock.

Ad un certo punto riprese addirittura a parlare con la ragazza, cimentandosi inizialmente nello spiccicare qualche parola o frase sconnessa, fino all'arrivare alla composizione di interi discorsi e dialoghi.

Finché finalmente, una sera di qualche mese più tardi, la ragazza scoppiò in un pianto disperato, cancellando per qualche istante quell'espressione dura e fredda che l'aveva caratterizzata fino a quel momento, terminando quel dovuto sfogo con il racconto di una gran parte della sua vita passata.

Aprì il monologo con un affermazione sorprendente, quella bambina, non veniva dallo stesso distretto di Piper, bensì dal due.

L'unico motivo per il quale momentaneamente si trovava in quel luogo, derivava dal fatto che un giorno non molto lontano aveva deciso di scappare di casa, costretta da delle circostanze a dir poco spaventose.

Reyna quando abitava ancora nel secondo distretto, si trovava in una situazione di povertà estrema. Viveva da sola con il padre che era un uomo violento, un inguaribile alcolista che di tanto in tanto la picchiava per via della frustrazione che celava nel suo animo, e che con il trascorrere del tempo stava notevolmente peggiorando, arrivando a sfiorare la pazzia.

Sua madre e sua sorella, non riuscendo a sopportare la presenza di quell'uomo abominevole, erano scappate di casa, lasciando però, la piccola ragazza ad affrontare quel ripido destino in solitudine.

Lei si rendeva conto di esser stanca di provare tutta quella paura lancinante per via delle azioni compiute dall'unico parente che le rimaneva, era stufa di esser costretta a rimanere con delle ferite aperte nelle braccia per giorni, senza potersi lamentare o guarire, spesso doveva restare nascosta sotto il letto, senza poter neppure mangiare od andare in bagno, per intere giornate, per paura di attacchi nervosi improvvisi.

Un giorno, accecata da tutti quei sentimenti di panico e repressione che ormai le divoravano lo spirito, compì un atto avventato di cui si pentì amaramente, e che non riuscì mai a perdonarsi, uccise suo padre.

Ovviamente la sua non era reazione non aveva mai avuto come obbiettivo il fine di ottenere un risultato estremista simile a quello, semplicemente perse il controllo della situazione.

Aveva solo 9 anni, ed anche volendo non avrebbe mai potuto ammazzare intenzionalmente un adulto, tanto meno se era della stazza di quell'uomo.

Si limitò, accecata dalla rabbia, a spingerlo giù dalle scale della loro casetta in rovina, mentre lui era terribilmente ubriaco e barcollante, cercando di fargli una specie di dispetto.

Il problema fu che lui perse l'equilibrio rapidamente, cadendo rovinosamente al suolo, ed andando a sbattere con un colpo secco la parte bassa della nuca, contro uno spigoloso masso di granito.

L'impatto fu troppo rapido e violentemente e la sua carne si strappò rumorosamente, aprendo una ferita che in poco tempo lo portò alla morte.

Reyna inizialmente non aveva compreso cos'era effettivamente accaduto, infatti dopo quell'evento era rimasta per giorni ad aspettare che il padre si riprendesse, aveva provato a portargli da mangiare, a dormire vicino a lui, proprio non riusciva a realizzare il fatto che fosse deceduto.

Quando finalmente si rese conto di come stavano realmente le cose, notando la putrefazione che stava cominciando ad avvenire in quel corpo, venne assalita dallo sconforto assoluto e dai sensi di colpa.

In più era certa che appena i Pacificatori sarebbero arrivati per verificare il motivo delle assenze di suo padre dal 'lavoro' , avrebbero scoperto la verità dei fatti accaduti, ed a quel punto l'avrebbero immediatamente giustiziata per omicidio.

Così, Reyna, presa una recondita disperazione, scappò oltre i confini delimitati dai pericolosi boschi, continuando a correre tremante, senza una meta, semplicemente cercando di giungere nel posto più lontano le fosse stato possibile.

Così accadde, la bambina superò quasi una regione, esponendosi ai pericoli della foresta selvaggia, e riuscendo comunque a sopravvivere, finché ad un certo punto le forze l'abbandonarono tutte in una volta, privandola di coscienza, e rimandando la sua memoria al loro primo incontro.

Piper rimase commossa dai dettagli dall'amica forniti su quel triste racconto, dalla sincerità e dalla fiducia di quell'individuo, dal suo reale pentimento e dalla sua implacabile tenacia.

Da quel momento prese quella ragazza sotto la sua protezione, decidendo che l'avrebbe aiutata con tutti i mezzi a sua disposizione nel ricrearsi una nuova esistenza.

Uscirono insieme da quel suo tunnel di oscurità, voltando faticosamente pagina.

Inoltre Piper provvedette anche alla sua salute, l'aiutò nel recuperare quelle energie che aveva perso, le prescrisse una dieta proteica, aiutandola a riacquisire una frequenza salutare nei pasti.

Quando si fu completamente ristabilita, ambedue capirono che Piper non avrebbe potuto andare avanti con il mentire ed il rubare il necessario alla propria famiglia, anche se i suoi gesti erano a fin di bene.

In più, nonostante i suoi familiari fossero abbastanza ricchi, entrambi cominciavano ad avere dei vacui ed ipotetici sospetti.

Allora Piper iniziò un lungo processo di convinzione nei confronti del il padre, azione che per altro, le era sempre riuscita alla perfezione con tutti, quasi come se avesse posseduto una sorta di lingua ammaliatrice.

Campò la storia che aveva conosciuto questa ragazza di nome Reyna, durante una delle sue passeggiate nel distretto, e aveva scoperto che era una bambina scappata dall'orfanotrofio perché maltrattata.

Dopodiché lo pregò insistentemente, per mesi e mesi, sul fatto di adottarla, arrivando anche a minacciare che altrimenti sarebbe fuggita di casa.

Alla fine sia la madre che il padre di Piper cedettero, sia perché compiere quel gesto, dal momento che la bambina era una fuggitiva, non avrebbe comportato spese ulteriori a quelle del mantenimento per la singola persona, sia perché commossi dal bellissimo rapporto che la legava alla figlia.

Da quel momento Reyna fu sempre grata a Piper, tanto che divennero a dir poco inseparabili.

La nuova arrivata dell'uno fu sempre vicino all'altra, pronta a rassicurarla e sostenerla nei momenti più duri, infondendole la sua naturale forza d'animo, tanto potente era la sua influenza che riuscì addirittura ad aiutarla a superare il brutto divorzio dei suoi genitori.

Comunque il padre di Piper, malgrado quell'inaspettata e dolorosa separazione dalla moglie, continuò ad occuparsi di entrambe.

Nonostante il suo lavoro da imprenditore fruttasse molto bene, dopo un po' l'uomo cominciò ad arrancare con le spese per via delle somme da pagare alla moglie mensilmente e per via del mantenimento delle sue due figlie, oltre che per colpa delle tasse che imponeva il governo, sempre in ascesa.

Reyna da subito capì la situazione e di conseguenza si mise all'opera, tentando di donare un minimo d'aiuto, cimentandosi nel lavoro in una fabbrica, che anche se non era propriamente facile ne adatto alla sua età, le permetteva di guadagnare qualche soldo, che lei generosamente metteva puntualmente nel conto di suo padre adottivo.

Piper allora decise di mettersi d'impegno a sua volta, venendo assunta come apprendista artigiana di pugnali ed oggetti simili, nel botteghino di un vecchio hippie della sua zona.

Erano entrambe cresciute insieme, diventando persone determinate e reattive.

Quel giorno nero, nel quale la vita di Reyna venne arduamente messa a repentaglio dalla chiamata per i giochi, Piper sentì di non esser abbastanza potente da poter sopportare l'idea di vedere la persona a cui probabilmente teneva maggiormente, costretta a lottare per la libertà in quel campo di battaglia sanguinario e meschino. Per lei fu un azione totalmente naturale quella di alzare la mano richiedendo una sostituzione, il suo istinto la guidava, e le sue parole non vacillarono nemmeno per un istante.

Tentò di ignorare, anche se con fatica, le grida disperate di Reyna, che avendo capito il tenace proposito della sorella, la pregavano supplicanti di non cedere per nessun motivo a quelle sue idee folli, la avvertivano sul fatto che se sarebbe pentita, che sarebbe stata una cosa stupida.

Piper comunque la ignorò, e salì imperterrita su quel palco pieno di luci soffuse, consapevole del suo triste destino, ma comunque orgogliosa di se stessa, sempre a testa alta, con un malinconico sorriso che le oscillava sulle labbra, e sperava ardentemente arrivasse alla sua“sorellina” almeno per un ultima volta.

In seguito, sia il padre, sia la madre della ragazza, giunsero frettolosamente nella cabina delle visite, nuovamente insieme, per abbracciare la loro figliola come una vera famiglia, ambedue piangenti e consapevoli dei loro errori. La pregarono animatamente di combattere e la confrontarono con belle parole, promettendo di continuare a prendersi cura di sua sorella.

La visita successiva fu proprio quella di Reyna, che sembrò durare molto meno delle altre, per quanto fu esattamente l'opposto.

La sua prima azione, fu quella di circondare Piper con le sue braccia muscolose, tenendola così stretta da farla sentire male, ma nonostante ciò nessuna delle due non osò ritrarsi da quella presa, fino all'ultimo.

Quello fu uno degli abbracci più significativi della vita di entrambe.

Reyna la ringraziò, alternando delle parole d'affetto a degli insulti per la sua impulsività.

Infine le due furono costrette a separarsi per via dell'irruenza dei precisi Pacificatori, lasciando in sospeso delle parole piene di forza ed incoraggiamento, che sarebbero rimaste incise nei loro cuori per molto tempo.

“Piper, tu devi combattere, devi resistere perché sei la mia eroina. E io ho bisogno ancora di credere negli eroi, in questo mondo privo di giustizia. Trova la forza e vinci, so che ce la puoi fare, credo in te. Piper, vinci.”

Le parole riecheggiarono nella cabina creando uno strano eco, Piper sembrò udirle ripetutamente, ma prese in considerazione l'idea che fosse solo una proiezione del suo cervello.

Infine fu obbligata anche lei a scendere da quella stanza intrisa di magia surreale, dirigendosi nell'ingiurioso e sfarzoso veicolo che l'avrebbe condotta direttamente al macello.

Piper si distrasse dalle sue sofferte ma fondamentali memorie, solo quando udì delle nocche bussare ripetutamente fuori dalla porta spessa di quel bagno, francamente si era quasi dimenticata di trovarsi in un luogo che tecnicamente era pubblico, o per lo meno accessibile a tutti coloro che avevano collaborato per quella cerimonia.

Dopo un po' riuscì a riconoscere la voce che la stava chiamando, accorgendosi che si trattava del suo compagno di distretto, Mitchell.

Si rialzò rapidamente in piedi, cercando di sistemarsi quel vestito verde che le avevano cucito, apposta per l'occasione, e che adesso era paragonabile ad uno straccio per quant'era stato stropicciato.

Lui non aprì la porta, ma si limitò ad aspettare qualche minuto fuori dall'uscio della stanza, d'altronde quello era pur sempre il bagno delle signore.

Quando si accorse che la ragazza ancora non si decideva ad uscire le chiese se stesse realmente bene, la informò sul fatto che nel caso si fosse sentita male erano presenti dei medici nella sala dove si trovavano i mentori, e lui in quel caso sarebbe subito andato a chiamarli.

La mise anche al corrente della preoccupazione dovuta alla sua assenza che avevano avuto sia i loro addestratori che il loro manager.

A quel punto lei stabilì che forse avrebbe dovuto realmente uscire da quel luogo claustrofobico, dunque si schiarì la voce, annunciando che sarebbe immediatamente sopraggiunta, aggiungendo che fisicamente si sentiva alla grande.

Prima di uscire si sciacquò rapidamente il viso con l'acqua fredda, che le fece assumere immediatamente un colorito più roseo sulle guance ed il naso.

Quando raggiunse Mitchell si era completamente ripresa, ed ostentava magnificamente un aria tranquilla e spaesata, il ragazzo pensò che sarebbe stata realmente degna dei migliori attori di Hollywood.

Lo rassicurò, dicendogli di non preoccuparsi per la sua salute ne per la sua assenza, ed inventandosi che in realtà si stava solo togliendo il trucco dagli occhi e dal viso in quanto le avesse da sempre fatto irritazione, e che cogliendone l'occasione avesse deciso di restare due minuti in più in completa solitudine, giusto per riflettere.

Mitchell a quel punto scrollò le spalle, palesemente non convinto delle sue parole, ma non la smentì, semplicemente la assecondò, replicando sul fatto che sarebbe stato un vero e proprio peccato avere quel tipo di reazione per via del Makeup, dal momento che i loro addestratori avevano deciso di puntare tutto sulla bellezza esteriore, per quanto riguardava gli sponsor.

Udire quelle parole per la ragazza fu un colpo basto, anche se effettivamente era andata proprio così.

Piper non aveva doti particolari da esaltare, era solo una ragazzina di 16 anni con un vasto amore per la natura e l'armonia, qualità effimere che non potevano aiutarla in nessun modo in quella situazione disastrosa.

Il suo unico tratto sorprendentemente distintivo, era sempre stato la bellezza, tanto che la si poteva definire addirittura una delle dieci ragazze più belle del distretto, se non la prima in assoluto.

Questo fattore, dalle sue parti, veniva molto apprezzato, delle volte anche più di come venivano ammirate qualità più sostanziose come l'intelligenza o l'arguzia, in quanto il primo distretto essendo produttore degli oggetti di lusso per la capitale, era molto ansioso nel perseguire una ricerca quasi ossessiva della bellezza.

In quel luogo, molte ragazze erano state abituate fin da bambine a truccarsi ed a stare particolarmente attente ai vestiti e l'ordine, alla grazia ed al galateo signorile, per quanto ovviamente la loro classe sociale consentisse.

A Piper però, pur essendo benestante e naturalmente bella, proprio non era mai importato niente di tutto ciò.

La sua definizione di classe era il tenere perennemente delle larghe magliette colorate ed i soliti pantaloncini schiariti e strappati, con magari l'aggiunta del suo adorato giubbotto verde ed impermeabile, che era amabilmente consumato e portava con se tutti i segni dei loro trascorsi insieme.

Per non parlare dei suoi, a dir poco discussi, capelli mori, che erano acconciati perennemente con delle treccine spettinate e con piume di vario genere annodate con sottili lacci colorati, intorno alla sua corta chioma scalata disordinatamente.

La sua bellezza, anche se estremamente semplice e singolare, era incontestabile ed effettiva, tanto che costituiva l'unica cosa su cui potevano puntare i mentori per conquistare il pubblico.

Un bel faccino ed un comportamento positivo, cose che non potevano darle nessuna speranza o certezza.

Lei comunque cercava in tutti i modi di accettare la sua sorte senza fare la vittima, perché era cosciente del fatto che piangere pubblicamente o fare un qualsiasi tipo di scenata, non sarebbe servito a nulla, se non a far soffrire le persone a cui lei voleva bene, che vedendola in uno stato pietoso sicuramente se ne sarebbero rammaricate. Eppure, nonostante tenesse presente questi fatti, per lei non era assolutamente facile immagazzinare una condizione del genere.

Piper aveva già deciso che quell'anno avrebbe combattuto, prevalentemente con il pugnale, dal momento che lei li fabbricava in bottega e per passare il tempo si era più volte addestrata nel tirarli come delle freccette.

Sicuramente era diventata molto brava ed aveva un'ottima mira con questo tipo di armi, ma non era assolutamente sicura che sarebbe stata in grado di usarli su dei soggetti mobili e viventi.

Come se non bastasse lei, essendo particolarmente sensibile, si poneva molti più problemi degli altri partecipanti. Per esempio per il mero fatto che lei fosse vegetariana, non sapeva se sarebbe mai riuscita a nutrirsi con degli animali selvatici o se sarebbe morta di fame prima che ciò accadesse.

Fosse per lei avrebbe anche lasciato scorrere il suo triste destino noncurante, ma sapeva di non poter abbandonare le sue persone care in quel modo, non voleva che la vedessero morire in televisione, non voleva causare tanta sofferenza.

Il dilemma che l'attanagliava era che doveva provare a sopravvivere a tutti i costi, ma credeva che i suoi sforzi sarebbero stati comunque vani.

Dopo aver parlato con i mentori e la manager, raccontandogli varie menzogne per giustificare la sua assenza e convincendoli che non sarebbe più accaduto, si diresse nel suo appartamento, accompagnata dalle loro presenze.

Entrò rapidamente nella sua stanza, bisognosa di restare da sola, e rimase per un ennesima volta con il fiato sospeso.

Ovviamente aveva già rimirato quel luogo in precedenze, eppure ogni volta che ci metteva piede ne rimaneva impressionata.

Era grandissima, super fornita ed agghindata, la cosa che preferiva era il bellissimo e morbidissimo letto a castello, accompagnato da quei profumati cuscini di lana.

Sinceramente il resto di quel luogo la metteva a disagio, a partire dagli enormi mobili in legno opaco che ne circondavano le estremità.

Forse erano solo scuse del disagio, dato che era provato il fatto che non fosse mai riuscita a sentirsi comoda rinchiusa dentro quattro mura.

A lei piaceva vivere tra la natura e respirare l'aria libera dei boschi, non era una tipa da appartamento sfarzoso.

Comunque dopo aver spalancato la finestra, che affacciava sul paesaggio urbano e luccicante di Capitol City, accese il sottilissimo televisore, intenzionata a rimirare la cerimonia di apertura.

Mitchell l'aveva già osservata in diretta, così come la maggior parte dei tributi avevano fatto, ma il tutto era accaduto proprio mentre lei si era rinchiusa in bagno, preda di un attacco di panico, scordando nella sua confusione, per fino la cognizione del tempo, arrivando così a perdersi completamente il programma.

Pensò dunque che sarebbe stato meglio recuperarne la visione con una replica, magari in quel modo sarebbe riuscita a farsi un idea sui suoi futuri avversari, e per niente al mondo avrebbe perso delle opportunità per avvantaggiarsi.

Dopo il debutto della sua biga fu il turno del distretto 2, che si presentò con una minacciosa carrozza rossastra, che trasportava due ragazzi che parevano altrettanto robusti e pericolosi.

Sicuramente gli stilisti del 2 avevano puntato sulla dimostrazione di potenza da parte del distretto delle armi, un ottima scelta, che a suo parere era anche elevatamente migliore rispetto a quella della bellezza intrapresa dal suo di distretto.

Piper sperò solamente che quei due tributi non fossero veramente così temibili come apparivano dalla visione di quella sfilata.

Successivamente fu il turno del distretto tre, ossia il maggior produttore di componenti elettronici, televisori, automobili ed esplosivi. Era rappresentato da due ragazzi, di cui Piper non ricordava il nome, che sembravano abbastanza innocui ed impacciati, prevalentemente per via dei ridicoli vestiti metallici contornati di ingranaggi che indossavano, un tentativo di vestiario a tema piuttosto mal riuscito, almeno secondo il suo parere.

Il distretto quattro, quello che si occupava della pesca e del mantenimento della costa, invece, sembrava essere riuscito alla perfezione nel suo intento, sia per il mezzo, sia per i vestiti dei concorrenti.

Piper ricordava solo il nome del tributo maschile, Percy, un ragazzo che sembrava essere molto dinamico e forte. Pensò anche che probabilmente sarebbe stato un avversario piuttosto arduo da affrontare.

Il cinque, invece, il distretto dell'elettricità, era stato veramente favoloso nelle scelte stilistiche, quell'anno.

La ragazza che guidava il carro, Thalia, portava un elegante vestito di un bianco splendente cosparso da ciondoli ed accessori a forma di lampi e saette.

Piper si chiese titubante se davvero lei fosse riuscita ad apparire più bella di quella splendida ragazza dagli occhi blu cobalto così pieni di tenacia.

Restò incollata allo schermo fino alla fine della programmazione.

Quell'anno i tributi sembravano veramente singolari.

Dopo la visione, più o meno, si era fatta un idea complessiva su quali fossero i concorrenti più forti, tra cui erano compresi i ragazzi del distretto 2, e quali invece sarebbero potuti essere più scarsi, tra cui presenziavano i tributi del 13, anche se al solo pensare di poter far del male a quei ragazzini le piangeva il cuore.

Spense il televisore e si cambiò rapidamente d'abito, liberandosi con un sospiro di quel vestito che le stava stringendo eccessivamente sulla vita, ed affrettandosi ad indossare invece, dei comodi vestiti che le erano stati sistemati nell'armadio dalla cameriera.

Dopodiché raggiunse velocemente la sala dove Mitchell ed il resto del suo staff si erano riuniti per discutere delle varie impressioni che avevano avuto sugli altri giocatori, esattamente come stava facendo lei proprio qualche istante prima.

La ragazza constatò un altra volta quanto la sua vita in cotanto poco tempo era stata completamente ed irrimediabilmente stravolta, se in peggio od in meglio non le importava, anche se era palese quale delle due fosse l'opzione più propensa, l'unica cosa che le restava da fare a quel punto sarebbe stata il reagire ed il farsi valere, ma senza ignorare mai la strada dei suoi sentimenti e del suo cuore.

 

   
 
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