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Autore: Bu12    31/07/2015    3 recensioni
Zakania
Selene e la sua anima si separano ogni notte a causa di un esplosione magica, in seguito la sua anima si innamora di un ragazzo in prigione a corte e lei è obbligata a liberarlo. Insieme dovranno affrontare sette prove e sconfiggere il Nemico. Ma Selene sarà ingannata... E un ciondolo sarà la sua unica speranza.
*in mezzo alla città distrutta Selene guardava quell'uomo tatuato che sembrava che le sputasse addosso la verità. Ma soprattutto non sapeva cosa rispondergli. Cosa fai quando una persona ti offre di vivere serena? Le sarebbe bastato bere del veleno e far parte del nemico. Perdere coscienza di se stessa.*
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Selene si diresse sconsolata verso la scuola di Evion. Era desiderosa di sfogarsi contro qualcuno; i rapporti con suo padre erano peggiorati, se era ancora possibile. Lhir era ancora più assente in casa e Selene era ancora più sola.

Attraversò la Piazza Piccola in cui si teneva il mercato, ormai deserta: al centro di Zakania vi erano tre piazze circolari, una di seguito all'altra. La piazza Piccola era la prima, la Piazza Grande era la più importante, nel cui centro vi era la statua del fondatore di Zakania; e infila la Piazza Media circondata dai palazzi più importanti.

Selene attraversò le prime due, mentre si guardava intorno, meravigliata da tanto lusso. I palazzi erano riccamente decorati di blu e oro , ornati di colonne, ma non sembravano far parte di Zakania, perché tutte le altre abitazioni della gente comune erano costruite in legno.

Una volta arrivata alla Piazza Media, dalla parte opposta a essa vide la scuola di Evion, sempre aperta a tutti.

Entrò dl portone principale, e Selene si sentì dentro una sensazione di vuoto. Tutto era buio e silenzioso e Selene si sentiva come una formica sull'uscio della porta, in confronto alla sala immensa circondata di porte.

Nell'aria, solo il suo respiro.

Si fece forza, inspirando aria gelida, e entrò nella stanza degli allenamenti da una porta qualsiasi della sala grande. Quella stana le dava un senso di calore e familiarità, mentre ogni volta che entrava nella sala grande avvertiva un senso di inquietudine: forse erano le statue d'oro che raffiguravano eroi morti, o forse era l'imponente trono vuoto appartenente al proprietario della scuola.

Selene non sapeva dirlo.

Fissò i suoi pensieri solo sull'allenamento. Alle pareti della stanza era appesa ogni sorta di arma, dai piccoli coltelli alle asce più grandi, era impossibile allenarsi provando a una a una tutte quelle armi. Selene, come di consueto, cercò la spada che usava sempre lei per allenarsi, controllò più volte le armi alle pareti, ma non c'era.

«Come è possibile?» esclamò lei, e la sua voce rimbombò per tutta la stanza.

«Che cosa?» fece una voce.

Non era la voce di Selene, da dove veniva? Lei avanzò nella stanza e scorse un ragazzo che doveva avere all'incirca la sua età, e in mano teneva la sua spada preferita. Inizialmente non aveva notato il ragazzo.

«Che ci fai qui? Quella è la mia spada!» sbottò Selene.

Glada – il nome della spada- non era mai stata in mano ad un'altra persona che non fosse stata lei, forse perché faceva paura alle altre persone, anche se non sapeva il motivo.

Il ragazzo dai capelli sudaticci attaccati come onde color miele alla fronte, le si avvicinò lentamente.

«Questa non è la tua spada, perché era attaccata alla parete come tutte le altre. Mi stavo solo... allenando un po'» all'ultima frase sembrò un po' imbarazzato, forse non era abituato a fasi vedere in pubblico mentre si allenava.

A Selene seccava quel ragazzo. Aveva toccato la sua spada! Lei aveva questo difetto, che la portava spesso a litigare con gli altri ragazzi. Si pungolò con un dito sulla gamba per non perdere il controllo, ma non ce la fece e si avventò su di lui prendendo la rincorsa e puntando a prendergli la spada. Gli volle far credere che si volesse buttare su di lui per poi soffiargli la spada, ma lui la alzò e Selene, prima di finire infilzata, si buttò alle sue spalle e gli prese Glada, con sua sorpresa.

Selene gli puntò la spada contro, soddisfatta, mentre lui sembrava paralizzato. Con gli occhi spalancati.

«Togliti quel sorriso dalla faccia.»disse il ragazzo, inarcando le sopracciglia.

Adesso sembrava così indifeso che Selene abbassò la spada che gli puntava contro. Voleva dirgli che le dispiaceva ma non le uscirono le parole di bocca. Si guardarono come cane e gatto per qualche secondo, poi scoppiarono a ridere insieme e la tensione di Selene si calmò, come se con quella risata tutto il peso sulle sue spalle le si fosse tolto, provando una sensazione di sollievo.

«Grid» si presentò il ragazzo, tendendo la mano.

«Selene» e lei gliela strinse.

Tutti e due si sedettero con la schiena contro il muro. Selene non sapeva cosa dire, Grid era il primo ragazzo con cui stringeva conoscenza. Non sapeva come comportarsi e le guance le si colorarono di un tenue rossore. Sperò che Grid non la vedesse.

Restarono immobili per qualche secondo, ma quel silenzio era frustrante, Selene alzò la spada dritta davanti ai suoi occhi e ne osservò tutti i dettagli: l'impugnatura era nera, percorsa da venature dorate che confluivano in una pietra bianca incastonata. La lama era anch'essa nera, leggermente scheggiata ai lati, ma la superficie liscia riluceva come cristallo.

Per Selene, la spada era un po' lunga da maneggiare perfettamente, ma un giorno, Evion, si presentò a Selene brandendo una bellissima spada, dicendo che Glada era la spada che più calzava a Selene. Lei non poteva desiderare di meglio e, dopo mesi di allenamento, riuscì a combattere con Glada molto meglio delle sue aspettative.

«Tu vieni tutti i giorni qui ad allenarti?» chiese Selene.

«No, altrimenti mia madre lo scoprirebbe. Lo sa solo mio padre, perché lui vuole che io impari le arti del combattimento in un futuro in cui ce ne sarà bisogno. Ma non mi piace mentire.» Selene capì che Grid non ne voleva parlare. Ma Selene dovette chiedergli una cosa che la incuriosì.

«Ma qui non succede mai niente. A cosa ti serve allenarti? Io lo faccio solo per passatempo.»

Grid sembrò stranito dalla domanda di Selene.

«Ma da quanto tempo sei in questa città?»

«Da tredici anni. Sono nata e cresciuta qui. Perché me lo chiedi?»

«No, è... è impossibile! Vuoi dire che tu non hai assistito a nessuna delle invasioni da parte degli Eraldy?» Grid era al limite dell'incredulità. Ma Selene non capiva.

«No. Chi sono gli... Eraldy?» chiese Selene.

«Sono la peggior feccia che esista. Loro sono il Nemico. “Eraldy” significa demone in lingua antica, sono sette, ma manca l'ottavo per completare uno dei loro loschi piani. Assediano Zakania e le altre terre da... tredici anni, circa.» Grid guardò Selene, spaventato.

Tredici anni? No, io non c'entro niente con questa storia. Pensò Selene. Ma non ne era sicura anche lei.

«Scusami, ma adesso devo andare.» cercò di liquidarlo con quelle semplici parole. Fece per alzarsi, ma la mano fredda di Grid la bloccò. A questo contatto Selene sussultò e tese la mano.

Grid lo notò.

«Scusami.» disse lui, togliendo subito la mano, imbarazzato. «Non te ne andare. Vuoi allenarti con me?» Selene leggeva davvero degli occhi di Grid di passare altro tempo con lei.

Selene decise. Una decisione che sbagliò a prendere, ma Selene non lo sapeva ancora.

Lei voleva dimenticare tutto: voleva che quella coincidenza dei tredici anni non riguardasse lei. Voleva che gli Eraldy non esistessero. Voleva che le discussioni con suo padre non ci fossero mai state.

Alzò la spada, impugnandola saldamente, e decise di non pensare a niente. «In guardia!»

Grid prese un'altra spada e, insieme, iniziarono il duello. Ma un muto terrore aleggiava nella stanza, e nessuno voleva ammetterlo.

 

ANGOLO AUTRICE: ciaoo, che ne pensate come capitolo? Le pronunce sono: Selene- Selène. Grid- Grìd. Evion- èvion. Eleta- Elèta.

Vi prego di lasciare una recensione, please! Ci tengo, anche per sapere gli aspetti negativi della storia. Andando avanti le vicende saranno più interessanti. Grazie a chi ha recensito, a chi continua a farlo, e a chi recensirà.

Bu12

 

   
 
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