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Autore: piccolo_uragano_    31/07/2015    1 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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Martha si accarezzò il ventre ormai gonfio sotto alla larga maglietta scura che, in qualche modo, riusciva comunque ad illuminarle il viso. Raccolse i capelli in una mezza coda, cercando di non notare quanto la gravidanza le gonfiasse il viso. Era contenta, invece, di come le arricciava i capelli e li rendeva più morbidi. Sirius diceva che aveva anche una luce nuova negli occhi, ma lei vedeva solo le occhiaie date dalle difficoltà di dormire sul fianco dopo diciotto anni che dormiva a pancia in giù.
Si guardava riflessa nello specchio mentre si accarezzava il ventre.  Il mondo attorno sembrava fermarsi, quando si fermava a parlare con la sua pancia. Madama Chips diceva che la prossima settimana sarebbero stati in grado di capire se fosse un maschio o una femmina, ma lei non era sicura di volerlo sapere. L’avrebbe amato comunque.  Sirius e Rose erano pronti a giurare che sarebbe stata una femmina, mentre a lei anche l’idea di avere un maschietto non dispiaceva. James diceva che sarebbe stato sicuramente un maschio, perché non era possibile che il primo figlio dei malandrini fosse una femmina.
Era il grande giorno. Se tutti fino ad allora l’avevano solo indicata sussurrando, quella maglietta con la scritta ‘baby’ e la freccia che indicava il ventre sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso. Ma lei era la fidanzata di Sirius, la migliore amica di James, la sorella di Rose e Lily … stare al centro dei pettegolezzi perché collegata a qualcuno di grande non era di certo una novità per lei.
“Martha?”
Alice fece capolino nel bagno.
“Arrivo.” Rispose lei, guardando la sua immagine nello specchio.
“Ti sta bene.” Disse, riferito alla maglietta. Si avvicinò a lei e le posò le mani sulle spalle. “Indossa il tuo più bel sorriso e spaccali tutti.”
Martha le strizzò l’occhio e le sorrise. “Se esco viva da questa cosa, ricordami che devo dire a Rose che l’abito lo scelgo io.”
Alice le sorrise e le fece segno di uscire. Era il compleanno di James, e lei entrava ufficialmente nel quinto mese di gravidanza. Era sabato, ed era previsto il settimanale giro ad Hogsmeade. Sirius le posò la giacca di pelle che le aveva regalato per il compleanno attorno alle spalle, baciandole la fronte. Lily le strizzò l’occhio, con il braccio di James attorno al collo.
Uscirono dal dormitorio sorridendo, mentre gli altri Grifondoro sussurravano cose come “Merlino, ma allora è vero!” o “La Redfort è davvero incinta!” . Sirius sorrideva e teneva stretta la mano di Martha, mentre attraversavano il buco del ritratto per andare verso l’atrio del castello. Non c’è una sola persona che non indichi la maglietta di Martha, ma Lily fa loro segno di farsi gli affari propri e James minaccia di uccidere chiunque fissi la rossa troppo a lungo.
“Andiamo.” Sussurrò Sirius. “Rivela la tua pancia al mondo intero, piccola.”

Fuori da Zonko, un gruppetto di Serpeverde fin troppo conosciuto li fissa con disprezzo, posizionati come se li stessero aspettando.
“Sei incinta davvero, Redfort?” chiese una voce troppo simile a quella di Sirius per essere confusa. Nemmeno la nebbia impedì a Martha di scorgere gli occhi freddi di Regulus Black.
Martha si bloccò. “Così pare, Black.” Rispose, con freddezza, lasciando che Regulus e Sirius si guardassero in cagnesco.
Regulus, con la sua camminata da primo della classe e lo sguardo da dongiovanni “Sai che ti faremo fuori comunque, vero?”
Martha non ebbe bisogno di alzarsi sulle punte per penetrarlo con uno sguardo assassino. “Sai che vincerò io, vero?”
Regulus sorrise beffardo. “Tranquilla, bambola. Non inizieremo da te.”
Sirius si fece avanti come se in lui fosse scattata una molla. Si trovò a pochi millimetri dal naso del fratello, e se Martha non lo avesse afferrato per un braccio, era sicura che lo avrebbe picchiato.
“Stai lontano dalla mia famiglia, Regulus.” Gli ringhiò contro.
“Mi stai minacciando?” chiese Regulus, senza mostrare espressioni.
“Esattamente.”
“Allora dovevi pensarci prima di distruggere la mia, di famiglia.”  Replicò Regulus, prima di allontanarsi. Sirius non lo guardò nemmeno andare via: rimise il braccio attorno alle spalle di Martha, ma quando fece per andarsene, notò lo sguardo profondamente ferito che Severus Piton rivolgeva a Lily – e alle sue dita intrecciate a quelle di James. Lily, dall’altra parte, aveva l’espressione di una pietra, mentre James pareva divertirsi.
“Dimmi che non è vero.” Sussurrò Piton.
“Io non ti devo proprio dire niente.” Rispose Lily con un sussurro.
“Dimmi che non ti sei davvero innamorata di lui.”
Lily spalancò la bocca, mentre Martha si posizionava davanti a lei. “Sinceramente, Mocciosus. Di chi altri si sarebbe potuta innamorare? Di un Mangiamorte dai capelli unticci, forse?”
Piton, automaticamente, estrasse la bacchetta. “Stanno fuori, Redfort.”
“Scordatelo, Piton.” Rispose, mentre sia lei che tutti gli altri estraevano a loro volta le bacchette.  
Regulus tornò sui suoi passi per puntare la bacchetta contro Martha, come se non aspettasse altro.
Lei accennò un sorriso. “Fatti avanti se hai le palle, Black.”
Avada Ke-“
Expelliarmus!” urlò Rose, apparsa improvvisamente alle spalle della sorella. “Fatti da parte, piccolo Black.” Disse, afferrando al volo la bacchetta di Regulus e spezzandola senza il minimo sforzo. “E fai del male a qualcuno dei nostri e ti assicuro che ti farò mangiare il tuo stesso intestino.” Aggiunse, con la sua solita tranquillità. Con un incantesimo non verbale, diede fuoco alle due metà della bacchetta di Regulus, mentre lui la fissava con odio.
“TU, putt-“
“Non ti azzardare.” Lo bloccò Remus  mettendosi davanti a lei.
“Ti giuro che ti spezzo le ossa, Regulus.” Aggiunse Sirius con una calma glaciale, gonfiando il petto.
“Sei stato tu ad andartene.” Replicò Regulus. “Sei stato tu a rovinare tutto, sei stato tu ad andartene.”
La mente di Sirius venne offuscata dal ricordo delle urla di suo padre e dagli occhi di Regulus, in cima alle scale, che lo imploravano di rimanere e di non abbandonarlo in quella gabbia di notte.  Le pareti verdi e argento, le teste di elfo appese, tutte quelle formalità che gli stavano strette. Sua madre che passava le giornata a ricordargli che lui era un Black, e che quel cognome gli imponeva dei doveri a cui non poteva venire bene.
“Sono stato io ad andarmene, ma sei stato tu a rovinare tutto tra di noi nel momento io cui hai detto a Bellatrix che sto con una Mezzosangue. Ora vai pure a dirle che aspettiamo un bambino, vai. Dille che la aspettiamo a braccia aperte, se vuole divertirsi un po’. Ma prima, ricordale com’è finita l’ultima volta che è venuta a cercarci per divertirsi.”
Sirius sorrise sotto ai baffi per l’espressione disgustata del fratello. “Vinceremo noi, Sirius.”
“Tu continua a ripeterlo, prima o poi te ne convincerai.”  Lo colpì leggermente con la spalla, e se ne andò urlando “Ci vediamo all’Inferno, Reg!”
“Sei un cretino.” Lo riprese Martha.
“Lo hai praticamente invitato a farci fuori tutti!” aggiunse Rose.
“Fidatevi, ha troppa paura per muoversi.” Sussurrò, convinto che il fratello ormai fosse troppo lontano per sentirlo.
Ma Regulus si voltò, allargò le braccia e sorrise. La somiglianza con Sirius, in quel momento, era assurda. Se non fosse stato per il modo di vestirsi e per i muscoli leggermente più gonfi, sarebbe stata la sua esatta fotocopia. Guardò Martha dritta negli occhi, con quel sorriso, e lei per la prima volta ne ebbe paura.
“Vai a chiedere al caro Silente dove è tuo padre, Redfort.”
Fu Rose a lanciare un Schiantesimo prima che Regulus potesse finire di parlare. Robert era il suo punto debole, e lo sapevano tutti. Regulus riuscì a schivare l’incantesimo e si allontanò con le mani in tasca, sfoggiando un’indifferenza che faceva venire i brividi.
Quando sparì dalla loro visuale, solo allora Martha si girò verso Sirius e lo guardò con gli occhi pieni di lacrime. Lui era serio e pensieroso.
“Lo ha detto solo per farci paura, vero? Non … non è successo niente, vero?” chiese, guardando il suo fidanzato.
Lui strinse la presa con il braccio che le circondava le spalle. “Non lo so, Martha. Non si arrischierebbe a dirlo se fosse falso, ma se fosse vero, avrebbe rivelato al mondo che si è schierato con Voldemort.”
“Dobbiamo andare al Quartier Generale.” Sentenziò Rose.
“Dobbiamo rimanere calmi, prima di tutto.” Le rispose Remus.
“Dobbiamo prima andare da Silente.” Lo corresse James. “Perché rischiare ed andare là, se poi non è successo niente?”
“Si, dobbiamo andare da Silente.” Si aggregò Lily.
“R-ragazzi …” squittì Peter, spuntando da dietro le spalle di James.
Quando tutti si voltarono a guardarlo, lui indicò un punto alle loro spalle. Seguendo il dito tozzo di Peter, si arrivava a scorgere la barba bianca di Silente e un vestito azzurro pastello da mago che si facevano strada. Via via che la figura si avvicinava, i contorni del Preside si facevano più nitidi. Il vento soffiava e la nebbia s’infittiva, mentre in Martha cresceva il presentimento che Regulus avesse detto la verità.  Perché se Silente ti viene a cercare ad Hogsmeade, deve essere successo qualcosa di davvero grave.
“Buon pomeriggio, ragazzi.” Disse l’anziano Preside prima di notare le loro facce sconvolte. “Cosa vi turba?”
“Che cosa sta succedendo, Preside?” chiese Rose, con voce tremante.
Silente scrutò la figura di Rose – la frangetta perfetta, il velo di trucco, la camicia stirata e lo sguardo di chi teme il peggio – e sospirò. Si guardò attorno, assicurandosi che non li vedesse nessuno, e poi fece segno ai ragazzi di afferrare le sue braccia.
Si Smaterializzarono direttamente nell’ufficio del Preside, e nessuno di loro fece notare che è proibito Materializzarsi all’interno del castello. Silente si sedette dietro alla sua scrivania e fece segno alle due sorelle di prendere posto davanti a lui. Martha, accarezzandosi la pancia, maledisse il momento in cui aveva deciso che quella sarebbe stata una bella giornata – e tanti cari auguri a James.
“Allora, ragazzi miei. Ci sono delle cose che dovete sapere.”  Aspettò che qualcuno dicesse qualcosa, ma tutti sembravano pendere dalle sue labbra. “Ieri pomeriggio, al Quartier Generale, Andromeda, Dorea, Charlus Marie e Robert parlavano dell’attacco da voi subito il giorno di Natale dello scorso anno.”
Martha non ebbe bisogno di altro. Capì al volo. Si prese il volto tra le mani. Riusciva quasi ad immaginarseli, quei cinque in salotto che parlavano come dei vecchi amici. “Andromeda ha fatto il nome di sua sorella, non è vero?” chiese, con voce tremante.
Silente annuì.
E anche a Rose fu tutto chiaro. “Papà ha capito che è stata lei.” Sussurrò.
Silente annuì nuovamente, mentre Lily fu costretta ad aggrapparsi a James per non cadere, e Sirius strinse i pugni fino a farsi del male.
“È andato a cercarla, vero? È andato a bussare a casa Black dicendo che le avrebbe fatto del male o qualcosa di simile?” Martha si alzò in piedi e iniziò a camminare avanti e indietro nello studio.
“Si, è andato a cercare Bellatrix, assetato di vendetta.” Rispose Silente.
Lily, Rose e Martha si guardarono. Non ebbero il minimo bisogno di parlare. All’unisono, chiesero se Robert fosse morto.
Silente, suo malgrado, annuì di nuovo.
Nessuno aveva mai visto Rosalie Redfort piangere. Certo, i più intimi l’avevano vista commuoversi (quando Martha aveva ripreso in mano la chitarra, quando aveva preso i M.A.G.O., quando Lily le aveva detto di essersi innamorata di James, ad esempio) ma nessuno aveva mai visto un pianto spezzarla in due, fino a piegarla su sé stessa e a farla urlare come se le stessero estraendo il fegato a mani nude.
Nessuno aveva mai assistito ad uno spettacolo del genere.
Solo Martha sapeva cosa fosse Robert per lei.
Solo Martha l’aveva vista crescere aggrappandosi a suo padre, solo Martha aveva idea di quanto per Rose, suo padre fosse tutto. Era sicura che, fino a quel momento, Rose avesse trovato la forza per combattere solo grazie a Robert. Li aveva visti litigare, urlare, ridere, tenersi il muso per giorni, ma mai aveva immaginato che lei si sarebbe dovuta trovare a vivere senza di lui così presto. Il loro legame era tanto complicato quanto semplice da capire. Per Robert, l’arrivo di Rose era la conferma che anche lui poteva avere una vita normale, non una vita da mostro, come suo padre gli aveva sempre detto. E quando Rose, a otto anni, si rese conto che riusciva a spostare gli oggetti con la forza del pensiero, solo suo padre l’aveva capita e le aveva detto che non importava a nessuno, perché i veri amici le avrebbero voluto bene comunque.
Remus si chinò, come per raccoglierla. Martha era più stupita dalla reazione della sorella che dalla notizia in sé. Suo padre era stato davvero stupido, sinceramente, ma una parte di lei si sentiva in colpa. Era uscito di casa per andare a difendere lei. Eppure era Rose che sembrava sul punto di morire dal dolore, non Martha.
Era troppo concentrata a guardare come reagiva Rose per sentire le braccia di Sirius che le stringevano i fianchi e le sue labbra che le baciavano la fronte.
“Non è vero.” Sussurrò Lily. “Non può essere vero. Hanno restituito il cadavere?”
Martha si voltò, chiuse gli occhi e si raggomitolò tra le braccia di Sirius.
 “Si, lo hanno fatto. Cosa piuttosto bizzarra per loro, ma lo hanno fatto. Charlus, un paio d’ore dopo la sua scomparsa – non ha detto a nessuno dove andava realmente – ha iniziato a pensare dove potesse essere, ed è uscito a cercarlo. È andato davanti alla vecchia casa di Robert e Marie a Londra, e ha trovato lì il corpo di Robert.”
“Voglio vedere mia madre.” Si intromise Martha. “E tutti gli altri. Voglio fare un funerale, uno come si deve. Voglio fare vedere ai Black che siamo più forti noi.”
F u il cognome della sua famiglia di origine a far saltare i nervi a Sirius, ma Martha fu più veloce, e lo bloccò. “Non ti azzardare ad andare da loro, Padfoot, tantomeno da Regulus. Aspettano solo quello. Noi gli daremo un funerale degno di un grande mago, ci sposeremo ed avremo questo bambino.”
Sirius scosse la testa. “Io vengo da una famiglia di assassini.”
Martha gli mise una mano sul petto. “Siamo noi la tua famiglia, ora.”
Lo fissò intensamente  e lui sembrò essere convinto. “Ti amo.” Le sussurrò, mentre Rose si rimetteva seduta e diceva di voler vedere sua madre.

Marie se ne stava seduta sulla poltrona rossa che stava nell’angolo del salotto. Si era seduta lì ore prima, quando le avevano detto che suo marito era morto, e non sembrava essersi nemmeno mossa. Non parlava con nessuno, non guardava negli occhi nessuno e rifiutava sia cibo che acqua. Teneva i capelli sciolti e li usava per nascondersi il volto. Non aveva pianto, anzi, se Dorea non l’avesse vista respirare, avrebbe dato per morta anche lei.
Charlus girava per il salotto con il sigaro in bocca, borbottando parole confuse, mentre Andromeda era divorata dai sensi di colpa e si era messa a pulire alla babbana quel vecchio castello. Nessuno aveva messo piede in camera dei Redfort, e nessuno aveva nominato le figlie. Nessuno parlava più con nessuno, in realtà. Era come se ognuno di loro avesse una bolla personale in cui era chiuso, insieme al dolore per la perdita, ai sensi di colpa e alle mille domande.
Quando Martha, Rose, Lily, Sirius, James, Remus e Peter fecero irruzione del salotto, ci misero un attimo prima di far notare la loro presenza.
Charlus si fermò, guardò in faccia i suoi figli e annuì pensieroso, prima di rimettersi il sigaro in bocca. Dorea, seduta per terra accanto alla poltrona dove vegetava Marie, guardò quei sette ragazzi con compassione e poi si alzò per stringere in un abbraccio ciascuno di loro. Andromeda si limitò a raccogliere le loro giacche, mentre Ted rimase chiuso in sala da pranzo a giocare con la piccola Ninfadora.
Martha notò sua madre, raggomitolata su quella vecchia poltrona, e si chinò davanti a lei, sperando che le rivolgesse uno sguardo o un qualsiasi segno di vita. “Mamma?”
Nessuno si mosse.
“Mamma, sono io, sono Martha.”
Nessuno osò muoversi.
“Mamma, ti prego, rispondimi.”
Sirius le posò una mano sulla spalla.
“Mamma, ho bisogno che tu mi faccia un segno che mi dica che sei ancora tra noi.”
Marie, davanti alla richiesta di sua figlia, la guardò. Rivolse semplicemente lo sguardo verso di lei, senza mostrare espressione.
Martha accennò un sorriso. “Sono qui, mamma. Siamo qui. Non ce ne andiamo. Non sei sola.”
Erano parole vuote.
Marie mosse leggermente le labbra.
“Non capisco, mamma.”
“Ho paura.” Sussurrò lei, ma nel silenzio la sentirono tutti. “Sono io la prossima.”
“Non è vero.” Intervenne Sirius. “Non glielo permetteremo.”
Marie alzò gli occhi verso Sirius come se avesse sentito un richiamo. “Sirius.” Disse.
Lui rimase spiazzato. “Sono qui.” Rispose, con voce calma.
Marie si alzò. Era evidente che facesse fatica, ma rifiutò l’aiuto di chiunque. Si aggrappò al braccio di Sirius e fece segno ai ragazzi di seguirla. Trascinandosi, arrivò all’appendiabiti a cui era appena la giacca buona di Robert. Con sicurezza glaciale, mise la mano nella tasca interna e ne estrasse una busta chiusa, porgendola a Sirius.
Sul retro della busta, una calligrafia disordinata ma sicura aveva scritto ‘a mio genero Sirius Black’.
A Felpato tremarono le mani. Come era possibile che avesse lasciato una lettera proprio a lui?

Sirius aprì la busta, davanti ad un ridotto gruppo di maghi con vestiti scuri che si aspettavano chissà quale rivelazione. Marie lo guardavano con affetto, mentre Martha, che le teneva la mano, gli sorrideva con amore. James teneva abbracciata Lily, mentre Remus si limitava a stare alla destra di Rose. Ultimamente litigavano spesso. Peter teneva la testa abbassata, mentre Alice e Frank fissavano la bara in legno antico. Dorea nascondeva la faccia in un fazzoletto bianco che usava per soffiarsi il naso, mentre Charlus copriva gli occhi gonfi con degli occhiali da sole. Andromeda teneva in braccio la piccola Ninfadora, alla quale era stato raccomandato di rimanere in silenzio. Suo padre Ted Tonks era stretto in una cravatta grigia, e, dietro di lui, Albus Silente sfoggiava un abito bianco come la sua barba.

Sirius, ragazzo mio,
non so davvero da dove cominciare.
Posso iniziare dicendo che ti sono grato. Ti sono grato per l’amore incondizionato che nutri nei confronti di mia figlia Martha, ti sono grato per l’affetto fraterno che doni a Rose, e ti sono grato per come hai accolto mia moglie e me nella tua vita, senza pensare che volessimo prendere il posto dei tuoi genitori.
Non so davvero come ringraziarti per i sorrisi che regali a mia figlia, Sirius. Io non l’avevo mai vista sorridere così, sai? È sempre stata bella, forte e intelligente, ma mai avevo visto il suo sguardo illuminarsi come quando tu sei accanto a lei.  Ora vi state per sposare e avrete un bambino, e di nuovo io ti sono davvero grato.
Quando tuo figlio nascerà, capirai le paure di questo povero vecchio che ti sta scrivendo. La paura che tuo figlio possa finire in un brutto giro, la paura che possa soffrire, la paura che possa innamorarsi della persona sbagliata. Ho avuto paura anche io, Sirius, ho avuto paura che tu fossi quello sbagliato. Avresti potuto esserlo, dopotutto. Eri un Black, e si  sa, i Black non sono fatti per amare. Poi ti ho guardato negli occhi, e ho capito che tu eri un Black solo di nome – ho capito che amare mia figlia era il tuo destino, così come il suo era amare te.
Io e mia moglie stiamo invecchiando, Sirius. È una cosa inevitabile, è la vita, è la natura, è anche la catena alimentare, se ti pare, ma stiamo invecchiando. E non c’è niente che io o te possiamo fare per impedirlo. Stiamo invecchiando. Quelle due ragazze ora non sono più le mie bambine, non posso più prenderle in braccio, e se dicessi loro che andrà tutto bene, difficilmente mi crederebbero. Insomma, guardati attorno. Non andrà tutto bene. Vorrei dirti che ne usciremo tutti vivi, Sirius, ma mentirei. Sacrificare qualcuno è il minimo per poter uscire da questa guerra a testa alta. Vorrei poterti dire che tra dieci anni saremo ancora tutti qui, che saremo a cena a casa vostra per Natale e che ci rideremo sopra. No. Mentirei di nuovo. Nessuno riderà di questa guerra, e nessuno ne uscirà indenne.
Sto invecchiando, Sirius, e queste sono le parole di un vecchio perfettamente consapevole che un giorno, un giorno non molto lontano, sarà costretto a lasciare sua moglie e le sue figlie sole, davanti ad anni di vissuti e di ricordi che si porteranno dietro. Ho paura di come potrebbero reagire alla mia perdita, Sirius.
Per questo, mio caro ragazzo, ti affido il compito di badare a loro. Non dico che dovrai prendere il mio posto, non dico che dovrai sostituirmi. Ti sto chiedendo di abbracciarle quando piangono, anche se ti diranno che stanno bene. Se Marie non fa colazione, cerca di nascondere che non ha dormito. E se si gratta l’occhio mentre parla, sta mentendo. Se Rose inizia a giocare con i capelli, ha dei brutti pensieri per la testa. Se Lily si mangia le unghie, è successo qualcosa.
Non posso dire nulla di Martha: sono sicuro che sai già ogni cosa di lei. Dalle tanto amore. Non lo ammetterà mai, ma ne ha davvero bisogno.
Abbi cura di loro, Sirius. Mi fido di te almeno quanto loro, ed è un brutto colpo al mio orgoglio l’idea di lasciartele, ma un giorno morirò, e non sopporto l’idea che nessuno si accorga di quando Marie mente o di quando Rosalie ha brutti pensieri.
Grazie, Sirius. Ti tengo un posto accanto a me in Paradiso – o all’Inferno, dipende dove mi mandano.
Con affetto,
Robert John Redfort.


Sirius fissò la lettera, mentre tutti si aspettavano che la leggesse. Lui ne lesse solo un pezzo, nascondendo i particolari sulle Redfort e su Lily, ma non riuscendo comunque a trattenere le lacrime che gli punzecchiavano gli occhi. Riuscì a non farle scendere, ma la sua voce era spezzata e le sue mani tremavano. Quando tornò al suo posto, accanto a Martha, il funzionario del Ministero incaricato di tenere la cerimonia fece per dire qualcosa, ma fu interrotto da James.
“Scusate l’interruzione, avrei qualcosa da dire anche io.” Disse Prongs.
Si alzò in piedi e gli occhi di tutti si posarono su di lui.
“So che è dura, ma vorrei dire che sono d’accordo con la lettera di Robert. Nessuno di noi uscirà come prima da questa guerra, anche se a tutti piace l’immagine di noi attorno ad un tavolo che ci ridiamo su. La verità è che attorno a quel tavolo ci saranno solo alcuni di noi, e nessuno sa se saremo tutti interi. La verità è che è bello pensare che andrà tutto bene, ma l’unica cosa certa è che un giorno tutto il mondo parlerà di noi – di coloro che si sono opposti, mettendo in gioco la loro vita e ogni cosa a loro cara. Robert era un uomo gentile, docile e accogliente, ed è morto da eroe. Tutti noi siamo eroi, ma lui lo è stato ancora di più. Vi invito a notare quanto la nebbia su questo cimitero sia palesemente opera di qualche mago o strega che noi conosciamo bene. Quindi io propongo a ciascuno di noi di alzare la bacchetta e di accenderla, in onore di Robert, del suo amore per Marie e della sua devozione per le sue figlie e per la mia Lily.”
Charlus, Dorea, la McGranitt e Rose alzarono le bacchette per primi.
“A Robert.” Disse Silente, e tutti alzarono la bacchetta, illuminando la nube scuro che li circondava di una luce nuova e accecante.
Lily posò la testa sulla spalla di James. “Noi ce la faremo.” Sussurrò.
“Te lo prometto, Lily.” Rispose James, baciandole i capelli.

Martha, distesa sul letto afferrò la mano di Sirius e se la portò sulla pancia, e lui riuscì a sentire suo figlio che scalciava. Erano al Quartier Generale, e ci sarebbero rimasti per qualche giorno: Silente aveva dato loro il permesso di stare vicini a Marie. Nella camera accanto, si sentivano Remus e Rose strillare, ma nessuno ci faceva caso.
Sirius si chinò sulla pancia. “Ciao, principessa.”
“Perché non accetti l’idea che potrebbe essere un maschio?” chiese Martha, ridendo a fatica.
“Perché mi piace troppo il nome Kayla Black.
“Kayla mi piace, ma inizia a pensare che potrebbe essere un maschio. Inizia a pensare ad un bel nome da maschietto.”
Lui sospirò e la guardò. “Robert Black.”
E, in quel momento, per la prima volta dopo mesi, Martha si permise di scoppiare a piangere. Lui la strinse forte a sé e le baciò la fronte, lasciando che gli bagnasse la maglia di lacrime e che ci si soffiasse il naso. L’importante era che cercasse, in qualche modo, di buttare fuori quel dolore che (lui lo sapeva) le stava lacerando lo stomaco minuto dopo minuto.
“I-io gli volevo bene. Non gliel’ho mai detto, m-ma io gli volevo bene.” Disse, dopo un po’.
Lui non poté fare niente se non stringerla più forte.


So che è un pò drastico come capitolo, e so che mi odierete, ma ... doveva succedere, ecco. Ed è successo. 
Come motivo per non uccidermi, vi prometto che il prossimo capitolo sarà quello del matrimonio. :D (e giuro che sta uscendo bene)
Pubblico oggi perchè ... beh, perchè è il trentuno luglio! Tanti auguri a Harry, il volto della mia infanzia, e a Jo, la donna che ancora oggi mi da qualcosa in cui credere. <3
Fatto il misfatto!

 
   
 
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