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Autore: Dilo_Dile2000    01/08/2015    5 recensioni
Cosa spinge una giovane a fuggire dalla propria famiglia e da coloro che ama? Perché vuole spingersi fino a Gondor quando potrebbe salpare per Aman ed evitare il più grande conflitto della Terra di Mezzo? Questa è la storia di Melyanna, del suo passato, dei suoi dolori e di ciò che l'ha trasformata da ragazza a guerriera. Per questa storia seguirò principalmente il libro, tranne in alcune parti che sarà indispensabile trarre qualcosa dal film.
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DAL XXII CAPITOLO:
"-Se la guerra terminerà in favore del bene, allora vi rincontrerete sulle bianche spiagge del Reame Beato. Ma se la missione fallisse e tu dovessi trovare la morte...- Un brivido mi corre lungo la schiena -Qualsiasi siano i sentimenti che prova per te, forse solo al di là del mare potrebbe trovare requie alle sue pene.-"
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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RICORDI E DOLORI


-Perché hai sistemato le mie cose?- Domando ad Aglar mentre mi siedo sulla coperta: il mio compagno sta sistemando i nostri bagagli sui due cavalli. Ovviamente finge di non sentirmi, l'ha sempre fatto, e rimango così ad osservare la sua chioma ramata perfettamente liscia.

-Devi essere riposata per oggi- Finalmente mi degna di una risposta. -E poi sembravi così serena e tranquilla che sarebbe stato un peccato svegliarti.- Mi rivolge un sorriso e poi torna al suo lavoro. Arrossisco fino alla punta delle orecchie al ricordo di quello che è successo stanotte, ma Aglar mi è stato di grande aiuto, anche se non sono riuscita confidargli i miei problemi.

Lascio a malincuore la calda coperta di lana che mi ha protetta del freddo della notte e mi dirigo alle sponde del fiume Cardolan1, nei pressi del quale ci siamo accampati. L'acqua è parzialmente ghiacciata e mi permette così di specchiarmi, tanto per controllare le mie condizioni. Aglar aveva ragione, sono cambiata davvero molto da quando siamo partiti da Imladris, anche se forse lui non intendeva un mutamento fisico: i miei occhi sono inespressivi e spenti, la pelle più pallida; i vestiti, che un tempo calzavano a pennello, sono più larghi, segno che ho perso un po' di peso, e un altro segnale dell'improvviso dimagrimento sono le guance leggermente scavate. I capelli poi non sono mai stati così poco curati: sembra passata un'eternità dall'ultima volta che li ho lavati decentemente e non voglio nemmeno immaginare la quantità di nodi che si sono formati. Ma durante un viaggio non si ha il tempo di pensare a certe cose, e mi affretto quindi ad intrecciare la mia lunga chioma.

-Ehi principessa! Quanto ci metti con quei capelli?- Domanda Aglar scherzosamente venendomi incontro.

-Tu fai presto a parlare, non hai una matassa arruffata in testa.- Rispondo dopo aver fermato la treccia.

-Dai non definirli così! A me piacciono molto, e non tutte hanno la fortuna di avere i capelli come i tuoi.- Continua afferrando una ciocca sfuggita alla pettinatura -Forza andiamo, il viaggio sarà lungo: per stasera dobbiamo raggiungere Tharbad2 e domattina attraverseremo il Glanduin3. Se la fortuna è dalla nostra parte, incontreremo dei Dunedain alla vecchia città.-

Entrambi montiamo sui nostri cavalli e procediamo a passo sostenuto. Mi sto allontanando sempre di più da Gran Burrone, la mia casa, ma soprattutto da Elrond, che mi ha cresciuta come una figlia quando sono rimasta sola; mi ha dato tutto, un'istruzione come guaritrice, mi ha insegnato a combattere rendendo i miei movimenti più veloci, fluidi e letali, ma soprattutto mi fatto sentire in famiglia quando sono rimasta sola accogliendomi come se fossi anch'io un frutto dell'amore tra lui e Celebrian: mi ha risollevato dall'abisso e non mi ha più lasciato. Ora invece fuggo da quella dimora, lasciandomi alle spalle tutto ciò che è stato per buttarmi in questa missione da cui probabilmente non tornerò: non rimarrò cieca alla morte e alla distruzione, non resterò a guardare la rovina della Terra di Mezzo per poi andarmene nelle Terre Beate.

Una lacrima scende lenta lungo il mio viso, ma il vento l'asciuga portandola lontano, forse sulle tombe dei miei genitori, o forse si poserà sulla guancia di un padre che vede sfuggire sé la vita dei propri figli.

Continuiamo a cavalcare per ore fermandoci solamente per far riposare i cavalli e consumare un pasto frugale.

Le prime stelle fanno capolino sul cielo rosa e blu del tramonto quando, davanti a noi, appaiono le rovine di una città un tempo gloriosa: Tharbad, ricco centro commerciale nella seconda era, ora è soltanto un cumulo di macerie usato ogni tanto dai raminghi come come rifugio e punto di difesa. Dei piccoli focolari ardono tra le mura diroccate, segno che c'è qualcuno nella città.

-Che ti dicevo?- Esclama Aglar -Raminghi! Se gli diciamo che siamo amici di Aragorn probabilmente ci faranno entrare.-

Continuiamo ad avanzare fino a che, arrivati in prossimità di quelle che un tempo erano le porte principali, scendiamo da cavallo. Un uomo incappucciato spunta fuori dai rovi puntando contro di noi un arco; subito viene seguito da altri armati alla stessa maniera.

-Chi siete voi, uomini che venite armati quando il sole muore?- Domanda il primo con voce potente.

-Siamo viaggiatori.- Risponde Aglar. Si toglie il cappuccio e, con un cenno della mano, mi indica di fare lo stesso. -Lei è Melyanna di Gran Burrone, figlia di Brethil, e io sono Aglar figlio di Tarcil di Bosco Atro. Siamo amici di Aragorn.-

L'uomo davanti a noi abbassa l'arco e, imitato da tutti gli altri, scopre il suo volto.

-Benvenuti, Aglar e Melyanna. Una stella brilla al momento del nostro incontro.-

Dopo un adeguato saluto un uomo porta i nostri cavalli alle scuderie ed entriamo nella città: alcune case sono state pulite dai detriti ed usate come magazzini, armerie o dormitori; per le strade sono stati allestiti punti di ritrovo e i ponti per accedere all'isola nel fiume sono stati ricostruiti, ma gli unici segnali dell'antica gloria sono gli affreschi che ancora rimangono sui muri e la fattura degli edifici.

Veniamo condotti attraverso diverse strade e vicoli, per poi entrare in un grande edificio di cui sono rimasti solo un paio di piedi delle mura, ma al centro di esse arde un falò e intorno una dozzina di uomini stanno mangiando. Arrivati in mezzo a loro veniamo presentati viene offerto del cibo che, ovviamente, accettiamo più che volentieri.

Aglar sta parlando animatamente con un ramingo di nome Cador, dai capelli e l'incarnato nettamente più chiari di quelli dei suoi compagni, riguardo a Thranduil e ai suoi “capricci”; io, di fianco a lui, non posso fare a meno di ridere perchè, bisogna dirlo, la sua imitazione del re è egregiamente perfetta.

-No aspetta aspetta!- Lo interrompe Cador soffocando le risa -Ti prego, fai di nuovo la parte del vino.-

Aglar alza il mento in modo altezzoso e comincia a muovere le mani e a parlare come il re: -Su Galion, sbrigati a portarmi un'altra bottiglia di Dorwinion, la vita a palazzo è così stressante!- Tutti scoppiano in una risata generale ed io non posso essergli più grata di adesso: nonostante tutto, riesce sempre a farmi sorridere.

Dopo aver finito di mangiare rimaniamo tutti seduti in cerchio e decido quindi di dedicarmi alla cura delle mie armi; ma, mentre sto affilando la lama della spada, sento una voce nella mia testa: “Il giovane ti sta osservando, è tutto il tempo che lo fa.” Mi volto verso il mio compagno e vedo che sorride divertito, poi sposto lo sguardo sugli altri uomini ed incrocio quello di colui che, effettivamente, mi stava fissando, perché quando ho guardato nei suoi grandi occhi azzurri ha abbassato la testa arrossendo. “Mi sa che hai fatto colpo.” Dice ancora nella mia mente.“Ma piantala, deficiente.” Controbatto dandogli una gomitata sul braccio.


-Cosa vi spinge verso queste contrade?- Ci domanda Celehadal; il capo dei raminghi ci ha portato in un luogo appartato dove possiamo spiegargli la meta e il motivo del nostro viaggio.

Aglar mi guarda un attimo: “Non dire niente né della Compagnia né dell'Anello.” Io gli rivolgo uno sguardo d'assenso e poi comincio a parlare: -Siamo partiti da Gran Burrone diciotto giorni fa: abbiamo seguito il corso prima del Bruinien e poi del Cardolan; domani attraverseremo il Glanduin... Diretti a Minas Tirith.- Celehadal ci guarda per un attimo, quasi stupito dalla mia affermazione.

-Perché lo fate?- Interviene -Voi siete giovani per la vostra razza e avete la possibilità di salvarvi salpando per Aman, perché volete partecipare ad una guerra che non vi appartiene?-

-Se questo è il destino della Terra di Mezzo- Continuo con tono più deciso -Allora è di tutti coloro che vi dimorano; noi siamo nati in questi boschi e colline, abbiamo viaggiato tra i monti e le valli di queste regioni, è questa la terra in cui siamo cresciuti ed è nostro dovere difenderla fino a che ne avremo le forze. Anche se forse non è una gran cosa, vogliamo fare la nostra parte nella Guerra.-

-Le tue sono parole degne di onore e rispetto che non tutti gli Eldar meriterebbero. Ora andate a riposarvi, per voi domani sarà una giornata faticosa.- Il capitano si alza augurandoci la buonanotte e torna dai suoi uomini.

Ripenso a ciò che ho detto, al motivo che mi ha spinto ad allontanarmi dalla mia casa, al perchè ho preso questa decisione: forse, se Legolas non mi avesse rivolto quelle parole, adesso sarei su una bianca neve diretta alle Terre Imperiture4. Cerco di scacciare quel ricordo ma, nella mia mente, le immagini dei suoi occhi freddi e il suo sguardo insensibile mi tormentano continuamente.

-Aglar, ti devo parlare.- Esco dalla “stanza” seguita dal mio compagno e ci dirigiamo alle sponde del fiume. Per un attimo rimango seduta a guardare il tenue bagliore delle stelle, ma infine mi decido a parlare, perchè, se non lo faccio adesso, non ne avrò mai più la forza.

-Vuoi sapere perchè sono partita? Il motivo è anche quello di prima, sì, ma... La mia decisione è dovuta a qualcos'altro.- Qualche lacrima comincia a scendere lungo le mie guance. -All'inizio sarei voluta partire insieme alla Compagnia, ma Elrond ha scoperto la mia motivazione e mi ha impedito di farlo.-

-Immagino che il pretesto sia stato Legolas.- Interviene Aglar, anche lui con gli occhi puntati sugli astri di Varda5.

-Sì... Beh, ovviamente io non ero d'accordo con la sua scelta visto che sarei stata soltanto d'aiuto, ma poi...- Mi prendo qualche secondo per asciugare il viso -...Poi Legolas mi ha convinto a non seguirli.-

-Cosa ti ha detto?- Domanda, allarmato dalla mia voce improvvisamente flebile.

-Io per lui non sono niente... Tutto ciò che ha fatto per me lo ritiene uno sbaglio, non avrebbe dovuto lasciare che mi affezionassi così tanto...- Le lacrime aumentano e a loro si aggiunge anche qualche singhiozzo; mi volto verso il mio amico che ora mi sta guardando con aria triste e sorpresa.

-Aveva gli stessi occhi gelidi di suo padre... Lo stesso sguardo distante... Io sono solo uno sbaglio.-

E per la seconda volta mi ritrovo a farmi consolare da lui, stretta fra le sue braccia e con le sue dita ad accarezzarmi i capelli.

 

***




1 Cardolan: fiume che divide l'Eregion a ovest dalle terre dell'Eriador

2 Tharbad: città fondata nella Seconda Era dai Númenoreani nel punto d'incontro tra i fiumi Cardolan e Glanduin, doveva la sua ricchezza al commercio su le acque
fluviali; divenne disabitata e sopravvisse solo come punto di difesa dei Dúnedain.

3 Glanduin: fiume che nasce dalle pendici delle Montagne Nebbiose, divide l'Eregion dal Dunland e, unendosi con il fiume Cardolan, formano il fiume Inondagrigio.

4 Terre Imperiture: altro nome per le terre di Aman.

5 Varda: dell'ordine dei Valar, è la Signora delle Stelle.




Nota dell'autrice:
Avevo detto che avrei pubblicato il capitolo la prossima settimana, ma non potevo più aspettare e visto che era già pronto... Comunque stavolta e molto più lungo del primo, anche perchè la situazione viene chiarita un po' meglio.

Un saluto a tutti, elfi e nani, uomini e hobbit, e ci vediamo al prossimo capitolo.
Diletta

   
 
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