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Autore: giulji    03/08/2015    2 recensioni
*Storia corretta e rivisitata nei primi capitoli, in modo tale che adesso, anche a coloro che non hanno letto la saga di Hunger Games, risulti una lettura comprensibile*
Questa fanfiction, ambientata in un survivial game, avrà come protagonisti la maggior parte dei personaggi presi dalla saga dello zio Rick, ricollocati sotto forma di tributi/sacrifici.
Il tutto averrà attraverso più punti di vista (POV).
Chi sarà il vincitore finale ? Chi morirà durante i giochi ?
In che circostanze ? Quali saranno le alleanze ?
Dal testo :
"... Nonostante la sua enorme voglia di lasciarsi cadere tra le braccia di Morfeo, affogando in un sonno privo di memorie, che lo avrebbe momentaneamente esonerato dalle tenebre che gli offuscavano perennemente il cuore, Nico non era invece riuscito ad addormentarsi nemmeno per un ora di seguito e le occhiaia violacee che gli contornavano lo sguardo già corrucciato ne costituivano una prova.
Sapeva che quella mattinata, non rappresentava infatti, l'inizio di un giorno comune, bensì quella maledetta giornata portava con se la consapevolezza che di li a poche ore ci sarebbe stata la fatidica mietitura per il distretto 13 dello stato di Panem..."
Genere: Azione, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Hazel Levesque, Leo Valdez, Nico di Angelo, Percy/Annabeth, Talia Grace
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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PERCY

In quel freddo dì, Percy Jackson si era svegliato prestissimo, il che era già di per se una cosa piuttosto insolita, dal momento che una delle sue nomee più celeberrime fosse proprio quella del “ritardatario cronico”.

Quella giornata grigia però, non era comune alle altre, perché con se avrebbe portato il mitico avvento che avrebbe comportato il suo primo allenamento nel centro d'esercitazione per i tributi.

Da quella stessa mattinata avrebbe dovuto cominciare ad allenarsi in vista dei giochi, tentando di imparare quello che gli riusciva più complicato, ma allo stesso tempo dandosi un occhiata in giro, al fine di studiare gli altri giocatori, tentando di scoprire le loro carte vincenti e rispettivamente i loro talloni d'Achille.

Magari avrebbe potuto anche cominciare ad elaborare una strategia di qualche tipo, od a cercarsi delle possibili alleanze per il futuro, ma invece l'unica cosa che stava effettivamente facendo era una doccia infinita.

Percy nonostante si fosse svegliato molto presto arrivò, ovviamente, abbastanza in ritardo a fare colazione perché, come al suo solito, si era dilungato nel restare per circa tre ore di seguito sotto il getto rilassante dell'acqua tiepida.

Non perché fosse particolarmente sporco, ma semplicemente perché si sentiva abbattuto e l'acqua era l'unica cosa che riusciva a tirarlo su di morale.

Fissando le gocce precipitare una dopo l'altra rapidamente a terra, riusciva a sentirsi meno spesato ed infelice, anche se quella scenetta poteva rappresentare benissimo una metafora sulla sua discesa a picco nel panico, eppure gli bastava anche solo rimirare l'acqua per qualche minuto per avere l'illusione che tutto si calmasse, l'illusione di essere nuovamente a casa.

Se avesse avuto ancora delle lacrime in corpo sicuramente avrebbe pianto, ma nei giorni precedenti si era completamente prosciugato le risorse lacrimali, perciò non poteva far altro che sentirsi triste ed anche molto scocciato.

Percy, a cominciare da qualche anno addietro, era riuscito finalmente ad ottenere la felicità da lui tanto agognata, ed in quel periodo di vita, ove finalmente l'aveva ottenuta, essa gli era stata strappata via in malo modo ancora una volta.

Lui non proveniva da una famiglia ricca, anzi sua madre Sally era stata costretta a convivere per molti anni con un ubriacone, manesco, che per più spendeva i suoi rari guadagni giocando d'azzardo, per il solo fatto che da sola non riusciva a mantenere il figlio.

Quelli erano stati anni infelici per entrambi, Sally doveva subire il maltrattamento perenne di quell'uomo che non amava, e Percy non poteva ribellarsi per volere stesso di sua madre.

Poi finalmente, tutto d'un colpo, le cose cambiarono.

Sally grazie ai suoi enormi sforzi ed ai suoi continui studi, riuscì ad ottenere un buon lavoro da negoziante sulla coste, e grazie al discreto guadagno che ritirava da quest'impiego, fu finalmente capace di mollare l'inutile individuo con cui stava. Come se non bastasse nell'ambiente lavorativo, con il passare dl tempo, si rese conto di aver trovato una bravissima persona che la capiva perfettamente e con cui andava estremamente d'accordo, individuo di cui piano piano finì con l'innamorarsi, venendo per altro ricambiata, quasi non rendendosene conto.

A Percy quella persona stava molto simpatica e riusciva ad identificare in essa addirittura la figura del “padre” che non aveva mai avuto.

E fu così che la pace per il ragazzo cominciò a sopraggiungere, riuscendo a farlo sentire parte di una vera famiglia, e facendogli provare in prima persona la serenità che poteva offrire una vera casa. In lui cominciò a farsi spazio anche una sorta di spensieratezza adolescenziale, a fronte di tutti gli anni infernali che avevano dovuto passare lui e la madre.

Anche fuori da casa, le cose per Percy migliorarono ritmicamente.

Avendo la mente più libera dai brutti pensieri, i suoi voti scolastici, sotto i suoi grandi sforzi per recuperare, si innalzarono ampiamente, e lui riuscì a crearsi anche un buon gruppetto all'interno della classe, nel quale per altro conobbe il suo migliore amico Tyson.

Tutto sembrava essersi messo finalmente a posto, ma in realtà si era solo illuso, perché la vita stava aspettando di giocare il suo più brutto tiro, un tiro che per altro era riuscito a mandarlo istantaneamente al tappetto.

In quegli ultimi giorni non faceva altro che ripensare a Sally, Tyson, al mare del distretto quattro ed alla sua vita al di fuori di Capitol City.

Aveva deciso che avrebbe provato a vincere ed a partecipare a quel gioco mortale, ma non era troppo convinto di riuscirci.

Comunque l'idea di lasciarsi morire dentro quell'inutile campo di battaglia non lo sfiorava nemmeno, per quanto fosse demoralizzato non avrebbe mai accettato una tale sconfitta.

Si vestì rapidamente, infilandosi una comoda maglietta arancione e dei semplici pantaloni lunghi ed elastici per fare attività fisica, poi si diresse verso la sala da pasto, con i capelli ancora gocciolanti.

Fu rasserenato dal fatto di non essere l'unico in ritardo, infatti la sua compagna di distretto, Lavinia, sembrava non esser ancora arrivata ed il suo mentore aveva un espressione piuttosto scocciata.

Lo salutò con un cenno della mano e cominciò a mangiare degli invitanti pasticcini blu per colmare la solita fame mattiniera.

Non scambiarono molte parole tra di loro, il mentore gli fece solamente qualche raccomandazione sul fatto di non mostrare le sue qualità e sullo studiare minuziosamente gli altri.

Entro la fine degli addestramenti, ovviamente non in quello stesso giorno, ma a sessione conclusa, avrebbe dovuto avvertirlo su chi aveva scelto come alleato e probabilmente in base alle sue decisioni, la possibilità di sopravvivenza sarebbe aumentata o diminuita.

Aspettò Lavinia per diversi minuti, quest'ultima, quando raggiunse il ragazzo, si scusò fievolmente, anche se palesemente non pentita, del suo ritardo e poi insieme cominciarono a dirigersi verso il centro di addestramento.

A Percy quella ragazza non stava estremamente simpatica, ma aveva comunque provato a rivolgergli qualche frase di circostanza, lei però, lo ignorava senza eccezioni, così alla fine anche lui decise di lasciar perdere.

I corridoi che conducevano verso la palestra erano abbastanza stretti, interamente grigi, e sboccavano di tanto in tanto in qualche altra ramificazioni di viali nei quali erano situati gli appartamenti dei tributi, tra cui anche il suo e quello della sua compagna.

Era talmente assorto dai suoi pensieri che mentre si affrettava a raggiungere la grossa entrata d'ottone della sua meta, passando per una lunga anticamera poco illuminata, si scontrò con una ragazza, facendo cadere entrambi.

“Ehi, guarda dove cammini, testa d'alghe!” esclamò la biondina guardandolo male.

Percy si ricordava perfettamente di averla già vista prima, si chiamava Annabeth Chase ed era il tributo femminile del distretto 8.

Si alzò rapidamente in piedi strofinando via la polvere dai vestiti, mentre la ragazza continuava a squadrarlo malissimo dal basso.

Quando l'aveva vista sul suo carro con quell'aria così astuta ed orgogliosa stampata in faccia, l'aveva da subito trovata carina e simpatica, considerazioni piuttosto idiote dal momento che si sarebbero dovuti uccidere a vicenda, comunque dopo il loro primo incontro aveva ripensato molto per quanto riguardava l'aggettivo “simpatica”.

“Testa d'alghe? È veramente così che soprannomini tutti i tizi del quattro?” domandò retorico Percy.

La ragazza rispose prontamente alzando gli occhi al cielo“No, non tutti, solo le teste d'alghe. Preferisci acqua-man? Comunque, hai intenzione di lasciare una signora a terra o pensi di avere la decenza di offrirmi una mano per aiutarmi a tirarmi su?”.

Percy fingendosi dispiaciuto pose una mano alla biondina che si rialzò senza troppa fatica

“Io come ti dovrei chiamare? Vieni dal distretto della tessitura e non c'è nulla d'interessante in quel luogo... Ecco! Magari ti chiamerò figlia di aracne! Che dici?”.

La ragazza non rispose e fissò Percy sbigottita, il ragazzo poté addirittura giurare di averla vista sbiancare, poi girò i tacchi senza nemmeno salutarlo e proseguì per la sua strada con un espressione offesa.

Percy in quel momento doveva avere un enorme punto di domanda stampato in fronte perché anche l'indifferente Lavinia gli domandò se c'era qualcosa di cui aveva necessità, lui comunque scosse la testa e si addentrò nel centro di esercitazione, cercando di svuotare la mente da quell'incontro, per rimanere il più serio e concentrato possibile.

Poté constatare con mano, che quel posto era davvero gigante, forse anche più grande della piazza in cui si era svolta la cerimonia d'apertura sui carri.

L'area era divisa in diverse zone, ai lati si trovavano le piattaforme di mimetizzazione, teoria sul clima, la fauna e la flora, i nodi ed altre cose del genere.

Un po più, centralmente invece, si trovava la piattaforma di tiro con l'arco, quella d'addestramento con la spada, la lancia e varie arme di tutti i generi, che per altro si trovavano appese un po' dappertutto e disordinatamente nella stanza.

Era presente ogni sorta di opzione e possibilità di combattimento e qua e là erano disposti vari addestratori che davano delle dritte o aiutavano in caso di bisogno i tributi.

Quando Percy si addentrò in quella stanza, notò che già molte persone erano presenti, e poté constatare che alcune erano divise in gruppetti, probabilmente stavano già cercando di testare la convenienza della presenza di determinati individui nella propria squadra, piuttosto che altri.

Nico Di Angelo, il piccoletto del distretto tredici, sembrava intento ad addestrarsi con una spada e secondo Percy dava l'impressione di essere inaspettatamente molto pericoloso.

Il ragazzo notando il suo colorito e la sua espressione, avrebbe giurato che il nanerottolo non mangiasse ne dormisse da diversi giorni, ed un po' per questo gli fece pena, in effetti anche lui i primi giorni l'aveva presa in quello stesso tragico modo.

Era apparentemente da solo, ma si poteva notare che sia la sua compagna di distretto, Hazel, che in quel momento stava provando ad esercitarsi con i nodi, sia il ragazzo biondo del distretto dieci, che invece provava ad arrampicarsi in fondo alla stanza, lo stavano fissando di sottecchi.

Thalia Grace e Piper McLean erano ferme a discutere nell'angolo teorico, mentre Travis Stoll, Frank ed altri disparati tributi si allenavano in maniera solitaria, in disparte dagli altri.

Percy cominciò a valutare con cosa cominciare ad allenarsi, ed alla fine riuscì a prendere una decisione ricorrendo al metodo d'esclusione.

Da quand'era piccolissimo, lui era sempre vissuto nell'acqua e con l'acqua.

Aveva sempre aiutato in maniera gratuita tutti i pescatori del distretto, a patto che loro lo facessero salire a bordo durante le varie escursioni a largo.

Era dunque diventato un mago con i nodi e con le trappole, sapeva trasportare pesi veramente ampi ed in più maneggiava molto bene le spade, con cui invece si allenava secondariamente, come hobby.

Dunque si diresse prima di tutto nell'angolo teorico per cercare di apprendere qualcosa di più specifico sulle eventuali piante, consigli sulla sopravvivenza e cose del genere, su cui non aveva nessuna conoscenza, essendo dislessico e soffrendo di deficit dell'attenzione era sempre stato abbastanza una rapa a scuola.

Dopo un po' che fissava il suo libro, con espressione forse un po' troppo confusa, senza riuscire a memorizzare o capire praticamente nulla dei testi, sentì una fragorosa risata provenire da qualcuno davanti a lui.

Chiuse il manuale sulla flora di scatto e alzò lo sguardo, trovandosi davanti agli occhi quell'espressione severa e grigia che aveva incrociato pochi minuti prima.

“Tu qui, testa d'alghe? Pensavo che tu fossi un tipo più impulsivo che riflessivo, ma ora ne ho proprio la conferma, non immagini l'espressione da pesce lesso che ha in questo momento!” esclamò la ragazza ridacchiando sotto i baffi.

Percy cercò di ricreare una smorfia aggressiva sul volto, ma non dovette sembrare molto convincente, dal momento che la ragazzina dopo avergli riso nuovamente in faccia si avviò scuotendo il capo verso il poligono di tiro con l'arco.

Pensò che dovesse essere una vera e propria spocchiosa, ma non poté fare a meno di trattenere un sorrisetto ebete sulla punta delle labbra.

Decise presto di lasciar perdere la teoria e si diresse verso la piattaforma di combattimento corpo a corpo.

Venne allenato e gli furono rivolti dei consigli da uno degli addestratori che si trovavano nel luogo, un tipo molto basso, ma altrettanto robusto e agile, che sembrava estremamente contento di avere un nuovo allievo.

La maggior parte dei tributi infatti si stava allenando con armi e Percy pensò dunque che, o erano tutti degli assi nel combattimento a mani nude e volevano nasconderlo, o erano tutti degli inetti in questo campo.

Non che lui facesse una bellissima figura, ma per lo meno credeva di farne una discreta.

L'insegnate mostrandogli le diverse tecniche l'aveva buttato due volte a terra, ma comunque lui si era sempre rialzato e aveva tentato di replicare i suoi insegnamenti nel miglior modo possibile.

Non stette tutta la giornata fermo su quel campo, ma cercò di girare la sala il più possibile, dalla zona dove spiegavano la formazione dei veleni alla postazione d'arrampicata.

A cena non si fermò a mangiare nella mensa del luogo d'esercitazione, ma tornò nella sua cabina frettolosamente, per via del grande mal di testa ed il dolore ai muscoli che cominciava a tormentarlo, ma constatò rassicurato che anche la maggior parte degli altri partecipanti si era recata a sua volta, subito nella propria stanza, appena giunta la fine degli allenamenti.

Percy, una volta approdato all'interno del suo appartamento essenziale, notò subito che ne il mentore ne il suo fastidioso presentatore erano presenti in quel luogo, così si diresse frettolosamente in camera.

Non ebbe nemmeno tempo di mettere piede dentro la stanza che si ritrovò già catapultato in doccia, ormai per lui era un processo estremamente spontaneo quello di buttarsi nella prima fonte di acqua che trovasse a disposizione per rilassarsi nel minor tempo possibile.

Qualche anno prima, nel distretto, era riuscito a confermare un record di 8 minuti di respiro trattenuto sotto il pelo del mare, pensava che da un momento all'altro gli sarebbe spuntata la coda da tritone.

Fece un riepilogo mentale di tutto ciò che gli era accaduto nel giro di quei pochi, ma decisivi giorni, e s'incupì per la milionesima volta.

Dopo essersi lavato per bene ed aver recuperato un minimo di energia si diresse ancora in accappatoio verso la camera dove in genere lui, con il suo staff a seguito, trascorreva i pasti, una stanzetta attrezzata ma abbastanza contenuta, dall'arredamento piacevole.

Si allungò immediatamente verso la prima mensola, situata proprio al di sopra del tavolino a muro, con l'obbiettivo di impossessarsi qualche snack da sgranocchiare prima di cena, preferibilmente azzurro, dato che le pietanze azzurre gli ricordavano il cibo cucinato da sua madre.

Purtroppo però, i suoi piani furono sabotati, dato che non ebbe nemmeno il tempo di mettere piede nella stanza, che il suo indiscreto manager spalancò rumorosamente la porta, dirigendosi oltre la soglia d'ingresso con un sorriso a trentadue denti stampato i faccia, facendo sobbalzare il ragazzo per via del l'irruenza.

Percy stava per fare retromarcia sui suoi passi, per dirigersi nuovamente in camera sua, sperando di non esser individuato così da risparmiarsi uno di quei logorroici monologhi che di tanto in tanto gli rifilava l'uomo, che aveva già imparato a detestare.

In più, quell'individuo momentaneamente pareva troppo estasiato per i suoi gusti, e lui non aveva la minima forza volontà per stare a sentirlo crogiolarsi per ore ed ore nelle sue esperienze positive.

Sfortunatamente l'uomo fu più veloce nel capire le sue intenzioni di ritirata, e così Percy si ritrovò bloccato per la spalla destra, saldamente, dalla sua mano ossuta.

“Complimenti Jackson, sei un mito!- tuonò ad un certo punto, allegro.

Il ragazzo lo guardò come se fosse stesse rimirando un pazzo e l'altro si affrettò a proseguire con il suo discorso in modo tale da non offrirgliene una conferma:

“ Oh, maledizione!

Realmente non te l'hanno detto di persona? Devo fare tutto io, la vita è veramente dura, non credi?Comunque, devi sapere, che Annabeth Chase in persona, ha richiesto di potersi alleare con te! Io ho risposto che sarebbe servita un attenta analisi, tanto per non farci apparire troppo disperati, ma anzi un po' preziosi, ma comunque non è questo il punto! È sicuro che fra qualche giorno risponderò positivamente dal momento che quella ragazza ha veramente un elevato numero di sponsor. In più Clarisse è già di per se alleata con la Chase e con Polluce, nonostante l'addestramento non sia praticamente iniziato… Probabilmente devono aver preso i contatti già dalla cerimonia sui carri. Complimenti Percy! Sarai dunque, uno dei favoriti di quest'anno!” terminò annuendo e dandogli una forte pacca sulla spalla.

Percy si diresse in camera sua ancora un po' frastornato.

Veramente l'avevano incluso nella cerchia dei favoriti annuali?

In genere ne facevano parte solo i distretti ed i partecipanti più forti, ed in genere era sempre uno di quel gruppo a vincere i giochi.

Poi pensò agli occhi grigi ed il sorriso sornione di quella stramba ragazza che l'aveva deriso qualche ora prima.

Non riusciva veramente a capire se odiarla o volerle estremamente bene.

Decise di optare per una via di mezzo.

Si accasciò sul rigido materasso latteo, beandosi nell'affondare la dolorante schiena, su quel caldo e piacevole materiale.

Un leggero sorriso si faceva spazio rapidamente sul suo volto.

Rimase fermo a pensare a quelle ultime sequenze positive, un po' titubante e confuso.

“Annabeth Chase, un nome ed una garanzia, ma quale?

Vedrò di capire come funzionano gli ingranaggi nella tua testolina bionda e poi starò a vedere come comportarmi di conseguenza. Sarai un alleata preziosa od un pericoloso rivale?”.

Si rigirò più volte nel letto, ripetendosi mentalmente una serie di domande riferite a quella ragazza, prima di abbandonarsi completamente ad uno stanco, ma meritato, sonno profondo.

 

   
 
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