Capitolo
6
Lo
specchio fa male alla salute
La
terra
oscura era il luogo più lontano e temuto del mondo magico.
Era popolato da
creature diverse maghi delle tenebre, troll, giganti, e
demoni di ogni
tipo, accumunati tutti da un’indole malvagia.
La
regione
sembrava divisa in due parti: da un lato terra arida e pietre,
dall’altro
foreste piene di piante sinistre e piccoli villaggi. Il
villaggio più
conosciuto e popolato era Tebrex. Un piccolo agglomerato di case, per
lo più in
pessime condizioni, che era posto non molto lontano dal palazzo reale.
Qui era
notte fonda e le uniche voci provenivano dalla taverna, posta al centro
del
villaggio. A quegli schiamazzi si univa un suono indefinito, che in
molti non
avrebbero riconosciuto, ma che per gli abitanti era segno di stare alla
larga.
Quel
basso
ronzio, si faceva sempre più forte man mano che ci si
avventurava verso la
foresta nera, qui davanti agli alberi privi di foglie giaceva un
gigante
dormiente. Dalla sua barba lunga si intravedevano piccole dita umane
segno
della cena appena consumata dopo un lungo periodo di digiuno.
Il
gigante
si cibava solo di carne umana impossibile trovare nella terra magica,
cosi
contava sull'aiuto del padrone per mangiare. La sua fedeltà
era di solito
ripagata con lauti pasti, ma quello appena consumato non era altro che
un
misero spuntino, che non aveva riempito lo stomaco del gigante che
anche nel
sonno continuava a mormorare: "ho fame, ho tanta fame"
Accanto
a
lui, un ombra fugace si issò da un masso. Era veloce e
rapido, i suoi passi non
facevano rumore e i suoi occhi erano abituati alle tenebre e in grado
di
scorgere ogni dettaglio. Entrò dentro la locanda e solo la
debole luce delle
candele bastò a far scorgere la sua immagine e a
far tacere i demoni
intenti a bere. Prese posto accanto alla porta e si versò da
bere dalla caraffa
di un tavolo vicino, nessuno osò proferire parole.
L’essere era insolito e raro
anche in una regione popolata da strane creature come quella. Era
più alto e
robusto di un umano, circa cinque piedi più o meno 1,80 in
metri umani, la
pelle era verde petrolio piena di fessure e tagli, ma resistente come
acciaio.
Il suo viso assomigliava
a una
statua
dei gargoyles , da cui spiccavano degli occhi azzurri tendenti al
bianco e duri
come il ghiaccio, la bocca piena di cicatrici era piegata in un macabro
sorriso
e i capelli, spettinati e issati all’insù gli
conferivano un aspetto strambo
che stornava con l’aura di paura che incuteva. Nella mano
sinistra teneva un
piccolo specchio che portava sempre con sè forse per
guardare bene i suoi nuovi
capelli, cosa faceva spesso , ma in quel momento lo specchio
raffigurava
un'altra sagoma..
-
Gjian hai
compiuto la tua missione?
Quella
voce
distolse il troll che poggiò il bicchiere sul tavolo e
issò meglio lo specchio.
-
Certo mia
regina, ho fatto di meglio non solo ho portato il carillon come lei
desiderava,
mi sono tagliato i capelli, ah ah ah.
-
Stupido
troll che ti da il diritto di ridere- sibilò la donna
-sciocco ti ho chiesto di
fare una cosa non di tagliarti i tuoi ridicoli capelli! Porta il
carillon nel
luogo prestabilito e guai a te se qualcosa va storto subirai la
peggiore delle
punizioni, resterai nel mondo degli umani per sempre e morirai.
Il
troll a
disaggio, decise di assumere un tono di rispetto anche
perché quella donna lo
intimoriva e non poco, aveva visto cosa succedeva se non si riusciva a
soddisfare quanto richiesto.
-
Mi perdoni
mia regina ho agito senza pensare sono il vostro umile servitore, sono
ai
vostri ordini.
-
Ecco
bravo, cosi va meglio, ritornando a noi stolta creatura ti affido
un’altra
missione da compiere, voglio che trovi la prediletta di mio fratello e
la porti
da me, è riuscita a sfuggirmi nel labirinto del vuoto-
spiegò la donna in tono
irritato.
-
Certo mia
regina, da dove comincio?
-
Adesso si
trova nel mondo umano. Voglio che porti con te anche Gildastar.
-
Mia regina
ma io ho sempre lavorato da solo- provò ad obiettare il
troll.
-
Non mi
interessa.- replicò spicci la donna -Tu occupi della
ragazza, Gildastar si
occuperà di altro.
Finito
la
conversazione lo specchio si frantumo in mille pezzi, il troll
guardò sconvolto
quanto accaduto. Non lo preoccupava tanto la missione che gli era stata
affidata ma di più l’aver perso il suo amato
specchio.
-
ora mi
toccano sette anni di disgrazia- bofonchiò uscendo dalla
locanda- e non potrò
più guardare i miei capelli e specchiarmi per rimirare
quanto son bello. Son
bello, son bello, come un baccello, ma senza macello potrò
tornare più bello-
canticchiò dirigendosi verso il gigante.
-
Sveglia
bambinone- disse- abbiamo una missione da compiere da parte
della nostra
signora.
-
Uffa ho
sonno.. e pure fame, a proposito che si mangia stasera?
-
Niente,
quello che hai appena mangiato di basta per due settimane.
-
Va bene.
allora dove mi porti di bello?
-
Andiamo a
trovare un’amica.
Nello
stesso
istante nel castello Regrid, regnava il più assoluto
silenzio rotto solo da dei
piccoli passi e dal ticchettio di un piccolo carrello. Uno gnomo
aprì
lentamente le porte della stanza regale e sul tavolo dispose la cena.
La camera
era piena di ogni genere di ricchezza, la regina Delfi era seduta
davanti al
suo amato specchio. Bella come le tenebre, signora del mondo oscuro e
di ogni
essere che popolasse quelle terre, era insolitamente felice. Il suo
viso, dai
tratti quasi infantili, che appariva quasi umano tranne che per le
orecchie a
punta, era teso in un sorriso. La regina si sollevò in
piedi, il fisico
slanciato e sensuale ricoperto solo da una velata veste rossa da camera
che
lasciava bene poco all’immaginazione, si muoveva lentamente
verso il comodino.
Indossò i suoi amati orecchini di perle rosse rivolgendo un
occhiata distratta
al letto, su cui giaceva un improvabile amante. L’uomo
completamente nudo si
alzò in piedi mostrando un fisico statuario che solo con ore
massacranti in
palestra un umano avrebbe potuto avere. Ma lui di umano aveva ben poco,
le
corna sulla testa e gli occhi rossi facevano ben capire a quale specie
appartenesse. L’uomo indossò i pantaloni e poi si
sedette sul letto. La regina
circumnavigò il materasso per porsi di fronte a lui.
-
Gildastar
caro ti sei divertito nel lettino con me?- lo stuzzicò la
sovrana ben conscia
delle risposta
-
Certo mia
regina come sempre- Sorrise maliziosamente l’uomo.
-
Perfetto.
Hai sentito cosa ho appena ordinato a quello stupido.
-
Si mia
regina, sarà un onore compiere una missione per lei.
-
Ottimo,
sai cosa devi cercare, ormai sento che ci siamo quasi- rise di gusto,
si girò e
vide ancora che lo gnomo attendeva il permesso di andare
– Ancora sei qui
rincretinito di un gnomo vattene i tuoi servizi sono finiti.
Lo
gnomo si
girò e si incamminò più veloce
possibile zoppicando un po’ per la paura della
regina. In quella settimana aveva cambiato un bel po’ di
gnomi nel giro di poco
tempo; se qualcuno commetteva errori non c’era scampo, o
finivi nelle caverne a
scavare a vita oppure, peggio, nel mondo degli umani dove
inesorabilmente
sarebbe giunta la fine.
La
regina
tutta contenta si sedette a galoppo del suo amante. L’uomo le
afferrò con le
mani il sedere e se lo portò più su come se fosse
una sua preda. La regina non
riuscì a trattenere un gemito
-
Vuoi
ancora
continuare?- chiese vogliosa.
-
Se
la regina
lo desidera.
-
Mm,
magari
dopo che mi avrai portato quello che voglio sarò ben
disposta a fare quello che
vuoi.
L’uomo
continuò quel piacevole massaggio beandosi dei gemiti che
riceveva in risposta
finchè non si arrestò e sussurrò piano
all’orecchio della sovrana:-
Mia
regina vado a prendere il tuo
regalo.