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Autore: Ali3ce    05/08/2015    0 recensioni
"L'amore ci unisce. L'eternitàci sigilla.Tu sei la mia luce, io la tua ombra.D'ora in avanti saremo una cosa sola"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Il mattino seguente quando mi svegliai ero felicissima per gli eventi del giorno prima, mi rigirai nel mio letto e dopo un po’ decisi di alzarmi. Andai a farmi una doccia veloce e per non scendere in pigiama mi vestii, misi un paio di jeans e una camicia e raccolsi i capelli in uno chignon. Passai per la camera di Alessia per vedere se dormiva, ma stranamente non c'era. Allora scesi le scale e vidi un'immagine stupenda; c'erano Jay e Alessia insieme, lui stava preparando la colazione mentre la teneva in braccio. -Oh ma guarda chi si è svegliato!- si avvicinò e mi diede un bacio sulla fronte-buongiorno amore. Questa piccola non voleva saperne di mettersi seduta al suo posto. -disse sorridendo ad Alessia. -Grazie di esserti preso cura di lei, ora la prendo io. - Detto ciò mi avvicinai al tavolo, feci sedere Alessia e aspettai che Jay finisse. - Cat, può accompagnarmi anche Jay a scuola?-ci guardò sorridendo e Jay non mi diede neanche il tempo di rispondere. - Ma certo piccola principessa-disse sorridendo- vatti a cambiare e poi andiamo tutti insieme. Alessia sfrecciò via alla velocità della luce e mi fece scappare un sorriso. Jay mi si avvicinò e mi cinse il corpo con le sue braccia. Profumava di buono, sapeva di menta e di fresco. Mi girai per guardarlo e incrociai quegli occhi che mi avevano rubato l’anima e vidi riflesso con chiarezza il mo futuro. Era con lui, ovunque ma con lui. Lo baciai e pronunciai le fatidiche parole, parole che pensavo così giovane di non dire a nessuno-Ti amo- Jay mi guardò per quello che sembrò un secolo e mi diede un bacio sulla fronte Anch’io ti amo, piccola mia. - Proprio in quel momento scese Alessia con la sua divisa blu e lo zainetto sulle spalle. Aveva cercato di farsi i codini ma erano venuti un po’ male. Mi scappò una risata- Su Ale andiamo a farci meglio questi codini- ci dirigemmo in bagno e dieci minuti dopo eravamo sulla via di scuola. Mamma ne aveva scelta una vicina così la mattina non avrebbe impiegato tanto tempo a portarla. Poco prima di arrivare davanti al cancello si fermò e strinse la mano di Jay. Lui si abbassò e sorridendo ad Ale le chiese che c’era che non andava; lei non rispose e in quel momento passò un gruppo di ragazzi , maschi e femmine che doveva avere la sua stessa età,e cominciarono a rivolgersi ad Ale. - Ti fai accompagnare da tua sorella perché tu non hai un padre vero-parlò il capo del gruppo seguito dalle risate degli altri. - Si c’è l’ho il papà ed è migliore del vostro. Eccolo lui è il mio papà- Alessia tirò in avanti la mano di Jay che non aveva mai lasciato e si girò a guardarlo implorante. Jay la prese in braccio e si rivolse a quei pestiferi ragazzini- Io sono Jay, non sono il papà di Ale ma sono amico dei vostri fratelli, e se non volete che gli racconti come trattate le ragazze, vi conviene comportarvi bene con Ale. Lei è come una sorella per me e se la prenderete ancora in giro parlerò con i vostri genitori intensi?- Jay aveva fatto la voce da duro ma io sapevo che non lo era. I bambini annuirono spaventati e scapparono. Alessia si girò verso il suo salvatore e gli schioccò un bacio sulla guancia. Jay la mise a terra e lei corse verso la sua amichetta. Dopo aver aspettato il suono della campanella, ci allontanammo mano nella mano. Jay mi accompagnò fin davanti al cancello della mia scuola e si diresse verso la sua. C’eravamo dati appuntamento per il pomeriggio per andare al centro visto che ad Alessia ci avrebbe pensato George, perché adesso voleva recuperare il tempo perso e provare a comportarsi da padre. Appena entrata in classe fui assalita da una strana sensazione che mi mise in allerta, come una molla sentivo scattare i miei sensi all’attenti. In classe non c’era nessuno; veramente neanche per i corridoi ma pensavo dipendesse solo dal fatto che ero arrivata tardi. Provai a chiamare Summer al telefono ma non c’era rete; trovavo tutto questo un po’ ridicolo, fuori inizia a piovere, la scuola è deserta e non c’è rete, sembra quasi l’inizio di un film horror. Scossi la testa e feci per andarmene quando vidi una persona entrare dalla porta e chiuderla dietro di se. Non era il caso di farsi prendere dal panico ma era proprio quello che stava succedendo. Stavo da sola in una stanza con un tizio vestito di nero e il fatto che in lui c’era qualcosa di familiare in lui, il modo in cui si muoveva, rendeva questa situazione ancora più paurosa. Il tizio incappucciato avanzava lentamente e per ogni passo che lui faceva in avanti, io ne facevo un indietro fino a quando non senti qualcosa di duro e freddo dietro di me; la stanza era finita ma lui continuava ad avanzare . quando si accorse che ero ferma al muro scoppiò in una rumorosa risata e allora lo riconobbi. Se Vincent stava tentando di spaventarmi, ci stava riuscendo benissimo. Presi il coraggio a due mani e decisi di parlargli, se non potevo avere spiegazioni, almeno avrei cercato di guadagnare tempo. - Vincent che ci fai qui? Come mai sei vestito in quel modo? Mi hai fatto paura-la mia voce tremava ma sperai che non se ne accorgesse. - Ti ho spaventata? Non era mia intenzione, mi spiace - disse ridendo. –Volevo soltanto parlarti sai dobbiamo finire un discorso che aveva iniziato quando c’era anche quello Jay. Non capivo a cosa si riferisse, non riuscivo proprio a capire che cosa gli avessi fatto per portarlo a questo comportamento. - Non ti ricordi vero- sembra aver letto la confusione sul mio viso- ti ricordi qualche giorno fa quando mi hai dato buca per stare con lui-sembra arrabbiato, anzi era furioso e quasi urlava. - No tu non hai capito, non ti ho dato buca per stare con lui ma...- - BASTA – urlò- basta, niente più bugie, io tenevo veramente a te ma tu hai preferito giocare con i miei sentimenti e ora è il mio turno. Ora tocca a me giocare con te e credimi non sarà divertente; perlomeno per te. Il mio cuore ormai batteva cosi forte che pensavo sarebbe uscito dal mio petto. Decisi di provare a scappare. Con tutta la forza che avevo in corpo, mi scaraventai sopra di lui, Vincent colto alla sprovvista cadde a terra ed io corsi via dalla stanza. - Scappa, corri via, non c’è modo di uscire da qui, credimi mi sono occupato di tutto. Scappa, nasconditi ma non sperare che non verrò a cercarti è la mia parte preferita, sempre.
  
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