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Autore: nettie    05/08/2015    2 recensioni
« Boris, tutto questo è impossibile. »
« Lo so, ma non ti piaceva trasgredire le regole? »
« Ora non più, sta andando troppo oltre, non riesco più a distinguere il sogno dalla realtà. »
« Sto rischiando la vita per te, ti prego, lasciati amare. »
« Boris, tu non sei reale per la mia gente. Tu non dovresti esistere. »
« April, tu credi negli umani? »
Genere: Dark, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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** 7 **

 

⇛ April

 

Cosa diamine ho fatto? No, no, no, ti prego: dimmi che non è reale. Ditemi che non è reale, ditemelo! Ora!

 

… oh, e invece è tutto reale. Ho paura che mia madre possa capire di più, è una donna così intelligente e astuta che a volte sento di aver paura di lei, e del suo tremendo sesto senso che mi ha sempre fottuta nei momenti meno opportuni.

 

E ora cosa diamine posso fare? Niente, niente, assolutamente niente! E come se non bastasse, Boris sembra essersi freddato tutto d’un colpo. Già, proprio freddato: anche il suo tocco è più gelido del normale, così gelido che quando lo sento carezzarmi la guancia non posso far altro che ritrarmi infastidita. Si è rinchiuso in un fastidioso mutismo che sinceramente inizio ad odiare un casino, inizio ad odiarlo quasi più della cazzata che ho fatto pochi giorni fa. Ora me ne sto qui, sul letto, la faccia affondata sul cuscino e lui accanto a me, in piedi ai bordi del letto, alto e bello come forse lo è stato poche volte.

Perché penso tutto questo di lui?

Non devo.

 

« Ti prego, Boris, non guardarmi così… »

 

Lo supplico, facendomi piccola piccola sotto i suoi occhi di ghiaccio. La mia voce è flebile e quasi spezzata, mi vergogno di mostrarmi così indifesa ai suoi occhi, mi vergogno come mi sono vergognata come poche volte, mi vergogno. Non voglio che lui mi veda vulnerabile, dove diamine è finita l’April guerriera di un tempo?

Stringo il piccolo Kira fra le mie braccia e gli carezzo la testolina, è beatamente addormentato ed invece io sono qui, mangiata dalle mie stesse ansie e paranaoie, con un non-so-cosa-sia a fissarmi ai bordi del letto.

E ho paura, ho paura che i miei possano scoprire il mio insano segreto e che possano trovare qualche modo per portare Boris via da me, anche se so che lui si ostinerebbe a rimanere qui, affianco alla mia figura pure per tutta la vita. Ho paura di star diventando pazza, ho paura di esserlo già diventata, e ho paura di trascorrere i miei ultimi giorni in uno squallido ospedale psichiatrico.

Ma lui è così dannatamente reale, così reale che non distinguo più il sogno dalla realtà .. Che non distinguo più la notte dal giorno, che non distinguo più quando è lui a toccarmi e quando è altro. E’ così reale che mi sento come alienata in un modo estremamente positivo, sento di non aver bisogno di nulla semplicemente perché dipendo da lui.

Sento la sua mano carezzarmi lentamente i capelli come è solito fare, il suo tocco ormai per me è una dolce abitudine della quale non potrei più fare a meno, sto male se non lo sento accanto a me. Mi fa sentire bene il fatto che ci sia qualcuno sempre pronto a proteggermi, qualcuno tutto mio, qualcuno disposto a fare qualsiasi cosa per me. Afferro la sua gelida mano e lo tiro a me con tutte le forze possibili, stringo le mani piccole intorno al suo braccio e quasi cerco di costringerlo a starmi vicino, ma lui è troppo robusto, troppo forte: alla fine è lui che tira me a sé. Non posso far altro se non piegare le labbra in un enorme sorriso solare, lasciandomi accogliere dalle sue braccia, e una volta costretta ad alzarmi e a lasciare Kira addormentato sul letto mi avvinghio al suo corpo robusto e slanciato. I suoi tratti sono così ben definiti al buio che quasi ho i brividi, non ho mai visto persona più bella di lui, ma forse per il semplice fatto che lui non è una persona. Non gli ho neanche mai chiesto l’età: non penso sappia rispondermi, ma la sua figura non dimostra più di vent’anni. Mi sento quasi inferiore davanti a tanta bellezza, mi sento come se non meritassi quello che mi sta dando, come se non l’avessi mai meritato. Mi sento stringere fra le sue braccia e non c’è nient’altra cosa che potrei lontanamente desiderare, mi chiedo solo come diamine riesca a farmi sentire così bene.

Solo, mi fa stare male il fatto che lui si limiti a sospirare e non mi dica quasi più nulla, comunica solo con gesti e sguardi, sembra più impaurito di me. Non so cosa gli sia preso, non so cosa mi sia preso, è più di una notte che va avanti così. Nessuno dei due ha più il coraggio di parlare, o semplicemente non rimangono più parole da dire, ma solo abbracci, sguardi, sorrisi? Troppe domande fanno male, l’ho sempre saputo, ma non posso far altro che tempestarmi di questioni e dubbi, avvelenandomi giorno dopo giorno. Non penso sia giusto, ma è una cosa che sento di dover fare per rimanere ancora a vivere in quel brandello di realtà che mi rimane.

Come se non bastasse, fra qualche sera dovrà venire Amanda a casa mia, le ho anche spiegato tutto il maledetto casino e lei sembra incredula, ho paura che mi abbia preso per pazza … Ma dai, come non si può prendermi per pazza? Mi ha sicuramente presa per pazza! Dopotutto non ci sentivamo da mesi interi, io e lei, e tornare con una delle storie più assurde e surreali del mondo non mi sembra proprio il modo giusto di salutare una persona. E mentre sono persa nei suoi occhi e mi lascio cullare dal suo abbraccio, non mi sfuggono certo le parole che sento più che chiaramente.

 

« April... »

 

E’ il mio nome, il mio fottutissimo nome. Sgrano gli occhi e inclino la testa in segno di domanda, so benissimo che non devo parlare, e lui si limita a guardarmi, sfogliandomi l’anima piano piano, pagina dopo pagina. La sua voce è così dannatamente profonda tanto quanto bella, sembra provenire davvero da un altro mondo, un mondo lontano ma che io sento molto, molto vicino.

Sembra scrutare il mio volto millimetro dopo millimetro, e sembra farlo come se fosse la prima volta, nonostante ormai io sia abituata a sentirmi osservata in modo così intimo.

Poi, un gesto più che inaspettato fa tremare il mio cuore di un’emozione tutta nuova.

Non avevo mai pensato a come potessero essere le sue fredde labbra premute contro le mie, ma ora non ho nient’altro in mente.

Lui mi stringe a sé con fare possessivo e ricambio quel bacio improvviso con il cuore in gola, sinceramente sto capendo poco di quello che sta succedendo, so solo che va fatto perché mi fa stare bene. E il silenzio ci circonda, è come se fossi stata direttamente catapultata in un’altra dimensione comunemente chiamata Paradiso. Sento le sue mani carezzare delicatamente la mia schiena, lego le mie braccia al suo collo e mi alzo in punta dei piedi, piano, silenziosamente.

E’ un bacio, un vero bacio al quale non voglio credere perché troppo agitata.

Un bacio al quale non posso credere.

Un bacio vero, non di quelli dati alle medie per gioco, non una di quelle scappatelle di una notte, non uno sconosciuto in discoteca, è un bacio ed’è terribilmente speciale. Un bacio che fa mancare un battito al cuore, un bacio che davvero non mi aspettavo, ma che è stato accolto più che bene.

Le sue labbra sono fredde all’inverosimile, ma sono morbide e carnose, accoglienti - invitanti, oserei dire. Non hanno sapore, ma l’emozione nel poterle toccare è davvero incontenebile. Non avrei mai pensato che Boris avesse questo desiderio -- non avrei mai pensato che Boris avesse desideri di questo tipo in generale, ma mi sta facendo sentire particolarmente apprezzata, quasi una regina. Le nostre labbra giocano le une con le altre, sento un grande vuoto nello stomaco che si fa via via più grande, alcuni dicono si chiami agitazione. Mi stringo un po’ di più a lui, e lo sento cingere i miei fianchi con le sue braccia forti. Non mi staccherei mai dalle sue labbra, non spezzerei mai questa magia, ma è lui a farlo per primo. Lentamente mi scosta da sé, togliendo le sue braccia intorno al mio busto, abbassando lo sguardo come se avesse fatto qualcosa che mai sarebbe dovuta accadere.

 

« -- Ehi ..  »

 

Sussurro il più piano possibile, come per chiamarlo a me, per attirare nuovamente la sua attenzione. Lui mi guarda, e un sorrisino si dipinge sulle sue labbra. Io mi porto le mani alle guance che probabilmente saranno rosse come lo sono state poche volte, e a quanto pare le mie ipotesi sono corrette: sono bollenti al tatto, ciò contribuisce solo ad aumentare l’imbarazzo che sembra mangiarmi viva, quella fiamma che sta corrodendo il mio stomaco secondo dopo secondo. Dio Santo, tutto questo sembra l’Inferno, ma se sembra l’Inferno allora perché mi ci trovo così bene?

Abbasso lo sguardo con gli occhi pieni di emozione, lui non ci pensa due volte a fare lo stesso e mi prende le mani, le stringe nelle sue, grandi e rassicuranti, come a volermi fare una promessa che non può essere sciolta. Mi lascio scappare un piccolo sospiro accompagnato da un sorriso, ma non faccio in tempo a dire altro che sento trillare il campanello in modo a dir poco irritante. Kira non ci pensa due volte a svegliarsi di soprassalto e balzare giù dal letto, zompettando con fare veloce ed abbaiando verso la porta di camera mia come se ci fosse qualcosa di terribilmente pericoloso da temere. Salta e mi guarda terrorizzato, disturbato dal campanello che continua a trillare.

Inutile dirlo; sussulto dalla paura anche io e alzo lo sguardo, incontro gli occhi di Boris: mi sento come intrappolata. Cosa diamine dovrei fare?

Non ho il tempo di pensare né di fare altro, il campanello trilla ancora un’ennesima volta e mi ritrovo costretta a dover lasciare la mia stanza, aprendo la porta di camera mia. Inutile dire che Kira saetta via da quella stanza buia così velocemente che quasi mi rimane difficile seguirlo con lo sguardo, ma posso sentirlo benissimo abbaiare, e subito dopo la voce di mamma che urla cose incomprensibili al mio povero cane.. A piedi scalzi e ancora in pigiama corro alla porta, dove già mia madre e mio padre mi hanno preceduta, forse di solo qualche secondo. C’è tanta tensione nell’aria, mamma e papà si scambiano uno sguardo preoccupato, subito dopo guardanndo anche me, e io non so proprio che dire.

 

« Aprite quella porta, cazzo!  »

 

Sbraito battendo i piedi a terra. Il trillo del campanello mi da alla testa come poche cose, davvero non lo sopporto - chi cazzo è che suona a casa mia a quest’ora, e in modo così insistente? Papà mi lancia un’occhiataccia che per poco non mi fa rabbrividire, ma alla fine è lui quello ad aprire per primo la porta, la sua mano forte stringe con sicurezza la maniglia, la abbassa, e la porta si apre cigolando, quel cigolio che tanto mi sa di casa.

Nello stesso momento sento due mani grandi che mi stringono i fianchi, e di nessun altro si può trattare se non di Boris. Rimango ferma per non destare sospetti, ma so con certezza che lui può avvertire tutta la gioia mista a preoccupazione che ho dentro.

Rimango di stucco quando la porta si apre.


 
   
 
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