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Autore: Blackshadow90    07/08/2015    1 recensioni
Ginevra:una cicatrice e un tatuaggio che le ricordano sempre il passato.
Riccardo:arrogante e sexy, vuole a tutti i costi scoprire i suoi segreti.
Cosa lega questi due ragazzi?Le gare di moto,la scuola,ma soprattutto la casa che condividono con due amici.
Dal cap. 6:
-E se facessimo una gara?-disse Riccardo,amavo le sfide,non dicevo mai no.
-Una gara?-chiesi interessata
-Si:se vinci tu ,ti lascerò in pace,promesso,ma se vinco io...-lasciò la frase in sospeso.
-Se vinci tu,invece?-
-Quando vincerò allora ti dirò cosa voglio-era fin troppo presuntuoso.
-Affare fatto-amavo giocare con il fuoco.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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“COS’E UNA SECONDA POSSIBILITA’? PUO ESSERE TUTTO O NIENTE, PUO ESSERE UN DESIDERIO,UNA SPERANZA,UN PERDONO…LA MIA SECONDA POSSIBILITA’ ERA LA CONSAPEVOLEZZA: LA CONSAPEVOLEZZA DI MERITARE LA VITA CHE MI ERA STATA DATA E SOPRATTUTTO LA CONSAPEVOLEZZA DI AVERE ACCANTO A ME LA PERSONA CHE MI AVEVA SALVATA DAL PASSATO E MI AVEVA REGALATO IL PRESENTE E IL FUTURO”

 

 

Smarrimento, sollievo.

Queste furono le sensazioni che provai spalancando gli occhi; la prima perché non sapevo né dove mi trovavo, né il perché il mio corpo era come addormentato ad eccezione della testa e delle braccia, la seconda era più semplice da spiegare: ero sollevata perché la prima cosa che entrò nel mio campo visivo erano gli occhi neri di Riccardo e se lui era qui, ovunque fossi, allora ero al sicuro. Non so perché ma mi guardò stralunato, come se io fossi solo una visione e poi così all’improvviso sussultò e iniziò a ripetere il mio nome accarezzandomi i capelli e baciandomi la fronte. Io invece continuavo a sbattere le palpebre sentendomi confusa come non mai e nonostante cercassi di pronunciare il suo nome la voce non mi usciva e la gola mi faceva male come se fosse stata grattata con una levigatrice. Mi sentivo come se fossi nel cartone della sirenetta che dopo essere andata sulla terraferma aveva perso la sua voce.

-Piccola tranquilla vado a chiamare l’infermiera-

 Di colpo Riccardo scomparve al di là della porta  ed entrarono i miei genitori trafelati, seguiti da Andrea, Alice, Angelo, Marco ed Emiliano; iniziarono ad abbracciarmi e accarezzarmi.

A quel punto mi preoccupai seriamente vedendo tutti lì ed iniziai a muovermi cercando di capire perché il corpo rimaneva immobile finché sentii un dolore lancinante al fianco destro e andai nel panico. Un dottore entrò, seguito da Riccardo proprio quando una macchinetta al mio fianco iniziò a fare dei rumori insistenti.

 

-Ginevra, sono il dottor Tadei, ora ti spiego cosa è successo però puoi farmelo un piccolo favore?- sembrava affidabile e cordiale così annuii piano

-Questa macchina-e indicò quella al mio fianco-controlla i tuoi parametri e suona quando il battito cardiaco è troppo basso o troppo alto, ora è troppo alto quindi fai un bel respiro e tranquillizzati sei in buone mani- iniziai a fare dei grandi respiri e il rumore si fermò ma nonostante questo iniziai a sentire un dolore sordo al fianco destro.

-Signori devo chiedervi di uscire perché devo farle alcuni controlli, dopo potrete rientrare- uscirono con calma tranne Riccardo.

-Anche lei-

-La prego mi faccia rimanere,starò in silenzio- il dottore sospirò e acconsentì, dopo si avvicinò a me e mi sorrise.

-Allora Ginevra ti sarai accorta che non riesci a parlare- annuii silenziosa- questo è dovuto al coma, ma già da domani ti ritornerà la voce, è questione di ore- spalancai gli occhi per la sorpresa,coma?...e poi una lampadina nella mia testa si accese, mi ricordai lo schianto e il buio subito dopo, ma c’era qualcosa ai margini dei ricordi…qualcosa d’ importante che non riuscivo a ricordare.

-Sei stata in coma per una settimana, ma questo per fortuna non ha causato danni permanenti, tuttavia a seguito dell’incidente hai riportato due costole rotte, una delle quali stava per perforare il fegato, che guariranno in uno, due mesi, varie escoriazioni su tutto il corpo e un taglio sulla spalla sinistra, a cui abbiamo messo quattro punti, causato dalle lamiere- una lacrima scese senza che la potessi fermare e cercai Riccardo con lo sguardo, lui capì e mi venne subito vicino.

Dopo che il medico mi diede una serie di rassicurazioni e mi ebbe controllato uscì dalla stanza promettendo a Riccardo, visibilmente preoccupato, che mi sarei ripresa.

Il resto del gruppo invece piombò nuovamente nella stanza mentre Riccardo non si staccava neanche un secondo da me come un perfetto cane da guardia; dopo una decina di minuti sentii uno strano torpore forse dovuto agli antidolorifici che mi aveva somministrato il medico e prima ancora che me ne potessi accorgere, le palpebre mi si chiusero  mentre osservavo il cielo arancione fuori dalla finestra.

 

Avete presente quando nei film un attore sta per morire e gli scorre tutta la vita davanti; infanzia, adolescenza, vita adulta, errori compresi? Fu esattamente così…sognai una Ginevra di otto anni che giocava felice a nascondino con il suo fratellino, inconsapevole di quello che sarebbe successo nel futuro, una Ginevra di dieci anni che correva intorno all’albero di natale, un Nicolò di tredici anni che sbavava dietro un amica di Ginevra, fino ad arrivare ai momenti bui: la macchina che ci veniva addosso, il tentativo di suicidio,la depressione,e l’incidente, finché non ricordai quella cosa tanto importante che avevo dimenticato dopo il risveglio.

 

POV RICCARDO:

Erano le sette di mattina ed ero appena andato a prenderle un  cornetto convinto di trovarla ancora addormentata , che quando spalancai la porta della sua camera e la trovai sorridente accanto alla finestra per poco non mi venne un infarto. Mi avvicinai in fretta con la paura che potesse cadere e la portai verso il letto.

-Ma insomma piccola,ti sei svegliata solo ieri sera e già ti sei alzata…questi giorni sono stati un inferno e non immagini nemmeno quante preghiere e suppliche ho fatto per farti tornare da me, è stata colpa mia e non..-

-Basta- mi bloccò con un tono stanco

-Non è stata colpa tua, ho scelto io di venire nonostante tu mi avessi detto di no e io…-iniziò a ridere, ma una risata di cuore –sono stata una stupida a non capirlo prima, era così evidente, eppure le cose le vedi solo quando ti stanno sfuggendo dalle dita-

-Gin non sto capendo-

-E’ semplice, semplice come la vita…finora ho vissuto come se fossi una vittima sacrificale, pensavo fosse normale ma soprattutto giusto che io dovessi morire o essere infelice invece quando sono arrivata al limite e stavo davvero raggiungendo il mio scopo, ho capito, o meglio Nicolò mi ha fatto capire quanto io ci tenessi a restare in vita per me ma anche per noi- mi guardò e con quello sguardo mi trasmise tutto l’amore che aveva per me e la baciai, la baciai come se non ci fosse un domani, perché l’unica cosa importante in quel momento e per sempre era lei,eravamo noi e finché fossimo stati insieme tutto il resto poteva anche passare in secondo piano.

 

-No, no e ancora, mi sono stufata dottore- io intanto me la ridevo sotto i baffi

-Ma Ginevra sarebbe meglio se..-

-Nessun ma, dottore, oggi ritorno a casa punto e basta; prenderò tutte le medicine,farò un pò di movimento per le gambe e starò attenta a come mi muovo, promesso-

-D’accordo vado a preparare le carte per farti dimettere-

Quando uscì dalla stanza scoppiai a ridere e  l’abbracciai stando attento a non stringerla a causa delle costole doloranti, lei mi tirò un buffetto sulla nuca e mi baciò.

Era passata una settimana da quando si era svegliata e aveva deciso che non sarebbe rimasta la dentro neanche un minuto di più e la capivo, perciò di li a breve il dottore ci avrebbe portato le carte da firmare e saremmo finalmente tornati a casa.

 

-Come fai a dire se una persona è forte?- la guardai negli occhi alla ricerca di qualche lacrima trattenuta ma l’unica cosa che vidi erano due occhi sorridenti e un viso sereno e allora capii che la risposta a quella domanda era in lei

-Penso che una persona è forte quando si comporta come te- le dissi

-In che senso?-

-Una persona è forte quando nonostante tutto reagisce, quando sorride per non far preoccupare gli altri, quando trattiene tutto dentro pur di non essere un peso, una persona è forte quando arrivata sul fondo trova la forza di rialzarsi e tu lo sei, sei tutto questo e io ne sono orgoglioso-

-Sai credo di essere pazza eppure sono certa di aver parlato con Nicolò quando ero in coma- la guardai con dolcezza

-Amore non so se hai sognato o se lui ha trovato un modo per aiutarti ma sono sicuro che se potesse vederti si sentirebbe il fratello più fortunato del mondo- gli baciai la mano e sospirai ripensando che avrei potuto non toccarla più,né vederla,parlarle,farci l’amore e questo pensiero mi mandava ancora nel panico.

 

POV GINEVRA:

Lo guardai e capii al volo a cosa stava pensando: era così strano e maledettamente bello riuscire a capire un'altra persona solo con uno sguardo eppure Riccardo era un libro aperto per me.

-E’ un bel problema sai?- lui alzò lo sguardo incuriosito dal mio tono di voce

-Cosa?-

-L’amore: -sorrisi- è capace di cambiare del tutto le persone,di renderle pazze-

-E questo è un male?-chiese con voce suadente avvicinandosi

-Be…dipende- stetti al gioco e mi morsi il labbro

-Da cosa?-

-Da quanto sei disposto a sopportarmi,perché non ho più intenzione di staccarmi da te-

-Allora penso che ti sopporterò per molto tempo-

-Mmh Mm-annuii baciandolo e gli dissi per la centesima volta che l’amavo e poi iniziai a pensare

-E adesso che si fa?- gli chiesi seria e lui capì a cosa mi riferivo

-Adesso vai avanti e combatti,mia piccola guerriera-

-E tu?-

-Io sarò sempre appiccicato a te,pronto a prenderti tutte le volte che inciamperai sul marciapiede- scoppiai a ridere

-Per sempre?-

-No…all’infinito-

-Non ti piace il per sempre?- gli chiesi sorridente

-Il per sempre è una promessa che tutti fanno ma quasi nessuno mantiene,l’infinito invece mi sembra più realistico-

-Mi sembra un ragionamento corretto- lo presi in giro

-Ovvio,sono il più intelligente della classe-

-Ecco che arriva-

-Chi?- mi chiese confuso

-Il tipico egocentrismo dei ragazzi-

-Ah ah ah miss ritardataria-

-Ehi,non sono mai in ritardo, è il tempo che scorre troppo veloce-

-Ora vuoi dare la colpa al tempo?- alzò il sopracciglio e fece il tipico sorrisetto di vittoria

-Si, mai sentito parlare di buchi spazio-temporali?- scoppiò a ridere e mi trascinò fuori dalla stanza

Durante tutto il tragitto dall’ospedale a casa mi mantenne e fu anche la mia ombra in tutta casa tanto che dovetti minacciarlo e tirare in causa la mia privacy pur di convincerlo a lasciarmi andare in bagno da sola. Fu triste dover dire addio a mamma,papà e ai ragazzi ma erano tranquilli di lasciarmi in buone mani e per questo la presenza di Riccardo servì a farmi passare la tristezza. Lui era come un porto sicuro dopo una tempesta,  e ormai non avevo più paura di appoggiarmi o dipendere da un’altra persona perché non era debolezza e sapevo che lui ci sarebbe sempre stato.

Per quanto riguarda il sogno su Nicolò, ne parlai con il medico e lui ovviamente fu scettico tuttavia mi disse che  una persona non può mai dirsi certa di una cosa, in questi casi si può scegliere di avere fiducia e crederci oppure lasciar perdere e dimenticare; se fossi la Ginevra di un tempo, ora starei a piangere cercando di capire se crederci o no ma quella Ginevra insicura e terrorizzata ormai non c’è più e ho deciso di crederci.

Non mi ero mai accorta di essere forte,è stato lui che me lo ha fatto capire, che mi ha detto che non c’era sempre bisogno di trattenere le lacrime e sorridere a tutti perché sono sempre i più forti quelli che cadono per primi ma non importa quanto sarà lunga e profonda la caduta, l’importante è rialzarsi:sempre. 

 

3 SETTIMANE DOPO:

 

Eravamo ormai a fine aprile, tutta la nostra classe era partita per cinque giorni in Spagna ad eccezione mia che ero ancora in via di guarigione e di Riccardo che non aveva sentito ragioni e voleva a tutti i costi rimanere con me, promettendomi che una volta finiti gli esami saremmo partiti per un lungo viaggio. Nonostante questo mi rendesse felice, l’unica cosa che avrebbe riempito i pensieri fino a luglio sarebbe stata gli “esami”: una parola,cinque lettere e tre sillabe capaci di incutere terrore a qualsiasi ragazzo/a di ultimo anno,per giunta a fine aprile. Non sapevo se ridere o piangere e Riccardo ovviamente senza nessuno in tutta casa eccetto me, si dedicò al suo passatempo preferito: distrarmi. Quando si metteva era peggio di un bambino; ieri pomeriggio mentre sfogliavo il libro di latino mi lanciò una coppa di pop-corn addosso; stamattina mentre ero distesa a ripetere vecchie regole di grammatica mi ha arrotolata nel tappeto; invece esattamente cinque minuti fa mi ha bendata dicendomi di aspettare e quando ho riaperto gli occhi mi sono trovata davanti una di quelle piscinette per bambini piena fino all’orlo di marshmallow di ogni forma e colore e sono letteralmente impazzita. Come si fa a non amare un ragazzo del genere? Sarebbe come chiedere al sole di non sorgere o alle stelle di non brillare, è una cosa assolutamente ed essenzialmente impossibile.

Se mi chiedessero se sono felice ovviamente risponderei di si e forse solo ora ne capisco il significato; senza tutto quel rancore verso me stessa e senza il dolore non avrei mai potuto capire cos’è, la felicità.

-Perché mi guardi così?- mi chiese dolce Riccardo

-Perché sei la mia felicità-

-Piccola, quando dici queste frasi dolci mi fai venire voglia di baciarti fino a consumarti quelle tue labbra bellissime e di tenerti prigioniera a vita nella camera da letto- risi forte e mi trascinò su di lui dal lato destro del divano

-E questo cos’è?- prese un foglietto tutto sgualcito che era rimasto nascosto sotto la mia coscia e lo lesse ad altavoce:

 

C’era una volta una principessa triste,

si era smarrita in bosco scuro e minaccioso,

camminava da giorni e ormai era troppo stanca per continuare.

 

C’era una volta un principe che non credeva all’amore,

aveva conosciuto tante fanciulle ma nessuna era la sua principessa,

ed ormai era stanco di cercare.

 

C’era una volta una stella, che dispiaciuta per i due giovani

Fece in modo che il principe trovasse la sua principessa.

 

C’erano una volta un principe e una principessa,

lei aveva trovato la felicità e lui aveva trovato l’amore,

e vissero finalmente felici e contenti.

 

                                                                -Ginny

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE:

Ho deciso di chiudere quest’ultimo capitolo così, con qualche riga poetica scritta da Gin mentre si annoiava in ospedale, ma non temete ci sarà un epilogo conclusivo perché proprio non ce la faccio ad abbandonare questi due pazzi anzi a volte mi sento pazza io stessa perché spesso mi è capitato di pensare: e adesso Gin che farebbe al mio posto? E Riccardo come la prenderebbe?

Lo so è corto rispetto agli altri ma siamo ormai giunti alla fine e penso che troppe parole sarebbero superflue,è più bello chiudere gli occhi e immaginarli abbracciati sul divano o che si inseguono per casa con la farina o con le caramelle; vorrei proprio che appena pubblicherò l’epilogo e terminerete di leggerlo chiudiate per un secondo gli occhi e li immaginiate felici e innamorati. Vorrei ancora una volta ringraziare le persone che hanno letto e fatto il tifo per questa strana coppia e per concludere ricordatevi che qualunque cosa abbiate fatto o ricevuto, non è la fine, ci sarà sempre una seconda possibilità, quindi vi lascio citando la stessa frase di Riccardo a Ginevra:

-Adesso vai avanti e combatti, mia piccola guerriera-

 

Baci,

BlackShadow

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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