“COS’E
UNA SECONDA
POSSIBILITA’? PUO ESSERE TUTTO O NIENTE, PUO ESSERE UN
DESIDERIO,UNA
SPERANZA,UN PERDONO…
Smarrimento,
sollievo.
Queste
furono le sensazioni
che provai spalancando gli occhi; la prima perché non sapevo
né dove mi
trovavo, né il perché il mio corpo era come
addormentato ad eccezione della
testa e delle braccia, la seconda era più semplice da
spiegare: ero sollevata
perché la prima cosa che entrò nel mio campo
visivo erano gli occhi neri di
Riccardo e se lui era qui, ovunque fossi, allora ero al sicuro. Non so
perché
ma mi guardò stralunato, come se io fossi solo una visione e
poi così
all’improvviso sussultò e iniziò a
ripetere il mio nome accarezzandomi i
capelli e baciandomi la fronte. Io invece continuavo a sbattere le
palpebre
sentendomi confusa come non mai e nonostante cercassi di pronunciare il
suo
nome la voce non mi usciva e la gola mi faceva male come se fosse stata
grattata con una levigatrice. Mi sentivo come se fossi nel cartone
della
sirenetta che dopo essere andata sulla terraferma aveva perso la sua
voce.
-Piccola
tranquilla vado a
chiamare l’infermiera-
Di colpo Riccardo scomparve
al di là della
porta ed entrarono
i miei genitori
trafelati, seguiti da Andrea, Alice, Angelo, Marco ed Emiliano;
iniziarono ad
abbracciarmi e accarezzarmi.
A
quel punto mi preoccupai
seriamente vedendo tutti lì ed iniziai a muovermi cercando
di capire perché il
corpo rimaneva immobile finché sentii un dolore lancinante
al fianco destro e
andai nel panico. Un dottore entrò, seguito da Riccardo
proprio quando una
macchinetta al mio fianco iniziò a fare dei rumori
insistenti.
-Ginevra,
sono il dottor
Tadei, ora ti spiego cosa è successo però puoi
farmelo un piccolo favore?-
sembrava affidabile e cordiale così annuii piano
-Questa
macchina-e indicò quella
al mio fianco-controlla i tuoi parametri e suona quando il battito
cardiaco è
troppo basso o troppo alto, ora è troppo alto quindi fai un
bel respiro e
tranquillizzati sei in buone mani- iniziai a fare dei grandi respiri e
il
rumore si fermò ma nonostante questo iniziai a sentire un
dolore sordo al
fianco destro.
-Signori
devo chiedervi di
uscire perché devo farle alcuni controlli, dopo potrete
rientrare- uscirono con
calma tranne Riccardo.
-Anche
lei-
-La
prego mi faccia
rimanere,starò in silenzio- il dottore sospirò e
acconsentì, dopo si avvicinò a
me e mi sorrise.
-Allora
Ginevra ti sarai
accorta che non riesci a parlare- annuii silenziosa- questo
è dovuto al coma,
ma già da domani ti ritornerà la voce,
è questione di ore- spalancai gli occhi
per la sorpresa,coma?...e poi una lampadina nella mia testa si accese,
mi
ricordai lo schianto e il buio subito dopo, ma c’era qualcosa
ai margini dei
ricordi…qualcosa d’ importante che non riuscivo a
ricordare.
-Sei
stata in coma per una
settimana, ma questo per fortuna non ha causato danni permanenti,
tuttavia a
seguito dell’incidente hai riportato due costole rotte, una
delle quali stava
per perforare il fegato, che guariranno in uno, due mesi, varie
escoriazioni su
tutto il corpo e un taglio sulla spalla sinistra, a cui abbiamo messo
quattro
punti, causato dalle lamiere- una lacrima scese senza che la potessi
fermare e
cercai Riccardo con lo sguardo, lui capì e mi venne subito
vicino.
Dopo
che il medico mi diede
una serie di rassicurazioni e mi ebbe controllato uscì dalla
stanza promettendo
a Riccardo, visibilmente preoccupato, che mi sarei ripresa.
Il
resto del gruppo invece
piombò nuovamente nella stanza mentre Riccardo non si
staccava neanche un
secondo da me come un perfetto cane da guardia; dopo una decina di
minuti
sentii uno strano torpore forse dovuto agli antidolorifici che mi aveva
somministrato il medico e prima ancora che me ne potessi accorgere, le
palpebre
mi si chiusero mentre
osservavo il cielo
arancione fuori dalla finestra.
Avete
presente quando nei
film un attore sta per morire e gli scorre tutta la vita davanti;
infanzia,
adolescenza, vita adulta, errori compresi? Fu esattamente
così…sognai una
Ginevra di otto anni che giocava felice a nascondino con il suo
fratellino,
inconsapevole di quello che sarebbe successo nel futuro, una Ginevra di
dieci
anni che correva intorno all’albero di natale, un
Nicolò di tredici anni che
sbavava dietro un amica di Ginevra, fino ad arrivare ai momenti bui: la
macchina che ci veniva addosso, il tentativo di suicidio,la
depressione,e
l’incidente, finché non ricordai quella cosa tanto
importante che avevo
dimenticato dopo il risveglio.
POV
RICCARDO:
Erano
le sette di mattina ed
ero appena andato a prenderle un cornetto
convinto di trovarla ancora addormentata , che quando spalancai la
porta della
sua camera e la trovai sorridente accanto alla finestra per poco non mi
venne
un infarto. Mi avvicinai in fretta con la paura che potesse cadere e la
portai
verso il letto.
-Ma
insomma piccola,ti sei
svegliata solo ieri sera e già ti sei
alzata…questi giorni sono stati un
inferno e non immagini nemmeno quante preghiere e suppliche ho fatto
per farti
tornare da me, è stata colpa mia e non..-
-Basta-
mi bloccò con un tono
stanco
-Non
è stata colpa tua, ho
scelto io di venire nonostante tu mi avessi detto di no e
io…-iniziò a ridere,
ma una risata di cuore –sono stata una stupida a non capirlo
prima, era così
evidente, eppure le cose le vedi solo quando ti stanno sfuggendo dalle
dita-
-Gin
non sto capendo-
-E’
semplice, semplice come
la vita…finora ho vissuto come se fossi una vittima
sacrificale, pensavo fosse
normale ma soprattutto giusto che io dovessi morire o essere infelice
invece
quando sono arrivata al limite e stavo davvero raggiungendo il mio
scopo, ho
capito, o meglio Nicolò mi ha fatto capire quanto io ci
tenessi a restare in
vita per me ma anche per noi- mi guardò e con quello sguardo
mi trasmise tutto
l’amore che aveva per me e la baciai, la baciai come se non
ci fosse un domani,
perché l’unica cosa importante in quel momento e
per sempre era lei,eravamo noi
e finché fossimo stati insieme tutto il resto poteva anche
passare in secondo
piano.
-No,
no e ancora, mi sono
stufata dottore- io intanto me la ridevo sotto i baffi
-Ma
Ginevra sarebbe meglio
se..-
-Nessun
ma, dottore, oggi
ritorno a casa punto e basta; prenderò tutte le
medicine,farò un pò di
movimento per le gambe e starò attenta a come mi muovo,
promesso-
-D’accordo
vado a preparare
le carte per farti dimettere-
Quando
uscì dalla stanza
scoppiai a ridere e l’abbracciai
stando
attento a non stringerla a causa delle costole doloranti, lei mi
tirò un
buffetto sulla nuca e mi baciò.
Era
passata una settimana da
quando si era svegliata e aveva deciso che non sarebbe rimasta la
dentro
neanche un minuto di più e la capivo, perciò di
li a breve il dottore ci
avrebbe portato le carte da firmare e saremmo finalmente tornati a casa.
-Come
fai a dire se una
persona è forte?- la guardai negli occhi alla ricerca di
qualche lacrima
trattenuta ma l’unica cosa che vidi erano due occhi
sorridenti e un viso sereno
e allora capii che la risposta a quella domanda era in lei
-Penso
che una persona è
forte quando si comporta come te- le dissi
-In
che senso?-
-Una
persona è forte quando
nonostante tutto reagisce, quando sorride per non far preoccupare gli
altri,
quando trattiene tutto dentro pur di non essere un peso, una persona
è forte
quando arrivata sul fondo trova la forza di rialzarsi e tu lo sei, sei
tutto
questo e io ne sono orgoglioso-
-Sai
credo di essere pazza
eppure sono certa di aver parlato con Nicolò quando ero in
coma- la guardai con
dolcezza
-Amore
non so se hai sognato
o se lui ha trovato un modo per aiutarti ma sono sicuro che se potesse
vederti
si sentirebbe il fratello più fortunato del mondo- gli
baciai la mano e
sospirai ripensando che avrei potuto non toccarla
più,né vederla,parlarle,farci
l’amore e questo pensiero mi mandava ancora nel panico.
POV
GINEVRA:
Lo
guardai e capii al volo a
cosa stava pensando: era così strano e maledettamente bello
riuscire a capire
un'altra persona solo con uno sguardo eppure Riccardo era un libro
aperto per
me.
-E’
un bel problema sai?- lui
alzò lo sguardo incuriosito dal mio tono di voce
-Cosa?-
-L’amore:
-sorrisi- è capace
di cambiare del tutto le persone,di renderle pazze-
-E
questo è un male?-chiese
con voce suadente avvicinandosi
-Be…dipende-
stetti al gioco
e mi morsi il labbro
-Da
cosa?-
-Da
quanto sei disposto a
sopportarmi,perché non ho più intenzione di
staccarmi da te-
-Allora
penso che ti
sopporterò per molto tempo-
-Mmh
Mm-annuii baciandolo e
gli dissi per la centesima volta che l’amavo e poi iniziai a
pensare
-E
adesso che si fa?- gli
chiesi seria e lui capì a cosa mi riferivo
-Adesso
vai avanti e
combatti,mia piccola guerriera-
-E
tu?-
-Io
sarò sempre appiccicato a
te,pronto a prenderti tutte le volte che inciamperai sul marciapiede-
scoppiai
a ridere
-Per
sempre?-
-No…all’infinito-
-Non
ti piace il per sempre?-
gli chiesi sorridente
-Il
per sempre è una promessa
che tutti fanno ma quasi nessuno mantiene,l’infinito invece
mi sembra più
realistico-
-Mi
sembra un ragionamento
corretto- lo presi in giro
-Ovvio,sono
il più
intelligente della classe-
-Ecco
che arriva-
-Chi?-
mi chiese confuso
-Il
tipico egocentrismo dei
ragazzi-
-Ah
ah ah miss ritardataria-
-Ehi,non
sono mai in ritardo,
è il tempo che scorre troppo veloce-
-Ora
vuoi dare la colpa al
tempo?- alzò il sopracciglio e fece il tipico sorrisetto di
vittoria
-Si,
mai sentito parlare di
buchi spazio-temporali?- scoppiò a ridere e mi
trascinò fuori dalla stanza
Durante
tutto il tragitto
dall’ospedale a casa mi mantenne e fu anche la mia ombra in
tutta casa tanto
che dovetti minacciarlo e tirare in causa la mia privacy pur di
convincerlo a
lasciarmi andare in bagno da sola. Fu triste dover dire addio a
mamma,papà e ai
ragazzi ma erano tranquilli di lasciarmi in buone mani e per questo la
presenza
di Riccardo servì a farmi passare la tristezza. Lui era come
un porto sicuro
dopo una tempesta, e
ormai non avevo più
paura di appoggiarmi o dipendere da un’altra persona
perché non era debolezza e
sapevo che lui ci sarebbe sempre stato.
Per
quanto riguarda il sogno
su Nicolò, ne parlai con il medico e lui ovviamente fu
scettico tuttavia mi
disse che una
persona non può mai dirsi
certa di una cosa, in questi casi si può scegliere di avere
fiducia e crederci
oppure lasciar perdere e dimenticare; se fossi
Non
mi ero mai accorta di
essere forte,è stato lui che me lo ha fatto capire, che mi
ha detto che non
c’era sempre bisogno di trattenere le lacrime e sorridere a
tutti perché sono
sempre i più forti quelli che cadono per primi ma non
importa quanto sarà lunga
e profonda la caduta, l’importante è
rialzarsi:sempre.
3
SETTIMANE DOPO:
Eravamo
ormai a fine aprile,
tutta la nostra classe era partita per cinque giorni in Spagna ad
eccezione mia
che ero ancora in via di guarigione e di Riccardo che non aveva sentito
ragioni
e voleva a tutti i costi rimanere con me, promettendomi che una volta
finiti
gli esami saremmo partiti per un lungo viaggio. Nonostante questo mi
rendesse
felice, l’unica cosa che avrebbe riempito i pensieri fino a
luglio sarebbe
stata gli “esami”: una parola,cinque lettere e tre
sillabe capaci di incutere
terrore a qualsiasi ragazzo/a di ultimo anno,per giunta a fine aprile.
Non
sapevo se ridere o piangere e Riccardo ovviamente senza nessuno in
tutta casa
eccetto me, si dedicò al suo passatempo preferito:
distrarmi. Quando si metteva
era peggio di un bambino; ieri pomeriggio mentre sfogliavo il libro di
latino
mi lanciò una coppa di pop-corn addosso; stamattina mentre
ero distesa a
ripetere vecchie regole di grammatica mi ha arrotolata nel tappeto;
invece
esattamente cinque minuti fa mi ha bendata dicendomi di aspettare e
quando ho
riaperto gli occhi mi sono trovata davanti una di quelle piscinette per
bambini
piena fino all’orlo di marshmallow di ogni forma e colore e
sono letteralmente
impazzita. Come si fa a non amare un ragazzo del genere? Sarebbe come
chiedere
al sole di non sorgere o alle stelle di non brillare, è una
cosa assolutamente
ed essenzialmente impossibile.
Se
mi chiedessero se sono
felice ovviamente risponderei di si e forse solo ora ne capisco il
significato;
senza tutto quel rancore verso me stessa e senza il dolore non avrei
mai potuto
capire cos’è, la felicità.
-Perché
mi guardi così?- mi
chiese dolce Riccardo
-Perché
sei la mia felicità-
-Piccola,
quando dici queste
frasi dolci mi fai venire voglia di baciarti fino a consumarti quelle
tue
labbra bellissime e di tenerti prigioniera a vita nella camera da
letto- risi
forte e mi trascinò su di lui dal lato destro del divano
-E
questo cos’è?- prese un
foglietto tutto sgualcito che era rimasto nascosto sotto la mia coscia
e lo
lesse ad altavoce:
C’era
una volta una principessa triste,
si
era smarrita in bosco scuro e minaccioso,
camminava
da giorni e ormai era troppo stanca per continuare.
C’era
una volta un principe che non credeva all’amore,
aveva
conosciuto tante fanciulle ma nessuna era la sua principessa,
ed
ormai era stanco di cercare.
C’era
una volta una stella, che dispiaciuta per i due giovani
Fece
in modo che il principe trovasse la sua principessa.
C’erano
una volta un principe e una principessa,
lei
aveva trovato la felicità e lui aveva trovato
l’amore,
e
vissero finalmente felici e contenti.
-Ginny
ANGOLO
AUTRICE:
Ho
deciso di chiudere
quest’ultimo capitolo così, con qualche riga
poetica scritta da Gin mentre si
annoiava in ospedale, ma non temete ci sarà un epilogo
conclusivo perché
proprio non ce la faccio ad abbandonare questi due pazzi anzi a volte
mi sento
pazza io stessa perché spesso mi è capitato di
pensare: e adesso Gin che
farebbe al mio posto? E Riccardo come la prenderebbe?
Lo
so è corto rispetto agli
altri ma siamo ormai giunti alla fine e penso che troppe parole
sarebbero
superflue,è più bello chiudere gli occhi e
immaginarli abbracciati sul divano o
che si inseguono per casa con la farina o con le caramelle; vorrei
proprio che
appena pubblicherò l’epilogo e terminerete di
leggerlo chiudiate per un secondo
gli occhi e li immaginiate felici e innamorati. Vorrei ancora una volta
ringraziare le persone che hanno letto e fatto il tifo per questa
strana coppia
e per concludere ricordatevi che qualunque cosa abbiate fatto o
ricevuto, non è
la fine, ci sarà sempre una seconda possibilità,
quindi vi lascio citando la
stessa frase di Riccardo a Ginevra:
-Adesso
vai avanti e
combatti, mia piccola guerriera-
Baci,
BlackShadow