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Autore: Holly Rosebane    07/08/2015    2 recensioni
«C'è una "S" sotto i miei vestiti».
«Che starebbe per...? "S"figata?»
«No. "S"uper-tosta. Hai presente Uma Thurman in Kill Bill? Ecco. Quel tipo là».
-
Oppure: la pratica guida di Holly Sullivan su come risalire dal fondo detronizzando la reginetta del ballo, portare al successo la tua band e procurarti un fidanzato superstar. Il tutto in poche, semplici mosse e almeno un dito medio alzato.
[ex " 'Till The Last Song" | in revisione | old formation!One Direction | various!crossovers]
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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15.
Falling Down


«Why has the sky turned gray?
Hard to my face and cold on my shoulder,
And why has my life gone astray?
Scarred by disgrace, I know that it's over…»

(Duran DuranFalling Down)




 
 
 
Holmes Chapel Comprehensive School, prossima all’uscita.
Lasciando che piova.
Holly’s PoV
 

 
 
Correvo. Andavo a mille. Come se ne andasse della mia stessa vita. Come se da un momento all’altro avessi dovuto prendere il volo.
Poco m’importava della pioggia che cadeva, inzuppandomi i capelli, scendendomi giù per il collo, sotto i vestiti, dentro l’anima. Era come se qualcosa, dentro di me, si fosse rotto. Avevo il respiro mozzato, e non era solo il freddo. Sentivo la chitarra sbattermi dietro la schiena, sui capelli appiccicati alla divisa. Mi ero scordata il cappotto, e la sua custodia. Mi ero scordata anche il cuore, in quel teatro.
Una foto.
Una semplice e fottutissima foto. Tanti pixel uniti a formare un’immagine. Due persone bloccate nell’attimo all’infinito. Harry e Amanda.
Il mio mondo era crollato in pezzi.
Credevo di aver raggiunto la cima, di essere riuscita ad appropriarmi di un briciolo di vita, dopo anni di pseudo esistenza. Pensavo di essere riuscita a provare a me stessa che avrei potuto farcela, che era possibile risalire, riprendersi, rialzarsi. Ero convinta di aver trovato il ragazzo perfetto. Che mi capiva, mi accettava nonostante fossi un rifiuto della società, che mi stringeva sotto le lenzuola quando fuori tuonava, perché sapeva che rombi mi spaventavano. Che guardava Titanic insieme a me per la quarta volta, e finiva la scatola dei Kleenex per primo, per poi dirmi che al posto di Jack, avrebbe fatto lo stesso per salvarmi. Che ogni qualvolta il suo sguardo incrociasse il mio, si accendesse in un sorriso, che m’illuminava la giornata.
Stupida. Ero stata estremamente stupida. Pensare che fosse mio. Come un oggetto. Come la maglietta preferita, o il cd che si è sempre desiderato.
Mi era sfuggito il particolare che forse, per lui, non ero abbastanza. Problematica, con un carattere schifoso e reduce dalla rehab, che futuro poteva avere con me? Ero un azzardo vivente, impossibile avvicinarsi a me e non ferirsi. Buffo che a farsi male, però, era stata la sottoscritta.
Superai i cancelli della scuola, e continuai a correre, sul marciapiede. Per la prima volta, fui grata che la strada fosse tutta dritta, e che nessuno passasse. Il petto minacciava di scoppiarmi, ma non mi sarei fermata per nulla al mondo. Altrimenti, avrei dovuto crederci per forza. Finché correvo, potevo illudermi che fosse tutto un brutto sogno.
– Holly!
No, merda. Feci finta di non sentire, e proseguii. Piangevo come una disperata, ma la pioggia mi rigava il volto, riuscivo a sentire la differenza con le lacrime solo perché quest’ultime erano roventi. Passi affrettati alle mie spalle. Accelerai, in un ultimo atto disperato.
– Holly.
Presa. Sentivo il polso stretto in una mano calda, amica. Mi fermai, di spalle. Non riuscii a reprimere un singhiozzo, e me ne vergognai ancora di più. Odiavo piangere. Odiavo sentirmi debole. Odiavo farmi vedere dagli altri in quel modo. Odiavo Harry Styles. Ma, più di tutti, odiavo me stessa. Perché l’amavo ancora.
– Guardami, Holly.
Mi morsi il labbro fino a farlo sanguinare, avvertendo il sapore metallico in bocca. Girai piano, fino a trovarmi faccia a faccia con lui. Alzai lo sguardo, per metà appannato dalle lacrime e dalla pioggia. I miei occhi non dovevano esprimere nient’altro che dolore. Rabbia. Sofferenza. Ero stanca di tirare su muri, di fabbricare maschere. Volevo solo rannicchiarmi fra le sue braccia e piangere.
– Sistemeremo tutto. Ci riusciremo.
Zayn mi abbracciò, protettivo. Mi aggrappai alla sua maglietta, in silenzio. Sentivo le sue braccia attorno alle mie spalle, mi davano calore. Lo ascoltavo mormorarmi parole per calmarmi. Diceva che sicuramente c’era stato un malinteso. Che avrebbe scoperto tutto. Che non poteva essere come sembrava. Poi tacque, appoggiando la guancia sulla mia testa, cullandomi. I miei singhiozzi e la pioggia che cadeva assordavano i miei timpani, comprimevano il mio cervello, gelavano il cuore. Zayn si stava bagnando quasi quanto me, ma non sembrava importargli.
Avevo solo il volto di Harry davanti agli occhi. La sua muta preghiera quando il cellulare aveva vibrato nella mia tasca. Il suo sguardo, arreso, ma allo stesso tempo… onestamente, non ci avevo nemmeno fatto troppo caso. Mi si era semplicemente chiuso il cervello, la nausea aveva attanagliato lo stomaco, e avevo avvertito il bisogno di scappare. 
Rimanemmo per non seppi dire quanto tempo così, abbracciati sotto la pioggia, mentre mi consumavo di pianto. Poi, mi aveva detto di andare a casa sua, perché non avrebbe permesso che tornassi da Harry. Acconsentii, senza più neanche un briciolo di forza. Arrivammo nella dimora del moretto. Viveva lì con Niall, avevano preso un appartamento insieme. Liam abitava due isolati più in là, e Louis di fronte. Tutti, a dieci minuti da casa di Harry. Ahi. Al solo pensare il suo nome, avevo sentito una fitta al petto. Appena girò la chiave nella toppa, Niall si precipitò ad aprire.
– Holly! – Esclamò, e, lasciatami entrare, mi abbracciò anche lui. Chiusi gli occhi, abbandonandomi anche al suo affetto. Era caldo, sapeva di buono, dava i migliori abbracci del mondo. Sentii la testa girarmi un po’, a causa del tepore della casa, delle luci aranciate e della tv accesa su Mtv. Zayn posò la mia chitarra all’angolo, dopo averla capovolta per farne uscire l’acqua accumulata al suo interno.
– Ti bagnerai, così. – Dissi, con voce roca. Scosse la testa.
– Non m’importa. – E continuò a stringermi, cercando di scaldarmi con le braccia.
– Guardatevi, siete bagnati fradici! Fatevi una doccia, altrimenti vi ammalerete. Tanto abbiamo due bagni, Holly tu puoi andare nel mio. Sai già dov’è, no? – Annuii con la testa, e mi avviai su per le scale come un automa. Sentivo dei passi e dei bisbigli alle mie spalle, ma non me ne curai, più di tanto. Avevo solo voglia di piangere perfino i miei stessi occhi, sotto il getto bollente della doccia.
 
 
***
 
 
Dopo aver speso due considerevoli ore in bagno, aver asciugato la biancheria col phon e indossato una maglia di Zayn e dei pantaloni della tuta di Niall, ero scesa giù, in salotto. Mi sentivo uno straccio, come se un elefante si fosse divertito a ballarmi la polka addosso. Presi posto sul divano, stravaccandomi senza un minimo di ritegno.
– Come va? – Mi voltai, e vidi Niall comparire dalla cucina con un vassoio pieno di biscotti al burro e una cioccolata calda fumante. Tutte quelle gentilezze mi presero al cuore. Scoppiai a piangere come un’idiota. Il biondo sospirò, posò la cioccolata di consolazione sul tavolo e si sedette accanto a me, abbracciandomi.
– Va male, Niall. Malissimo! – Proruppi, coprendomi il volto con le mani. Che schifo. Non mi ricordavo che l’amore facesse così male.
– Lo so, per ora dici questo. Ma si sistemerà tutto…
– E invece no! La verità è che lui non ci ha mai creduto veramente! Ha sempre preferito Amanda!
– Questo non puoi saperlo.
Sollevai lo sguardo e vidi comparire Louis e Zayn, dalla cucina. Era stato Tomlinson a parlare. Pregai che con loro non ci fosse anche Harry. Non avrei risposto di me, altrimenti.
– Ti voleva bene davvero, Holly. Non ha mai preferito Amanda. – Disse Louis, prendendo un biscotto e sedendosi accanto a me, allungando i piedi sul tavolino. L’occhiata assassina che Niall gli riservò mi fece sorridere. Poi riflettei su quello che aveva appena detto, mentre osservavo Zayn buttarsi sulla poltroncina a destra.
– Louis, ti prego. Non ho bisogno di commiserazione. – Risposi, allungandomi per prendere la cioccolata. 
– Fon fi fto commiferando! – Disse, a bocca piena.
– Non ho capito una sillaba di quello che hai detto, Lou! – Intervenne Zayn, facendo zapping. Il castano deglutì.
– Ho detto che non ti stavo commiserando. Ero serio, per la prima volta nella mia vita! Credimi, conosco quell’idiota, e devi ascoltarmi se ti dico che ci teneva veramente.
– Lo dici sul serio? E allora che ci faceva con quella cazzo di bionda, in quello stramaledetto cesso?! – Scoppiai, per poi ingollare una sorsata generosa di cioccolata. Caspita, era veramente buona. Lo vidi tendersi per prendere un altro biscotto, e osservarlo attentamente. Iniziai a pensare che stesse aspettando che rispondesse per lui.
– Non lo so. – E alzò le spalle, mordendo il dolcetto. Sospirai, insofferente.
– O meglio… lo so. Ma non devo essere io a dirvelo.
– Che cosa?! Ora non metterti a fare l’amichetto del cuore, per favore! È una cosa seria! – Scattò Niall, che fino a quel momento era stato buono al mio fianco, ad accarezzarmi il braccio. Louis mangiò l’altra metà del biscotto.
– Appunto. A maggior ragione, sarà lui a parlarvene. In ogni caso, non è assolutamente come sembra. – Bevvi di nuovo. E cercai di calmarmi.
– Questo ha cercato di dirmelo anche lui, prima che lo spingessi via. Ma non lo giustifica assolutamente. Dire “non è come sembra” è la scusa più ovvia del mondo, Louis. E non mi aiuta di certo a credergli.
– Ma è così, devi fidarti.
– Ci ho provato, e guarda cosa ne è uscito.
Sospirò, vicino all’esasperazione.
– E invece, per questa volta, è così! Credi almeno a me! – Esclamò, fissandomi con quegli occhi azzurri che mai come in quel momento esprimevano così tanta serietà. Sostenni per un po’ il suo sguardo, poi tornai alla cioccolata. Non ero così sicura di poterlo reggere. Sapevo che era esattamente come sembrava - una sveltina al bagno delle ragazze -, ma qualcosa nelle parole di Louis mi ridiede un minimo di speranza. Un appiglio a cui augurarmi di potermi sostenere. Vuotai la cioccolata, e mi sentii leggermente meglio. Improvvisamente, avvertii il bisogno di scrivere. Ero sicura che versare la sofferenza nelle parole mi avrebbe aiutata. Posai la tazza ormai vuota sul tavolino e mi alzai.
– Adesso dove vai? – Chiesero in coro Zayn e Niall. Li guardai di sbieco. Come spiegarglielo? Nella maniera più ovvia. Erano del settore, se non riuscivano capirmi loro, chi avrebbe potuto?
– Ho bisogno della mia musica. Altrimenti penso che potrei scoppiare di nuovo. – Risposi, mi diressi all’angolo dell’ingresso dove Zayn aveva abbandonato Noel e la presi. Poi, salii in camera di Niall, chiudendo la porta. Rovistai nella sua scrivania, cercando un foglio e una penna, e provai ad accordare alla meno peggio la povera chitarra inzuppata. Quando raggiunsi l’accettabile, mi sedetti a terra a gambe incrociate, con la schiena contro la spalliera del letto del biondo. Sospirai, avvertendo la solitudine. Lasciai che il dolore fluisse nelle mie dita.
 
 
***
 
 
Quando uscii dalla stanza, Louis era andato via, e Niall preparava la cena. Zayn stava apparecchiando la tavola. Quell’atmosfera così familiare e dolce, benevola, mi attanagliò le viscere. Seppi all’istante che non avrei resistito ad un pasto insieme a loro, e mi attaccai al primo, stupido, folle pensiero che mi passò per la testa. I due dovevano essersi accorti della mia espressione sofferente nel vederli, e smisero di fare quello in cui erano impegnati.
– Tutto bene? – Chiese Zayn, facendo qualche passo avanti. Di riflesso, indietreggiai. Mi sentivo malsana, malferma e distrutta. Cantare mi era servito a lenire un po’ le sofferenze, ma poi, una volta buttato via il dolore sulla carta, ti sentivi vuota. Avevi una voragine dentro che urlava per essere colmata, e solo io sapevo come fare. Era una bestia affamata che si risvegliava con la luna piena, una sorta di licantropia mista al vampirismo. Iniziai a scuotere la testa, e barcollai, crollando in ginocchio a terra.
– Holly! – Il moretto mi corse incontro, scuotendomi le spalle gentilmente per cercare di farmi rinsavire.
– Sto… sto bene, devo uscire… ho… ho bisogno di… alcool. – Boccheggiai, cercando di rialzarmi, ma sentii le gambe ancora più gelatinose di prima.
– Cosa?! Spero scherzi! – Esclamò Niall, arrivando dalla cucina con un bicchiere di plastica. Me lo tese.
– Che roba è? – Mugugnai, squadrando la bevanda come un assetato in un deserto, in preda ad un miraggio.
– Acqua e zucchero. Forza, manda giù, non ti reggi in piedi! – Scossi la testa, impuntandomi.
– Non costringermi a costringerti! – Lo guardai male, e lui roteò gli occhi. Vedeva che mi ostinavo a tenere la bocca chiusa, così mi tappò il naso con due dita.
– Bevi. – Disse, con un tono così perentorio che allungai la mano e vuotai il bicchiere in un sorso, di mia volontà. Abbassai lo sguardo, e anche il braccio, lasciandolo cadere mollemente sulle mie gambe. Zayn era ancora accanto a me, stringendomi le spalle con il braccio.
– Va meglio? Ehi?
Annuii. Mi si appannò la vista. Menomale che avevo passato la rehab. Che ero fuori dall’alcool. Proprio come tre anni fa, appena il dolore si faceva sotto, scappavo. Cercavo rifugio nella vodka, nel rum, in qualunque alcolico che distruggesse fegato e dignità. Mi facevo schifo da sola. Debole. Ero ancora debole. Come avrei fatto a resistere per un anno intero, se poi avessi dovuto coabitare con la causa della mia gioia e del mio dolore, insieme? Ne sarei uscita devastata. Come se già il dolore che stessi provando in quel momento non fosse abbastanza.
Mi accasciai a terra, circondandomi le gambe con le braccia e nascondendovi il volto. Scoppiai di nuovo a piangere. Ma quella volta, mi abbracciarono entrambi, in silenzio. I singhiozzi mi sconquassavano la gabbia toracica. Per la prima volta in tre anni, mi chiesi cosa ne sarebbe stato di me. Mi preoccupai del mio possibile futuro.
 
 
***
 
 
A cena non toccai quasi cibo, Niall dovette praticamente obbligarmi a mandare giù un po’ di pane e della carne, facendo leva su quanto si fosse impegnato a cuocere la fettina in padella e sui miei sensi di colpa. Passai il resto della serata sul divano, distesa a guardare Cinderella Story su Sky. I ragazzi mi lasciarono sola, comprendendo che avessi bisogno dei miei spazi. Niall suonava la chitarra in camera sua, mentre sentivo Zayn digitare chissà cosa sulla tastiera del suo portatile, dal tavolo in cucina. Tornai a guardare la tv. Quella era la scena che adoravo più di tutte. Sam guardava indignata Austin, sotto la pioggia, dopo che quella troietta della ex di lui l’aveva pubblicamente umiliata. Alzai il volume.
– Perché sai, Austin… aspettare te, è come aspettare la pioggia durante la siccità…
– Inutile e deludente. – Dissi, insieme ad Hilary Duff. E piansi nuovamente, come una stupida, perché era dannatamente vero. Nella mia testa, ero io al posto di Sam ed Harry di Austin. Aspettare lui era inutile e deludente. Proprio come nel film. La stessa schifosa situazione. Solo che Cinderella Story finiva bene: loro due si mettevano insieme e tanti saluti alla matrigna e alle sorellastre. Perché quella cosa del tragico destino che poi si risolveva quasi per magia all’ultimo, con un atto disperato degno da premio Oscar, andava benissimo per il cinema e la letteratura. Spopolava anche in musica, non dimentichiamocelo. Eppure, nella vita reale, era piuttosto l’inverso.
Le situazioni disperate restavano tali e solo raramente si cambiavano in meglio. Avevo iniziato a pensare che forse, per me, ci sarebbe stata la luce alla fine del tunnel. Questo, prima di ore fa. Nel giro di un secondo, avevo perso il ragazzo migliore che avessi mai avuto. Già, proprio come Hilary Duff nel film. Ma come si sarebbe conclusa la mia vicenda?

 

Nota: mi sono accorta di avere un sacco di capitoli arretrati di questa storia. E lo so che il mio stile è cambiato, ed è vecchia di anni. Ma non importa. Ho deciso di riprendere la sua pubblicazione. Nonostante Zayn non sia più parte dei One Direction e siano successe tante cose. Questa storia merita di avere una fine, ci sono cresciuta insieme, come per The Paper Boy. Così, riprenderò con gli aggiornamenti, ogni tre giorni.
Spero che quelli di voi che la seguivano, abbiano ancora la curiosità di sapere come si sarebbero evolute le cose. E sappiate che ho letto ogni singolo messaggio e recensione, dove mi chiedevate se io avessi deciso di abbandonare la storia. Beh, non è così. Vi scrivo con la certezza di essere qui per completarla!
E vi lascio anche un paio di links utili, che vi rimanderanno alle mie nuove longs e al mio account Wattpad! Grazie mille a chi ha avuto la forza di attendere questo momento e, a chi leggerà questi capitoli per la prima volta... benvenuto!



• 2 Doors Down (5sos)



The Hollow Men (5sos)


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