L'allenamento del giorno era andato bene. Tutti e quattro, a turno, avevano saputo affrontare senza grossi problemi un attacco frontale con gli occhi bendati.
Soldato era stato come sempre il più aggraziato nei movimenti, schivando tutti i colpi come se li vedesse, anche se poi non era passato al contrattacco. Ma non era questo ciò che richiedeva l'esercitazione, perciò poteva andare bene anche così.
La prova di Rico era stata affrontata con un metodo un po' rozzo ma comunque efficace, il pinguino aveva infatti sputato una spada vera con la quale aveva letteralmente fatto a pezzi l'arma di legno con cui era stato attaccato da Skipper.
Quest'ultimo invece aveva sfruttato la propria agilità e irrigidito le pinne per colpire al cuore il suo (ipotetico) nemico, ed era stato applaudito per la sua abilità.
L'unico che si era trovato in una seppur minima difficoltà era stato Kowalski, ma solo perché si era fermato a riflettere sulle proprie mosse un secondo in più del dovuto. Dopo essere stato atterrato una prima volta, aveva lasciato perdere i ragionamenti e aveva avuto ragione anche lui del proprio avversario immaginario con un salto e un calcio ben assestato.
In definitiva, avevano tutti dimostrato un'ottima prontezza di riflessi e Skipper era decisamente soddisfatto della sua squadra.
"Direi che ci siamo meritati una bella grattachecca" aveva detto per premiarli e la reazione entusiasta dei suoi uomini non mancò di manifestarsi. Quelli più contenti erano, evidentemente, Soldato e Rico, a giudicare da come si battevano a ripetizione la pinna.
Fu divertito dal loro entusiasmo, ma si premurò comunque di richiamarli all'ordine.
Saltarono fuori dal loro buco e si misero in fila indiana. Ma presto Skipper si accorse che c'era qualcosa che disturbava la formazione.
Non capì subito di cosa si trattasse, poi si rese conto che la linea che avevano formato non era perfettamente verticale, infatti c'era un elemento che la tagliava inevitabilmente in orizzontale.
"Rico!” esclamò in tono autoritario, riconoscendo il colpevole di quel turbamento dell'ordine "Non puoi portare la tua bambola con noi fuori dallo zoo! Comprometterà l'operazione!”
Come se si trattasse di qualcosa di veramente importante.
Rico fece una faccia colpevole e tentò di protestare con i suoi versi strani. Ma Skipper era risoluto.
"Non si discute, compare. La devi lasciare a casa. Se no poi va a finire che insisterai per portatela dietro anche durante le missioni serie."
Skipper era convinto di quello che diceva ed era forte nella sua posizione, ma si sentì in obbligo di prendere delle scuse, perché dopotutto gli dispiaceva dover contrariare il suo militare preferito.
"Ti impaccerà nei movimenti, ti rallenterà. E se avremo bisogno di te, sarai distratto dal dovere di proteggere lei."
Rico si era messo a borbottare contrariato, Skipper pensò a quanto fosse penoso vedere un pinguino così grande e grosso fare i capricci a quel modo, come un bambino, ma alla fine obbedì, come faceva tutte le volte, e Miss Perky finì di nuovo al suo posto.
Mentre la metteva via, Skipper si lasciò sfuggire un verso esasperato, ma in parte anche divertito dalla condotta del bombarolo. "Che dobbiamo fare con lui!" sospirò. Non era affatto convinto che avesse capito le sue ragioni ed era sicuro che quella scena si sarebbe ripetuta ancora, come già era successo svariate volte.
"Non è colpa di Rico se è così 'passionale' " commentò Kowalski mettendo un milione di virgolette all'ultima parola "Certo è che ha una testa dura in cui è difficile fare entrare un concetto contrario a quello che vuole lui."
La sua analisi non era affatto sorprendente.
Skipper si volse verso il compagno "Già” gli diede ragione “Ma dà troppa importanza a quella bambola!"
"Oh, sei proprio tu a dirlo?" fece Soldato fingendo un tono innocente. Di solito era sincero, ma stavolta non lo era, deliberatamente.
"Che significa, che vuoi dire?" lo interrogò il suo superiore, stupito dalla sua uscita.
"Una volta non eri tu quello che si era innamorato di una bambola?" stava mantenendo quel tono stringendosi nelle spalle. Davvero insopportabile.
Skipper guardò Kowalski. Anche il genio sembrava stordito, ma poi capì e si tolse dall'imbarazzo tirando uno scappellotto sulla nuca a Soldato.
"Mi sembrava di aver detto che non volevo più che si parlasse di questo" sibilò Skipper facendo una faccia offesa. Ma Soldato aveva già perso tutta la voglia di fare il saccente.
"Di checcosa?" chiese la voce gracchiante di Rico, che era tornato da loro in quel momento.
"Di niente!" tagliò seccamente Skipper e ammorbidí subito il tono "Andiamo a prenderci questa stupida grattachecca, allora. Rico, tu se vuoi puoi prenderne due, una per miss Perky, così ti perdona di non averla portata."
Il verso gutturale di gratitudine che emise il pinguino gli fece capire che gli aveva perdonato quella piccola ingiustizia.
Dal canto suo, Soldato aveva abbassato la testa come se fosse risentito, la sua granita arcobaleno non bastò a ridargli il buonumore.
Nel suo sguardo quasi ferito c'era qualcosa che non permetteva a Skipper di godersi la propria vittoria.
Sbuffò, gli dava fastidio vedere qualcuno prendersela per qualcosa di così irrilevante.
Allora si portò le pinne sui fianchi. "Soldato, ti ordino di toglierti subito quel broncio dalla faccia!" gli disse in tono stanco e l'altro gli fece un sorrisetto forzato che non aveva nulla di naturale.
Kowalski distolse lo sguardo da loro due, andò da Rico nel suo angolo che, come stabilito prima, era lì che imbrattava la faccia della sua bambola di granita all'ananas. Rideva, la abbracciava e baciava, districava con una spazzola di plastica i suoi capelli biondi che erano rimasti impiastricciati nello sciroppo. Dall'espressione della sua faccia sembrava che si stesse divertendo tantissimo.
Considerò che per lui quello non fosse un gioco, era completamente andato fuori di testa per quella bambola bionda di plastica e per uno che fuori di testa praticamente c'era nato, questo sarebbe dovuto essere preoccupante.
Eppure la gestiva bene, sapeva perfettamente che non era viva, ma l'aveva personificata. Quell'oggetto aveva perduto la propria intrinseca 'essenza di non vivente'.
L'unica volta in cui c'era stato un problema serio era stato quando quella bambola si era messa, per mezzo di un chip vocale che Kowalski stesso le aveva installato, a parlare e a dire robe sdolcinate, confondendo le idee a Rico, che, già mezzo pazzo di suo, aveva enfatizzato il suo originario delirio psicotico fino all'ennesima potenza.
Kowalski ripensò al fatto che in realtà Rico non fosse l'unico pazzo del gruppo.
Come aveva detto Soldato, anche Skipper, il loro capo che sarebbe dovuto essere il più freddo e razionale tra loro, aveva in passato provato un affetto morboso per una bambola, non di plastica ma di legno.
'Morboso' era in questo caso la parola giusta. L'aveva addirittura sposata, quella bambola, quando erano ancora in Africa, aveva lottato per lei quando aveva creduto di perderla. E, incredibilmente, come aveva predetto quella giraffa ipocondriaca, quel bizzarro matrimonio non era durato, perché in seguito l'aveva persa sul serio, lo avevano pure sentito piangere per questo, anche se non glielo avevano mai fatto presente. Possibile che adesso se ne fosse scordato?
Oppure, a giudicare da come aveva reagito alla provocazione di Soldato, aveva scelto di scordarsene.
Ora che ci pensava, non sarebbe stato più giusto dire che era stato proprio a causa della perdita di quell'oggetto che avevano deviato dalla strada per Montecarlo?
Skipper aveva dissimulato fino all'ultimo, ma Kowalski sapeva perfettamente che il motivo principale era quello.
Ricordava che Skipper aveva spalancato la porta dopo essere stato via per diverse ore, senza aver detto a nessuno dove fosse stato o che cosa avesse fatto. Teneva la testa china, sembrava di pessimo umore.
"Uomini" aveva esordito cupo "Ho deciso che non andremo subito a Montecarlo, ritorneremo per qualche tempo allo zoo di Central Park."
"Ma non era proprio dallo zoo che volevamo scappare?" aveva giustamente chiesto Soldato grattandosi la testa con la punta della pinna. Anche il cervello di Kowalski aveva sollevato la stessa obiezione, già dubitava. Perfino Rico aveva gracchiato il suo disappunto. Le due scimmie si erano accigliate.
"Ho avuto notizia che da quando siamo partiti sono sorti parecchi problemi allo zoo, problemi che solo un efficiente commando di pinguini militari come il nostro potrebbe risolvere" aveva spiegato Skipper in tono grave "Voi sapete benissimo che aiutare chi ha bisogno è nostro sacrosanto dovere, ed è ciò che faremo."
"È un gesto nobile. Ma l'oro?" aveva chiesto Mason, che se era partito insieme a loro era stato unicamente per l'irresistibile prospettiva di potersela spassare nei casinò.
"Lo nasconderemo" si strinse con semplicità nelle spalle il capo pinguino "Quando torneremo starà lì ad aspettarci."
"E se invece qualcuno ce lo rubasse?" insisteva lo scimpanzé.
"Gli unici al mondo che conosceranno questo nascondiglio saremo noi sei: se sparirà anche una sola pepita sapremo su chi concentrare i sospetti."
Mason non sembrò molto convinto, ma Phil mimò qualcosa che sembrava uno che si rilassava e stranamente questo bastò a convincerlo.
"Ma Skipper, se dobbiamo sul serio tornare indietro, non sarebbe carino passare prima a prendere Alex e gli altri?" aveva obbiettato il generoso Soldato "Hanno cercato tanto un modo per tornare!"
Skipper lo aveva guardato sorridendo bonariamente, come sempre lo considerava un ingenuo "In realtà loro non vogliono affatto tornare" gli rivelò "Si trovano nel loro ambiente naturale. È quella la loro casa, solo che ancora non lo hanno capito."
Gli occhi del giovane si erano spalancati "Oh, ha senso" aveva detto. In quel periodo sembrava che tutto ciò che Skipper affermava per Soldato fosse legge. Soldato era cambiato un sacco da allora.
Kowalski poi si era avvicinato in disparte al suo comandante e con tutta la discrezione possibile glielo aveva domandato "Signore, questa decisione improvvisa non c'entra proprio niente con il fatto che non si trova più la tua sposa?"
"Stai facendo una domanda troppo personale" aveva replicato asciutto il capo "Schiaffeggiati da solo, è un ordine!"
"Sissignore" aveva dovuto accettare di punirsi, anche se in cuor suo non credeva che fosse necessario. Ma aveva scelto saggiamente di non chiedere più nulla.
Erano così tornati a New York e avevano scoperto che qualche problema c'era sul serio tra gli animali dello zoo che si contendevano tra loro lo spazio che un tempo era occupato dagli animali fuggiti, adesso rimasto vuoto. Skipper aveva risolto stabilendo dei turni da rispettare. Ma qualcuno che non li rispettava c'era sempre e loro venivano chiamati continuamente per ristabilire l'ordine.
Poi avevano conosciuto Marlene, la lontra arrivata da poco da un altro zoo, e il breve periodo che avevano progettato di passare là si era allungato sempre più. Poi quel cretino di re Julien aveva avuto la bella pensata di farsi pure lui spedire lì e i problemi si erano moltiplicati. E loro, sempre in nome di questo indefinito dovere, erano rimasti più a lungo del previsto per sistemare le cose di volta in volta.
Era passato più di un anno e ancora non si accennava nemmeno di rimettersi sulla strada per Montecarlo, sembrava che pure le scimmie se ne fossero dimenticate. Ma in fondo a che cosa serviva fare un viaggio di nozze se mancava la sposa?
In ogni caso, lo Skipper di adesso doveva sapere quello che provava Rico, anche se era tutto quanto così assurdo.
Di certo non poteva capirlo lui, ma se lo poteva immaginare.
Solo Kowalski sentiva di potersi definire un essere razionalpensante. Il genio scientifico in questo caso non c'entrava nulla. O forse quello c'entrava sempre.
Skipper semplicemente non capiva ancora cosa significasse amare qualcuno.
O non lo aveva mai capito?
Il capitano della squadra si era sdraiato nella sua cuccetta, l'involucro di carta della sua granatina appiccicoso di sciroppo dondolava, stretto nella sua pinna, ma nemmeno una goccia veniva versata sul pavimento immacolato.
Fissava in alto di fronte a sé.
Kowalski si chiese a cosa stesse pensando, vedeva o credeva di vedere una patina d'ombra oscurargli la zona visiva. Pensieri cupi, si disse. Ma non aveva tutta questa voglia di entrare nella mente di quello che probabilmente era un pazzo represso.
Più tardi, le brande furono tutte occupate per la notte. Si spensero le luci, tutti erano in pace con tutti.
A un certo punto della notte, quando, a giudicare dal russare, fu sicuro che ormai dormissero tutti, Skipper si alzò. In silenzio, spostò il trofeo da parete di Soldato che celava la loro 'porta di servizio' e scivolò fuori senza dire niente.
Kowalski però non stava dormendo, faceva finta e aveva visto tutta la scena. Senza pensare di dover lasciare la privacy al suo capo, si alzò anche lui e lo seguì.
Skipper avanzava velocemente, avvolto dal buio dei cunicoli senza sbagliare strada, evidentemente l'aveva percorsa molte volte e sapeva dove andare.
Kowalski si mantenne più discreto che poteva, non voleva farsi scoprire, si sarebbe sicuramente arrabbiato con lui.
A volte era capitato che Skipper sparisse per qualche ora. In genere, succedeva dopo qualche discussione molto accesa che avevano avuto in merito a questa o quell'altra invenzione, non erano rare. Il mistero era capire dove andasse e cosa facesse e adesso Kowalski, per pura fortuna, aveva l'occasione di scoprirlo.
Si addentravano sempre più in un labirinto di passaggi che sembrava infinito. La luce era veramente scarsa lassotto e Kowalski temeva di perdersi. Questo lo rendeva nervoso, ma gli sarebbe bastato continuare a seguire Skipper da lontano e quando sarebbe tornato indietro lo avrebbe condotto con sé.
Improvvisamente Skipper sparì. Kowalski non lo vedeva più. Si bloccò di colpo.
"Accidenti!“ mormorò a bassa voce. Scivolò fin dove l'aveva visto l'ultima volta e si mise a esaminare per terra con una lente di ingrandimento che si era portato dietro, magari si era infilato in una botola. Non riusciva a vedere niente, però. Forse sarebbe stata più utile una torcia elettrica.
"Quindi non posso più nemmeno fidarmi della mia squadra?"
Trasalì. A una spanna da lui, Skipper lo fissava con occhi gelidi, pinne conserte dietro la schiena e piedi puntati.
Kowalski sapeva di essere nei guai. Doveva averlo sentito ed essersi nascosto per poterlo cogliere in fallo.
"Mi stavi pedinando" fu infatti accusato.
"Volevo solo sapere dove andavi" cercò di scusarsi.
"Cioè, mi volevi spiare" tradusse l'altro.
"Beh..." esitò "Diciamo, tecnicamente sì. Ma, andiamo, sono dalla tua parte, no? Non ho cattive intenzioni." accelerò troppo e finì per bruciare il motore.
"Appunto, proprio perché dovresti essere dalla mia parte non dovresti spiarmi"
"Ma non sono una spia!" protestò.
“Come posso esserne sicuro?"
"Sono al tuo servizio da anni."
“Ma questo non basta.”
“Ci conosciamo fin da bambini, siamo come fratelli.” Non se ne usciva mai in quei termini, ma in quel momento non capiva più che cosa stava dicendo, pensava di essere diventato stupido.
Skipper continuò a guardarlo fisso con quello sguardo che riusciva a farlo sentire colpevole.
Ma poi lo sorprese mettendosi a ridere. "Fratelli?" ripeté "Non ti mettere a parlare come un hippy!"
"Okay, se proprio non ce la fai a farti i fatti tuoi, seguimi" biascicò dopo una pausa "Sapevo già che un giorno avrei dovuto dirti tutto. Tanto vale farlo ora."
Kowalski sentì un punto interrogativo formarsi sopra la sua testa.
"Ma resta in silenzio, hai un passo pesante per niente adatto a una missione segreta. E in futuro pensaci due volte prima di provare a pedinarmi di nuovo, potrei decidere di farti retrocedere di grado." fu ammonito.
Kowalski si sorbì queste e un mucchio di altre ramanzine. Sapeva di meritarsele, in fondo.
Almeno avrebbe appagato la propria curiosità.
Spazio autrice: yes, il titolo è riferito alla famosa frase di Re Riccardo 'My kingdom for a horse!' nell'opera di Shakespeare, qui invertita per diventare: 'una bambola per il mio regno' e non 'il mio regno per una bambola'... Se continuate a leggere, capirete perché.