Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: soweirdd    08/08/2015    1 recensioni
Faith è una normalissima diciassettenne di Manhattan che ha perso i genitori in un incidente quando aveva soltanto tre anni. Ora vive con la vecchia zia Madelyn e tutte le sere lavora in un locale per pagarsi gli studi. La sua vita è monotona e ordinaria, così la definisce, e spesso si ritrova a fantasticare su nuovi mondi, creature fantastiche e luoghi misteriosi rifugiandosi in quello che più ama, disegnare.
Quello che non sa è che quelle fantasie, ciò di cui sono fatti i suoi sogni, potrebbero diventare inaspettatamente realtà e travolgere la sua vita.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Camminavamo velocemente attraverso un corridoio dai soffitti alti dove arcate imponenti erano sostenute da maestose colonne di pietra chiara.
Era tutto così surreale, in che razza di edificio mi trovavo?
Alzai lo sguardo verso l’alto e notai delle figure scolpite nella pietra, erano strane creature che non avevo mai visto, metà umane metà qualcos’altro, alcune alate, altre munite di code o artigli.
Spostai lo sguardo più in basso verso le colonne di pietra e notai anche li delle figure scolpite, proprio tra il capitello e l’arcata del soffitto. Di queste, però, riuscivo a intravedere solo un’ala, forse due, senza riuscire a distinguere nient’altro.
Il suono dei miei stivali a contatto con il pavimento di marmo rimbombava per tutto il corridoio rimbalzando sulle pareti e fu quando pensai tra me e me che ciò mi metteva a disagio, che mi resi conto che i piedi di Morgan non producevano alcun rumore.
Camminava sicuro e in silenzio davanti a me, avevamo appena svoltato a destra per un corridoio identico a quello precedente. Era un tipo strano, per niente fuori tema visto il luogo e la situazione in cui mi trovavo, ma qualcosa in lui mi metteva più in guardia di tutto il resto. Pensai a un momento prima quando mi aveva toccato e avevo sentito quel calore arrivare dalla sua mano ma allo stesso tempo nascermi da dentro come se la mia cassa toracica avesse appena preso fuoco.
Scacciai quel pensiero dalla mente, dovevo tener presente che ero ancora sotto shock per tutto quello che mi era capitato quindi adesso dovevo solo preoccuparmi di arrivare da questo benedetto Lugh e uscire di li al più presto.
-Manca ancora molto? Questo è il quarto corridoio che percorriamo- accelerai il passo e lo affiancai.
-Vuole che la prenda in braccio, principessa?- mi disse in tono derisorio continuando a guardare dritto davanti a sé.
Lo fulminai con lo sguardo anche se non mi stava guardando.
-Non sono stanca per niente, voglio solo sapere quanto manca all’ora del giudizio.-
-Non fare la melodrammatica- notai quel solito sorrisetto affiorargli dalle labbra.
-Non trovi che sia drammatica la situazione in cui mi trovo?- mi voltai nuovamente a guardarlo mentre svoltavamo per un altro corridoio. Volevo capire se era minimamente in grado di comprendere quanto tutta quella faccenda fosse assurda, almeno per me.
-Si, probabilmente per te lo è-
-Allora perche non dovrei fare la melodrammatica?- insistetti.
-Non ti si addice- di nuovo quel sorrisetto maligno.
Sbuffai sonoramente e decisi di rinunciarci, dopotutto era palese che mi stavo facendo prendere in giro e soprattutto che lui godeva in maniera perversa nel farlo.
Camminammo in silenzio ancora per qualche minuto finché non sbucammo in un enorme sala vuota.
Il pavimento di marmo era di colori ocra e oro e le imponenti finestre facevano riversare la luce che si rifletteva sul pavimento illuminando tutta la stanza.
Attraversammo la sala e io ne approfittai per guardare oltre le finestre ma riuscivo a vedere solo una distesa di colline verdissime.
Chissà dove mi trovavo e quanto lontana potevo essere da casa?
Ci fermammo davanti a una grande porta in legno scuro, Morgan abbassò la maniglia di scatto ed entrò senza alcuna esitazione e io lo seguii un istante dopo.
-Vedo che il vizio di fare irruzione nelle stanze senza permesso non ti abbandona mai, Morgan-
Guardai oltre la spalla di Morgan da dove proveniva la voce e vidi un uomo chino su una scrivania di legno massiccio intento a sfogliare un grosso libro.
Morgan fece spallucce e si diresse verso una poltrona nell’angolo della stanza, io rimasi immobile all’entrata.
-Ti ho portato la ragazza- disse prima di lasciarsi cadere sulla poltrona e stendendo le gambe di lato su uno dei braccioli.
A quelle parole l’uomo alzò la testa di scatto dal libro e i suoi occhi incontrarono i miei.
Quindi lui doveva essere Lugh. Morgan avrebbe potuto almeno avvisarmi che eravamo arrivati.
Chino sulla scrivania sembrava più vecchio, ma ora che mi guardava non gli avrei dato più di 35 anni. Aveva occhi grigio piombo e i capelli erano corti e di un biondo cenere, il viso era pallido e tagliente ma anche lui come tutti quelli che avevo incontrato fino a quel momento era dotato di una bellezza magnetica e misteriosa.
-Io sono Lugh e dirigo questo posto- disse alzandosi. La sua voce non era fredda come quella di Morgan ma in compenso i suoi occhi erano di ghiaccio e incutevano timore.
-Siediti pure- aggiunse poi indicandomi una sedia che non avevo notato, proprio di fronte a me.
Esitai un momento ma poi mi sedetti e anche lui si risedette dietro la scrivania. Anche quella stanza, come tutto ciò che avevo visto da quando ero li, era in stile ottocentesco e le pareti erano costituite da enormi librerie alte fino al soffitto e stracolme di libri di ogni dimensione.
-Allora, come ti chiami?- mi chiese Lugh incrociando le mani davanti a lui.
-Faith- dissi piano.
Non so che cosa mi prese, un attimo prima pensavo a tutto quello che avrei potuto dire per convincerlo a lasciarmi andare , ma ora che ce l’avevo davanti era tutto sparito, non riuscivo a trovare né la sicurezza né le parole.
-Okey Faith, cosa ti ricordi di questa notte?-
Va bene, quello che era successo potevo raccontarlo senza problemi, giusto? Mi feci coraggio e iniziai a parlare.
-Ho chiuso il locale dove lavoro abitualmente e poi mi sono incamminata verso casa, ma mentre camminavo ho sentito un rumore e più di una volta e così..-
-Che rumore hai sentito?- mi interruppe guardandomi ora più intensamente.
Abbassai gli occhi sulle sue mani non riuscendo a sostenere il suo sguardo.
-Non era proprio un rumore, era un suono, come uno scampanellio molto lieve, quasi cristallino-
Non sentendolo ribattere rialzai lo sguardo, ma lui mi stava ancora fissando senza nemmeno battere le ciglia.
Poi finalmente parlò.
-Avevi già sentito questo suono?-
-No, credo di no-
-E per quanto tempo lo hai sentito?-
-Finché Morgan e un altro tizio non mi hanno rapita, poi ho perso i sensi- lo vidi corrugare le sopracciglia per poi voltarsi verso Morgan con espressione interrogativa.
-Ah sì, ho dimenticato di dirti che ero insieme ad Alun quando l’ho trovata- disse Morgan dal fondo della stanza.
Ma che razza di nomi avevano questi? Llyr, Lugh e adesso Alun.
Niente in quel posto era normale e più il tempo passava meno chiarezza riuscivo a fare e meno riuscivo a capire chi fossero quelle persone.
Lugh si voltò nuovamente verso di me.
-Sei un bel rompicapo- disse continuando a scrutarmi.
-Io non capisco perché sono qui, questo suono che ho sentito è così importante?- iniziavo ad avere la sensazione che uscire di li sarebbe stato più difficile del previsto.
-Questo suono che hai sentito non avresti dovuto sentirlo, perché altrimenti significherebbe che non sei umana-
Oh no, di nuovo con quella storia, ma cosa prendeva a tutti quanti in quel posto?
-Io sono umana, e se anche non lo fossi cosa potrei mai essere?-
Sentii Morgan agitarsi sulla poltrona alle mie spalle mentre Lugh continuava a guardarmi impassibile.
-Tu hai le sembianze di un’umana e tutto ciò che ti caratterizza non fa che confermare la tua umanità ma questo non spiega il fatto che tu ci possa sentire, il che ti rende molto più interessante-
-Cosa vuol dire che vi posso sentire? Chi siete voi?-  mi asciugai i palmi sudati delle mani sui jeans, e strinsi con forza la mia borsa viola mentre l’agitazione e il nervosismo iniziavano a farsi strada dentro di me.
Vidi Lugh spostare il suo sguardo lentamente oltre le mie spalle, dov’era seduto Morgan, poi con la stessa lentezza si rivoltò verso di me puntando i suoi occhi nei miei e potei giurare di aver visto un bagliore nelle sue pupille.
-Mai sentito parlare di demoni, Faith?- disse infine.
Rimasi in silenzio, forse aspettando che aggiungesse qualcosa, ma questo non accadde.
Una risata isterica mi gorgogliò dal profondo della gola. Era uno scherzo? Perché aveva tutta l’aria di essere uno scherzo.
Ma poi guardai il volto serio e impassibile di Lugh e i suoi occhi grigi così freddi e inquietanti e capii che per lui non doveva essere uno scherzo. Mi voltai in dietro verso Morgan aspettandomi il suo solito ghigno malizioso ma ora anche lui mi guardava serio, scrutandomi il viso, forse per captare le mie reazioni.
-No..- iniziai alzandomi lentamente dalla sedia.
-Faith ho intenzione di spiegarti ogni cosa, se rimarrai qui potrò..-  ecco: Lugh aveva deciso, non mi avrebbe lasciata andare.
-No!- scattai in piedi facendo cadere la sedia per terra -Voi siete tutti pazzi!-
-Faith ascolta, è normale che tu non ci creda, sei sempre stata abituata alla vita mondana e agli umani, ma tu sei diversa e io posso scoprire cosa sei- Lugh ora era in piedi e nella sua espressione seria ora percepivo una nota di preoccupazione.
-Io non sono diversa, io ho solo diciassette anni, io sono…sono…- la voce iniziò a tremarmi e sentii gli occhi inumidirsi. Avevano detto di essere dei demoni, il che era semplicemente assurdo perché i demoni non esistono, ne avevo disegnati tanti ma ero sempre stata consapevole che non esistevano, semplicemente lo davo per scontato.
Sei sicura Faith? Vorresti dire che quando hai visto queste persone ti sono da subito sembrate normali? O dentro di te hai sentito che c’era qualcosa di strano in loro?
Cacciai con forza quei pensieri dalla mia testa, volevo andarmene, tornare a casa, volevo mia zia e invece loro volevano tenermi li.
Mi voltai di scatto e mi lanciai verso la porta, la aprii e mi fiondai oltre la soglia. Attraversai correndo l’enorme sala luminosa e poi svoltai per il corridoio da cui eravamo arrivati.
Corsi a perdifiato per il corridoio mentre sentivo rimbombare i miei passi veloci sul marmo, ora le lacrime mi scendevano copiose sulle guance annebbiandomi la vista.
Svoltai per un corridoio a sinistra senza sapere se fosse quello giusto e continuai a correre mentre singhiozzi silenziosi mi affioravano dalla gola, poi presi un altro corridoio sulla destra assolutamente identico a tutti gli altri.
Ero disperata, non avevo idea di dove stessi andando, correvo e basta mentre mille immagini e pensieri mi vorticavano nella mente.
Arrivata in fondo trovai delle scale, le scesi correndo per poi arrivare in un altro corridoio, non avevo più fiato e le gambe mi sembravano di gelatina, ripresi a correre e proprio quando stavo arrivando in fondo, il piede sinistro mi si piegò verso l’interno facendomi cadere rovinosamente di lato, poi qualcosa sbatté violentemente contro la mia testa e mi ritrovai sdraiata sul marmo freddo a fissare il soffitto.
Tutto intorno a me girava e tremava, le pareti, le colonne, gli archi sul soffitto e fu allora che la vidi. La figura scolpita sulle colonne che prima non riuscivo a distinguere, quella tra il capitello e l’arcata. Ora la vedevo perfettamente mentre ogni cosa tremava e mi fluttuava intorno.
Era un angelo.
Ma non reggeva l’arcata,  ne veniva schiacciato.
   
 
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