Conferenze e inaugurazioni
Harry
odiava quella situazione. Non che non rispettasse i giornalisti, anzi
molti li
stimava, come Seamus, ma
altrettanti
cercavano più che i fatti una frase da trascrivere per
tirare su un polverone.
E Rita Skeeter era la regina di quest'arte.
Harry
sistemo i fogli sopra il leggio davanti a lui, contrassegnato dal logo
del
Ministero, e alzò gli occhi verso la giornalista. Era in
piedi, vestita con un
tailleur verde vomito, e si guardava intorno con fierezza, osservando
gli altri
giornalisti seduti, i cui sguardi però erano rivolti ai due
leggii, quello di
Harry e quello di Kingsley.
- Credo,
signora Skeeter, che il Ministero della Magia e l'Ufficio Auror stiano
facendo
del loro meglio. Vuole che dica che non siamo al sicuro? Le
dirò che non lo
sappiamo, ma abbiamo aumentato la sicurezza in ogni luogo con misure
che
neanche durante la Seconda Guerra Magica erano così rigorose
e precise. Posso
dirle che ho ragione di ritenere che la salute dei maghi non sia a
rischio, se
le regole e le misure di sicurezza verranno rispettate.
Kingsley
lo guardò e gli fece un cenno d'assenso.
- Per
questo il Ministero inizierà a distribuire dei depliant con
le misure da
rispettare e manderà spot via radio. Preghiamo che voi li
pubblichiate, il
nostro Ufficio Stampa li ha inviati tramite gufo alle vostre redazioni.
Come al
solito il vostro contributo è fondamentale.
Kingsley
sembrava calmo, ma Harry sapeva bene che non lo era. Negli ultimi
giorni era
stato fisso nell'ufficio di Harry a fare summit di ogni tipo con
praticamente
tutte le personalità di spicco del Ministero. Oltre a quelli
Harry aveva
analizzato tutti i fascicoli sui prigionieri di Azkaban e su una gran
parte di
dipendenti del Ministero, ma non avevano ancora trovato nulla: i
Mangiamorte si
erano come volatilizzati.
-
Qualcuno dentro al Ministero può essere coinvolto? - chiese
invece Thomas
Wellington, un giovane giornalista di Radio Potter, l'emittente
proprietà di
George Weasley.
- Tutto
può essere - rispose Harry, con la solita voce controllata
che usava per
l'occasione. Dentro era molto stanco, ma non doveva farlo vedere.
-
Potrebbe essere anche uno dei capi di questa indagine?
- Di
questa indagine me ne occupo io per l'Ufficio Auror e la vicedirettrice
Granger
per l'Ufficio della Regolazione della Legge Magica, mentre ad Azkaban
è fisso
l'auror Dennis Canon, che gode della mia massima stima personale e
lavorativa.
Non ho alcun dubbio di dubitare del piccolo team interforze che si
occupa della
direzione del caso.
La
Skeeter si alzò di nuovo in piedi, interrompendo la domanda
di un piccolo
giornalista tedesco - Quindi il suo vice, Dean Thomas, è
stato estromesso
dall'incarico? Ci sono stati degli screzi sul modo di condurre le
indagini?
Ormai
Harry sapeva benissimo come replicare alla Skeeter. Da quando aveva
iniziato
quella conferenze aveva fatto installare un registratore che registrava
tutto
quello che gli intervistati dicevano e ciò era stato molto
utile per smentire
gli articoli della Skeeter. Ormai il tutto si giocava su un gioco di
astuzia
tra i due.
- Il
vicedirettore Thomas attualmente è impiegato nel delicato
compito di mettere in
sicurezza i luoghi più a rischio e di coordinare le ricerche
sul campo, quando
avrà finito questo incarico si occuperà tanto
quanto me di portare avanti un
corretto svolgimento delle indagini.
- Non
puoi dirci qualcosa di più sul lavoro di Thomas? - chiese
Zacharias Smith, da
poco passato dalla Gazzetta del Profeta all'Eco di Diagon Alley, un
giornale
nato da poco e facente capo alla Gringott.
-
Ovviamente no - rispose Harry, che non aveva mai sopportato
più di tanto quel
ragazzo - si tratta di temi che concernono la sicurezza nazionale, sono
sottoposti al massimo grado di segretezza.
- Cormac
McLaggen, deputato presso la Confederazione Internazionale dei Maghi,
sostiene
che il Ministro della Magia non ha svolto il suo compito e dovrebbe
dimettersi,
tu che ne pensi? - gli chiese di nuovo Smith.
- Penso
che McLaggen, come credo tutti abbiano capito, aspiri a candidarsi alle
vicine
elezioni e cerchi in tutti i modi di far sfigurare il suo sfidante.
Credo che
il Ministro abbia fatto una saggia scelta a non dimettersi, in quanto
senza di
lui sarebbe venuta a mancare un'esperienza e una capacità
non comune e una
continuità amministrativa che avrebbe sicuramente rallentato
il corso delle
indagini. Credo che nelle crisi non ci sia niente di meglio che avere
Kingsley
Shacklebolt in prima linea.
- Niente
di meglio tranne che avere Harry Potter in prima linea -
replicò il Ministro,
con un sorriso.
*
-
Signore e signori, benvenuti! Oggi siamo qui a Hogsmeade per aprire
finalmente
il secondo negozio dei Tiri Vispi Weasley! - disse George Weasley,
sgargiante
nel suo smoking bordeaux con tuba nera.
Harry
sorrise guardando chi aveva di fianco a sé, sulla pedana
rialzata con il banco
da dove parlava George. Ron era vestito uguale al fratello, ma si
guardava
intorno imbarazzato chiedendosi che cosa lui ci facesse in quel posto.
- La
signora del piano di sopra - continuò il gemello, indicando
Hogwarts - cerca
sempre di farci scacco matto, vietando i nostri pacchi e controllando
minuziosamente
gli studenti alla ricerca dei nostri scherzi. Per questo noi non ci
fermeremo e
continueremo in quella direzione ostinata e contraria che noi Weasley
abbiamo
sempre avuto per le regole. Ringrazio tutti voi paesani, Zonko che ci
ha venduto
il locale e tutti coloro che sono presenti oggi, dal professor Neville
Paciock,
che alla fine di questo evento tornerà nostro avversario, a
Harry Potter,
grande amico sempre vicino a noi in ogni nostri piccolo e grande passo.
Harry
fece un sorrisetto amaro. Purtroppo ai Weasley aveva portato solo
disfatte.
Fred era morto perché combatteva per lui.
- Harry,
per l'ennesima volta, non è cola tua - disse una voce
femminile dietro di sé.
Ginny lo guardava con il solito sguardo gli fuoco che gli riservava
quando
iniziava a soffrire di quella che lei chiamava "Sindrome dell'Eroe".
Di fianco a sé i loro bambini le ronzavano intorno.
- Papà!
- gridò James, e gli abbracciò la gamba.
- Jamie,
hai fatto qualcosa di male? - gli chiese il padre, sospettoso nei
confronti del
figlio. Per quanto lo amasse non poteva fare a meno di essere dubbioso,
lo
conosceva molto bene e sapeva che non si comportava mai
così, se non stava per
combinarne una delle sue.
- Non
che io sappia - gli rispose Ginny, anche lei parecchio sospettosa.
- Io non
ho fatto niente!
-
"Non ho fatto niente" o "non ho fatto ancora niente?",
Jamie? - chiese Harry. Ormai erano quasi cinque anni che era nato, e
fin da
subito aveva ereditato il gene esagitato delle due famiglie. Aveva
quella
spensieratezza tipica del defunto padre di Harry, ma si stava anche
sviluppando
quel calcolo quasi scientifico tipico dei gemelli. Per questo sia
George che
Fred Jr. lo avevano da subito apprezzato. Certo, fino a quel momento
era stata
una grandissima peste molto difficile da sopportare, ma stava crescendo
con un
certo carattere e una certa testardaggine. Un po' come Ginny, anche se
questo
paragone non si poteva fare davanti a lei, visto che quel bambino era
l'amorevole incubo di sua moglie.
- La
prima, papà - rispose il bambino, risvegliando Harry dal suo
osservare
amorevole il figlio.
- Quindi
non hai Caccabombe nascoste nei posti più improbabili?
-
Nessuna.
- E zio
George non ti ha promesso di regalartele oggi?
- No -
disse il bambino con voce angelica, ma Harry riconobbe benissimo la
scintilla
nei suoi occhi che appariva sempre quando mentiva.
Ginny
guardò Harry e poi si girò a guardare George, che
continuava a parlare dalla
banchina.
- Io mio
fratello lo ammazzo -
- Non
vorrei essere lui alla fine della sua filippica - gli sorrise il
marito,
facendo sorridere anche lei.
- Ma
povero zio - commentò Albus. Era sempre così
tenero e calmo, il contrario di
suo fratello, che a volte Harry non capiva come quei due potessero
essere
fratelli. Ma entrambi avevano un amore incondizionato per la piccola
Lily,
anche se James cercava di non farlo vedere.
- Tuo
zio è pericoloso, Albus, imparalo - lo ammonì
allora Ginny, ancora concentrata
a distruggere con lo sguardo il fratello - riuscirebbe a traviare anche
Teddy.
Harry
sorrise. Ci era già riuscito. Qualche giorno prima era
arrivata Hermione
infuriata nel suo ufficio, dicendo che George stava cercando di fornire
a Teddy
il suo materiale per gli scherzi e sostenendo che era compito di Harry
fermare
suo cognato, visto che era il padrino di Teddy. Ma Harry sperava che il
suo
figlioccio facesse qualche piccola trasgressione, lo avrebbe sciolto un
po' di
più da quella tenera seriosità che teneva quasi
sempre.
- E
quindi vi ringrazio tutti per la vostra partecipazione oggi e, per
questo, vi
ringrazieremo con un piccolo regalo - concluse George, agitando la
bacchetta verso
la vetrina del negozio, coperta da un telo nero. Subito si
sentì un boato e il
velo cadde in avanti rivelando un grosso dragone rosso, grande quanto
Hogwarts,
che uscì a fauci spalancate verso la folla. Poi si erse in
cielo e scoppiò,
lasciando le due "W" che erano sempre stato il marchio dei gemelli.
Tutti applaudirono, anche se molti sembravano sul punto di avere un
attacco di
cuore, mentre qualche bambino scoppiò a piangere. Tra
questi, per sfortuna di
George, c'era anche sua nipote Lily.
- Io
giuro che lo ammazzo - disse Ginny tra i denti, stringendo la figlia in
braccio
e dirigendosi a passo veloce da suo fratello. Harry la
seguì. Era suo compito
evitare che la sua amata moglie non finisse ad Azkaban, soprattutto ora
che il
suo Ufficio aveva ricevuto l'incarico di sorvegliarlo. Come la
avrebbero
trattata gli Auror, sapendo che era la moglie del capo e una strega
molto
potente?
- George
- urlò Ginny, con un tono di voce molto minaccioso, quando
fu a una decina di
metri dal fratello - cosa diavolo ti è venuto in mente di
architettare davanti
a dei bambini?
Il
fratello le sorrise e fu sul punto di risponderle, ma fu anticipato da
una
vocetta - A me è piaciuto.
- Stai
zitto, Fred - disse di nuovo Ginny e Harry si girò verso la
voce, aspettandosi
di trovare il gemello di George. Invece vide il figlio. Harry si
fermò e sentì
il suo cuore che cadeva in mille pezzi. Non sapeva perché
aveva avuto
quell'aspettativa, ma la mancanza del gemello si fece sentire ancora.
Osservò
il figlio: non era pallido come i Weasley, ma neanche scuro come
Angelina;
aveva la pelle olivastra, a differenza della sorella, che era la copia
sputata
della madre. Per il resto, Fred era uguale a George.
- Mia
figlia sta piangendo - continuava intanto a urlare Ginny - mentre tu
vuoi dare
a mio figlio quello che espressamente ti ho vietato di dargli!
- Se
continui a urlare, sorellina, sono certo che Lily continuerà
a piangere. E io
non darò niente a James, te lo prometto.
Ginny
gli rivolse un'occhiata di fuoco, per poi allontanarsi da lui per
andare verso
Hermione, che guardava con lo stesso odio George, mentre cercava di
consolare il
piccolo Hugo. Intanto, il gemello fece un occhiolino a Neville, che
allungò un
pacco verde nel sacchetto di pelle che James teneva in mano. Cadde
dentro e
scomparve. Non volle sapere perché suo figlio avesse un
sacchetto con applicato
un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile, che oltretutto era vietato
fare senza
l'autorizzazione del Ministero della Magia, né voleva sapere
qualcosa riguardo
il coinvolgimento di Neville. Entrambe quelle notizie era meglio non
riferirle
a Ginny.
- Allora
- disse Ron, spuntandogli a fianco - sono tanto ridicolo vestito
così?
-
Abbastanza - sorrise Harry.
- Io lo
avevo detto a George che volevo vestirmi normale, ma mi ha Schiantato
di
nascosto e mi ha vestito.
Harry
scoppiò a ridere, mentre Ron osservava il fratello con
risentimento, il quale
stava consegnando un pacco a Lee Jordan. George replicò con
un sorrisetto e un
bacino, cosa che fece fare a Ron un gestaccio.
- La
Stamberga Strillante è pronta - sussurrò una voce
nell'orecchio dei due
facendoli sobbalzare.
Dean
Thomas si trovava dietro di loro. Harry lo apprezzava veramente tanto
come
Auror, ma il problema era che, dopo l'addestramento, non era riuscito a
modificare le camminate a seconda della situazione e quindi continuava
a
camminare a passo felpato, spuntando da dietro alle persone
all'improvviso e
facendo prendere un colpo a tutti.
- Ottimo
- disse Ron.
- Cosa
dobbiamo fare ora? -
-
Massima cautela - bisbigliò Harry - nessuno deve sapere che
c'è una pattuglia
fissa di Auror in quel posto. La squadra del giorno, che
sarà dalle otto alle
venti, sarà diretta da te, quella della notte, invece,
sarà diretta da Hesse.
Tutte le attività di Hogwarts saranno sotto controllo e vi
fornirò anche la mia
Mappa del Malandrino. Ogni giorno, prima di andarvene, dovrete fare
rapporto
alla squadra successiva. Iniziate da domani.
- Qui a
Hogsmeade io e George ci daremo il cambio una volta al mese. Il negozio
apre
alle nove e chiude alle venti, ma noi saremo di supporto fino alle
ventidue -
aggiunse Ron.
-
Perfetto - assentì Dean.
- Se
proveranno a entrare, ci troveranno pronti - concluse Harry, guardando
la sua
vecchia scuola, che si ergeva in lontananza.
Angolo dell'autore
Allora, bentrovati. Sono in montagna e sto caricando questo capitolo con l'hotspot del telefono. Spero vi piaccia, sono ritornato a usare un po' gli adulti, anche se mi diverto molto di più a scrivere di Teddy e compagnia bella. Per chi sarà il pacco che George ha dato a Lee? Lo scopriremo nel prossimo capitolo. Spero di sentirvi.
A
presto,
Ramo97