Siamo seduti in una casa di specchi, una camera dai muri trasparenti. Ogni sguardo dei passanti, ogni latrato, ogni sputo è per noi - da gente che ci giudica nel profondo, gente che ci vede e ci odia.
Urliamo e piangiamo e moriamo un po' dentro, mentre i passanti ci rivolgono disprezzo. Potremmo abbassare la maniglia, spingere la porta, uscire. Non lo faremo. Potremmo assistere da fuori al nostro dramma - sembrerebbe immensamente piccolo. Non lo faremo e continueremo a urlare e odiare quei passanti che odiano noi. In un angolo, rannicchiati in uno sterile utero, meditiamo sulle unghie e sulle lacrime, meditiamo sul sangue e l'inchiostro.
In quell'angolo, tutto il tempo dimentichiamo che siamo seduti in una casa di specchi, e chi da fuori guarda non vede che sé.