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Autore: Ameliasvk    15/08/2015    4 recensioni
"In principio ci furono le fiamme."
Londra, 1882. Amelie von Kleemt è una giovane di buona famiglia, ed ha tutto ciò che una ragazza della sua età possa desiderare: un nome altisonante, una casa lussuosa, innumerevoli vestiti, gioielli e... un fidanzato che non ha nemmeno mai visto in volto. Accade però che durante la festa di fidanzamento, la ragazza viene a conoscenza della più orrenda delle verità. Chi sono le creature che popolano i suoi incubi? Cosa vogliono da lei... ma soprattutto, sono reali? Ma è proprio quando tutte le sue speranze crollarono in mille pezzi, che Amelie viene salvata da un misterioso ragazzo, il quale, subito dopo…
Genere: Dark, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La Ribellione


_ Amelie_

Il mio cuore stava impazzendo.
Mi tamburellava furiosamente nel petto, tanto forte da darmi la sensazione che da un momento all'altro potesse implodere, scoppiare.
Si trattava forse di un infarto?
Non ebbi nemmeno il tempo di chiedermelo, che dal basso, si levarono cacofoniche grida di morte.
Guardai Lizzy di fianco a me, poi le minute spalle della nostra accompagnatrice.
Investiti dalla luce soffusa di quello strano posto, i suoi capelli parevano quasi argentati.
<< Morte all'Ailthium!>> strillarono alcuni uomini.
Con sempre maggiore sgomento, feci un passo in avanti.
Non potevo credere ai miei occhi: cosa stava accadendo?
Quasi a tentoni, trovai le mani di Lizzy, stritolandogliele nelle mie.
<< Cos'è questo?>> gracchiai.
Davanti ai miei occhi, si apriva una bolgia tumultuosa, caotica, fatta di corpi sanguinanti ed urla sguaiate.
Lame conto lame, uomini contro uomini, detenuti contro Molossis.
Mi chiesi spasmodicamente chi stesse avendo la meglio, ma non si capiva.
Da quella distanza, era impossibile definirlo con esattezza.
C'era troppa confusione.
<< Buon Dio...>> mormorò Lizzy, ricambiando la stretta delle mie mani.
Aveva i palmi sudati e negli occhi un'espressione di puro terrore.
<< Cosa sta accadendo?>> domandai.
Irys, - la ragazzina in grado di utilizzare la telecinesi, nonché fidata servitrice di Cassandra- si limitava a seguire la scena con occhi spenti, distaccati.
Dava l'impressione che si stesse annoiando.
<< La mia Signora non ne sarà affatto contenta.>> sussurrò, << Tutto questo... non rientrava nei piani. È troppo presto.>>
<< Cosa intendi dire?>> la incalzai.
Per un attimo, il suo sguardo inespressivo si posò su di me, inchiodandomi, ma non durò che pochi secondi.
Il tempo d'un battito di ciglia, dopodiché... lo distolse con naturalezza.
<< Non lo vedi da sola?>> chiese in tono sprezzante, << È in atto una rivolta.>>
Nell'udire quelle parole, sentii il mio stomaco contorcersi in una capriola.
<< Una rivolta?>> ero incredula.
Lizzy abbandonò la mia mano e avanzando di qualche passo, si sporse in avanti per vedere meglio.
Ci trovavamo all'interno di una sala enorme, sull'ultimo spalto di quella che sembrava essere una grossa mensola di marmo.
Sotto di noi, la battaglia imperversava senza sosta.
Era assurdo, eppure avevo come l'impressione di essere stata catapultata indietro nel tempo, nell'era Imperiale, dove era del tutto normale assistere a simili combattimenti.
Proprio come nei cruenti Giochi romani, uomini che sembravano in tutto e per tutto dei moderni gladiatori, si scontravano gli uni contro gli altri; mentre su un palco rialzato, svettava l'imponente figura d'un vecchio omino calvo.
A giudicare dall'abbigliamento, aveva tutta l'aria di essere una persona estremamente importante.
Magari era il capo dell'intera organizzazione.
<< Lui è Bartholomew Parrish.>> spiegò Lizzy, intercettando la direzione del mio sguardo.
<< Chi è?.>> domandai.
<< Il nostro Giudice Supremo, colui che stringe nelle sue mani i fili del nostro destino. È l'unico uomo all'interno dell'Ailthium ad aver interagito faccia a faccia con i membri del Consiglio Ristretto. Non c'è nessuno potente come lui. Nemmeno Cassandra.>>
Quelle affermazioni bastarono ad inondarmi la schiena di brividi.
Cassandra era spaventosa, ma a quanto risultava dalle parole di Lizzy, questo Bartholomew Parrish lo era molto di più.
Improvvisamente, ci fu un boato assordante, metallico, come di acciaio incrinato.
Vidi la gente ammassarsi ai lati dell'arena, correre a perdifiato pur di scappare: era terrorizzata.
Non c'era alcuna differenza tra prigionieri e Molossis.
Entrambe le parti, se la facevano sotto dalla paura.
Ma cosa stava accadendo?
Un varco si aprì al centro esatto della pavimentazione, lasciando al suo interno i contorni indistinti di due sagome maschili.
Una a terra, distesa supina in un lago di sangue; l'altra in piedi, tremante, la schiena incurvata in avanti.
Qualche metro più in là, brillavano i frammenti spezzati di una catena.
Oh, mio Dio!
Avrei potuto riconoscere quella figura ovunque, in qualsiasi caso, persino a un chilometro di distanza.
Il mio cuore si fermò per attimi interminabili, poi riprese a battere furiosamente contro la cassa toracica.
Ad ogni colpo, sentivo i polmoni graffiare e la gola inaridirsi.
Mi mancava il respiro.
<< Miguel...>> mormorai, la voce frantumata in mille pezzi.
Era così flebile da risultare inudibile.
Eppure, nel momento esatto in cui pronunciai il suo nome... un paio di occhi scarlatti si allacciarono ai miei, togliendomi definitivamente il fiato.
Rischiavo di collassare.
Non mi ero mai sentita così.
L'elettricità allo stato puro mi scorreva nelle vene, mentre un vortice incontrollabile di sentimenti m'inondò gli occhi di lacrime.
Non riuscivo a fermarle.
Era impossibile.
Ma nonostante la vista offuscata dal pianto, il bagliore rosso sprigionato dalle sue iridi si era impresso a fuoco nella mia testa.
Come una solco, una ferita... un marchio.
Non sarebbe svanito nemmeno se avessi serrato le palpebre.
Accortasi della mia reazione, Lizzy prese a tirarmi, a strattonarmi il braccio, ma niente aveva effetto su di me.
Ero completamente ipnotizzata da Miguel e dai suoi occhi di fiamma.
<< Amelie!>> prese allora ad urlare lei, << Muoviti! Dobbiamo andarcene!>>
Ma non l'ascoltai.
Non potevo ascoltarla.
L'intero universo s'era addensato nelle pupille del mio amato Miguel ed il mondo aveva preso a girare solo e per noi.
Poi i suoi occhi ebbero un guizzo: da sorpresi ed increduli si fecero scrutatori.
Li vidi soffermarsi languidamente sul mio viso, percorrermi il corpo, per poi inchiodarmi nuovamente.
Erano avidi, smaniosi, affamati.
Mi ammaliavano senza alcun ritegno, inebetendomi i sensi, come una droga.
<< Amelie...>> mimarono le sue labbra.
Ed istantaneamente, il cuore mi esplose nel petto.
Quanto tempo era passato dall'ultima volta che l'avevo visto?
Giorni?
Settimane?
O forse secoli?
Non avrei saputo dirlo.
L'unica cosa che contava era che lui stesse bene, che fosse ancora vivo.
" Ma per quanto, ancora?"
Quel pensiero mi ghiacciò il sangue nelle vene.
Innumerevoli ferite gli segnavano la pelle nuda del torso, mentre vasti ematomi macchiavano di viola la schiena e gran parte del volto.
Era esausto, provato dagli eventi, dalla fame e dalla battaglia.
Ma gran parte del sangue che aveva addosso, non gli apparteneva.
Anzi.
Proveniva direttamente dal cadavere steso ai suoi piedi.
Ma quello...
Come avevo fatto a non accorgermene prima?
Il corpo sdraiato a terra apparteneva al compare nerboruto di Ryan Blackwood, quel certo Angus... che come un animale scuoiato, annegava nel suo stesso sangue.
Miguel l'avevo ucciso.
Deglutii a fatica, mentre innumerevoli brividi giocavano a rincorrersi lungo la mia colonna vertebrale.
<< E muoviti!>> mi strattonò per l'ennesima volta Lizzy.
Tuttavia non riuscii ad accontentarla.
Dapprima rimasi immobile; quando le sue braccia presero a trascinarmi con maggiore forza, puntai i piedi a terra.
Ero come una bambina cocciuta, disubbidiente, che alla prima occasione, riusciva a svincolare dalla presa salda della mamma, per scappare.
E così feci.
Senza guardarmi indietro, presi a correre sugli spalti.
Mi sembrava di volare, a malapena i miei piedi toccavano terra.
Solo in un secondo momento, mi resi conto della risata beffarda di Irys.
Arrivava da dietro, acuta come il trillare di mille campanelle; ma più mi allontanavo, più quella voce sembrava seguirmi. Allarmata, mi voltai all'indietro, giusto il tempo di controllare se effettivamente quella strana ragazzina avesse preso a rincorrermi... ma niente.
Lei non era altro che un puntino candido, lontano.
<< Esci dalla mia testa!>> gridai, il fiato mozzato dalla corsa.
Ahimé, non ricevetti alcuna risposta.
Solo risa sguaiate.
<< Non puoi fermarmi!>> insistetti.
" Oh, ma non voglio mica farlo." mi parlò nella testa, " Se davvero ti avessi voluta fermare, sta pur certa che non avresti potuto avanzare nemmeno di un passo."
Dopodiché riprese a ridere.
"Vai, sciocca ragazza! Vai..." sogghignò, " Raggiungi lo Sterminatore!"
Ma non avevo tempo per lei, dovevo sbrigarmi.
Miguel mi stava aspettando.
Nonostante la fretta, però, trovai degl'irti ostacoli sulla mia strada: un fiume sciabordante di gente incappucciata defluiva dalle scalinate, alla disperata ricerca di un varco, di un luogo sicuro dove nascondersi, o più semplicemente... di una via di fuga.
Avrei voluto aiutarli, tuttavia m'intralciavano il passaggio, facendomi procedere controcorrente.
Venni quindi sballottata in tutte le direzioni, tra spintoni, spallate ed imprecazioni colorite.
Ciononostante, alla fine riuscii a raggiungere il termine dei gradini.
Davanti a me, si apriva la fossa dei dannati.
C'era puzzo di morte ovunque.
Il pavimento lustro dell'Arena era totalmente inondato di sangue, pezzi di membra umane e cadaveri brutalmente massacrati.
C'era chi aveva la gola squarciata, chi era stato privato di uno o più arti, chi poteva vantare una testa mozzata o chi, nella peggiore delle ipotesi, aveva sparso tutti i visceri a terra, in un lago scivoloso e maleodorante.
A stento, riuscii a trattenere un conato di vomito.
Ero letteralmente disgustata.
Ma non potevo fermarmi.
Non ora.
Col cuore in gola e i polmoni in fiamme, mi guardai intorno, cercando con tutte le mie forze di non svenire.
<< Amelie.>> mi sentii chiamare,<< Sono qui!>>
Feci per girare i tacchi e corrergli incontro, ma prima ancora che potessi raggiungerlo, un sibilo metallico ferì l'aria... ed immediatamente dopo, la base della mia gola.
<< Ma cosa...>>
Fu tutto ciò che riuscii a dire.
Gli avvenimenti si susseguirono in maniera talmente veloce, che a malapena riuscii a distinguere la sagoma informe che minacciava le mie carni.
Si trattava di un pugnale, che contro tutte le leggi della fisica, rimaneva sospeso in aria, volteggiante, senza nessuna mano che lo impugnasse.
Il filo della lama, era pericolosamente premuto contro la mia pelle.
La scalfiva appena.
<< No!>> ringhiò Miguel, << Lasciala andare!>>
<< Ah sì?>> lo sfidò una voce tutt'altro che sconosciuta.
<< Irys!>> strepitai.
Non potevo vederla, ma il suono penetrante dei suoi risolini rimbombava per tutta la sala.
Sta usando la telecinesi...
Senza perder tempo, Miguel colmò la distanza che ci separava... o almeno, tentò di farlo.
<< Sta fermo!>> lo ammonì la bambina, << Prova a fare un solo passo, e le taglio la gola. Di netto. Morirà entro pochi secondi.>>
<< Non puoi farlo...>> sibilò lui.
<< Vuoi scommettere?>>
Ed infatti, a mo' di dimostrazione, sentii il pugnale premere con maggiore forza contro la gola. 
 << Ahi...>> mi sfuggì un grido, mentre stringevo i pugni e serravo gli occhi a causa del bruciore.
Sentii un rivolo caldo scendermi giù, lungo il collo, per poi gocciolare sui vestiti e infrangersi contro il terreno.
Due macchie vermiglie s'addensarono sul colletto della mia camicia da uomo, aprendosi come boccioli di rosa in primavera.
 << Ho qui il tuo punto debole, Sterminatore. O sbaglio? Non è forse lei tuo tallone d'Achille?>>
Mai come prima di allora, Irys mi era sembrata pericolosa.
C'era qualcosa di perverso in lei, la stessa aura ambigua che avvolgeva la figura di Cassandra.
Metteva i brividi solo a guardarla.
<< Basta, ora smettila!>> ruggì Miguel, la voce incrinata dalla disperazione.
<< Lasciala andare...>>
Irys sghignazzò soddisfatta, ma invece di lasciare la presa, fece sì che la lama si spostasse lievemente verso destra, allargando di qualche millimetro la ferita.
<< Non toccarla!>> continuò ad urlare, << Dannazione! Ti ho detto di lasciarla stare! Toglile quel pugnale di dosso!>>
Era su tutte le furie. A stento, riusciva a contenere i violenti palpiti del suo corpo.
<< Miguel...>> provai a dire.
Era scosso dai tremiti, dalla collera, dalla frustrazione.
Ma i suoi occhi di brace non rilucevano unicamente per la rabbia... oh, no.
Le sue pupille dilatate ardevano a causa dell'angoscia, del panico.
Racchiuso in loro, c'era il riflesso atavico della paura.
Del terrore più nero ed irrazionale.
Della follia.
<< Se vuoi che non la uccida qui, davanti ai tuoi occhi... dovrai fare come ti dico.>>
Se solo uno sguardo avesse potuto uccidere, Irys si sarebbe ritrovata completamente a pezzi.
Miguel la fissò con odio, smembrandola con gli occhi ad ogni battito di ciglia.
Sembrava un animale in gabbia, che punta la preda al di là delle sbarre.
Avrei giurato che da un momento all'altro le sarebbe saltato al collo per attuare i propri propositi, ma sorprendentemente, le sue iridi irrorate di sangue si riempirono di lacrime, e come un corpo morto, ricadde pesantemente sulle proprie ginocchia.
<< Farò tutto quello che vuoi...>> disse rassegnato, << Ti offrirò volentieri la mia stessa vita, in cambio... Ma ti prego...>>
Le parole gli morirono in gola.
No, no, no!
<< Miguel, non farlo!>> singhiozzai.
Vidi le sue pupille scure restringersi, diventare punti di spillo, per poi dilatarsi, fin quasi a ricoprire gran parte della superficie luminescente dell'iride.
Posò quelle pozze senza fondo su di me, il bellissimo volto si rilassò un poco, dopodiché, le sue labbra pallide si sollevarono verso l'alto, dando vita al più dolce dei sorrisi.
<< Salvala.>>
Un unica parola.
Tre sillabe.
L'intero universo che andava in frantumi.
<< No...>> lo implorai, << Non farlo.>>
Ma lui si era già arreso.
Un dolore struggente, mi tagliò a metà il muscolo cardiaco.
Facava male. 
Dannatamente troppo male.
<< Amelie...>> sussurrarono d'un tratto le sue labbra, << Potrei sacrificare chiunque, distruggere qualsiasi cosa... l'intero mondo, se necessario.>>
Si bloccò, mantenendo sempre quel fragile sorriso sospeso a mezz'aria.
<< Ma vedi,>> riprese a parlare, << Non potrei mai sopportare l'idea che qualcuno possa farti del male.>>
Ebbi un tuffo al cuore; le lacrime mi pizzicarono il viso, la bocca, la gola, come una colata di acido corrosivo a contatto con la pelle.
<< Sei uno stupido!>> gracchiai, sentendo le corde vocali lacerarsi dall'interno.
<< Uno stupido!>> ripetei.
Vidi il suo volto contrarsi in una smorfia di dolore, i suoi occhi risplendere come un rubino e le sue labbra  serrarsi in una linea netta. Severa.
<< Può darsi.>> mormorò con un filo di voce, distogliendo lo sguardo.
<< D'altronde...l'amore rende stupidi.>>
Dopodiché si voltò in direzione di Irys, annuendo lentamente col capo.
<< Cosa devo fare?>>
La mia giovane aguzzina sorrise senza mostrare i denti.
Sollevò gli occhi grigio-azzurri in direzione degli spalti, ed infine li appuntò sul volto incartapecorito di Bartholomew Parrish.
Il vecchio Giudice Supremo restituì l'occhiata in silenzio, inarcando verso l'alto un folto sopracciglio biancastro.
La bambina assentì a quel muto ordine, e rivolgendo nuovamente l'attenzione a Miguel, si decise a parlare.
<< È molto semplice, Sterminatore.>> annunciò con tono soave, << Tu hai dato inizio alla rivolta, e tu vi porrai fine.>>
Irys abbracciò con lo sguardo l'intero perimetro dell'Arena, focalizzandosi sui numerosi detenuti ancora in vita.   
<< Ed ora... >> sentenzió, << Uccidili tutti.>>

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Angolo dell'Autrice:
Salve, gente! 
Innanzitutto vi auguro un buon ferragosto! 
Miracolosamente, sono riuscita ad aggiornare in tempo e ancora stento troppo a crederlo O.O 
Sono stata brava, dai. 
Non assicuro tanta bravura nella revisione del testo. Al momento sono le due di notte, e anche se l'ho letto e riletto, SICURAMENTE ci saranno un sacco di errori sfuggiti al mio cervello fritto dal sonno T.T Perdono!
Se ci dovessero essere problemi, ditemi pure! 
Per il resto, spero che il capitolo vi sia piaciuto! Finalmente Ame e Mig si rincontrano, ma le cose non sembrano andare come dovrebbero e dalla parziale situazione di passaggio in cui versavano i gladiatori capitanati da Mig, grazie alla comparsa di Ame le cose si sono complicata... 
Mai na gioia, insomma! *comincio ad aver paura io stessa del mio sadismo*
Lato positivo? 
Boh... forse la morte di Angus. Voi che ne dite?
Come sempre, vi ringrazio dal più profondo del mio Corazòn <3 

Un bacione
Rob

<3

 
   
 
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