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Autore: Lisileo    16/08/2015    0 recensioni
Percy torna a casa dopo la guerra contro Gea e finalmente rincontrerà sua madre.
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Percy Jackson, Sally Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccomi qua. New York, ore sedici e ventidue, giorno due settembre. E' più' di un anno. Piu' di un anno che non la vedo. Mi ricordo quando da piccolo andavo a dormire da qualche amichetto, quelle poche volte in cui Gabe non c'era, e la mattina dopo, quando tornavo a casa, la abbracciavo dopo solamente una notte di lontanaza , quanto la mia mamma mi mancasse. Ora che sono qui, con il dito che sfiora il pulsante del quarto piano di un vecchio palazzo decadente, l'attesa ai fa quasi insostenibile. E se non mi volesse piu'? Se mi avesse dimenticato? Se fosse troppo arrabbiata con me e non mi volesse mai piu'? Guardo la targhetta del citofono che risale ad almeno una decina di anni fa. E' sbiadita, ma si riesce ancora a leggere quasi chiaramente la parola scritta con la calligrafia tremolante ed insicura di un bambino che ha appena cominciato la scuola: Jackson; la enne finale quasi non si legge, perché cancellata da una faccina sorridente, sempre molto tremante, disegnata con un pennarello blu. Sorrido al ricordo di une piccolo e innocente che inve e di una spada brandisce il pennarello, inginocchiato su una sedia del tavolo della cucina e con la lingua tra i denti, intento a far stare le lettere che mia mamma mi dettava da dietro a spalla, su quel pezzo di carta troppo piccolo. Mi sembra quasi di avvertire il suo profumo di caramelle nell'aria, la sua voce che mi incita dolcemente a fare le lettere un po' piu' piccole e staccate tra di loro. Sto per premere il pulsante del citofono, quando il portone si apre da solo, rivelando una scenetta alquando romantica e rivoltante di due ragazzi avvinghiati in un bacio molto passionale. Per un secondo la mia ipertattivita' mi porta a domandarmi come cavolo fa una persona ad aprire una porta se ha entrambe le mani impegnate - decisamente impegnate, ma poi riconosco la ragazza. Abita da sempre sopra di me, ed è stata la mia prima cotta. Era la sorella maggiore del mio migliore amico, e la mia era più una cosa contemplativa. Non credo di averle mai nemmeno parlato, forse qualche "ciao" casuale per le scale. Il tutto prima di Annabeth, ovviamente. Adesso tento di non farmi vedere e compio uno scatto verso il portone prima che si richiuda. Ma evidentemente anche lei mi riconosce, perché si stacca con un orrido risucchio dalla bocca dell' amichetto ed esclama: "Percy? Percy Jackson?". Accavoli. Mi giro ostentando un sorriso e dico: " Sarah? Sarah Smith?" . "Ommioddio!" fa lei. "Ma dov'eri finito? Tua madre e' a pezzi!" Ecco, dai, brava. Fammi sentire ancora un po' più in colpa dicendomi che magari si è suicidata dal dolore! "Be, anche a manca, per questo sto andado a trovarla. Ciao!". E la lascio lì con il suo ragazzo esterrefatto. Corro su per le scale facendo i gradini tre a tre, ma quando arrivo sul nostro pianerottolo esito a premere il campanello e di nuovo tutte le mie domande mi tornano in mente. E poi come va con Paul? Stanno ancora insieme? Mi cucinerà ancora i biscotti blu oppure sarà troppo arrabbiata? Mi farà entrare in casa? Ma è inutile esitare. Conto tre, due, uno e schiaccio il campanello. 'Ecco, adesso scappo via a gambe levate se non apre entro dieci secondi. Dieci, nove, otto, sette, sei...' Pensò, ma non arrivo al cinque che la porta si spalanca. Dall'altra parte c'è mia madre. La vedo, è lì, la potrei toccare se allungarsi il braccio. È un po' invecchiata, si vede: i capelli prima rigati da qualche filo bianco sono oramai quasi completamente schiariti; e le rughe di espressione intorno agli occhi e alla bocca si sono decisamente accentuate. Ma è sempre bellissima - è la mia mamma. La mia mamma. Appena mi vede resta per un momento ferma. Poi le cade quello che aveva in mano (un libro, probabilmente), e mi butta le braccia al collo. "Oddei..." la sento sussurrare contro il mio collo. "Mamma!" mormoro. Affondo il volto tra i suoi ricci e respiro a pieni polmoni il suo profumo dolce, d' infanzia. Sento la sua mano accarezzarsi la schiena, e le lacrime rigarmi i volto.
   
 
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