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Autore: giulji    17/08/2015    1 recensioni
*Storia corretta e rivisitata nei primi capitoli, in modo tale che adesso, anche a coloro che non hanno letto la saga di Hunger Games, risulti una lettura comprensibile*
Questa fanfiction, ambientata in un survivial game, avrà come protagonisti la maggior parte dei personaggi presi dalla saga dello zio Rick, ricollocati sotto forma di tributi/sacrifici.
Il tutto averrà attraverso più punti di vista (POV).
Chi sarà il vincitore finale ? Chi morirà durante i giochi ?
In che circostanze ? Quali saranno le alleanze ?
Dal testo :
"... Nonostante la sua enorme voglia di lasciarsi cadere tra le braccia di Morfeo, affogando in un sonno privo di memorie, che lo avrebbe momentaneamente esonerato dalle tenebre che gli offuscavano perennemente il cuore, Nico non era invece riuscito ad addormentarsi nemmeno per un ora di seguito e le occhiaia violacee che gli contornavano lo sguardo già corrucciato ne costituivano una prova.
Sapeva che quella mattinata, non rappresentava infatti, l'inizio di un giorno comune, bensì quella maledetta giornata portava con se la consapevolezza che di li a poche ore ci sarebbe stata la fatidica mietitura per il distretto 13 dello stato di Panem..."
Genere: Azione, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Hazel Levesque, Leo Valdez, Nico di Angelo, Percy/Annabeth, Talia Grace
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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BEFORE DEATH

 

Katie Gardner era sempre stata una ragazzina assolutamente sincera e spensierata. Prima di esser stata chiamata per quegli orribili giochi, lei non aveva mai avuto nessun tipo di rammarico.

Viveva in una famiglia economicamente sufficiente del distretto nove, ossia il distretto che si occupava della produzione dei cereali.

I suoi genitori erano entrambi dei contadini, delle bravissime persone che non si erano mai lamentate di niente nella vita e che trascorrevano le giornate a spaccarsi la schiena nei campi di grano senza mai protestare, per mantenere insieme la loro amata famiglia in un clima pacifico.

Katie aveva una sorella maggiore, Miranda, con cui era sempre stata inseparabile.

Le due ragazze erano molto diverse tra loro, la maggiore aveva decisamente un carattere forte ed autoritario a differenza di Katie che appariva sempre così piccola e timida, ma nonostante ciò si volevano entrambe un grandissimo bene.

In quel momento, per calmare il suo cuore che batteva all'impazzata, Katie, mentre correva disperatamente tra i tributi armati di odio e ferocia in direzione di quello che pareva essere il bosco dell'arena, concentrò i suoi pensieri sul ricordo del viso rassicurante di sua sorella, con quei lunghi capelli castani sempre mossi che teneva spesso legati mentre lavorava nei campi per aiutare i genitori, aveva sempre pensato che con quell'acconciatura risultasse spontanea e bellissima.

Katie l'aveva sempre invidiata, per moltissime cose, ma la sua invidia non era malevola, era più un ammirazione incredibilmente schiacciante.

Miranda sapeva essere così forte, lo era sempre stata, le tornò in mente il ricordo di un giorno d'estate in cui lei provava a cercarla immersa in un infinito campo di grano.

Katie era ancora piccola, si ricordava di avere meno di nove anni all'epoca, sua sorella che invece aveva qualche anno in più, aveva deciso di dirigersi verso gli enormi campi del distretto per favorire un aiuto ai suoi meravigliosi genitori.

La bambina però non aveva la sua stessa fisicità e neppure la sua stessa forza volontà, era sempre stata infatti una persona molto arrendevole, di quelle che se incontrano una pietra nel proprio cammino, non provano minimamente a spostare il masso e tornano indietro senza combattere.

Sapeva perfettamente che questo suo comportamento era pressoché deplorevole, d'altronde nel suo distretto non era contemplata alcuna forma di pigrizia, ma i suoi familiari non la rimproveravano di questo suo lato, anzi non si ricordava che l'avessero mai rimproverata per niente.

Nonostante ciò lei sapeva che il suo atteggiamento era sbagliato, ma per quanto provasse a sforzarsi tutto risultava vano, era come un indole, e per questo si detestava, si sentiva di peso e sbagliata in confronto agli altri.

Capitava spesso che lei rimanesse sola con se stessa, infatti lei non andava a scuola, nessuno della sua famiglia c'era mai andato per iniziare a lavorare fin da una tenera età con la terra, e per tradizione non avevano mandato neanche lei, per quanto la sua inutilità, a suo parere, fosse palesemente mortificante.

Viveva le giornate passivamente e si sentiva sempre eccessivamente vuota, sentiva il tempo scorrere troppo velocemente senza lasciarle il tempo di reagire, e nonostante fosse così piccola soffriva già.

Non aveva comunque mai parlato di queste sue emozioni con nessuno, la sua vita apparentemente era perfetta, nessuno le dava motivo di lamentarsi o esprimere una preoccupazione, eppure lei stava male ugualmente, credeva fosse un problema solamente della sua persona.

Così quella mattina d'estate, mentre come al solito fissava un punto vuoto nel cielo con i suoi docili occhioni verdi, decise di raggiungere la sorella e offrirle una mano nel lavoro, magari, riuscire almeno per una volta a sentirsi soddisfatta di qualcosa che aveva compiuto con le proprie manine.

Presa dall'enfasi del momento si diresse, senza nemmeno aver preso gli oggetti da utilizzare come guanti e pale, in cerca Miranda, nonostante lei come i suoi genitori le avessero ripetuto molte volte in passato di non allontanarsi di casa da sola.

In effetti il suo distretto era veramente un labirinto, non perché fosse particolarmente intricato, ma anzi perché era eccessivamente semplice, tutto uguale, tutta flora, tutte coltivazioni, tutte serre, non un elemento di distinzione.

Katie cominciò , ignorando tutti i loro trascorsi avvertimenti, a camminare in mezzo alle grosse piante incolte che circondavano la sua piccola abitazione verso quella che credeva fosse la giusta direzione per arrivare alle coltivazioni.

Il sole splendeva aggressivamente nel limpido cielo azzurro e senza nuvole, e Katie cominciava a sentirsi mano a mano più debole per via del caldo che la colpiva direttamente attraverso i raggi uva.

Non c'era un solo punto d'ombra nel luogo in cui si era immersa, le spighe incolte le arrivavano fin sopra le ginocchia, ampliandosi fittamente a milioni nell'orizzonte, donando un magnifico colore dorato a tutto il panorama.

Katie dopo aver camminato fino a stancarsi senza trovare una solo forma di vita incontro al suo cammino, cominciò a corrucciarsi, probabilmente in quel momento sarebbe scoppiata in un lagnoso pianto da bambinetta, ma qualcosa riuscì a distrarla, infatti difronte alla sua vista comparvero alcuni bellissimi fiorellini gialli.

Katie li adorava, adorava tutti i tipi di fiori, se c'era qualcosa che sapeva veramente fare era curare questi ultimi, i loro splendidi colori vivaci le donavano sempre il buon umore e lei passava ore ad occuparsi di tutte quelle creature variopinte che risiedevano in delle graziose piantine a casa sua, di rado le capitava di trovarne in giro.

Infatti i fiori non venivano più coltivati a Panem, li ritenevano inutili, occupavano spazio che sarebbe servito per costruire abitazioni o coltivazioni, senza offrire niente di necessario alle persone, li vedevano come una cosa di cui poter fare a meno, perciò i pochi fiori che si trovavano in natura venivano regolarmente estirpati.

La bambina si avvicinò come ipnotizzata a quelle eleganti creaturine dotate di piccoli petali setosi, ed immediatamente si accorse che tutte le spighe che circondavano quegli esserini così belli e rari, stavano occupando il loro spazio vitale, soffocandoli, rubandogli l'acqua e la luce solare.

Li stavano terribilmente opprimendo,e così, Katie, preoccupata per la loro sua salute cominciò urgentemente ad estrarre quelle spighe dannose, non rendendosi conto che una figura si stava avvicinando alle sue spalle.

Era un uomo, un Pacificatore, che sventolava minaccioso un manganello, mentre si dirigeva verso quell'ignobile peste che, ai suoi occhi, stava danneggiando delle fondamentali risorse di cibo, già scarseggiante, nel distretto.

Probabilmente l'avrebbe colpita sulla schiena, se non fosse sbucata dal nulla sua sorella a parare il colpo e scusarsi in ginocchio con la guardia, che per una volta lasciò correre.

Miranda era stata così resistente quando con quel suo sguardo autoritario, seppur fosse così piccola d'età, avesse chinato umilmente il capo per chiedere scusa al Pacificatore.

Aveva la faccia sporca di terra e delle gocce di sudore le imperlavano la fronte, ma sopratutto, un enorme segno violaceo di manganello le tingeva piano piano il braccio abbronzato e nonostante ciò lei teneva duro e si mostrava composta, Katie la osservò per tutto il tempo meravigliata, come se stesse osservando un prelibatissimo fiore.

Poi lei preoccupata la trascinò via da quel luogo, rimproverandola per la prima volta in vita sua.

Mentre veniva scortata da una Miranda arrabbiata, Katie ebbe giusto il tempo di girarsi e notare il Pacificatore inginocchiarsi su quei bellissimi fiori dorati e strapparli brutalmente dal suolo, versò qualche lacrima in silenzio per via di quell'azione, perché tutti li trattavano così miseramente?

In quel momento, nell'arena, continuò a correre terrorizzata senza guardarsi indietro, sentiva il chiasso delle persone alle sue spalle che si buttavano sulle armi e sulle risorse, che lei nemmeno aveva scorto , intenta a proseguire a mani vuote, proprio come quel giorno nei campi, però troppo spaventata per girarsi.

Sentì delle grida, poi uno scoppio di cannoni, inciampò su una pianta, e solo allora si guardò intorno e notò il clima singolare che la circondava.

Inizialmente le era parso di trovarsi in una zona tropicale, sia per le piante che per la fauna, le era parso addirittura di vedere un tratto di mare, ma adesso sembrava trovarsi in una zona più montagnosa, il clima diveniva sempre più freddo ed il paesaggio più stepposo.

Un altro sparo, un altro morto, Katie si risollevò da terra e riprese a correre disperata, in quel momento non era più in se, vedeva un masso troppo grande davanti a lei, e non voleva neppure provare a reggerlo.

Sentì dei passi alle sue spalle, ma era distrutta, le gambe si muovevano meccanicamente e le sue emozioni erano impazzite, con un ultimo sforzo, si allontanò il più velocemente che poté, ma sentiva che quei passi continuavano a seguirla, pensò che magari erano solo nella sua mente, magari stava impazzendo.

Si bloccò di scatto appena si rese conto di aver raggiunto un vicolo cieco, uno sgretolato burrone si stagliava difronte ai suoi occhi colmi di lacrime.

In quel momento la paura la abbandonò e si avvicinò lentamente all'estremità, tutto intorno a lei, alla sua altezza, era amalgamato in un paesaggio così grigio e sconfortante, ma invece nel suolo ove finiva quel burrone vide una delle cose più belle che avesse mai visto.

Un prato, un bellissimo prato di un verde speranza lucente, costellato di milioni, la quantità più enorme che avesse mai visto insieme, di fiori, sembravano girasoli, dei magnifici girasoli.

Allungò la mano verso il basso, tentando di poterli sfiorare, ma erano terribilmente distanti, si rese conto che raggiungerli sarebbe equivalso a buttarsi da una decina di metri, e che quindi sarebbe morta, già, sarebbe stata proprio la fine di tutto.

Guardò un ultima volta le telecamera, avendo, forse, finalmente capito cosa fare.

Mormorò con la voce spezzata:

“Mi dispiace Miranda, chiedo perdono mamma, papà. Penso che per me sia giunta la fine, ma non credo sia esattamente così, anzi è giunto l'inizio. Finalmente raggiungerò i miei amati fiori, non sono bellissimi? Quindi non siate tristi per me, perché io sarò felice, rivivrò nei vostri sorrisi, nelle vostre memorie. Sorridete, come sto facendo io adesso, sento che ci rincontreremo un giorno.”

Finì il suo discorso rivolto apparentemente verso quel magnifico cielo sereno, non sapeva se le telecamere l'avessero effettivamente ripresa, ma non le sarebbe più importato, quella era come al solito la soluzione più semplice, e lei sarebbe stata pigra fino alla fine, purtroppo.

Un solo passo e tutto si sarebbe dissolto in un prato verde.

Fissava con sguardo assente in lontananza, nel suo cuore si scatenavano mille emozioni, lei non voleva uccidere, non ci sarebbe mai riuscita, non voleva neppure esser ammazzata da qualcuno, sarebbe stato doloroso ed umiliante, per una volta in vita sua sarebbe stata convinta ed orgogliosa di una sua azione.

A distoglierla dalla quiete dei suoi pensieri furono quei maledetti passi che aveva udito anche in precedenza, questa volta però, intravide pure una figura avvicinarsi in mezzo a degli altissimi alberi.

Colta dal panico si gettò frettolosamente tra le braccia del vento, sicura di apparire goffa anche in quel suo ultimo gesto.

Probabilmente era stata solo una sua impressione, ma pareva quasi che il vento l'avesse aiutata in quella sua scelta e le avesse offerto una spinta.

Non seppe mai chi era l'assalitore che la stava raggiungendo in quel momento, ma le sembrò quasi di udire un urlo in lontananza, un grido che la chiamava.

Comunque si accorse che era troppo tardi, ma a lei sarebbe andata bene così.

L'ultima cosa che vide furono quelle mille macchioline gialle dal profumo sopraffino che le venivano incontro sempre più rapidamente, quasi a volerla abbracciare, e lei non si fece prendere dal timore ma, spalancò le braccia affascinata.

Poi ci fu un tonfo, un rumore sordo e violento, niente di più, solo buio.

Katie non soffrì l'impatto, cadde di testa e la rottura del cranio fu talmente rapida da non permetter alcun tipo di sensazione.

Quello era stato effettivamente un suicidio o un incidente dettato dal panico?

Nemmeno lei ne era certa.

Prima di morire la ragazza formulò un ultimo pensiero distrattamente.

Rifletté sul fatto di assomigliare decisamente molto ai suoi amati fiori, così belli e colorati, ma allo stesso tempo così inutili e superflui, ma anche così fragili.

In realtà la ragazza era da un po' di tempo che soffriva di una sorta di depressione, magari non proprio, ma un qualcosa di simile, che la divorava dentro e la faceva sentire inferiore, sola, non necessaria, ma non era mai stato capace di accorgersene nessuno, tanto pareva genuino quel suo sorriso sereno.

Dall'altura di quel dirupo, Travis Stoll cominciò a singhiozzare piegato a metà, si chiedeva se quel gesto estremo da quella che avrebbe voluto che fosse la sua alleata fosse accaduto a causa della sua avventatezza nel seguirla, in verità non voleva farle del male, assolutamente.

In quei pochi giorni di addestramento quei due ragazzi avevano quasi fatto amicizia, Travis si era trovato assolutamente ammaliato da quella ragazzina così timida.

Il cannone lanciò uno sparo per annunciare la morte della povera Katie.

Il ragazzo corse via da quel luogo con le lacrime ancora presenti nei suoi occhioni arrossati, mentre rimembrava le gote rosse di quella solare e minuta figura che si era presentata a lui il primo giorno di addestramento, stringendogli tremolante la mano, una mano così calda e morbida, una mano che oramai sarebbe stata così fredda e ruvida.

Si allontanò per paura che qualche spietato tributo, dopo aver udito quello sparo, raggiungesse la sua postazione,magari incuriosito dalla vittima o dall'assalitore che avevano causato quel colpo di cannone, e nel peggiore dei casi pensò che quest'ipotetico concorrente l'avrebbe attaccato.

Travis però, avrebbe lottato, l'avrebbe fatto per Katie, la sua morte non sarebbe stata vana a qualunque costo, si promise, stringendo le nocche fino a farle divenire bianche.

Nella sua mente aleggiò per l'ultima volta l'immagine di quel grazioso corpicino steso a terra con le braccia spalancate, pareva quasi una fata, se non fosse stato per quell'enorme chiazza di sangue che si allargava all'altezza della sua testa, macchiando il vicino prato verde e quei favolosi girasoli che contornavano lo scenario, aggiungendo a quel mix di colori allegri, uno splendido quanto maledetto rosso, color della passione, dell'amore e del suo innocente sangue versato.

 

Nda: Ok, pregherei tutti i fan dei figli di Demetra di abbassare quei forconi, grazie in anticipo.

Allora, mi rendo conto che questo capitolo è particolarmente drammatico, ma in mia discolpa ieri stavo guardando il film: Io e Marley ed ero una fontana, perciò dovevo sfogare il mio dolore (?), tsk, che frase da emo...

Dicevo? Quindi, dal prossimo capitolo in poi concentrerò molta più azione e combattimento nelle morti ( ovviamente a parte qualche rara eccezione).

Infine volevo ringraziare tutti coloro che fin ora hanno seguito|ricordato|recensito|preferito|letto la mia storia.

Al prossimo omic... capitolo <3

   
 
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