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Autore: ThestralDawn    19/08/2015    3 recensioni
Cosa accadrebbe se Hermione si trasferisse in un luogo lontano, per studiare pozioni, e per caso ritrovasse qualcuno che credeva esser morto?
5 anni sono passati dalla fine della guerra e niente è più come prima; conoscenze sbagliate, amori non corrisposti, inconsce attrazioni porteranno Hermione a svelare un passato da troppo tempo taciuto.
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Lucius Malfoy, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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“Svegliati.”
Hermione si svegliò improvvisamente, sentendo una voce indesiderata. Aprì gli occhi riuscendo a scorgere solo le punte dei suoi piedi; doveva avere la testa china. La alzò lentamente scoprendo di essere seduta su una sedia nel centro di una stanza ben poco illuminata. Tentò di muoversi, ma le braccia erano saldamente attaccate ai braccioli della sedia, senza nessuna corda però; qualcuno le doveva aver fatto un incantesimo incarcerante. Si sentiva esausta e la testa le doleva. Si guardò intorno cercando di riconoscere la stanza ma nulla di vagamente conosciuto attirò la sua attenzione, finché una voce, probabilmente quella che l’aveva chiamata, ruppe il silenzio. “Finalmente ti sei svegliata.”
Troppe volte aveva sentito quel tono di voce per non riconoscerlo e provare un senso d’irritazione. “Liberami Piton.. ora!”
L’uomo che fino a quel momento si era celato nell’ombra, uscì dal suo nascondiglio, mostrandosi a Hermione, che vedendolo, assunse un ghigno maligno. “Vedo che l’assorbimento di energia non ti ha giovato.”
Alle parole della ragazza, Piton s’irrigidì, portando una mano sul collo dove s’intravedevano le vene viola e il segno di una bruciatura ai lati. Hermione parlò di nuovo. “Liberami”
“No” disse secco Piton. La ragazza cercò lo sguardo del pozionista, ma pur scorgendolo, non riuscì nel suo intento.
“Non ci riesci vero? Mi sono premurato di porre una barriera protettiva tra me e te.”
“Davvero bravo il MIO professore” disse Hermione ironicamente, ma non ottenendo nessuna reazione dall’uomo, continuò a parlare. “Da quanto tempo mi trovo qui?” “Due giorni” rispose il pozionista, che non aveva mai staccato gli occhi di dosso dalla ragazza.
“Nessuno ha chiesto di me? Daniel, per esempio?”
“Per tutti, tu ora sei dai tuoi genitori, in un paese non lontano da qui.”
“L’hai confuso?” chiese perplessa Hermione.
“è per il suo bene.”
“Che cosa vuoi?”
“Perché hai ucciso quell’uomo?” Ora Hermione ricordava tutto: la stanza da letto, Piton che interveniva all’ultimo, lei che infliggeva la maledizione e poi tutto buio; probabilmente Piton l’aveva schiantata.
“Non sono affari che ti riguardano.” Rispose pacata, tanto da far alzare il tono di voce di Piton.
“Invece si! Hai ucciso un uomo davanti a me, dimmi perché non dovrei sbatterti ad Azkaban?” Hermione tremò impercettibilmente, non avendo mai preso in considerazione quell’ipotesi; lei era sempre riuscita a portare a termine i suoi incarichi senza alcun intoppo, ora Piton, aveva le sue sorti in mano. “Liberami e ti dirò tutto.”
Che cosa fare in una situazione del genere? Liberarla o tenerla legata e cruciarla finché non le avesse detto la verità? Piton optò per la prima e subito Hermione si sentì più leggera, e libera di alzarsi. Si avvicinò a Piton, guardandolo dritto negli occhi e incominciando a parlare.
“L’uomo che hai visto morire era un mangiamorte, l’ho ucciso perché questo è il mio lavoro. Lucius mi ha addestrato a patto che io svolga degli incarichi per lui, il tutto consiste nell’eliminare tutti i mangiamorte che nel momento del bisogno sono fuggiti, abbandonando Voldemort.” Tirò un sospiro e aspetto la reazione di Piton. Questo fece un passo indietro, quasi volendo mettere maggiore distanza da quella ragazza che non conosceva per niente.
“Potevi tirarti indietro.” Disse lui con tono preoccupato.
“No! Quello che faccio non è solo un favore a Lucius, ma anche a me stessa. Finalmente ho qualcosa per cui vivere, depurare il mondo dalla feccia.” Disse Hermione cercando il suo sguardo, perso nel vuoto.
“E quando non ci sarà più nessuno da uccidere, cosa farai? Ti crogiolerai nelle tue stesse paure, provando rimorso per tutto quelle povere anime che hai eliminato? Rimpiangerai il momento in cui hai accettato di diventare quello che sei.”
“Tu non capisci! Cosa ne vuoi saper tu? Avresti fatto la mia stessa scelta, di fronte a quest’opportunità!” Hermione si era avvicinata a Piton, sputandogli le parole addosso. A quel punto, Piton la guardò disgustato.
"Ho fatto le tue stesse scelte Hermione e continuo tuttora a pentirmene. Mi pento di aver ceduto al potere che l’oscuro signore mi promise, mi pento di aver ucciso centinaia di persone innocenti, mi pento di non aver fatto abbastanza per rimediare, ma di certo mai avrei osato un’impresa simile alla tua. Lucius ti sta solo usando, tramite te riuscirà a predominare una volta per tutte sul mondo magico; una volta eliminato ogni singolo potenziale oppositore, radunerà un nuovo esercito e tu sarai uccisa.” Concluse l'uomo appoggiandosi al muro, osservando la figura della ragazza di fronte a lui.
Hermione dal canto suo, era rimasta quasi sorpresa dall’ammissione di Piton, non volendo crederci. Lei era stata incaricata di depurare il mondo, o era soltanto una pedina nelle mani di Lucius? Cos’era stata fino a ora? Una serva efficiente che aveva svolto ogni incarico senza aprire bocca, non permettendosi di ficcare il naso dove non doveva e come veniva ripagata? Scoprendo che in realtà lei faceva parte di un progetto di sottomissione del mondo.
“Non lo sospettavi, Granger?” disse Piton interrompendo i pensieri frenetici hi Hermione. L’aveva chiamata per nome, prima, ne era certa.
“Voglio andarmene..” e così dicendo Hermione si diresse verso una porta, l’unica della stanza e la aprì. Non venne bloccata dall’uomo, che nel mentre si era seduto per terra, sempre appoggiato al muro con la testa tra le mani. Perché era rimasto tanto sconvolto da quella rivelazione, Hermione non lo sapeva e intenzionata a rientrare nella stanza, fece un passo verso l’uomo, ma all’ultimo si fermò e proseguì verso il corridoio, diretta alla sua stanza.

Chiusa nei suoi locali, Hermione rifletteva sulle parole di Piton. Aveva ragione, o si era inventato tutto? A che scopo però? Se fosse stato tutto falso, perché dirglielo? Come faceva Piton a sapere i piani di Lucius? Non si poteva essere infiltrato, perché tutti lo credevano morto. E se fosse stato tutto vero? Se Piton avesse ragione e lei avesse svolto tutti gli incarichi solo per il bisogno di potere di Lucius? Le domande la assillavano e lei non sapeva dargli una risposta; avrebbe dovuto parlare con Lucius? No, avrebbe messo a rischio la sua vita e quella di Piton. Continuare ad accettare gli incarichi di Lucius senza obiettare, oppure porre qualche domanda sul perché di queste uccisioni? Lucius però le avrebbe risposto che era per il bene della società magica, come aveva sempre spiegato in realtà. Persa nei suoi dubbi Hermione vagava per la stanza, incurante del tempo che trascorreva e del sole che si affacciava all’orizzonte.
Una lieve luce calda le colpì la guancia, avvisandola che si stava facendo giorno. Per tutto quel tempo, Hermione si era completamente dimenticata di osservare l’ora e il giorno, fidandosi di Piton. Si rese conto solo quindi che erano passati tre giorni da quando lui l’aveva chiusa nella stanza e tre giorni che nessuno sapeva niente di lei; Piton aveva pensato anche a quello, confondere Daniel era stata una buona idea, pensò Hermione, almeno così si sarebbe potuta presentare a lui quando più le faceva comodo, senza una data stabilita. Si accorse di avere fame, tanta fame. Dormire tre giorni non le aveva giovato; si sentiva stanca, esausta, come se si fosse smaterializzata più volte consecutivamente, senza prendere fiato. Non aveva nessuna intenzione di uscire dalla stanza, almeno per quella giornata , quindi decise di farsi portare del cibo da un elfo delle cucine, che molto gentilmente le portò un vassoio colmo di diverse pietanze. Mangiò velocemente, come se ci fosse qualcuno dietro di lei pronto a rubarle il cibo, ma la fame che sentiva era davvero incontenibile. Guardò l’orologio, erano le dieci di mattina: ora avrebbe dovuto trovarsi a lezione, quindi avrebbe potuto vagare per l’istituto senza il rischio di essere vista.

C’erano diversi ragazzi che camminavano per l’istituto, probabilmente diretti verso qualche aula. La maggior parte non facevano caso a Hermione, al suo stato semi- cadaverico, ma si preoccupavano di più dei loro problemi, e di questo la ragazza ne fu grata. Si diresse all’ingresso dell’istituto e senza problemi uscì all’aria aperta, con l’intento di trascorrere la giornata fuori. Un vento forte la colpì in pieno petto, ma senza badarci troppo, Hermione si diresse verso un albero non distante dal portone. Le sue intenzioni le erano chiare: aveva bisogno di placare la sua anima, aveva bisogno di sentirsi sicura, necessitava di conforto, per questo decise di andare a far visita ai suoi genitori.

NdA: Due anni di nullafacenza e mi trovo ad aggiornare solo ora. Non ho scuse, chiedo perdono.
La storia verrà conclusa ma non so ancora nè quando nè come. Alcuni prossimi capitoli sono già stati scritti, il finale però è ancora incerto; quando ho iniziato questa ff avevo un'idea in testa, ora non sono certa di sapere come finirà il tutto. Intanto proseguo con quello che ho e spero al più presto di avere tempo per concludere l'intera vicenda. Grazie a tutti quelli che fino ad ora hanno recensito e i lettori silenziosi che hanno atteso tanto un aggiornamento.

  
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