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Autore: giulji    21/08/2015    1 recensioni
*Storia corretta e rivisitata nei primi capitoli, in modo tale che adesso, anche a coloro che non hanno letto la saga di Hunger Games, risulti una lettura comprensibile*
Questa fanfiction, ambientata in un survivial game, avrà come protagonisti la maggior parte dei personaggi presi dalla saga dello zio Rick, ricollocati sotto forma di tributi/sacrifici.
Il tutto averrà attraverso più punti di vista (POV).
Chi sarà il vincitore finale ? Chi morirà durante i giochi ?
In che circostanze ? Quali saranno le alleanze ?
Dal testo :
"... Nonostante la sua enorme voglia di lasciarsi cadere tra le braccia di Morfeo, affogando in un sonno privo di memorie, che lo avrebbe momentaneamente esonerato dalle tenebre che gli offuscavano perennemente il cuore, Nico non era invece riuscito ad addormentarsi nemmeno per un ora di seguito e le occhiaia violacee che gli contornavano lo sguardo già corrucciato ne costituivano una prova.
Sapeva che quella mattinata, non rappresentava infatti, l'inizio di un giorno comune, bensì quella maledetta giornata portava con se la consapevolezza che di li a poche ore ci sarebbe stata la fatidica mietitura per il distretto 13 dello stato di Panem..."
Genere: Azione, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Hazel Levesque, Leo Valdez, Nico di Angelo, Percy/Annabeth, Talia Grace
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Nda: Mi scuso per il ritardo, ma ieri sono stata tutto il giorno fuori casa e nonostante avessi il capitolo già pronto, non ho avuto la possibilità di postarlo. Spero di non incorrere in ulteriori imprevisti temporali. ^.^

 

ANNABETH

 

Ormai in quella prima giornata infernale, trascorsa con l'intento di una mera sopravvivenza, era calata la sera ed Annabeth Chase, incredibilmente, era ancora viva.

In quel momento stava occupando il primo turno di guardia serale mentre il suo compagno di alleanza provava a riposarsi e sonnecchiare, anche se con quelle orribili premesse, perfino un azione automatica come dormire, pareva una prospettiva non molto semplice.

In teoria, come squadra di favoriti, avevano concordato per ritrovarsi insieme in sei, e costoro sarebbero dovuti essere lei, Clarisse, Percy, Polluce, Thalia ed il suo compagno di distretto Benito, ma in pratica erano riusciti a ritrovarsi solo in due.

Annabeth non era certa del motivo per il quale fossero dovute tutte quelle assenze, ipotizzò che magari qualcuno aveva deciso di non fidarsi di loro e quindi tradire all'ultimo l'alleanza,o magari qualcuno era stato bloccato prima di riuscire a raggiungerli,oppure qualcun'altro era più semplicemente morto.

Nell'aria, da quella mattinata aveva infatti udito tre spari di cannone,e sapeva l'appartenenza della vittima di uno soltanto di quegli spari, e purtroppo, quella persona era proprio un individuo che sarebbe dovuto essere suo alleato.

Tutto stava nei riflessi, lei era infatti riuscita a salvarsi per via della sua ottima reattività nei movimenti.

Appena aveva udito la fatidica frase che annunciava l'inizio del 'gioco', era scattata in avanti, dritta verso l'accumulo di armi e risorse che aveva notato stagliarsi all'ombra della parte ovest del campo.

Aveva rapidamente afferrato un pugnale che pareva alquanto affilato e promettente nel combattimento diretto e poi aveva indossato uno zainetto verdognolo di cui non era a conoscenza del contenuto; Infatti,quell'anno, ad ogni sacca venivano posti all'interno strumenti differenti ,per rendere più interessante la situazione agli occhi del pubblico, cosicché ci fossero i più fortunati che riuscivano a trovarci qualche cosa di terribilmente utile come un panino o cibo di vario genere, e invece i più sfortunati che ottenevano solo della corda malmessa od oggetti simili.

Comunque nonostante lo scatto di velocità che le favorì la presa di quegli oggetti, Annabeth rischiò veramente di morire, e sapeva che la colpa era assolutamente da attribuire a se stessa.

Infatti, la ragazza aveva fatto una cosa che sapeva fosse sbagliatissima e pericolosa, ossia dopo essersi sistemata con il materiale, prima di sfrecciare nella boscaglia ed allontanarsi dallo sterminio che avveniva vicino alle piattaforme dei vari ragazzi, aveva tentennato, si era fermata a guardarsi indietro con la folle idea di aspettare i propri compagni di squadra, o per essere più sincera con se stessa, per attendere Percy.

Nell'esatto momento in cui le sue gambe presero una posizione statica, una persona, una persona da cui non si sarebbe mai aspettata un colpo a tradimento simile provò ad attaccarla, quest'individuo era il suo compagno di distretto, Benito.

Vide di sbieco la sua faccia scura e sporca di terriccio corrugarsi in un ghigno malevolo.

Poi, come se nella scena fosse stato applicato un inquietante rallentatore osservò come i suoi piedi, dopo aver ottenuto una gran velocità dovuta alla corsa che aveva affrontato, si staccarono da terra in un salto agilissimo e provarono a scagliarsi insieme alla lancia appuntita e decisamente nociva che brandiva nella mano sinistra in direzione della bionda.

In quel momento, Annabeth, era così confusa e distratta che avrebbe beccato quella lama in mezzo alla schiena, e sarebbe stata immediatamente uccisa, se non fosse stato per il nobile soccorritore che si affrettò a salvarla.

Clarisse La Rue, quella montagna di ragazza afferrò un masso con aria intrepida, delle fiamme ribollivano all'interno delle sue pupille, e con un colpo ben assestato, scagliò aggressivamente la pietra, sulla nuca del traditore.

Annabeth ebbe appena il tempo di vedere il sangue schizzare dalla testa di Benito per tingere le guance arrossate della Rue di uno spiccato rosso pomodoro, che un immediato sparo di cannone si sollevò nel cielo,annunciando il primo decaduto e facendo diffondere un'ansia opprimente in ogni individuo presente alla scena.

Annabeth capì che il suo compagno di distretto era morto quando lo vide cadere mollemente al suolo.

Clarisse con agilità e prontezza estrasse la lancia, dalla presa ancora solida del corpo inanime di Benito, e poi con una meravigliosa prontezza di slancio afferrò al volo uno zainetto e corse in mezzo agli alberi, trascinando per la manica, un' Annabeth, ancora molto disorientata.

Cominciarono ad aggirarsi, mantenendosi pronte e sull'attenti per possibili ed ipotetici combattimenti, mentre stentavano in mezzo all'altissima vegetazione di aghifoglie che si estendeva fitta nel bosco, tenendo entrambe la lancia ed il pugnale a mezz'aria, con fare abbastanza risoluto.

Dopo aver passato una mezz'ora a girare sconclusionatamente in mezzo a quella fitta vegetazione, senza aver trovato nessun individuo amico o nemico, ne nessuna postazione sicura per sistemarsi durante il pranzo o la notte, decisero, sotto consiglio di Annabeth, di fermarsi brevemente sul posto ed aprire gli zaini, nella speranza di trovar magari qualche cosa che le potesse esser d'aiuto.

La bionda in quel frangente ebbe ragione, infatti, nonostante nel suo zaino non trovarono niente di utile, solo qualche risorsa di cibo ed altri oggetti che momentaneamente andarono in secondo piano, nello zaino della mora trovarono, invece, fondamentalmente, una spessa e dettagliata bussola d'ultima generazione, ovviamente nascosta in mezzo ad altre risorse altrettanto utili che avrebbero controllato successivamente.

Finalmente, con l'ausilio del buon orientamento di Annabeth, unito alla sua capacità di saper leggere quegli strumenti di posizione,al contrario della Rue, le due riuscirono ad abbandonare quel bosco chiuso e soffocante e addirittura a raggiungere quello che sembrava un perfetto rifugio naturale.

Trovarono infatti un piccolo punto che poteva parere un minuscolo valico dalla forma di un angolo acuto, in cui due grandi massi grigiastri si dividevano centralmente dando vita al buco ovale dalle dimensioni di una piccola capanna, che si richiudeva man mano che la fessura si stringeva, lasciando come unica apertura quella da cui le due entrarono.

Sicuramente sarebbe stata una postazione strategica, era veramente difficile notare quella piccola fessura tra quei pilastri di pietra, e almeno per riposarsi potevano contare su quel punto che offriva una grande protezione.

Infatti, senza farselo ripetere due volte, estrassero il pranzo, senza ovviamente consumarlo totalmente e servendosi a piccole porzioni, e si nutrirono in tutta tranquillità.

Si doveva , però, considerare che quel piccolo insediamento era tanto pericoloso, quanto avvantaggiante, in quanto, in situazione estreme vi era una sola entrata ed uscita, da cui avrebbero potuto irrompere gli assalitori e perciò poteva benissimo trasmutarsi in una situazione di svantaggio per le due sotto forma di vicolo cieco.

Come se non bastasse, la visuale da quel masso, si affacciava in un punto imprecisato e distante dell'inizio della boscaglia, non permettendo la vista di una sufficiente situazione generale, così decisero che avrebbero usufruito di quel luogo solo momentaneamente, finché le acque non si fossero leggermente calmate, e poi lo avrebbero abbandonato e sarebbero andate in avanscoperta verso sud.

La bionda, in quel momento si trovava leggermente esposta, fuori da quel piccolo riparo, fissava la piantagione, in cui cominciavano a tremare le ombre della notte, con molta circospezione.

Pensava che se Clarisse le aveva permesso di fare il primo turno di guardia per la notte, si fidava veramente di lei, e almeno questo pensiero riuscì a rasserenarla.

Con la rapidità con cui avevano abbandonato il luogo delle piattaforme, dopo quel primo scontro mortale, Annabeth non aveva nemmeno avuto il tempo di riflettere sull'accaduto o dispiacersi per la decaduta del suo compagno di distretto.

Anche se era restia ad ammetterlo serbava ancora del rancore verso Benito, che l'aveva raggirata in maniera così subdola, mirando senza scrupoli alla sua vita, eppure si sentiva una persona cinica ed egoista a provare avversione verso quello che ormai era un povero cadavere.

Rifletté sul fatto che lei non avrebbe mai ingannato in questo modo nessuno dei suoi alleati, si voltò a guardare la figura sdraiata in penombra di Clarisse, che in quel momento sembrava così scoperta ed indifesa, di certo a lei non sarebbe mai balenata l'idea di attaccarla in quel momento, alla spalle, sarebbe stata, a suo parere, una cosa troppo meschina per chiunque,e comunque, dopo averla vista all'opera con lo stesso Benito constatò che non le sarebbe neppure convenuto più di tanto provarci.

Combattuta cercò di non pensare troppo a quell'accaduto, ma piuttosto provò a spostare la sua attenzione su qualcos'altro, di molto più importante.

Continuava a guardarsi intorno irritata, infatti, nonostante Annabeth avesse infatti studiato meticolosamente ogni sorta di clima, paesaggio e rispettiva piantagione,non era ancora riuscita a decretare ufficialmente il luogo dove quell'anno si stessero svolgendo i giochi.

A prima vista, quando la cabina di lancio si spalancò, fu certa di trovarsi in un ambiente tropicale, forse in un isola, ma da quando si era addentrata nella boscaglia la vegetazione ed il tempo erano completamente mutati, ed ora sembrava di trovarsi in un ambiente mediterraneo, abbastanza temperato.

Era alquanto confusa, sebbene sicura che il passare del tempo e lo studio più accurato delle zone che l'avrebbero circondata, sarebbe riuscita a decretare una spiegazione logica a quel cambiamento così repentino di atmosfera, ed un verdetto finale per la geografia, chissà cos'avevano ideato realmente gli strateghi per quell'anno.

Quella situazione, in cui Annabeth si trovava sveglia e vigile in un luogo così sperduto, spaventata ed insicura, mentre fissava l'avvento della luna che s'innalzava nel cielo man mano più intenso, non era affatto una novità nel suo repertorio di esperienze.

Alla ragazza, riaffiorarono infatti le memorie di qualche anno prima, di quando lei aveva provato a fuggire da sola oltre il confine del proprio distretto, ossia l'otto, il distretto dell'industria tessile.

A quel tempo, neppure tanto lontano, sua madre era appena scomparsa, e non nel significato metaforico del termine, bensì in quello letterale.

Annabeth era sempre stata molto affezionata a sua madre, la ammirava da morire, la riteneva una persona splendida e amava la maniera in cui riusciva a trasmetterle con dei piccoli gesti tutta la sua essenza d'amore, grandezza, intelligenza e prontezza.

Sua madre era una donna autoritaria e determinata,una persona amatissima dalla sua famiglia e da tutti coloro che la conoscevano veramente, infatti, nonostante dimostrasse in maniera un po' difficoltosa il suo amore, quando lo faceva, quella donna, riusciva a sorprendere tutti quanti.

La ragazzina, tutto quello che aveva imparato nei primi otto anni di vita, la formazione della sua stessa personalità, la doveva soltanto a sua madre, che era come un mentore ed un appoggio.

Forse fu proprio per questo che quando, raggiunto appena il suo nono compleanno, la mamma di Annabeth sparì nel nulla, senza lasciare tracce, motivazioni o testimoni, la bambina rimase veramente traumatizzata.

Inizialmente sia lei che il padre si prodigarono in disperate ricerche in lungo e largo, avvertirono le guardie dell'otto, fecero trascorrere un infinito passaparola tra gli individui del distretto, ma niente fu utile al suo ritrovamento.

Dopo una fase di smarrimento iniziale, il padre non si fece abbattere, ma anzi si sposò in seconde nozze con una vedova del distretto, che aveva a sua volta subito una disastrosa strage familiare, e si era ritrovata sola a mantenere i suoi bambini, che per la ragazzina non erano altro che la reincarnazione del male.

Annabeth non capì quel gesto di suo padre, inizialmente pensò che avesse agito in maniera puramente strategica, per bilanciare le spese di tutti quanti, dal momento che due lavoratori a casa erano sempre meglio di uno, ma quando, invece, finalmente capì che il matrimonio di suo padre era dovuto al suo nutrire realmente dei sentimenti verso quella donna , che non era e non sarebbe mai stata sua madre, l'aveva presa malissimo.

Prima di tutto perché odiava infinitamente quel clima familiare, i suoi presunti fratellastri le facevano sempre i dispetti e la prendevano in giro, mentre la matrigna rimaneva sempre abbastanza fredda e sospetta nei suoi confronti, sembrava che per lei fosse una fastidiosa estranea in casa propria, quando semmai era avvenuto il contrario,

La cosa che però le fece più male fu il comportamento di suo padre, che a suo giudizio, con il trascorrere del tempo, si allontanava piano piano da lei, riponendola quasi in secondo piano.

Sentiva di esser stata tradita dalla persona più cara che le era rimasta, capiva che non sarebbe mai riuscita ad adattarsi alla sua nuova 'famiglia' in quanto si sarebbe sentita a sua volta, se mai l'avesse fatto, una bugiarda nei confronti di sua madre, ed in più credeva che il padre avesse completamente dimenticato ed abbandonato anche quest'ultima, concentrandosi su quella nuova relazione.

Così un giorno, decise che avrebbe proseguito da sola le ricerche,appena compiuti dodici anni preparò da sola un enorme valigia con i suoi vestiti, un po' di cibo e degli oggetti che riteneva necessari, e poi fuggì di casa, verso il confine.

Annabeth, si rese conto solo in quel momento che le immagini che si stavano presentando davanti ai suoi occhi non erano più ricordi, ma bensì sogni che arrivavano dalle sue memorie del passato, così presa coscienza, maledicendosi mentalmente, scattò in piedi, riaprendo gli occhi.

Era stata così stupida da riuscire ad addormentarsi in una situazione del genere, mentre era di guardia, raggomitolata scomodamente contro il masso e con il pugnale stretto tra le dita.

Dall'altezza in cui il sole stava sorgendo, poté dedurre che ormai l'alba era prossima a sbocciare e fece un piccolo calcolo mentale delle ore di sonno che aveva recuperato, probabilmente erano tre o se proprio doveva pensare al peggio, quattro.

Si morse la lingua constatando di non esser nemmeno riuscita ad assistere all'annunciazione delle morti, proiettate in quel cielo profondo, avvenute durante il giorno precedente.

Controllò rapidamente l'interno del rifugio, Clarisse stava bene, era distesa pigramente su un lato della roccia grigiastra, con una beata espressione dormiente.

Le provviste e la lancia della sua alleata, che il pomeriggio precedente avevano sistemato meticolosamente ai suoi piedi, erano ancora presenti ed intatte, perciò si lasciò andare in un sospiro di sollievo constatando che nessuno le aveva, dunque, trovate e tanto meno raggiunte quella notte.

Comunque lei fu troppo impulsiva lasciar cadere il suo moto d'attenti, infatti si accorse subito dopo che dei piccoli rumori sempre più vicini si stavano scatenando tra alcuni cespugli.

Ebbe appena il tempo di voltarsi per apprendere che quei rumori erano i passi di una persona, una persona che in quel momento si stagliava in tutta la sua grandezza davanti agli occhi grigiastri della bionda, e che per di più brandiva minacciosamente quella che sembrava un ampia ed affilata arma da taglio.

Lanciò un grido di paura che squarciò il silenzio mattutino e subito le palpebre rilassate di Clarisse si spalancarono in uno sguardo pericolosamente attento.

La ragazza mora brandì, a sua volta, velocemente la sua splendida quanto nociva lancia ancora incrostata di sangue e si gettò pesantemente fuori dal quel piccolo insediamento, raggiungendo un Annabeth a dir poco terrorizzata.

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