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Autore: giulji    24/08/2015    2 recensioni
*Storia corretta e rivisitata nei primi capitoli, in modo tale che adesso, anche a coloro che non hanno letto la saga di Hunger Games, risulti una lettura comprensibile*
Questa fanfiction, ambientata in un survivial game, avrà come protagonisti la maggior parte dei personaggi presi dalla saga dello zio Rick, ricollocati sotto forma di tributi/sacrifici.
Il tutto averrà attraverso più punti di vista (POV).
Chi sarà il vincitore finale ? Chi morirà durante i giochi ?
In che circostanze ? Quali saranno le alleanze ?
Dal testo :
"... Nonostante la sua enorme voglia di lasciarsi cadere tra le braccia di Morfeo, affogando in un sonno privo di memorie, che lo avrebbe momentaneamente esonerato dalle tenebre che gli offuscavano perennemente il cuore, Nico non era invece riuscito ad addormentarsi nemmeno per un ora di seguito e le occhiaia violacee che gli contornavano lo sguardo già corrucciato ne costituivano una prova.
Sapeva che quella mattinata, non rappresentava infatti, l'inizio di un giorno comune, bensì quella maledetta giornata portava con se la consapevolezza che di li a poche ore ci sarebbe stata la fatidica mietitura per il distretto 13 dello stato di Panem..."
Genere: Azione, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Hazel Levesque, Leo Valdez, Nico di Angelo, Percy/Annabeth, Talia Grace
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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FRANK

 

Frank cominciò quella mattinata maledetta svegliandosi di soprassalto in preda alla paura , gli ci volle tutta la volontà di cui disponeva per non compiere atti impulsivi quali urlare o correre di getto, fortunatamente le parole con cui l'aveva rassicurato la sua compagna di distretto nel treno risuonavano ancora nella sua testa…

Chissà dove si trovava Clarisse in quel momento?

Frank ipotizzava che lei si fosse unita all'alleanza di favoriti come avevano già prestabilito a Capitol City, ma come quell'esperienza gli aveva insegnato, non si poteva mai sapere con certezza cosa il fato avrebbe riserbato per le sue povere pedine, l'unica cosa di cui era certo era che lei non fosse ancora morta.

Tutte le notti, come regola fissa, infatti, gli strateghi erano obbligati ad annunciare tramite altoparlante i nomi delle vittime che erano cadute durante la giornate, e che erano già state preannunciate precedentemente dallo scoppio dei cannoni.

La sera prima, come l'altra ancora, Frank aveva assistito puntualmente alla proiezione dei nomi delle persone che erano ormai defunte, comparse in quel finto cielo dalla mera e fasulla costellazione, che a suo parere donava all'atmosfera un certo tocco di drammaticità romantica, e La Rue non rientrava tra queste persone, anche se lui non era sicuro se esserne felice o meno.

Si rendeva conto che quel posto lo stava man mano cambiando in peggio, continuava a pensare egoisticamente che ogni morte per lui avrebbe dovuto costituire un bene dal momento che meno persone rimanevano, più speranza aveva di vincere, però ogni volta che rifletteva in questi termini si sentiva una persona oltremodo spregevole ed indegna, per questo aveva deciso di smetterla di rimuginare con la mente e buttarsi nei giochi agendo solamente d'istinto, anche se questo poteva comportare grandi pericoli, ma almeno non rischiava d'impazzire .

Ormai erano passati due giorni da quando quella tortura era cominciata ed incredibilmente, il tasso di persone che erano sopravvissute era piuttosto alto. Generalmente i primi giorni negli Hunger Games di qualunque edizione erano sempre i peggiori, quelli con la più grande percentuale di morti, eppure fino a quel momento erano risultate soltanto quattro le vittime effettivamente decadute.

Frank pensava che fosse grazie alle dimensioni enormi dell'isola in cui erano capitati, infatti il ragazzo era forse l'unico ad aver appreso che effettivamente l'arena fosse un isola.

Lui come la maggior parte dei tributi, appena aver udito l'annuncio che specificava l'inizio dei giochi, era corso a gambe levate, solo che lui a differenza degli altri che per praticità si erano diretti a nord, si era buttato verso la parte bassa della zona, non inoltrandosi nel bosco bensì proseguendo imperterrito nella parte opposta, seguendo una vegetazione che pareva essere tropicale.

Forse era stato anche perché lui aveva notato solo all'ultimo minuto le pile di armi e zaini che si trovavano proprio più a nord della piattaforma, ed era stato troppo spaventato dall'affollamento di persone che si dirigevano verso quel luogo per avvicinarsi a a sua volta.

Per fortuna in quei pochi attimi riuscì ad afferrare una piccola e leggerissima lancia che aveva visto al suolo solo a pochi metri dinnanzi a lui, probabilmente caduta o ancor peggio lanciata verso qualche tributo, poi senza più guardarsi le spalle fuggì rapidamente in mezzo alla calda vegetazione, con la paura che gli rendeva la mente troppo annebbiata per pensare una qualunque strategia.

Frank non era mai stato un tipo atletico e specialmente non era mai stato allenato nel correre, ma in quella situazione estrema, in cui l'ansia e la paura ebbero il sopravvento, spinse le sue gambe in una corsa folle il più velocemente possibile, senza mai interrompersi, trascurando la stanchezza legittima della sua muscolatura, il fiatone e l'asma che man mano gli rubavano tutto il fiato, il sole pungente che, artificiale o meno, colpiva voracemente con i suoi precisi raggi il suo corpo color latte ed in particolare la sua testa, tanto che più di una volta barcollò troppo accaldato, e gli mancò veramente poco per svenire d'insolazione.

La sua fuga dettata dal panico si prolungò per tantissimo tempo, le ore scorrevano in una maniera ambigua nell'arena, perciò il ragazzo non poteva esser sicuro delle ore puntuali, ma seppe solamente di aver visto il sole che inizialmente splendeva ampiamente nel cielo divenire sempre più basso fino a scomparire in una macchia violacea, lasciando lo spazio alla sera.

Ovviamente le azioni del ragazzo erano dettate meramente dall'istinto, si poteva quasi dire che la sua mente non ragionava razionalmente, non riusciva a registrare niente di quello che vedeva intorno a lui, gli parse più volte d'incontrare degli ambigui animali piuttosto grandi e minacciosi, ma il suo cervello li registrò come delle mere macchie scure in movimento, per non parlare del paesaggio dai colori verdi accentuati, che scorreva davanti alle sue iridi senza assumere un minimo di significato.

Proseguendo in questo modo, per ironia della sorte, Frank Zhang, il ragazzo più impacciato dei tributi della ventiduesima edizione, fu il primo a percorrere nel minor tempo tutta la traiettoria sud dell'arena, giungendo finalmente al punto limite, ossia quello che sfociava in un confine, che tipicamente era rappresentato da un alto muro o un campo di forza, ma che in questo caso era costituito da una calda e pacifica spiaggia che sfociava in una illimitata distesa di acqua, che apparentemente era il mare.

Appena Frank la vide, senza pensarci due volte si tuffò, ovviamente vestito, in mezzo a quell'amabile distesa scura di acqua salata, che appariva così perfetta ed invitante, fresca e tranquilla, quasi un miraggio, fu certo che se non si fosse trovato in quelle condizioni fisiche disperate probabilmente avrebbe considerato l'ipotesi di esser morto e giunto in paradiso, ma il dolore delle sue gambe era troppo reale per quest'idea .

La sabbia intorno a lui era estremamente fine, morbidissima al tatto, di un colore marroncino che in alcuni tratti si avvicinava molto al bianco.

Apparentemente sembrava molto distesa orizzontalmente, mentre invece verticalmente, dal luogo in cui era giunto Frank, a pochi metri di distanza si staccava nettamente con della fitta vegetazione caraibica dai colori variopinti ed accesi.

Il ragazzo si sciacquò la testa ed il corpo che parevano incandescenti e poi cominciò a bere, senza nemmeno far caso all'anomalo sapor salmastro, dalla grande distesa d'acqua, per cercare di idratarsi e recuperare un minimo di forze.

Il tributo aveva infatti compiuto lo sforzo fisico, quasi completamente a freddo, ossia correre senza interruzione per circa una giornata intera, senza aver a portata di mano una sola bottiglietta d'acqua o men che mai una qualsiasi risorsa di cibo, tenuto in piedi solamente dalla forza di volontà, dal momento che a differenza degli altri giocatori non aveva fatto in tempo ne avuto abbastanza coraggio per andare a reclamare uno zaino tra quella folla di voracità.

Resistette più o meno grazie alle risorse accumulate negli anni ed in quegli ultimi giorni a Capitol City, in genere i suoi compagni di distretto lo deridevano per la sua stazza molto grossa ed un pelino in sovrappeso, ma in quel momento Frank pensò che non sarebbe mai stato così fiero e grato del suo grasso in eccesso.

Comunque appena si allontanò dal mare, con la tutina che aderiva ancora umida alla sua pelle, donandogli una piacevole sensazione di freschezza a fronteggiare quel caldo torrido, cominciò a visualizzare attentamente il panorama, alla ricerca di un qualche luogo per nascondersi ed accamparsi.

Purtroppo il paesaggio pareva totalmente uguale, una grande chiazza di verde e marrone, occupata da piante come la plumiera con i suoi imponenti fiori rosati, oppure delle grandi ed appuntite palme che stagliavano imponentemente sulle piantine più piccole ed ornamentali di rampicanti esotici e bromelie violastre.

Per un momento gli balenò l'idea di allontanarsi a nuoto da quel luogo per verificare cosa si trovava al di là del mare e se c'era una qualche minima possibilità di salvataggio, ma subito accantonò il pensiero perché lui personalmente non aveva mai imparato a muoversi in delle acque dove i suoi piedi non arrivassero a toccare, perciò sarebbe stato oltremodo rischioso tentare in quel momento, senza possibilità di soccorso, ma anzi nel peggiore dei casi di affogamento favorito da altri tributi.

Infatti il ragazzo era quasi sicuro che almeno quella sera, che era ancora la prima, lui fosse stato l'unico ad assere giunto fino all'estrema spiaggia ove si trovava, ma era altrettanto certo che presto qualcun altro l'avrebbe raggiunto, perciò era meglio crearsi un nascondiglio e rintanarsi, almeno per la notte, per non rischiare spiacevoli sorprese al risveglio, poi, semmai, la mattina seguente avrebbe valutato se allontanarsi da dove si trovava o rimanere comunque nei paraggi.

Alla fine creò un angolino per il riposo in mezzo a delle altissime piante di cespugli, molte dei quali erano piante aromatiche e da spezia che mostravano piccoli frutti colorati dalle sembianze più misteriose, certe assomigliavano a dei piccoli pomodori dagli improponibili colori, mentre altre invece parevano più delle more o semplicemente delle ciliegie, ma Frank, per quanto sembrassero graziose ed invitanti non si azzardò a mangiarle, per paura di rimanerne avvelenato.

Quelle piantine con i loro sgargianti fiorellini avevano l'importante compito di coprire totalmente la visuale dall'esterno, compito a cui adempievano egregiamente, a meno che qualcuno non avesse avuto proprio l'idea di rovistare lì in mezzo ai cespugli o ancor peggio di camminarci sopra, Frank sarebbe rimasto nascosto alla vista, sopratutto la notte grazie anche alla sua scarsa luminosità.

Riuscì dunque ad addormentarsi quasi immediatamente, subito dopo aver ascoltato attentamente l'annuncio che arrivava in seguito allo scoppio dei cannoni che elencava le morti verificate nei giorni precedenti, poi il ragazzo senza farselo ripetere due volte cedette alla presa di Morfeo, in preda ad un grande bisogno di riposo sopratutto fisico, in quanto la sua mente rimase costantemente in dormiveglia, con l'udito attento a qualunque rumore sospetto potesse verificarsi nel raggio dei pochi metri che riguardava la sua zona.

La mattina successiva si era alzato veramente prestissimo per via della fame che pulsava prepotentemente nel suo stomaco, provocando dei suoni rumorosi che potevano rivelarsi pericolosi per il suo nascondiglio.

Se solo avesse avuto un arco, gli sarebbe bastato anche con delle frecce malmesse o danneggiate, sicuramente sarebbe andato a cacciare, ma purtroppo l'unica cosa che possedeva era la piccola lancia che aveva trovato a terra nella piattaforma, e munito solamente di quella, non era il caso di andare a cacciare.

Per di più Frank non aveva la minima idea della fauna che si poteva trovare in quel tipo di ambiente, probabilmente avrebbe dovuto fare come quella ragazza bionda di nome Annabeth che sicuramente in qualunque posto si fosse trovata in quel momento non avrebbe avuto problemi d'adattamento essendosi concentrata prevalentemente sulla teoria, sui tipi di animali, i loro climi naturali, i loro punti deboli, il loro raggio di azione, invece lui durante l'allenamento aveva sottovalutato gravemente quest'aspetto della preparazione, ritrovandosi successivamente in difficoltà sull'arena.

Comunque i suoni che aveva udito durante quella prima nottata parevano alquanto pericolosi, sicuramente non erano passi o voci umane, ma non per questo non mettevano ansia, dal momento che variavano da sinistri ululati che parevano fondamentalmente felini ad acuti strilli atonali che parevano provenire da un qualche specie di uccello carnivoro per niente raccomandabile.

Allora Frank provò ad optare per la flora, anche qui, però, non avendo conoscenze di base sul tipo di piante che si poteva ritenere velenose o nocive e quelle che invece erano commestibili optò con l'unico frutto genuino che aveva riconosciuto come non pericoloso sulla spiaggia, ossia il cocco.

Purtroppo però era estremamente difficile da recuperare, in più lui non era una grande portento con l'arrampicata sugli alberi e come se non bastasse distruggere la corazza rientrava tra le cose più difficili che avesse mai provato a fare.

Comunque alla fine riuscì dopo immani sforzi con la sua piccola lancia a nutrirsi con esso e rimase nei pressi di quella spiaggia ancora per un giorno ed una notte, poi decise di spostarsi.

Fondamentalmente il motivo per qui cambiò luogo fu l'irreperibilità da parte sua di guadagnarsi da mangiare e da bere, ma anche la temperatura costante e scottante che pungeva imperturbabile in quella zona lo spinse ad allontanarsi, seppur lui non sapesse effettivamente che da altre parti dell'arena l'atmosfera cambiasse completamente e repentinamente, aveva però registrato una temperatura più mite verso la zona della piattaforma, anche se la sua permanenza in quel luogo era stata breve e poteva anche sbagliarsi e rischiare la pelle inutilmente.

Sicuramente non tutti l'avrebbero pensata in quel modo , molti individui quale Leo Valdez, che essendo del dodici conviveva con le temperature piuttosto alte, o Percy Jackson che invece sembrava estremamente abituato al clima marittimo, avrebbero desiderato ardentemente trovarsi nel luogo ove si trovava il ragazzo del due, eppure lui non poteva resistere oltre.

Munito solamente della sua lancia, e di una buccia di cocco che si era messo in testa per fare da casco, tra l'altro azione che probabilmente vista in condizioni normali avrebbe solamente fatto ridere, ma che invece proiettata negli Hunger Games assumeva un ampio senso logico, in quanto, lo avrebbe protetto dal sole e da eventuali cadute o colpi alla testa, cominciò ad inoltrarsi nuovamente dentro la particolare ed inusuale vegetazione dal quale era giunto in quella spiaggia, questa volta muovendosi piano e cercando di razionalizzare maggiormente.

Una volta che si fu immerso completamente nel verde, lasciandosi alle spalle il blu della distesa salata, la pressione cominciò a farsi sempre più alta all'interno del suo corpo.

Non sapeva esattamente il motivo ma il suo cuore prese a tamburellare oltremodo rapidamente e le sue guance arrossirono visibilmente per il caldo.

Frank cominciò a provare una paura immobilizzante, senza saperne il motivo, ma percependo solamente un assurda sensazione di allarme e pericolo.

I suoni intorno a lui erano confusi, si sentivano prevalentemente i versi delle cicale e di altri piccoli insetti, risuonare fastidiosamente in tutta l'arena.

Fu solo quando si fermò ad ascoltare più attentamente che Frank poté sentire in lontananza uno strano ed offuscato suono lascivo, che assomigliava molto allo strisciare di un serpente, provenir da una zona imprecisata intorno a lui.

Si guardò ripetutamente intorno, bloccato sul posto, ma non riuscì ad intravedere niente di particolare.

Solo in seguito notò il leggero movimento, quasi impercettibile provenire da una zona in ombra alla sua destra, costellata di una fitta e informe macchia di cespugli e piante di vario tipo.

Inizialmente non se ne preoccupò convinto che fosse il semplice tirare del vento, anche se effettivamente se ci avesse pensato attentamente avrebbe realizzato che quella mattinata la corrente afosa che tirava nell'aria era praticamente nulla, e poi nessun altra zona sembrava in movimento.

Cominciò a capire che qualcosa non quadrava man mano che si avvicinava verso quel luogo.

Si inchinò all'altezza del primo cespuglio, avvicinando lentamente il volto alla zona incriminata , fino ad arrivare a sfiorare le foglie con il naso.

Fu proprio in quel momento che notò due inquietanti occhi gialli fissarlo in maniera famelica nell'oscurità

Saltò all'indietro con il cuore in gola, in apnea, sentendo le vie respiratorie quasi otturate.

Cominciò a muoversi lentamente all'indietro, passo dopo passo, senza attirare l'attenzione.

Però fece la mossa avventata di non guardare dove stata mettendo i piedi e si ritrovò a sbattere sonoramente contro un imponente albero, facendo cadere alcune foglie ed alcuni frutti.

Fu allora che il mostruoso animale che si era stagliato nell'ombra fino a quel momento balzò fuori dal suo nascondiglio, sollevando un leggero strato di polvere e terriccio, mostrandosi vivamente in tutta la sua minaccia.

Era un enorme e bellissima tigre dalle ampi fattezze, che presto cominciò a dirigersi verso di lui con passo determinato quanto elegante.

Il suo manto lucente risplendeva ancora di più alla luce artificiale dell'arena, di un colorito bianco candido alternato da delle grosse strisce nere ed arancioni, creando uno psichedelico gioco di colori e luci, e dando al tutto un atmosfera ancora più surreale.

Cominciò a muoversi con un estenuante calma, scrutandolo con quegli occhi felini pericolosamente criptici, muovendo le eleganti e morbide zampe una dopo l'altra, particolare che non sfuggì a Frank furono i lunghi artigli della bestia, oltre che gli affilatissimi canini, che lasciava intravedere l'animale dalla sua bocca semiaperta.

Frank a quel punto, realmente terrorizzato, fu talmente preso dal panico che senza pensarci due volte, fece la cosa più stupida che potesse fare in una situazione simile, ossia cominciò a correre. Venne subito seguito a ruota dalla tigre selvatica, che muoveva agilmente le zampe contro il terreno tenendo il muso leggermente sollevato, Frank poté quasi giurare di aver notato un espressione divertita nel suo volto, ma era a dir poco impossibile dal momento che era uno stupido felino, tra le altre cose sperò solamente di non star delirando per via di un insolazione.

A quel punto, comunque, il ragazzo non si poteva fermare, ormai il danno era fatto, poteva solo continuare la sua folle fuga assaporando prematuramente il sapore della morte ed ascoltando i cannoni che nella sua testa stavano già annunciando la sua dipartita.

Chi mai avrebbe potuto vincere quella folle corsa, l'imbranato e per niente agile Frank Zhang o la regina della giungla? Si domandò sarcasticamente dandosi mentalmente dell'idiota.

 

Nda: Dunque, nei capitoli che verranno riprenderò man mano i punti di vista dei tributi che son già stati presentati all'inizio della storia, introducendo, però, ogni tanto, qualche nuovo personaggio ( ovviamente appartenente alla prima o alla seconda saga di Percy Jackson).

Questo capitolo, più che altro, ha il “compito” di spiegare a grandi linee la caratterizzazione della parte bassa dell'isola, perché, come magari qualcuno avrà già notato, è totalmente diversa dalle parti nord-est e nord-ovest dell'arena.

Detto questo, Frank verrà mangiato dalla tigre o lo risparmierà ?

Chissà... alla prossima <3

   
 
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