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Autore: kk549210    28/08/2015    2 recensioni
Fausto e Attilio: due fratelli diversamente destinati alla gloria e all’onore, che nascondono entrambi un segreto…
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il Generale Castore


Lugo (RA), 23 maggio 2015

 
- È per me un onore e un privilegio essere qui con voi, oggi, a celebrare la memoria del vostro più illustre e glorioso  concittadino. Ringrazio il sindaco per avermi invitato a questa cerimonia…
 
- Secondo te ne avremo per molto, qui? - bisbigliò la giovane fotografa, già stanca ancor prima di cominciare.
- Insomma, Samantha… lo so che dopo vuoi andare al mare, ma ora dobbiamo lavorare! - la zittì il collega.
Per Martino Fabbri, ultima ruota del carro alla redazione bolognese di “Repubblica”, era arrivata finalmente la grande occasione di scrivere un pezzo vero. Non uno di quei soliti trafiletti invisibili sulle vecchiette scippate alla Barca, o sull’inversione del senso di marcia in via dei Falegnami. Il capo l’aveva mandato a una cerimonia ufficiale, che rappresentava per l’Emilia Romagna una sorta di prova generale delle celebrazioni del centenario della Grande Guerra: la riapertura del Museo Baracca nella sua sede naturale, la casa natale dell’eroe, alla presenza delle autorità locali e di un pluridecorato alto ufficiale dell’aeronautica, lontano parente dello stesso pioniere del volo.
        
- È vero che a breve le sarà affidato il Comando Squadra Aerea? - l’inviato della “Voce di Romagna” si era già scatenato con le domande a raffica.
- Non ne so nulla. E comunque, non mi occupo di politica… - si schermì il generale con un sorriso.
- E suo fratello, pensa che diventerà rettore dell’Università di Bologna? - chiese Liverani del “Carlino”.
- Spero che i suoi colleghi lo scelgano: mio fratello Fausto è una persona di onestà cristallina e uno studioso geniale. Potrà essere un’ottima guida per l’ateneo.
Pronunciato da chi aveva due lauree con il massimo dei voti, una in Ingegneria e una in Fisica, quell’elogio poteva suonare un po’ ipocrita. A maggior ragione perché Attilio Corradini aveva anche scalato con sorprendente agilità il cursus honorum da ufficiale aviatore, distinguendosi con audacia ed onore in tutti i conflitti dell’ultimo quarto di secolo. Iraq, Bosnia, Kossovo, Afghanistan. Qualche anno prima era balzata agli onori della cronaca una sua rocambolesca missione di pace, durante la quale aveva portato in salvo dalla Sierra Leone cinque padri comboniani, a bordo di un C-130 con un motore in avaria.  Ma quell’uomo in divisa blu, con un tappeto di decorazioni sul petto, sembrava schietto e sincero. Anzi, quasi simpatico, con i suoi modi diretti e la sua gradevole facondia.
- Sorprendente che sia lei che suo fratello siate arrivati così in alto… - commentò maliziosa la cronista dell’”Unità”.
- Si vede che l’uovo da cui siamo usciti era buono… siamo italiani, ma l’arte della raccomandazione non ha mai fatto per noi - tagliò corto il generale ‘Korra’ - Signori, vi ringrazio per l’interesse che dimostrate nei confronti miei e della mia famiglia, ma siamo qui per ricordare Francesco Baracca e, insieme a lui, tanti altri giovani che hanno dato la vita per portare a compimento l’Unità nazionale. Dulce et decorum est pro patria mori[1]. Non dimentichiamo che siamo proprio alla vigilia del 24 maggio, data storica che ogni Italiano dovrebbe ricordare e onorare…  
“Questa visita è anche un affare di famiglia, però…” pensò Martino. Sotto sotto l’ospite d’onore voleva far parlare un po’ anche del suo privato, visto che si era presentato a Lugo accompagnato dalla moglie e dai figli, Cecilia e Francesco, oltre che dal suo attendente Bellavia. E la guerra - o meglio, la guerra dei cieli – sembrava registrata nel DNA di Corradini, visto che il  fu Attilio Biancoli, suo nonno materno, oltre ad essere un ragazzo del ’99, era cugino di Baracca e meccanico ed aviatore dilettante.
- Certo che il generale non è mica da buttare! - commentò Samantha, che dopo alcuni scatti sembrava aver recuperato miracolosamente la voglia di lavorare.
“La solita cretina” pensò Rossi, anche se non poteva darle torto: ‘Korra’ portava davvero bene i suoi cinquantatré anni. Con le tempie affascinantemente imbigite, un volto dai tratti gentilmente virili e uno sguardo vivo e penetrante, nonostante la rigidità militaresca della postura, emanava l’innegabile fascino che nella maturità sottentra alla bellezza giovanile.  Grazie a quella moglie così distinta e ai due ragazzi da copertina al suo fianco, più che un ufficiale dell’aeronautica, sembrava il candidato a futuro premier. “Di sicuro, vicino a Barack Obama non ci farebbe fare brutta figura”. Quello lì era troppo perfetto per essere umano.
Per un secondo, durante la visita al Museo, a Martino sembrò di cogliere qualcosa di strano. Uno sguardo, un cenno tra Corradini e il sergente maggiore Tancredi Bellavia. “No, non può essere!” si disse, scacciando via quel lampo importuno che non poteva che condurre la sua mente di giornalista su un periglioso fuoripista. Forse aveva ragione Giordano, il suo coinquilino, quando lo canzonava accusandolo di vedere gay dappertutto…
Brutto affare, essere single!
 

[1] Orazio, Carmina III 2, 13
  
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