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Autore: Alohomora    03/02/2009    2 recensioni
"Sì Hermione, credo che ormai l'avrai capito, Sirius era mio marito e il padre di mio figlio, ma lascia che ti racconti tutto dall'inizio..."
Vincitrice del primo turno dell'HP FINAL CONTEST per le seguenti categorie: Miglior FF Primo Turno - Miglior FF What If - Miglior Personaggio Maschile (Sirius Black) - Miglior Coppia (Sirius/Rebecca) - Miglior Scena Relativa al Tema Proposto - Miglior Scena in Assoluto
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: Arthur/Molly, Harry/Ginny, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 3 - La leggenda di Castleblack





La leggenda di Castleblack


Dopo la fuga da Hogwarts insieme a Fierobecco Sirius si era diretto in Scozia in una piccola cittadina vicino a Glasgow chiamata Castleblack.
Sulla collina che sovrastava quella piccola città c'era infatti un castello, invisibile agli occhi dei Babbani, che apparteneva da sempre alla sua famiglia.
Gli abitanti di Castleblack pur non vedendolo ne sospettavano l'esistenza poichè la leggenda narrava che un tempo un castello si ergeva sulla collina in tutto il suo splendore finchè un mago di nome Acheron Black non aveva ucciso il nobile signore che lo abitava e lo aveva reso invisibile per poter praticare in solitudine i suoi incantesimi.
Si parlava di strani riti magici che si erano svolti su quella collina, e la leggenda raccontava di persone scomparse dai villaggi vicini, catturate dalle oscure presenze che abitavano il castello invisibile.
Molte indagini erano state fatte nel corso degli anni da storici, semplici curiosi ed esperti di fenomeni paranormali, ma nessuno era mai riuscito a scoprire nulla, e col tempo la storia di Castleblack era entrata a far parte delle innumerevoli leggende scozzesi.
Quello che i Babbani ritenevano leggenda era invece realtà.
Acheron Black era un lontano antenato di Sirius, e i Babbani scomparsi all'epoca erano stati veramente catturati ed uccisi da Acheron e dai suoi seguaci che si divertivano a praticare la Caccia al Babbano mentre i Babbani, a loro volta, praticavano la Caccia alle Streghe.

Dopo la morte di Acheron Black e la fine del Medioevo le pratiche sanguinose erano cessate e il castello era rimasto disabitato per molti anni, e nel corso dei secoli aveva perso la sua fama sinistra diventando una delle tante residenze della famiglia Black.
La proprietà del castello era passata di padre in figlio sino ad arrivare ad Alphard Black che ci aveva vissuto fino al giorno della sua morte e che aveva nominato Sirius suo unico erede non avendo avuto figli propri.

Sirius dopo aver conseguito il M.A.G.O. aveva iniziato ad occuparsi del castello con l'idea di farlo diventare un giorno la sua casa, ma a 22 anni era stato rinchiuso ad Azkaban e tutti i suoi sogni erano stati stroncati sul nascere.
Il castello era quindi rimasto nuovamente disabitato ma si era comunque mantenuto in buone condizioni, nulla all’interno era stato toccato, e Sirius notò con soddisfazione che gli incantesimi di protezione che zio Alphard aveva applicato e che lui stesso aveva contribuito a rinforzare avevano continuato a funzionare nel corso degli anni.
Si aggirò tra le stanze polverose finchè non raggiunse la camera da letto principale, e si diresse subito verso uno scrittoio che stava appoggiato alla parete.
Aprì il cassetto centrale e vi trovò subito quello che cercava: la bacchetta magica di suo zio.

La prese in mano e sentì un formicolio al braccio: la bacchetta lo aveva riconosciuto come suo padrone e Sirius tremò per il sollievo, perchè con una bacchetta di nuovo fra le mani sarebbe stato tutto più semplice.
Sirius avrebbe potuto scappare ancora più lontano, ma aveva già deciso che si sarebbe stabilito lì per non allontanarsi troppo da Hogwarts e da Harry, la persona per lui più importante al mondo.
Si accorse di essere stanchissimo, così mise da parte ogni problema e preoccupazione, crollò sul letto ancora vestito dei suoi miseri stracci e si addormentò, per risvegliarsi il giorno dopo tranquillo e sereno come non gli capitava da tempo.
Dopo tutti quegli anni ad Azkaban e dopo un anno vissuto sotto forma di cane aveva dimenticato cosa volesse dire dormire in un letto vero e proprio!
Fece un lungo bagno caldo (un'altra cosa piacevole che aveva scordato) e si vestì con uno degli abiti che aveva trovato nell’armadio di zio Alphard.
Erano un po’ fuori moda ma non gliene importava nulla: finalmente si sentiva di nuovo un essere umano ed era felice.

Fierobecco si era comodamente sistemato nel parco del castello, e Sirius pensò che doveva assolutamente scrivere ad Harry, così si addentrò nel bosco in cerca di gufi da addomesticare.
Ne trovò solo uno piccolissimo ma non fu un problema: il gufetto imparò benissimo le istruzioni di Sirius e fu pronto per inviare il primo messaggio.
Ora c’era un altro problema da risolvere: doveva procurarsi del cibo!
Fierobecco poteva andare nel bosco per provvedere ai suoi bisogni, ma Sirius era stanco di vivere di topi, la sua magrezza era impressionante, era debole e sofferente, ma era ancora un miracolo che fosse vivo dopo tutti quegli anni vissuti con la sola compagnia dei Dissennatori, e così si trasformava in cane e scendeva al villaggio: frugando nei bidoni della spazzatura riusciva sempre a trovare qualche avanzo, e questo per il momento gli bastava.
Aveva voglia e bisogno di mangiare del cibo “vero” altrimenti non sarebbe più tornato quello di prima, e lui doveva assolutamente recuperare le forze, perché così avrebbe potuto lottare per dimostrare la sua innocenza e avrebbe finalmente potuto far vivere Harry con sé per compiere finalmente il suo dovere padrino e onorare la promessa fatta a Lily e James.
Sorrise ripensando all'entusiasmo di Harry, alla sua felicità quando gli aveva detto che un giorno avrebbero vissuto insieme.
Per la prima volta non si sentiva più solo, Harry credeva in lui e anche Remus finalmente sapeva la verità.
Aveva ritrovato il suo figlioccio e l'unico suo vero amico rimasto al mondo, e forse la sua vita avrebbe finalmente iniziato ad avere un senso dopo tanti anni passati nel buio di una cella.
Mentre Sirius pensava a rimettere insieme i pezzi della sua vita Rebecca Scott si godeva la sua gioventù e la sua indipendenza.
Aveva 25 anni, amava viaggiare e divertirsi ma, soprattutto, amava il suo lavoro di infermiera presso l'ospedale di Glasgow, che le aveva permesso di acquistare, con i primi soldi, la casa in cui attualmente viveva e della quale andava fiera ed orgogliosa.
I suoi genitori che vivevano a Glasgow all'inizio si erano dispiaciuti, avrebbero voluto che Rebecca restasse ancora un po' a vivere con loro, ma la ragazza si era impuntata.
La sua ultima storia d'amore con Edward, un collega di lavoro, si era conclusa l'anno precedente nel peggiore dei modi, e lei aveva quindi deciso di dare un taglio al passato acquistando quella piccola casa, pronta ad iniziare una nuova vita.
Ci sarebbe stato forse tempo per un nuovo amore, ma in quel momento non era nelle sue priorità.

Una notte, rientrando a casa dopo aver terminato il suo turno, scorse una grossa sagoma nera proprio di fronte al marciapiede della sua abitazione.
Che cos’è quello?” si chiese spaventata, ma la sua paura svanì quando si accorse che era un grosso cane nero ferito.
Felpato stava rientrando a casa dopo il suo consueto giro notturno in cerca di cibo quando una macchina che sopraggiungeva a tutta velocità l’aveva investito e lo aveva lasciato sull’asfalto ferito e dolorante.
“Oh no... Cosa ti hanno fatto?” disse Rebecca scendendo dalla macchina. “Guarda, quella è casa mia, ora ti porto con me, vieni!” concluse accarezzandolo con affetto per calmarlo e rassicurarlo.
Una volta che furono entrati in casa Felpato si sdraiò sul divano, e Rebecca corse subito a prendere bende e disinfettante.

“Ti fa male la zampa? Hai una brutta ferita, ma per fortuna non è grave! Stai calmo adesso, non avere paura, non sentirai niente... puoi fidarti di me, non sono una veterinaria però faccio l'infermiera e di ferite me ne intendo!” disse Rebecca accarezzandolo di nuovo sulla testa, e Felpato si rilassò lasciandosi coccolare da quella ragazza che amava tanto gli animali.
“Ecco, sei bravissimo! Fermo così… Dai non fare tante storie, grande e grosso come sei ti lamenti per così poco? Ecco fatto!” disse sorridendo mentre terminava la sua fasciatura. “Ora ti darò qualcosa da mangiare, sei così magro! Hai l’aria di uno che se l’è vista brutta... Cosa ti è successo? I tuoi padroni ti hanno abbandonato?" disse mentre lo accarezzava dolcemente, piena di compassione e tenerezza nei confronti di quel povero cane randagio. "Non preoccuparti, ci sono qui io, penserò io a te da adesso in poi e non ti abbandonerò mai, te lo prometto! Io ti capisco sai, so cosa vuol dire essere abbandonati dalle persone che ami visto che sono stata lasciata dal mio fidanzato, ma di sicuro tu mi sarai fedele, dopotutto la fedeltà è la dote principale dei cani!” concluse elargendo un altra dose di coccole a Felpato che rispose con entusiasmo alle sue premure.
Da tanto tempo nessuno lo trattava più con gentilezza, e le attenzioni di quella ragazza gli scaldavano il cuore.
Gli dispiacque di non poterle rivelare la sua identità, perché avrebbe voluto dirle che ne sapeva qualcosa anche lui di abbandono e tradimento.

“Ti ci vuole un nome, che ne dici di Black?" propose Rebecca, ma Felpato alzò la testa di scatto ed iniziò ad abbaiare nervosamente.
Era ricercato, magari proprio in quel momento qualche Auror in incognito stava pattugliando le strade di quel piccolo villaggio, e anche se nessuno al Ministero sapeva che lui era un Animagus avrebbero potuto comunque insospettirsi se avessero sentito Rebecca che lo chiamava così!

“Buono buono... " disse Rebecca accarezzandolo. "Che cosa c'è? Non ti piace? In effetti non è il massimo dell'originalità chiamare Black un cane nero che vive a Castleblack! Ora sono troppo stanca per pensarci, domani mi farò venire in mente qualcosa di meglio! E adesso dove ti faccio dormire? Domani andrò a prenderti una cuccia e tutto il resto, ma stasera... Bhè, potresti dormire in camera mia, c'è un tappeto ai piedi del mio letto, potresti sdraiarti lì per stare più comodo... Dai, vieni!" disse Rebecca invitando il suo cane a seguirla ma, giunta nella sua camera, si accorse che l'animale esitava sulla soglia.
"Cosa ti succede adesso? Non vuoi entrare? Non ti piace stare qui?" chiese di nuovo Rebecca mentre si preparava per andare a dormire, meravigliata dallo strano comportamento di quel cane che, nel frattempo, era ritornato in salotto zoppicando vistosamente a causa della fasciatura, e scegliendo di sistemarsi su una soffice poltrona vicino al camino.
"Ah, era questo che volevi allora!" esclamò Rebecca ridendo. "Ti capisco, questa è la mia poltrona preferita... o forse dovrei dire era? Ho come l'impressione che questo angolo diventerà il tuo regno! Allora se è questo che vuoi... buonanotte!"
Rebecca lo accarezzò un'ultima volta e poi si ritirò nella sua stanza, lasciando Sirius da solo a meditare su quella nuova e imprevista svolta che aveva preso la sua vita.
"E' la prima volta che Sirius Black si rifiuta di dormire con una ragazza!" pensò ridendo tra sè e ripensando a Rebecca, alla sua dolcezza e alla sua generosità... e alla sua zampa che gli faceva ancora un gran male.
"Per qualche giorno farò fatica a muovermi... meno male che ti ho incontrata!" pensò rivolgendo uno sguardo alla camera della sua nuova padrona.

Alla fine si trasformò, si diresse zoppicando nella camera di Rebecca e sussurrò alcune parole all'orecchio della ragazza che dormiva profondamente.
“Ora so come chiamarti!” esclamò Rebecca il giorno dopo. “Mi sono svegliata con questa idea in testa, non so da dove mi sia venuta ma sento che è quella giusta! Chissà, forse me lo sono sognato stanotte, ma ho deciso di chiamarti Felpato... tu che ne dici?"
Felpato abbaiò la sua approvazione: il suo messaggio era stato ricevuto. 
   
 
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