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Autore: Leone Tasso    28/08/2015    0 recensioni
Male è l'emblema della perfetta disumanità.
I racconti parlano dei più vari argomenti, presentando ciò che è quanto di più ripugnante si possa vedere nell'essere umano, senza nemmeno lasciare trasparire pietà alcuna.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Sul nono compleanno
 
Il giorno 28 agosto, Male si svegliò come gli altri giorni.
Eppure sentiva che quel giorno nell'aria si respirava qualcosa di diverso, insolito ed il suo cuore da bambino non poteva che esserne lieto.
Si alzò dal letto e si mise a sedere, incalzando le pantofole da camera e guardandosi attorno.
La casa pareva silenziosa, molto più del solito.
Neanche esternamente si udiva alcun suono, nemmeno il cinguettare degli uccelli che lentamente scomparivano all'udito, portati via dal freddo e dal gelo.
Aprì lentamente la porta ed osservò se nel corridoio vi fosse una voce familiare, anche della stessa servitù.
Nessuna risposta, nemmeno al suo tentativo di fare più rumore possibile.
Scese le scale facendo attenzione ad ogni minimo scricchiolio proveniente dai suoi passi.
In cucina non trovò nemmeno apparecchiato per la solita colazione.
Tutto taceva misteriosamente.
Nessun servo gli spostò la sedia quando decise di occupare il suo solito posto.
Nessun servo accorse al suo tavolo brandendo posate, bicchieri e portandogli scuse per il disagio ed un vassoio colmo di prelibatezze.
Improvvisamente, udì un rumore provenire dal primo piano.
Quasi sollevato da segni di vita, raggiunse camera sua, da dove ipotizzava fosse venuto quel suono indistinto, metallico.
Con certa sorpresa non trovò nessuno.
Improvvisamente il rumore riprese, questa volta più insistentemente.
Certamente proveniva da camera sua, dato che lo sentiva molto vicino.
Passando davanti allo specchio notò che la sua figura ne risultava deformata.
Incuriosito si mise davanti al suo riflesso e stette fermo per qualche secondo.
La figura che si trovava davanti a lui, improvvisamente sorrise.
Male ne fu sconvolto, ma decise comunque di mantenere la calma.
"Buongiorno, Male" esclamò ad un tratto il riflesso sorridente dopo qualche secondo.
Assomigliava in tutto e per tutto a lui, tranne per il fatto che quella figura non aveva lo stesso sguardo stanco, marcio, ma piuttosto degli occhi particolarmente brillanti.
"Come stai oggi?" continuò.
Male non rispose, sentiva dei brividi corrergli lungo la schiena e per qualche secondo non osò aprir bocca per timore di lasciarsi scappare il tepore a cui era abituato appena alzato.
"Chi sei?" trovò il coraggio di replicare, finalmente.
Rispondere ad una domanda con una domanda non era nei suoi piani, ma fu l'unica cosa che seppe dire.
Il riflesso sorrise e, senza badare a ciò che gli era stato chiesto, continuò quello che doveva essere un monologo preparato precedentemente.
"Credevo che ti avessero tagliato la lingua".
"Ti ho chiesto chi sei" tagliò corto Male, ormai completamente in sé.
Il riflesso continuava a sorridere, ma le sue labbra, facendoci attenzione, si trovavano in una posizione innaturale.
Sembravano quasi costrette ad assumere quell'atteggiamento.
Male notò che erano presenti delle cuciture ai bordi della bocca, ma non ci prestò eccessiva attenzione.
"Chi sei?" ripeté Male dopo che passarono un paio di secondi senza che il suo interlocutore gli degnasse una risposta.
"Chi pensi che io sia?.
Il riflesso gli trasmetteva un senso di insicurezza sempre maggiore.
Ma non ne capiva il motivo.
"Sei me".
"O forse tu sei me" rispose la figura senza perdere il sorriso sulle labbra insolite.
"No, io sono sicuramente me".
La figura riflessa sembrava fissarlo direttamente negli occhi, senza alcun timore.
"Perché fuggi?".
Male fu colto impreparato da quella domanda che riteneva avulsa dal resto della conversazione.
"Fuggi da me" e dopo qualche secondo di silenzio richiese la stessa cosa.
"Perché fuggi?".
"Io non fuggo" rispose il giovane con fermezza.
Una fermezza che andava sgretolandosi ogni secondo che passava.
"Non ha senso fuggire, Male".
"Chi sei?" chiese nuovamente.
"Non puoi fuggire così, c'è un altro modo".
Male decise di abbandonare la sua insistenza e di lasciarlo parlare.
La figura di riflesso si spostò.
O forse fu un riflesso condizionato dello stesso Male?
Sullo specchio si dipingeva una scena diversa.
Un bambino, impiccato.
Egli era vestito di abiti che il bambino riconosceva benissimo: la sua camicia da notte.
Iniziò a sudare freddo.
"Vuoi vincere questo gioco?" sogghignò il riflesso.
Male indietreggiò lentamente, non staccando gli occhi dal vetro.
"Ti fanno così paura gli altri?" chiese la figura quando riprese la sua posizione, nascondendo il morto.
"Io non ho paura".
"Hai paura della solitudine, invece" incalzò l'altro, senza perdere la tranquillità.
"Io non ho paura di nulla" rispose il ragazzino.
"Non rovinarci, esci da qui. Fratello, te ne prego".
Quando udì quelle parole apparentemente senza senso, Male non cercò di reprimere le sue emozioni.
La folle paura divenne un concentrato di rabbia inesplicabile.
Strinse i pugni, afferrò il bordo dello specchio ed iniziò a tempestarlo di pugni con il braccio sinistro.
Le nocche sanguinavano, il vetro affondava la lama nella carne, mentre il dipinto perfetto veniva turbato da una cieca furia.
Non contento del risultato, Male scagliò la testa con tutta la forza che aveva contro quella del riflesso.
Sconvolto da quanto fatto, sanguinante alle mani ed alla testa osservò il riflesso.
Vedeva una figura come lui, completamente distrutta.
Gli occhi vuoti, abbracciati da nere occhiaie color carbone.
Qualche frammento di vetro era ancora conficcato tra le dita e poteva udirne il grido fragoroso.
Guardandosi allo specchio, ormai quasi completamente distrutto, notò che in alto, dietro di lui, si trovava un calendario con una data cerchiata di rosso.
28 agosto.
Il giorno del suo compleanno.
 
 
   
 
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