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Autore: Ice_DP    28/08/2015    2 recensioni
Il cielo stellato, anche se nuvoloso, permette di vedere qualcosa altrimenti invisibile.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Marco, Portuguese, D., Ace
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Canto notturno

[di un pastore errante dell'aria]



Il navigante si perse in un sogno
Di stelle irraggiungibili;
Da allora tutti i dati trasmessi
Sono illeggibili.
Ogni tanto ci arrivano segni
Che registra solo il cuore.
Forse, forse, non c'è stato mai,
E sono tutte storie.


Stava guardando il cielo in cerca di qualcosa. Un segno che gli facesse capire che nulla di tutto quello era realmente accaduto; un conforto che gli si posasse sulla spalla a rincuorarlo; un suono che gli giungesse alle orecchie, dicendogli che era tutto un grande incubo.

Ma la notte non aveva niente da dirgli, se non ribadire che ciò che sperava non fosse successo, in realtà si era svolto, aggiungendo il modo crudele in cui l'aveva fatto, tanto per rincarare la dose già massiccia di sofferenza. Era perduto in un mare di oblio da cui non riusciva a trovare l'uscita.

Aspettava paziente una qualche cosa; sperava che arrivasse da un momento all'altro, e così tendeva le orecchie in quella notte stellata, ma coperta da una coltre di nubi soffici che soffocavano la luce della luna.

Ogni fibra del suo corpo fremeva, attendendo che quel qualcosa potesse smuovere le sue stanche membra ed il suo cuore, diventato più duro, dopo quel giorno.

Ma non arrivava niente; solo il silenzio, accompagnato dallo scrosciare delle onde sulla chiglia della nave, qualche pesciolino che faceva capolino dall'acqua ogni tanto, ed il soffio del vento. Solamente quello gli teneva compagnia, eppure Marco aspettava paziente, consapevole che però, nulla sarebbe mai più arrivato.

Non riusciva a farsene una ragione; quel silenzio era innaturale, sulla Moby Dick. Non poteva evitare di portare alla mente quei tanti ricordi che si immaginavano Ace gironzolare per il ponte della nave, o di vederlo in silenzio ad osservare il mare; quando entrava di soppiatto in cucina facendo disperare il cuoco di bordo perché riusciva sempre a rubacchiare qualcosa dalla dispensa; le sue urla mentre scappava da qualcuno che aveva appena infastidito; i suoi immensi sorrisi che aveva sempre pronti per ogni evenienza.

Adesso, era quasi irreale quell'atmosfera.

Era sicuro che non troppo tempo prima, ci fosse realmente? Non poteva essere che la sua mente gli avesse giocato un gran bel tiro mancino, facendogli immaginare tutto? Forse era così, e tutti quei ricordi potevano essere frutto dei suoi sogni più belli.

Scosse forte il capo, come se si fosse accorto di aver detto una grossa bugia.

Quello era tutto reale, e sarebbe stata un'offesa indecente alla memoria di Ace pensare che fosse il contrario. Lui aveva riempito le sue giornate, non sempre nel migliore dei modi; ma quelle giornate erano quella cosa che facevano sorridere, seppur raramente e spesso nascoste ad occhi altrui, le labbra di Marco.

Lo aspettava, ormai da tutte le notti. La consapevolezza che non sarebbe mai tornato era sempre lì presente, ma il biondo la ricacciava indietro come una bestia selvatica; cercava di domarla, ma riusciva solamente ad assopirla; lei era sempre in guardia.

Ma lui aspettava. Invano, ma aspettava.

Si era intestardito a tal punto, che nemmeno dormiva più.

Era perfettamente conscio che il suo era un sogno irrealizzabile e quanto meno irraggiungibile, se non con la morte. Cocciuto com'era, era convinto che da qualche parte ci fosse qualche segnale che rivelasse la sua presenza; e quando non riusciva a coglierlo si convinceva di nuovo che fosse difficile da interpretare. E allora aspettava ancora, in attesa di quei segni che avrebbe potuto leggere anche lui. Oppure dell'illuminazione per poter scovare quegli altri.

Ti sei solo perso, non è vero?” disse al vento e al cielo freddo della notte, che, perfida, rimase in silenzio.

Marco continuava a tenere lo sguardo al cielo; anche quella notte l'avrebbe passata così.

Improvvisamente, qualcosa però, accadde.

Nonostante le nuvole, un piccolo squarcio lasciava intravvedere uno spruzzo di cielo nitido e puntellato di stelle.

Da lì, passò quel segno che aveva atteso per mesi.

Una piccola stella cadente passò veloce in quel pezzetto nero; era luminosa come nessun'altra che il ragazzo avesse mai visto, di un arancione intenso da far quasi male agli occhi.

In quel momento il suo cuore si strinse, perdendo un battito e mozzandogli il fiato, per ritornare a battere forsennato, quasi come se volesse precipitarsi in mare per trovare un po' di pace.

Lo sapevo...” soffiò tra le labbra, che si erano schiuse in uno di quei suoi rari sorrisi; erano però piene di tristezza e malinconia, consapevoli che era davvero accaduto tutto.

Ma lui c'era, lo aveva visto. Finalmente.

ANGOLO DELLA DEMENZA

Lo so, lo so, me ne sbuco sempre con qualcosa di nuovo e insensato. Ma questa canzone mi piaceva troppo, e questi due insieme io semplicemente li amo. Non ho molto da dire, penso che parli da sola, e quindi vi lascio a lei e a un eventuale commento, sempre ben gradito! :)
E' la prima che scrivo su di loro, ma volevo render loro omaggio perché è merito loro se mi sono avvicinata allo yaoi! Non volevo lasciarla ammuffire nel pc, e allora le ho dato aria qui!
La canzone che ho usato si intitola appunto Canto notturno (di un pastore errante dell'aria) di Roberto Vecchioni. Quell'uomo ne sa davvero tante.
Grazie a chi ha letto! :D
Peace & Love! <3

   
 
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