La sensazione era la stessa che provava
quando veniva chiamata alla lavagna a risolvere un’equazione difficile. Mani
sudate, senso di smarrimento, mente in bianco. Bonnie non era mai stata molto
brava a scuola, non aveva mai avuto i voti alti di Caroline né la diligenza di
Elena. Se l’era sempre cavata per un pelo nell’ultimo quadrimestre,
ripromettendosi di fare meglio l’anno successivo. La promessa non era mai stata
mantenuta e la sua vita era stata la fotocopia di una fotocopia finché non
aveva sviluppato i poteri. Contemporaneamente erano arrivati i vampiri. Anche
lei aveva preso una piccola cotta per Stefan - così diverso da tutti gli altri
ragazzi della città – ma lui aveva preferito Elena e Bonnie non era proprio
riuscita a prendersela: era la sua migliore amica, si sarebbe gettata nel fuoco
per lei. O avrebbe dato fuoco a chiunque si fosse azzardato a farle del male.
“Se… matus…?”
“Ci sei quasi.”
Bonnie aveva sbuffato, seduta nella poltrona
di pelle. Ma dovevano farlo per forza nello studio di Klaus? E se rientrava e
li trovava a giocherellare col grimorio di Esther,
annoverato fra i pochi grimori proibiti esistenti al
mondo?
E la
combinazione di questa cassaforte è 1-2-3-4, Bennet...
La
combinazione che qualsiasi imbecille userebbe per la valigetta di pelle.
Mio
fratello è un imbecille, aveva sottolineato e
Bonnie si era sforzata di non sorridere mentre la sottoponeva al test di
valutazione. Se l’era cavata male come sempre.
“Dividiamo i compiti. Io mi occupo
dell’incantesimo e tu scopri dove ha avuto luogo.”
Sì, quello poteva senz’altro farlo. “Ho
bisogno di alcuni ingredienti per poter procedere.”
“Trovi tutto in laboratorio.”
Guardinga, Bonnie era scesa nel seminterrato.
Cosa avrebbe trovato, a parte la polvere? Kol aveva
acceso le luci e… wow! C’erano persino un divano e un grammofono d’epoca!
“Bello, eh? È tutto etichettato e catalogato.”
Doveva aver passato giorni interi là dentro.
Era pulito e in ordine e lei aveva quasi paura a toccare i cassettini con le
erbe magiche. Tu guarda che cosa era andato a scovare… ehi! Quello era
difficilissimo da reperire! Bonnie aveva sentito una sferzata di adrenalina
come non succedeva da tempo e una scintilla dispettosa solleticarla. “È una
gigantesca collezione di farfalle.”
Kol aveva risposto con
uno sguardo lungo e serio e Bonnie aveva sorriso, cattiva.
///
“Non ti avevo detto di stare lontano dalla
strega Bennet? L’avevo fatto o no?”
“Ed io non ti avevo chiesto di non disturbarmi mentre studio,
fratello?”
Klaus aveva guardato la cassaforte aperta e
sussurrato qualcosa a proposito di cambiare la maledetta combinazione.
“Sarebbe anche ora” aveva esalato, laconico.
“Qualcuno ha usato un botto di magia nera per lanciare una maledizione. Stiamo
cercando di venirne a capo, dunque non rompere le palle.”
Klaus aveva schioccato la lingua, sollevando
le mani dalla scrivania. “Ero solo curioso di sapere perché la strega giaceva addormentata
nel nostro seminterrato.”
Dormiva? Sfaticata. “Se entri nel
laboratorio, sei pregato di non toccare nulla.”
“Il tuo grammofono si era incantato. Kol, è pericolosa come tutte le streghe che hanno abusato
della magia. Ha guardato nell’abisso troppo a lungo. È merce avariata e in
altri tempi, sarebbe stata rinchiusa a Villa Fouline
e lasciata lì a morire.”
“È una fortuna che quei tempi siano passati”
aveva risposto, gli occhi che vagavano sulle righe senza vederle. “La stai
facendo più grossa di quello che è.”
“Cos’è Villa Fouline?”
Klaus aveva sentito un brivido scivolare
lungo la schiena e la voce di Kol sussurrare ‘ora
sono cazzi tuoi’ ma non si era scomposto. “È un edificio che risale ai primi
anni del diciannovesimo secolo. Veniva utilizzato per rinchiudere le streghe
che avevano perduto la ragione.”
“O per punirle di un crimine che non avevano commesso”
aveva sottolineato il fratello, chiudendo il grimorio.
“Hai localizzato la fonte o hai utilizzato il mio laboratorio solo per dormire,
Bennet?”
Come lo sapeva? Aveva ancora i segni del
cuscino in faccia? “La maledizione è stata lanciata dalla Chiesa di Saint Ann.”
Un’ombra era scesa sul volto del ragazzo.
“Davina.”
“Il suo incantesimo è stato amplificato dal
cristallo di Necrus che portava appeso al collo... una
pietra maledetta che solo tu potevi trovare.”
“È un falso storico. Sono pietre innocue ma se
ne è fatto un utilizzo sconsiderato, in passato. Di cosa mi stai accusando?”
“Davina era la tua ragazza. Ti ha lasciato
quando si è innamorata di Klaus e tu hai giurato di fargliela pagare. Conosco
la storia, Elena me l’ha raccontata.”
Kol aveva sorriso, abbandonando
la poltrona. “Se conosci la storia…”
“Tu hai una struttura fisica notevole, Bennet. Ti va di posare per me?” Klaus aveva liberato il
treppiede da un quadro mai terminato e posato contro la parete.
Struttura fisica notevole?! Spiazzata, Bonnie
aveva mosso appena la testa.
“Lo prendo come un sì. Siediti lì” le aveva
ordinato l’ibrido cogliendo al volo la sua esitazione. “Kol,
non avevi altro da fare?”
“Tipo preparare il fucile per cacciare
unicorni?” aveva sorriso con un’occhiata a Bonnie che stava togliendo la blusa.
Piccole cicatrici più o meno chiare erano
comparse sulle zone scoperte e la strega aveva atteso che l’imbrattatele le
scoprisse e cambiasse idea ma Klaus l’aveva appena guardata. “Sono fresche, Bennet. Alcune hanno poche settimane.”
“Non sono le uniche e non sono poche.”
“Considero un onore ritrarre una guerriera.”
Certo che sapeva come convincere la gente!
“Come te le sei procurate?”
“Facciamo che io non ti mollo a metà del
quadro e tu non mi poni più questa domanda.”
“Puoi togliere i jeans, cara?”
Poteva ma non lo avrebbe mai fatto con quello
sguardo incollato addosso. “Il pubblico è necessario?”
“Assolutamente no.” Klaus aveva smesso di
frugare fra i pennelli ed invitato il fratello ad uscire. “È pieno di unicorni,
là fuori. Va e torna vincitore.”
///
Non amava molto Le Chirac, era un ritrovo per streghe tutto fiorellini e candele
profumate, ma Davina aveva chiesto un incontro urgente e gli aveva detto
espressamente di aver bisogno di parlare con lui e nessun altro. Elijah non si
era potuto tirare indietro, ne aveva pensato di farlo. Quando era entrata, su
di giri come non la vedeva di tempo, il vampiro aveva tirato un sospiro di
sollievo. Niklaus era uscito armato di buone
intenzioni ed era tornato a casa di ottimo umore. Per una volta, sembrava aver
seguito i loro consigli. Le cose iniziano a girare per il meglio?
Davina aveva ordinato un gelato innaffiato di
cioccolato, infilato il dito nella catenina e giocherellato con la pietra. “Ti
ho chiesto di incontrarci perché sono preoccupata per te, Eli. Come puoi
sopportare di saperli insieme?”
A chi si riferiva?
“Ad Hayley e Klaus. Rebekah mi ha detto che
stanno provando ad avere un altro bambino. Non dovresti lasciarli fare. Sei
troppo sportivo.”
Elijah era trasecolato. “Rebekah ti ha
giocato uno scherzo di pessimo gusto.”
Davina l’aveva guardato, cinerea. “Non è
vero? Loro non…”
La sua relazione con Hayley procedeva a
gonfie vele e lei era troppo occupata a cercare di essere una buona madre per Hope per pensare ad una gravidanza pressoché impossibile.
Il gelato si era sciolto e mescolato al
cioccolato, e la schiena di Davina era piombata contro il divanetto imbottito. “Non
vanno a letto insieme?”
Elijah aveva scosso la testa e una smorfia
aveva deturpato le labbra della strega che era rimasta a lungo a tormentare il
tovagliolino ripiegato a spicchio.
“Davina, che cosa hai fatto?”
Le labbra della strega si era assottigliate.
“Ero arrabbiata con Klaus… gli ho lanciato una maledizione, l’ho costretto a
dimenticarmi... non è più in grado di vedermi, udirmi e percepirmi. Non ha
alcun ricordo di me e il mio nome non ha più significato per lui.”
Elijah era rimasto inebetito a guardarla e
Davina aveva posato la fronte contro i pugni. “Non si può annullare, nessuna
creatura della terra sarà mai in grado di farlo. L’ho pensata proprio bene,
eh?”
“Sei una sciocca e la decisione ti porterà
solo dolore” aveva risposto, sottovoce. “Lanciando quella maledizione non hai
punito lui, ma te stessa. Lo incontrerai, lo vedrai andare avanti con la sua
vita, lo vedrai frequentare altre donne, crescere sua figlia e Niklaus non lo saprà mai che tu sei lì, ad osservarlo come
un pallido fantasma di brughiera. Il tuo amore per lui ti ha distrutto, ed il suo amore per te era l’unica cosa che lo
fermava dal dichiarare guerra alle streghe. Prega che la tua impulsività non abbia
conseguenze catastrofiche, Davina Claire.”
“Se solo proverà a farlo, lo rispedirò a Vichingolandia, Elijah…”
“Sono parole grosse ma sei sconvolta e farò
finta di non averle udite” aveva risposto alzandosi e sistemando la giacca. “I
miei omaggi, Prima Strega.”
“Sono la Reggente, Elijah Mikealson!” aveva esclamato. “Non
devi dimenticarlo mai!”
///
“Kol!!”
“Qua sotto.”
Era passato un mucchio di tempo da quando
aveva messo piede nel seminterrato. L’aspetto era migliorato e le chincaglierie
magiche aumentate di numero. “Reco notizie pessime. Davina Claire ha lanciato
una maledizione su nostro fratello per colpa di uno stupido scherzo!”
Il ragazzo aveva sollevato la testa dal grimorio e Rebekah era apparsa sulle scale, gli occhi
incollati al cellulare. “Davina è tornata a New Orleans…”
Proprio la donna che cercava! “Ti ha dato di
volta il cervello, sorella? Il tuo stupido scherzo renderà infelici molte
persone!”
“… posso smettere di stalkerarla
su Facebook” aveva concluso. “Che stai dicendo,
Elijah? È colpa mia se Davina ha lanciato la maledizione?”
“Come ti è saltato in mente di inventare una
storia tanto inverosimile?! Davina ci ha creduto e la sua rabbia si è abbattuta
su Niklaus!”
“Volevo solo smuovere la sua gelosia per
costringerla a tirare fuori i sentimenti per Nik…
pensavo…”
“Li ha tirati fuori tutti. L’ha centrato
proprio in pieno” aveva detto e le labbra di Rebekah si erano strette in una
smorfia colpevole e dolorosa.
“La maledizione gli impedisce di vederla e di
percepire la sua presenza. Nella sua mente è come se non fosse mai esistita. E
non si può annullare, se crediamo alle parole della strega. Ho percepito una
crescente aura malvagia in lei. Potrebbe essere posseduta, Kol?”
“Forse sta mostrando la sua vera personalità”
aveva risposto girando una pagina del grimorio. “Devo
fare una ricerca e mi serve un consulto. Sono ancora chiusi nello studio?”
Chi?
“La strega ha concesso a Nik
di ritrarla” aveva spiegato Rebekah in un sussurro.
“Per forza. Quando le ricapita un altro uomo
interessato a vederla nuda?” aveva sbuffato il fratello minore. “Mi tocca fare
le scale un’altra volta…”
///
“Sei stanca?”
“No.”
Eppure, teneva quella posizione da più di
un’ora.
“Sono abituata a restare immobile per molto
tempo” aveva risposto notando il suo sguardo. “La pazienza e la fermezza sono
indispensabili se vuoi che un agguato riesca.”
“È la casualità a fare la differenza, Bennet.”
Ricordava episodi in cui la causalità aveva
preso in sopravvento. Ne portava le cicatrici addosso.
“Ho imparato ad infliggere dolori in tredici
modi diversi usando una penna Bic...”
“E disarmata come te la cavi?”
“Come una con la ferita sul fianco sinistro.”
Quella frastagliata? “Chi ti ha ricucito, un
macellaio?”
“Non avevo nozioni mediche all’inizio… ho
fatto tutto da sola.”
Klaus l’aveva guardata da sopra la tela.
“Infezioni?”
“Tante” aveva annuito. “Non ero attenta, a
scuola. Caroline aveva i voti più alti, Elena dopo di lei. Odiavo l’ora di
ginnastica ed inventavo sempre una scusa… un malore o una distorsione fasulla.
Le ragazze hanno cospirato per costringermi a seguirle nel gruppo delle
cheerleaders e la dannata pressione sociale ha fatto il resto… ora sono davvero
stanca, possiamo fare una pausa?” aveva sussurrato muovendosi piano. “Davina ha
mai posato per te?”
“Gradisci qualcosa da bere?”
Un’altra domanda su Davina a cui non aveva
risposto. “Una bibita fresca, grazie.”
La porta dello studio si era spalancata e
Bonnie aveva sentito una corrente d’aria colpirla giusto alla schiena.
“Non si bussa più fratello?”
“Non ne avevo voglia” aveva risposto Kol avvicinandosi a grandi passi. Klaus l’aveva fermato
quasi subito. “La fanciulla è nuda.”
“Che vuoi che me ne importi?” aveva risposto annoiato
e un ghigno aveva piegato le labbra dell’ibrido che si era allontanato dopo una
breve pacca sulla schiena. Che voglia di spremere tutti i suoi colori su quelle
stupide…
“Trovato qualcosa?”
… tele!
Bonnie aveva tirato la blusa fin dove poteva
ma la maglia chiara si era allargata sulle spalle e a Kol
era sembrata…
“Io ho scoperto qualcosa.”
… proprio nuda. “Cosa, a parte che ti piace tanto farti ritrarre da Jack?”
“Klaus non ha alcuna reazione quando nomino
Davina. È come se non udisse la mia voce.”
“Sono un passo avanti a te. Davina ha fatto
sì che Klaus non fosse più in grado di vederla, udirla e percepirla. Ha
cancellato i ricordi che la riguardavano e non c’è nessuna uscita di sicurezza
stavolta. La maledizione non può essere sciolta da nessuna creatura vivente su
questa terra.”
Bonnie era rabbrividita e per un lungo
istante il suo sguardo era rimasto vuoto.
“Il problema ha carattere politico. Klaus si
tratteneva dall’attaccare le streghe per via del patto stretto con Davina ma
ora che lei non c’è più…”
“Lei esiste ma non esiste per lui...”
“… non passerà molto tempo e scatenerà una
nuova guerra.”
“È la stronzata più… stronza che abbia mai
sentito in vita mia!” era esplosa, tacendolo. “Che pensava di fare? Chi pensava
di punire?! Come ci si può sbarazzare con tanta leggerezza dell’amore di un
uomo?”
“Ho capito, non sei d’accordo. Ora però…”
“Ma di quante altre prove ha bisogno? Si è
fatto trasportare su un piano astrale per lei, ha rischiato di morire e di
perdersi nel nulla del nulla!”
“… vola basso, Bennet.
La stai prendendo troppo sul personale.”
“È sempre la stessa storia! Hanno tutto ma
non è mai abbastanza! Hanno sempre bisogno di altro e altro ancora e non si
rendono conto della loro schifosa fortuna!”
“Ora di chi stai parlando?”
Di Elena. Parlava di Elena. Bonnie aveva
spinto il pugno contro la bocca e scosso la testa. “Di nessuno. Sono pazza, ricordi?”
“Sei più sana tu della metà delle persone
presenti nella casa. E una ha solo un anno e mezzo.”
Bonnie aveva esalato un singhiozzo divertito.
“Vediamo questo quadro” aveva detto
camminando fino al treppiede. “Sei fortunata, è nel suo periodo cubista.”
“Ho tre tette e gli occhi uno sopra l’altro?”
“Sì” aveva risposto schioccando le labbra.
“Ti sta ritraendo fedelmente. Pensi di finire di vestirti? Abbiamo delle
ricerche da fare.”
“Ti infastidiscono le mie cicatrici?” aveva
chiesto, torva e un po’ imbarazzata.
“Infastidiscono te… ma abbiamo la soluzione
anche a questo, Bennet.”