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Autore: Jules_Weasley    31/08/2015    9 recensioni
Siamo nel Post Seconda Guerra Magica, qualche anno dopo la caduta di Voldemort: Hermione, tornata da un viaggio di qualche mese, bussa al negozio del vecchio Ollivander, con una richiesta molto strana. La sua vita non è come la vorrebbe e la guerra le ha fatto realizzare che ha una sola possibilità di essere felice, e non la vuole sprecare facendo quello che è opportuno o che ci si aspetta da lei. Ora, di nuovo in Inghilterra, decide di virare la rotta ed imparare a creare qualcosa con le proprie mani le farà riscoprire le piccole grandi gioie dell'esistenza. In tutto ciò dovrà anche fare i conti con una vita sentimentale... movimentata. Che fine ha fatto Ron? E quale sarà il ruolo di Fred nella sua vita? E quale sarà quello di Malfoy? Questa storia sarà una Fremione o una Dramione? O semplicemente la storia di una ragazza che cerca il suo posto nel mondo? Queste sono le domande, la risposta è la storia...
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Fred Weasley, Hermione Granger, Olivander | Coppie: Draco/Hermione, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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CAPITOLO TRE – Un'inaspettata proposta


Dopo quel massaggio ristoratore, Hermione trovò la forza di alzarsi per andare a tavola con Frederick.

Cenarono tra vino e chiacchiere, come due vecchi amici. Rinvangarono i tempi di Hogwarts – quelli allegri e spensierati, prima della resurrezione totale di Voldemort. Poi parlarono dei vecchi professori, della McGranitt che ormai era diventata preside, di Piton e di quanto fosse insopportabile (anche se nell'aria aleggiava la storia della fine orrida che aveva fatto, oltre che del triplogioco che era riuscito a condurre).

Quando ebbero finito quasi tutti gli aneddoti, Fred tornò alla carica con la domanda della sera prima, che Hermione sperava fosse caduta nel dimenticatoio.

"Cosa ti è successo in questi mesi?" andò dritto al punto.

"In che senso 'cosa mi è successo'?" se lui era andato al punto, lei cercava di girarci intorno, con scarsi risultati.

"Oh, andiamo Granger" sbuffò seccato. "Ti lasci con Ron e passi tutto il tempo a deprimerti; quando sembra che tu stia di nuovo bene" continuò deciso, "ti licenzi dal Ministero Della Magia, parti in punta di piedi e fai avere tue notizie solo a Harry – e immagino ai tuoi genitori. Adesso spunti fuori di nuovo come se niente fosse, e pretendi che io non ti chieda nulla?". Aveva parlato velocemente, con una certa urgenza nella voce.

"Devo ammettere" rispose lei lentamente, "che è una sintesi perfetta, Weasley". Fred aprì la bocca e poi la richiuse, evidentemente a corto di argomentazioni per avvalorare la propria causa. "Spno curioso" disse infine.

Hermione mise su un sorrisetto sornione, dicendo:

"La curiosità uccise il gatto, lo sai?".

"Il gatto correrà il rischio" la rimbeccò Fred.

"D'accordo..." assentì infine. "Sono stata in Francia per quasi tre mesi" disse senza remore. "Mi ha ospitata Madame Maxime*, per gentile intercessione di Fleur".

"Uhm" fu il commento, "e poi?".

Hermione si morse un labbro, incerta se parlare o meno.

"In Bulgaria" confessò, realizzando che probabilmente il cervello si era scollegato dalla bocca. "Non credo di dover specificare che ero ospite a casa di Vicktor" aggiunse.

"Naturalmente" ribattè lui con un misto di fastidio e scherno dipinto in faccia.

"N-noi c-ci scrivevamo; eravamo rimasti amici..." farfugliò Hermione. "Siamo ancora amici, credo" aggiunse.

"Credi?" ripetè inarcando un sopracciglio. Lei sospirò e si preparò a parlare.

"Quando ero in Bulgaria, abbiamo tentato di stare insieme".

"Come coppia?" chiese lui stupidamente. Hermione sollevò gli occhi al cielo, sconsolata.

"Ovviamente! Come cosa, sennò?" rispose asciutta. Fred replicò con una specie di grugnito.

"Dopo quattro mesi me ne sono andata" riprese.

"Hai piantato Krum?" domandò, leggermente stupito.

"Mi pare abbastanza chiaro, dal momento che sono qui e non in Bulgaria" replicò col tono di chi debba parlare di massimi sistemi a un ragazzino ritardato. "Non eravamo fatti per stare insieme". Non lo amo, disse mentalmente.

"Capisco" rispose secco.

"Riprovarci è stata un'idea senza senso, lo riconosco" aggiunse. "Volevamo che funzionasse, ma non ho più quindici anni; e Vicktor Krum non fa per me".

Fred non sapeva proprio come commentare quella rivelazione, anche se lo lusingava il fatto che Hermione si stesse confidando con lui. Dimostrava che in fondo in fondo, non lo riteneva del tutto inaffidabile.

"A dire il vero" aggiunse lei con un sorrisetto, "non ho molta fortuna con i Purosangue; forse dovrei cercarmi un Babbano, anche se non so quanti vogliano sposare una strega". Ce n'erano di sicuro, ma con la sfiga che aveva si sarebbe imbattuta nel Babbano più codardo e pauroso d'Inghilterra, magari convinto che i roghi medievali fossero stati una grande idea.

"Io sì" affermò il roscio in maniera del tutto arbitraria. Hermione lo guardò storto, indispettita.

"Mi prendi in giro? Ovvio che tu voglia sposare una strega" rispose, "sei un mago!".

Fred mugghiò una qualche risposta incomprensibile, probabilmente rimuginando sul suo commento insensato, ed Hermione scosse la testa, ormai rassegnata a quelle uscite alla Weasley. Decise di cambiare argomento, versandosi ancora un po' di vino elfico.

"Come va con la casa?".

"Una meraviglia" replicò ironico, "se vuoi farti il bagno nella merda di Doxy". L'immagine le causò una smorfia di puro disgusto che lo fece ridere.

"Delicato, come sempre" disse sarcastica. "George cosa dice?" domandò.

"Non sembra molto disturbato all'idea di casa nostra invasa da formiche giganti e cacca di Doxy, e ho la netta sensazione che voglia mettere radici da Angelina" le disse, leggermente rabbuiato.

"Te l'ha detto lui?" chiese.

"L'ho capito da solo; e in fondo è giusto così" replicò conciliante. "Abbiamo ventitrè anni: è ora di mettere la testa a posto". Appariva serio, ma era sempre Fred Weasley, ed Hermione rise – prima sommessamente, e poi di gusto.

"Testa a posto, tu? Sul serio?" lo sfottè. "Non farmi ridere, Fred: hai ventitrè anni, mica trenta. Invece di dire cavolate, versami un po' di Firewhiskey".

Fred ridacchiò a quelle parole, nonostante lei non l'avesse preso minimamente sul serio.

"La So-Tutto-Io Granger che beve FireWhiskey: non me lo sarei mai aspettato" aveva tutta l'aria di una presa in giro. Hermione lo guardò in tralice e sbuffò.

"Ah Ah Ah!" fece sarcastica. "Ci sono un sacco di cose che non sai di me, Weasley".

"Tipo?" ribattè il roscio; sembrava divertito. "Mi tieni nascosto che leggi meno di cinquanta libri all'anno?". Hermione lo guardò di sbieco e gli mollò un pizzico sul braccio, punta sul vivo. Lui emise un verso di dolore piuttosto eccessivo, e disse:

"Che caratteraccio, Granger! Sei diventata anche manesca!".

"Beh" rispose lei, "tra un paio di giorni al massimo non dovrai più sopportare il mio caratteraccio".

Mentre lo diceva, senza un vero motivo, le salì una certa tristezza – la stessa che provò anche Fred. Gli ci era voluto poco ad abituarsi alla sua presenza.

Prima che Hermione potesse dire altro, il roscio sbattè un pugno sul tavolo, esclamando "Ci sono!" con espressione di vittoria.

"Sei dove, Weasley? Al San Mungo?" ribattè, caustica. "Perché credo ne avresti bisogno, da come ti comporti". Le intimò il silenzio con un gesto che sembrava voler scacciare una mosca fastidiosa.

"Ti senti bene?" riprovò.

"Ho appena avuto una grande idea" affermò deciso.

"Immagino..." sbuffò lei, "una modifica da apportare al Torrone Sanguinolento, o un nuovo tipo di Caccabomba?".

"Niente di tutto ciò" era decisamente troppo eccitato per essere un ragazzo che non facesse uso di sostanze stupefacenti. "Ho appena deciso che verrai a vivere con me".

A quelle parole, Hermione quasi si strozzò con una sorsata di FireWhiskey che stava mandando giù.

"Prego?" sputò fuori.

"Non nel senso di convivere" spiegò con sufficienza. "Saremo coinquilini" disse con naturalezza – era proprio serio. "Non appena Georgie se ne sarà andato".

Hermione considerò quella proposta con la massima serietà, rendendosi presto conto che aveva un suo perché. Lei aveva bisogno di una casa, George voleva andare a vivere da Angelina, e Fred... già, Fred?

"Ma perché dovresti volere un coinquilino, scusa?". Aveva abbastanza soldi da non dividere l'appartamento con nessun altro, quindi a lui non cambiava niente.

"Beh" ammise a fatica, "non mi va di stare solo... insomma: sono cresciuto in una casa affollatissima, e poi sono sempre stato con George. Non ho mai vissuto per conto mio, e non ne ho la minima voglia". Hermione si ritrovò di nuovo a soppesare l'idea, e non poteva fare a meno di pensare che avesse maledettamente senso.

"Ci sto" deliberò alla fine, stupendo un poco il roscio, che si astenne dai commenti – nel timore che potesse ripensarci. "Ma voglio contribuire alle spese".

"Me lo aspettavo" disse lui inarcando le labbra in una specie di sorrisetto. "Come sai non ho bisogno di soldi ma, se ti fa sentire meglio, per me va bene". Non avrebbe potuto sentirsi più euforico e soddisfatto per quella brillante trovata.

"Qua la mano, Granger!". E fu così che, stritolandole tutte e cinque le dita in una stretta poderosa, suggellò il loro patto.



Ai Tiri Vispi Weasley continuavano ad affluire decine di clienti, che si ammassavano all'interno del negozio. La facciata – di un arancione acceso – attirava visitatori come il miele attira le mosche e i gemelli Weasley intrattenevano le persone con dimostrazioni di trucchi e giochi di magia, impartivano ordini ai commessi del negozio, e riuscivano anche a comunicare tra di loro.

"Sei passato a casa?" bisbigliò Fred a George.

"Sì" mormorò in risposta. "La disinfestazione è quasi ultimata e tra ventiquattro ore sarà più pulita di prima". Fred annuì, rincuorato da quella notizia e pronto a darne un'altra, anche più importante.

"Mi sono procacciato un coinquilino" annunciò con nonchalance.

"Procacciato? La fai sembrare una battuta di caccia..." gli fece notare il gemello. "E poi scusa, ma a cosa ti serve un coinquilino?".

"Oh, Georgie!" fece benevolo. "Credi non abbia capito che vuoi trasferirti da Angelina?" cercò di usare un tono neutro mentre lo diceva. Aveva già ammesso con la Granger che soffriva di solitudine, non voleva apparire del tutto patetico anche a suo fratello. Inoltre sapeva che il distacco non sarebbe stato semplice nemmeno per George: non era il caso di complicarglielo.

"Come lo sai?" appariva decisamente stupito.

"Sono il tuo gemello; hai presente?" fece, ovvio. "Il gemello bello e simpatico".

Al che, George scoppiò a ridere e gli mollò una gomitata in mezzo alle costole. Per un attimo si era scordato che Fred era Fred, e non aveva certo bisogno di un Legillimens per sapere cosa si aggirasse nella sua testa. Avevano una connessione naturale, loro due.

Quando la sua ragazza gli aveva chiesto di trasferirsi da lei, inizialmente aveva storto il naso; vivere senza Fred sarebbe stato strano. Però Angelina era la sua fidanzata e se voleva costruire un futuro con lei avrebbe dovuto impegnarsi: suo fratello avrebbe capito, ne era certo.

E infatti non aveva nemmeno avuto bisogno di dirglielo.

"Pensavo di dirtelo oggi" bisbigliò mentre mostrava un filtro d'amore a una ragazza, "dato che domani ci restituiscono l'appartamento". Fred annuì e mugugnò qualcosa, non trovando niente da rispondere. George pensava ci fosse qualcosa che non quadrava.

"E questa storia del coinquilino?" chiese poi, piuttosto incuriosito. Perché avrebbe dovuto avere un coinquilino, quando non aveva bisogno di dividere le spese?

"Non ho voglia di vivere da solo" spiegò spiccio, scrollando le spalle.

"Mh" mugugnò poco convinto, "e chi sarebbe?", il tono inquisitorio.

Il viso di Fred cambiò improvvisamente espressione, assumendone una euforica e scaltra: evidentemente, pensò George, era soddisfatto per averlo incuriosito.

"Sorpresa, fratello" rispose infatti. "Sorpresa!" lo sguardo enigmatico e misterioso. Poi sparì, risucchiato nel reparto delle Pasticche Vomitose, lasciando George a sospirare rassegnato, chiedendosi cosa diavolo avesse in mente il proprio gemello.



Hermione entrò trafelata nella bottega di Ollivander. Passando per Diagon Alley, aveva visto una enorme calca davanti ai Tiri Vispi Weasley, e aveva sorriso istintivamente. Pensava fosse magnifico il fatto che le persone avessero di nuovo tanta voglia di ridere. Erano trascorsi quattro anni dalla fine della Seconda Guerra Magica, e le ferite erano ancora fresche – Hermione aveva il sospetto che alune non si sarebbero mai rimarginate del tutto. Forse gli incubi e le paure sarebbero spariti dalle loro menti, ma il dolore per la perdita di tanta gente non poteva sparire dai loro cuori.

"Buongiorno, signore" salutò educatamente.

Ollivander rispose con un cenno del capo e un breve sorriso – già un bel passo avanti rispetto al solito volto imperturbabile.

"Oggi" le comunicò, "tratteremo pregi e difetti di un legno molto buono per fare bacchette. Sto parlando dell'olmo". Hermione, come il giorno prima, ascoltò attentamente e prese perfino appunti, come era solita fare ai tempi della scuola.

"Circola la voce che l'olmo sia adatto solo ai Purosangue, ma ovviamente è falsa. So di Nati Babbani, come te, che le possiedono e ne sono molto soddisfatti" affermò deciso. "Certo è che una bacchetta in olmo preferisce proprietari carismatici, abili e nobili – se possibile – e produce una magia molto avanzata ed elegante. Sono bacchette sofisticate..." continuava a spiegare senza fermarsi, ed Hermione beveva ogni informazione come se fosse oro colato. Era abituata ad essere la migliore, qualsiasi cosa facesse. Per questo si era rivolta ad Ollivander e non ad altri Masti Bacchettai. Solo il meglio, per la So-Tutto-Io Hermione Granger. Se doveva imparare, l'avrebbe fatto dal numero uno – o da nessuno.



Quando rincasò, stanca e infreddolita, aveva la mente affollata da immagini di olmo, abete, betulla, Asticelli e bacchette di ogni sorta.

"Ehi!" la salutò Fred, sbucando dall'ombra. Hermione sobbalzò.

"Ti stai impegnando per farmi morire d'infarto, Frederick?", lo rimbrottò.

"Non ora che stiamo per diventare coinquilini" annunciò. "È ufficiale: George va a stare da Angelina".

"Oh" commentò Hermione, "e ti dispiace?".

"Direi di no" rispose dopo un attimo di riflessione. "Sono contento per loro". Hermione gli stava per sorridere, lieta che l'avesse presa per il verso giusto, quando lo sentì dire, ridacchiando:

"E poi ho un valido rimpiazzo, no?".

Zeus in persona non saprebbe mandare saette meglio degli occhi di Hermione in quel momento – l'aveva letteralmente fulminato con lo sguardo.

"Frederick Weasley!"; pronunciato così, già solo il nome di lui sembrava un rimprovero.

"È il mio nome, ma non lo sciupare*", replicò lui scrollando le spalle, incurante della furia di Hermione – che non smetteva di guardarlo di sbieco.

"Io non sono il rimpiazzo di nessuno!" obiettò la strega, lanciandogli la propria borsa addosso.

"Punti di vista" continuò lui. A quel punto lei gli mollò un pizzico sul braccio, che non sortì alcun effetto lenente. Voleva continuare a sfogare la propria frustrazione, ma Fred le bloccò prontamente i polsi, per niente intenzionato a farsi malmenare.

"Lasciami!" intimò lei.

"Solo se prometti di non attentare alla mia vita" rispose; sembrava divertito.

"Va bene, va bene!" lo assecondò Hermione, pur di tornare libera. Fred la lasciò andare pian piano, per assicurarsi che non ricominciasse a lanciargli oggetti addosso.

"Dovresti essere più gentile" la rimproverò con fare superiore, "visto che da domani divideremo lo stesso appartamento".

"Ehm" lei si schiarì la voce, "a proposito, George lo sa?".

"Uhm?" mugugnò lui, improvvisamente colpito da sordità acuta. Hermione roteò gli occhi, spazientita. Come sperava di poter convivere con un soggetto simile?

Alla fine, Fred si decise a parlare – probabilmente pensò che fosse meglio non abusare della pazienza di Hermione.

"Sa del coinquilino, ma non sa che sei tu" rispose come se fosse logico.

"E perché, di grazia?" domandò lei con un gesto di stizza.

"Beh, glielo diremo domani" minimizzò. "Sarà una sorpresa...".

"Già..." mormorò Hermione con un sospiro pensieroso, "suppongo lo sarà per tutti".





NOTE AL CAPITOLO*

1-Madame Maxime gestisce l'Accademia di Beuxbatons in Francia e Fleur era una delle sue allieve predilette. Ho immaginato che Hermione le chiedesse ospitalità tramite lei, che quindi era tra i pochi informati di almeno una delle destinazioni della Granger.

2-questa frase la dice il protagonista del musical Grease, Danny Zucco (John Travolta), a Sandy (Olivia Newton-John). Mi è partita la citazione random; capita a volte :)


ANGOLO AUTRICE


Eccomi qui ("di nuoovo? Oh no, cacciatela via!"). Se questa è la vostra reazione, deduco che la storia non vi piaccia, altrimenti spero proprio che commenterete per farmi sapere la vostra opinione. Pian piano la mia mente geniale(?) sta sgarbugliando la matassa che è la trama di questa storia. Spero di sgarbugliarla bene e di scriverla meglio. I giudici siete voi, quindi...

Ah! Ribadisco che Draco ci metterà un po' a entrare in scena, ma quando lo farà sarà in gran stile – sbariglierà le carte. Un bacio a tutti,

Jules


  
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