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Autore: giulji    31/08/2015    2 recensioni
*Storia corretta e rivisitata nei primi capitoli, in modo tale che adesso, anche a coloro che non hanno letto la saga di Hunger Games, risulti una lettura comprensibile*
Questa fanfiction, ambientata in un survivial game, avrà come protagonisti la maggior parte dei personaggi presi dalla saga dello zio Rick, ricollocati sotto forma di tributi/sacrifici.
Il tutto averrà attraverso più punti di vista (POV).
Chi sarà il vincitore finale ? Chi morirà durante i giochi ?
In che circostanze ? Quali saranno le alleanze ?
Dal testo :
"... Nonostante la sua enorme voglia di lasciarsi cadere tra le braccia di Morfeo, affogando in un sonno privo di memorie, che lo avrebbe momentaneamente esonerato dalle tenebre che gli offuscavano perennemente il cuore, Nico non era invece riuscito ad addormentarsi nemmeno per un ora di seguito e le occhiaia violacee che gli contornavano lo sguardo già corrucciato ne costituivano una prova.
Sapeva che quella mattinata, non rappresentava infatti, l'inizio di un giorno comune, bensì quella maledetta giornata portava con se la consapevolezza che di li a poche ore ci sarebbe stata la fatidica mietitura per il distretto 13 dello stato di Panem..."
Genere: Azione, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Hazel Levesque, Leo Valdez, Nico di Angelo, Percy/Annabeth, Talia Grace
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Vi avverto che in questo capitolo ci saranno delle scene esplicite di violenza fisica, quindi buona fortuna ai “deboli di stomaco”.

 

RACHEL

Rachel Elizabeth Dare era sempre stata una dolce, vivace e determinata ragazzina dalla folta chioma rossa, amante dell'arte quanto affascinata dal pericolo e dall'azione.

Nonostante ciò, nemmeno nei suoi incubi peggiori avrebbe mai desiderato di trovarsi in una situazione del genere, costretta e manovrata da degli stupidi capitolini, persone a lei del tutto estranee che nonostante questo osavano giocare con la sua vita e con quella di altre persone senza un minimo di rimorso, dando il via ad una cosa veramente infida e meschina chiamata Hunger Games.

In quel momento, mentre era costretta a vagare con il passo felpato ed il cuore tremolante nella semi oscurità della foresta, quasi fosse una ladra od un latente criminale, si sentiva come un indifeso animale rinchiuso in una gabbia, anzi in una trappola mortale.

Nei giorni precedenti si era spostata molto, con l'intento di evitare un qualsiasi tipo di incontro ravvicinato con atri tributi che magari per pura sfortuna avessero proprio pensato di dirigersi nei suoi stessi luoghi, e che una volta incrociata Rachel per il loro cammino, nella peggiore delle ipotesi, l'avrebbero fatta loro vittima mortale senza pietà.

Verso la mattinata del secondo giorno, le era addirittura parso di vedere due figure ergersi ad una certa distanza da lei, a quel punto senza nemmeno premurarsi di sapere chi fossero le presunte sagome, spinta dal panico, aveva messo frettolosamente in spalla il suo piccolo zainetto che un tempo era stato giallognola ma in quel momento aveva assunto un colore grigiastro per via dello sporco a cui era stato esposto, e poi era fuggita nell'alta steppa di estrema ovest, munita solamente di una lunga e resistente mazza di legno.

Infatti, l'unica arma di cui era riuscita ad appropriarsi la ragazza, era un pesante bastone dalle grosse fattezze, strumento con cui lei non si era per niente allenata durante le varie sezioni.

Eppure nella fretta dettata dal panico di quel primo momento di approdo in quei giochi infernali, si era accontentata del primo strumento difensivo trovato sotto mano e si era dunque dileguata rapidamente dalla piattaforma, spostandosi da quel momento, di posto in posto.

Comunque nonostante la ragazza da quando erano iniziati gli Hunger Games non era stata un attimo ferma, i luoghi in cui era passata non si erano mai trovati eccessivamente distanti fra loro, ma anzi erano tutti compresi tra i boschi di estremo ovest ed est, anche se la ragazza cercò ampiamente di evitare i luoghi posti a sinistra dell'arena, in quanto constatò che le temperature una volta che ci si inoltrava completamente scendevano vertiginosamente, e per lei non era certo il caso di ammalarsi per colpa del freddo in delle circostanze simile, con ogni probabilità in quest'evenienza sarebbe morta per qualche malattia all'apparenza innocua, quale la febbre.

Un altro motivo che la spingeva a spostarsi era lo scarseggiare del cibo.

Di certo, in quei giorni che erano passati, lei non aveva avuto la possibilità di cacciare, sebbene fosse più che cosciente della discreta quantità di bestiame selvatico che affollava l'arena.

Le era infatti capitato di udire da vari punti del campo dei versi animali molto differenti, dall'invitante squittio degli scoiattoli, al temibile ululato animalesco, che con ogni probabilità proveniva da qualche lupo, se non peggio da qualche mostruoso ibrido proveniente dalla capitale, in entrambi i casi la ragazza, saggiamente, non aveva potuto far altro che ignorare il tutto e tenersi alla larga.

I motivi che la vincolavano dal cacciare erano, prima di tutto la sua inesperienza in questo campo, non voleva tentare mosse avventate con delle creature che probabilmente non sarebbe stata in grado di controllare, ma un altro importantissimo vincolo era dettato dalla sua incapacità di utilizzare l'arma che si era ritrovata, che per la sua fisicità poco muscolosa risultava eccessivamente pesante e scomoda, con ogni probabilità in un qualsiasi tipo di combattimento diretto avrebbe avuto maggiori possibilità di cavarsela usando solamente le mani, e considerando la sua inesperienza nel corpo a corpo, quest'affermazione non palesava per niente un buon segno.

Ciò costituiva un altro dei motivi per cui, in quel particolare momento, la cosa che più desiderasse ottenere Rachel fosse un alleato.

Infatti la ragazza, per eccessivo timore degli altri partecipanti, non aveva stabilito alcun tipo di patto durante le sessioni di allenamento, perciò in quel momento aveva da considerare come nemico tutti coloro che partecipavano a quei giochi.

Nonostante la sua mancanza di promesse scritte, lei avrebbe voluto comunque, almeno provare a spezzare quel muro costituito da dubbio e paura, e andare a cercarsi un amicizia. Però, malgrado la sua buona volontà, nel momento decisivo, in cui finalmente vedeva arrivare delle persone, che magari le erano parse potenzialmente benevole, ne era un esempio Percy Jackson, ragazzo che lei aveva da subito preso in simpatia, veniva però paralizzata da un immenso terrore e finiva puntualmente per fuggire senza tentare alcun approccio.

In quei giorni aveva avuto la grande fortuna di trovare frutti commestibili con cui sfamarsi, non aveva incrociato animali o tributi con cui scontrarsi, e non aveva riscontrato eccessivi problemi di malattia o fattori esterni, a parte uno stupido quanto leggero raffreddore che però le era già passato, ma era consapevole che questa sorte ottimista non sarebbe durata per sempre, ed a quel punto niente sarebbe più sembrato così risolvibile o facile.

Tra l'altro, prima di tutto, il sonno cominciava a fare pressione sulle sue forze, dall'inizio di quell'incubo era riuscita a dormire si e no qualche oretta, senza mai riuscire a sprofondare in un sonno profondo e proficuo che le facesse recuperare tutte le energie. Questo perché temeva che nel preciso momento in cui si fosse distratta ed avesse abbassato l'attenti, un pericolo inaspettato trovandola indifesa ne avrebbe approfittato sopraffacendola .

Se avesse avuto un alleato, era certa che questo non sarebbe successo, avrebbero potuto fare i turni a vicenda in modo tale da permettere il mantenersi in forma di entrambi e in sicurezza, avrebbero potuto aiutarsi nello scovare il cibo, lei magari, dato che era più esperta per quanto riguardava la vegetazione avrebbe potuto ricavare delle verdure commestibili, mentre il suo compagno avrebbe pensato alla carne, e come se non bastasse per quanto riguardava le lotte, avrebbero entrambi avuto le spalle coperte, potendosi aiutare.

Tutti questi fattori la spingevano a credere che quella sarebbe stata la soluzione migliore, eppure il suo fidato istinto la bloccava, quasi come se volesse salvaguardarla da una minaccia maggiore.

Nel frattempo in cui rimuginava sul da farsi, era ormai giunta la notte tarda, ovviamente non aveva modo di precisarne l'orario, dal momento che era da un paio di giorni che non toccava un orologio ed il suo senso di percezione temporale andava via via scemandosi, ma comunque dal colore blu profondo che rifletteva il cielo in quell'istante poteva essere quasi sicura che l'alba non era vicina all'arrivare.

Rachel aveva deciso di muoversi di notte, in quanto, seppur potesse apparire una scelta potenzialmente più rischiosa agli occhi di qualcuno, secondo lei era perfetta per cercarsi un riparo senza farsi beccare, sfruttando il potere a doppio taglio che poteva riservare il buio.

Una delle maggiori doti che Rachel aveva sempre nutrito, era proprio quella dell'intuito assoluto.

Essa infatti inspiegabilmente riusciva sempre a prevedere la maggior parte delle situazioni, riuscendo così ad evitare conseguenze spiacevoli a favore, invece, sempre delle scelte migliori, ed era anche conscia che nell'arena quest'indole sarebbe stata veramente di fondamentale aiuto per la sua salvezza.

In quella fredda serata sentiva di poter tentare un avanscoperta, anche se inspiegabilmente la sua determinazione in quella scelta era leggermente vacillata, come se qualcosa offuscasse il giudizio generalmente cristallino della sua mente.

Comunque lei non ci fece caso e continuò a camminare tra i rinsecchiti tronchi di quercia, che riuscivano a creare inquietanti ombre di mani ed artigli, nel polveroso quanto secco terriccio del campo.

A causa del buio pesto che aleggiava momentaneamente, per quanto Rachel si sforzasse di rimirarsi attentamente, riusciva a scorgere, guidata dalla mera e vacua luce lunare che risplendeva timidamente nella sua artificialità, solamente delle sagome indistinte, alcune magari riguardavano l'ambiente, come qualche cespuglio o albero, mentre dietro altre si nascondeva la presenza di qualche gufo, riconoscibile solamente per il suono del suo svolazzare e per il verso ripetitivo che emanava mentre stava nascosto nei suoi comodi rifugi naturali.

Ogni tanto si udiva anche il richiamo di qualche animale o il ticchettare di qualche insetto, per il resto c'era un silenzio quasi perfetto, tanto che Rachel doveva stare estremamente attenta a non calpestare erroneamente qualche rametto o ad inciampare rumorosamente a causa di qualche sassolino, per non attirare l'attenzione degli animali che si potevano, eventualmente, celare nell'ombra, potenzialmente anche animali di carattere umano.

Comunque la ragazza, anche se in quel momento per colpa del suo nervosismo e dei rumori fievoli della notte non riusciva a udirlo, era sicura che in quelle zone si stagliasse un laghetto, ossia la meta della sua camminata. Le pareva di aver sentito quel leggero sibilare strascicato tipico dei ruscelli, ed in più il suo istinto profetizzava concretamente la sua presenza, e lei aveva bisogno di crederci, in quanto l'acqua delle sue bottigliette era ormai terminata e la sete stesse incominciando ad impossessarsi del suo spirito.

In più, una volta trovata la sua ampia risorsa liquida, Rachel, ne avrebbe usufruito per mettere in atto l'altro grande talento che le rimaneva, ossia la pittura, o meglio la mimetizzazione.

Però in quell'istante, presa dalle sue aspirazioni future, talmente stanca e timorosa nel giungere rapidamente alla fatidica meta, non si accorse di una piccola corda posizionata circolarmente a poca distanza dai suoi piedi, una corda legata con un contro peso al tronco maggiore dell'albero più grande, che si stagliava prepotente in quelle vicinanze, e si imbatté dunque in un indiscreta quanto elementare trappola a grandezza di preda umana, che si trovava lascivamente al suolo.

Le sue caviglie entrarono ignaramente in quel fatidico cerchio maledetto, stringendosi istantaneamente in una solida presa e sollevandosi verso l'alto.

Presa alla sprovvista si lasciò sfuggire un gridolino di sorpresa, oltre che essersi lasciata scivolare da mano la sua preziosa quanto inutile arma ed il suo fondamentale zainetto, che adesso si riversavano nel suolo.

Presto si ritrovò distesa con la testa sottosopra ed i piedi legati ad un alto e secco ramoscello, tenuta solamente dalle articolazioni inferiori, con una stretta corda sfilacciata.

Rachel come prima reazione tentò di liberarsi dimenandosi, ma successivamente, ripensandoci si rese conto di non esser esattamente a conoscenza della sua di distanza dal suolo, irriconoscibile in quella fitta oscurità, e volendo evitare di ritrovarsi a terra ma con la testa spaccata come un cocomero, decise di restare immobile. Sicuramente se nella trappola fosse caduta una preda più pesante, come per esempio Frank, il filo avrebbe prontamente ceduto.

Rachel passò quegli istanti nel terrore, per un momento gli balenò addirittura l'idea di gridare aiuto, ma fortunatamente, o sfortunatamente, presto le sue orecchie, che ribollivano del sangue che piano piano calava verso la sua testa, cominciarono ad avvertire dei piccoli passi.

Ben presto la slanciata figura di un ragazzo si palesò difronte agli occhioni verdi e straniti di Rachel che cercava in maniera concentrata di riconoscerne il volto, seppur la sua posizione scomoda sommata alla bassa luminosità ed alla lontananza dell'individuo gli impedisse di distinguere il tributo.

Presto, quest'ultimo, come se volesse accontentare la sua richiesta, si avvicinò rapidamente a lei, per poi inginocchiarsi leggermente fino a raggiungere l'altezza della sua figura appesa, a qualche centimetro di distanza dal volto di Rachel, che ormai respirava affannosamente per la paura.

Il ragazzo in questione era Ethan, Ethan Nakamura, il ragazzo del distretto sette.

Teneva il suo scarno viso vicinissimo a quello di Rachel, che subito venne ipnotizzata dagli occhi affilati e scuri dell'individuo, le sue iridi sembravano ribollire di sarcasmo e spietatezza, un miscuglio per niente rincuorante per la posizione inerme della rossa.

I capelli corvini del ragazzo erano arruffati scompostamente sulla sua nuca, tanto che la ragazza presuppose che Ethan prima del suo incontro stesse riposando.

Il particolare più inquietante di quella prepotente figura che si stagliava possentemente dinnanzi a lei era l'ampio sorriso dalla dentatura bianchissima ed immacolata che in quel momento di alta tensione lui stava riservando ad una ragazza sempre più terrorizzata.

Presto, Nakamura, estrasse una lunga ed affilata spada, probabilmente una katana giapponese costruita a mano, dalla tasca della cintura che si ritrovava nel retro dei suoi pantaloni.

Si liberò con una mossa dell'elegante fodero color cenere, per mostrare la lucentezza immacolata della sua lama verso il cielo ombroso.

Avvicinò quell'oggetto mortale al viso rosato ed innocente della ragazza che fissava il tutto sempre più tremolante, poi, cominciò ad accarezzarle leggermente la faccia con la punta della spada, lesionandole superficialmente il viso con dei taglietti. Poi con una voce spezzata quanto profonda domandò al “ suo animale in trappola”:-

Mi pare che il tuo nome fosse Rachel, vero? Sì, sei l'adorabile ragazzina dalle mille lentiggini del distretto 10, o sbaglio? E sentiamo, cosa ci facevi a girare n queste zone nel cuore della notte?

Stai cercando qualcosa o qualcuno?”.

Rachel sentendo la pressione dell'affilatissima arma che continuava a premere nel suo viso arrossato, ormai costellato da goccioline di sangue, cercò di rispondere mantenendo la tonalità della sua voce immobile, con il solo risultato di farla tremare ancora di più e farsi così apparire ancora più debole di quanto già non risultasse:- “Qua vicino si trova un ruscello, ho terminato l'acqua nel mio zaino e stavo cercando una fonte con cui abbeverarmi.” terminò con quasi le lacrime agli occhi, consapevole della sua fine vicina.

Il ragazzo però, apprese quelle parole, si fece interdetto e sembrò perdere il suo sguardo divertito.

Poi inaspettatamente sollevò agilmente la spada, Rachel strinse rapidamente gli occhi, aspettandosi il peggio, ma si ritrovò rapidamente catapultata al suolo, con le caviglie e la testa ancora doloranti.

Subito sgranò gli occhi incredula:- “Cosa sta succedendo, perché mi hai liberata? Tu...Tu non volevi uccidermi?”- chiese massaggiando nervosamente la chioma riccioluta.

Ethan a quella domanda si fece improvvisamente immobile, poi assunse un aria ferita, quasi disprezzante e con fare suadente pronunciò:- “Farti fuori adesso? Non se ne parla. Quando ti ho puntato contro la mia katana l'ho fatto solo ed esclusivamente perché pensavo che tu, insieme agli ipotetici complici che pensavo tu avessi, mi stesse tendendo per primi un imboscata.

Sai, è da quando ho iniziato questo stupido gioco che mi sento pedinato, perciò scusa per come ti ho trattato, ero convinto di aver acciuffato colui che stava attentando da parecchio tempo alla mia vita, ma se davvero tu non hai alleati, allora è impossibile che quella persona sia tu, i miei inseguitori sono almeno in due.” affermò con un tono estremamente sincero e malinconico, Rachel si dimenticò completamente quell'espressione sadica che aveva avuto il suo viso qualche attimo prima ed accettò presto la presa della mano del ragazzo, che la invitava ad alzarsi.

Rachel rimase ancora in silenzio, scrutandolo attentamente, e non riuscendo a trarre una conclusione effettiva su di lui.

Presto il ragazzo rinfoderò la sua spada e la ripose nuovamente nella tasca del suo cinturone marroncino, gesto molto significativo secondo lei, la quale davanti al suo comportamento docile cominciò a credere seriamente alle sue parole, anche se non completamente, infatti si inginocchiò furtivamente, mentre il ragazzo le dava le spalle e fissava con espressione rammaricata la luna, e afferrò la mazza che si stagliava ancora ai piedi dell'albero, quasi mimetizzata, riponendola rapidamente ed a sua volta nel tascone esterno della divisa.

Il ragazzo si voltò rapidamente, non facendo però in tempo a notare l'atto di Rachel che nascondeva la sua arma, e continuò a parlare fissandola dritta negli occhi ormai seri:-

“Rachel, stavo pensando, che sono veramente stanco. Non riesco più a dormire perché ho paura, non riesco più a far niente, credo di star diventando paranoico. Ho bisogno di un alleato, da solo penso che potrei impazzire seriamente. Quindi mi chiedevo... premetto che so' che è una richiesta stupida dopo quello che è appena accaduto, ma io tento comunque, dunque: vuoi creare un patto con me, da questo momento?”-.

Rachel spalancò la bocca sorpresa, ora non dubitava più della veridicità delle sue parole, parole che in quel momento le avevano riempito il cuore, era sicura che quella fosse in assoluto la proposta migliore che le avessero fatto dal giorno in cui era nata, nemmeno una richiesta di matrimonio l'avrebbe mai fatta così felice. Un alleato era proprio quello di cui aveva bisogno, ed avere quel robusto ed agile compagno sarebbe stata una manna del cielo.

Subito gli offrì la mano, cercando di mantenere il suo entusiasmo, lui presto gliela strinse, sciogliendosi in un sorriso docile, ed ecco che un altro patto di alleanza era stato dunque consolidato.

Subito dopo i due cominciarono a spostarsi verso la meta da cui era stata prima puntata da Rachel, ossia il ruscello. Evidentemente anche il ragazzo temeva per le sue scarseggianti risorse di quell'elemento ed in più entrambi constatarono che sarebbe stato meglio spostarsi a prescindere, dal luogo in cui era avvenuto il loro incontro, prevalentemente per paura che qualche essere, umano e non, attirato da quei suoni potesse rintracciarli, ed in più vigeva la presente minaccia dei fatidici assalitori di Ethan, sempre che il ragazzo non se lo fosse immaginato nella paranoia.

Camminarono per diverso tempo, Rachel in testa con Nakamura che la seguiva a qualche metro di distanza, assumendo un atteggiamento enigmatico quanto spaventato.

Poi, proprio quando il ragazzo cominciava a spazientirsi, entrambi riuscirono a scorgere il lago, un piccolo e fangoso ruscello che proseguiva verticalmente nel suolo, per diversi metri.

Con il buio non si poteva analizzare bene, bensì era indiscutibile che quell'elemento fosse naturale e che quindi l'acqua fosse potabile.

Subito Rachel si fiondò su un bordo del laghetto ed inchinandosi mise le mani a coppa e cominciò a dissetarsi ferocemente, gocciolandosi anche la tuta ed i capelli.

Constatando l'insapore limpido e per niente rischioso di quella fonte chiamò a bassa voce il suo compagno, che a quanto pareva continuava a restare a qualche metro di distanza da lei.

Esso però non rispose, allora lei si voltò insospettita ma, stranamente, non riuscì a scorgerlo.

Solo allora, come colpita da una scossa invisibile si alzò rapidamente da quella sua posizione, guardandosi intorno con preoccupazione. Ethan sembrava sparito, ma com'era possibile? Fino a qualche istante prima era rimasto vicino a lei...

Fu a quel punto che Rachel realizzò il tradimento che la stava aspettando, ed allora subito tastò le sue tasche in cerca del suo maledetto bastone, ma le sue previsioni avvennero troppo tardi, una fitta lama ferrea perforò la sua spalla, prendendola alla sprovvista, di schiena e trapassandola con uno scatto.

Subito la ragazza si voltò con un espressione di terrore dipinta sulla faccia, e provò a combattere, sollevando quella pesantissima quanto inadatta arma a mezz'aria, sferrando un potentissimo colpo all'altezza dell'occhio sinistro del ragazzo che l'aveva imbrogliata e che ora la fissava con uno sguardo folle.

Appena gli arrivò la bastonata nell'occhio, l'individuo, emise un ringhio strozzato, quella ferita cominciò presto a sanguinare e pulsare, facendo cadere grossi grumi di sangue sul terreno roccioso.

In quel momento il ragazzo, mentre scorse il riflesso del suo volto ormai sfregiato da un orribile taglio che si riversava per la lunghezza di tutto il suo occhio, nelle acque tranquille del ruscello, in quella notte sbiadita dall'inganno, perse completamente le ragione. Una rabbia folle si impossessò di lui, che prese rapidamente a pugnalare agilmente e ripetutamente il petto della povera Rachel, che aveva provato a sferrare un altro colpo, ma questa volta era stata troppo lenta e si era ritrovata bloccata dal corpo di Ethan che in quel momento le aveva inflitto le pene più atroci.

La ragazza vedeva la spada scagliarsi contro il suo corpo senza avere più nemmeno la facoltà di pensiero, il suo cervello stava patendo un dolore immane, in quel momento non desiderava altro che morire, ma Ethan si ostinava a non colpire appositamente gli organi vitali, in modo tale da farle perire il doppio.

Presto il suo corpo cadde a terra inerme, mentre il ragazzo con un espressione da psicopatico, continuava a perforare ripetutamente quel petto con la lama, lasciandosi andare piano piano e cominciando a bucare anche tutti gli organi interni e facendo intravedere le budella di quel povero cadavere, macchiandosi ulteriormente le mani ed il viso di sangue.

L'ultimo respiro della ragazza fu il più sofferto, tentò di aspirare un minimo d'aria in preda alla morte, ma i suoi polmoni ormai spappolati dai fori riversarono solo della mesta materia interna, facendola rantolare scoordinatamente per poi finalmente cedere al suolo.

Quando la sua ira si estinse, il corpo della povera Rachel era stato totalmente martoriato ed ora come ora appariva come un quadro di Picasso.

L'ultimo pensiero della ragazza fu quello rivolto alla sua impotenza. Rachel aveva avuto una vita d'obblighi e costrizioni, i suoi genitori erano due pezzi importanti del distretto 10 e l'avevano sempre manovrata e in ogni sua scelta. Per quanto lei tentasse di ribellarsi, riuscivano sempre a farle fare quello che volevano loro, a partire dall'iscrizione in un collegio privato di Capitol City.

Purtroppo nemmeno nel momento della sua morte la rossa era riuscita a ribellarsi, era stato inutile, per quanto nella sua vita avesse provato a reagire prontamente alle sfide, le sue azioni non erano mai state abbastanza, così se ne sarebbe andata con una fine misera e da vera stupida, una stupida accecata dal grande male rappresentato dalla fiducia.

Ethan estrasse la spada dalla massa bucherellata che un tempo aveva costituito la la ragazzina e presto la immerse nella candida acqua del laghetto, tingendola di un rosso scarlatto. Poi si sciacquò il viso, con l'occhio ancora ferito... Decise che più tardi avrebbe tentato una medicazione con delle foglie e si sarebbe accertato quanto riuscisse a mantenere la vista da quell'organo, che momentaneamente era fin troppo gonfio per essere anche solo aperto.

Ringraziò mentalmente la defunta, l'aveva usata unicamente per scovare quel prezioso laghetto, infatti era da circa un giorno che si era ritrovato a secco dall'acqua e questa cosa cominciava a scocciarlo.

Rivolse il suo sguardo a Rachel e poi alla luna, mentre il suo solito ghigno da folle gli incurvava le labbra. Era totalmente compiaciuto dalle sue doti recitative, davvero aveva creduto che lui fosse inseguito da chissà chi?

Comunque allo stesso tempo era molto deluso da quella ragazzina che aveva ucciso.

Era stata una preda troppo facile per i suoi gusti, era morta troppo in fretta e lui voleva dei finali più epici, lui voleva divertirsi sul serio.

Con gli occhi trepidanti di eccitazione ed entusiasmo puntò la sua spada verso il cielo.

In quel momento capì finalmente che lui voleva solo lei, aveva necessità di sfidare quella ragazza in particolare, voleva ucciderla con le sue stesse mani, voleva tingere la sua katana con il marchio della sua vita strappata, era accertato che ormai Nakamura avesse perso la ragione, anche se non del tutto, rendendolo maggiormente pericoloso.

A lui non importava più niente dei giochi o tanto meno della sopravvivenza, l'unica cosa che lui desiderava era uccidere, ma non voleva una preda monotona e semplice, no, lui voleva qualcosa di più, ambiva alla regina del combattimento, lui voleva la testa di Clarisse La Rue.

 

Nda: Heylà!

Mi scuso per i dettagli descritti nelle scene di morte, in teoria avrei intenzione di inserire questa specie di vena un po' più “sanguinolenta” ( bah, ho letto molto peggio) anche nei prossimi capitoli ( non in tutti, s'intende), ma se nel caso a qualcuno dovesse dar fastidio mi avverta che proverò ad auto-censurarmi un pochetto.

Detto questo, so' che il personaggio di Ethan fin ora non sembra minimamente quello descritto dallo zio Rick, ( che tra l'altro io adoravo anche se era nei “cattivi” della saga), ma nel suo punto di vista racconterò meglio la sua storia passata e beh, momentaneamente è impazzito per colpa della pressione, perciò ci sarà una specie di serial killer intenzionale che si aggirerà per l'arena in cerca della povera Clarisse, scatenando il panico.

Perché tutto a lei? XD

Che aggiungere? Povera R.E.D. ed al prossimo capitolo. <3

   
 
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