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Autore: StClaire    31/08/2015    3 recensioni
Maisie è la classica ragazza di diciassette anni. La sua vita si divide tra scuola e amiche, compiti e feste, famiglia e compagni e il ragazzo dei suoi sogni. La sua vita scorre tranquilla come al solito fino a che non le viene imposto di lasciare la sua camera per ospitare la prima figlia del compagno della madre, che ha le fattezze di un bellissimo ragazzo. Maisie, dopo una bugia di troppo, si ritroverà a chiedere ad Alexis "Alex" di tenerle il gioco e farle da fidanzato.
Da quel momento, tra disguidi, baci e ambigue relazioni, inizia per Maisie un'avventura che le scombussolerà più di quanto lei avrebbe mai potuto sospettare.
Dal testo:
«Devo chiederti scusa!», urlò Maisie improvvisamente.
Lei si girò «Scusa per cosa?», chiese Alexis curiosa, fermandosi sul vialetto di casa.
«Anch’io quando ci siamo scontrate all’aeroporto ti ho scambiato per un ragazzo!» disse Maisie tutto in un fiato.
«L’avevo capito», sorrise, e le fossette spuntarono insieme al sorriso, «Beh, almeno ti piacevo?»
La domanda spiazzò Maisie, ma la risposta usci da sola.
«Si!», forse lo disse con troppo entusiasmo, perché lei rise.
«Questo è l’importante», disse avviandosi verso casa.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Capitolo 4

- 1st Day -


 

- Non hai parlato per tutto il viaggio - esclamò a un tratto Alexis - Stai bene? -
Era vero. Non aveva aperto bocca. L’ansia la paralizzava. Erano in autogrill, poco lontani dalla loro meta, ma Maisie si sentiva completamente in subbuglio. Apprezzava quella pausa, ritardava l’ora della sua fine, Alexis sosteneva di avere fame, e di non volere arrivare troppo presto al festival, così mentre si aggiravano per gli scaffali Maisie notò che due ragazze le spiavano da dietro alcuni scaffali. O meglio spiavano Alexis. Che l’avessero presa per un ragazzo anche loro?
- “Ma com’è possibile? Come fa a non accorgersene?!” - Si domando Maisie sbalordita.
- Che c’è? - le chiese Alexis seguendo il suo sguardo. Il suo si andò a posare sulle ragazze, che appena si accorsero che il soggetto dei loro gridolini isterici le stava guardando arrossirono come due pomodori.
- Ah - disse semplicemente ignorandole completamente e agguantando un pacco gigante di patatine e continuando il suo giro di acquisti.
- “Ah” - pensò Maisie - “solo questo?” -  
- Tu non prendi niente? - le chiese Alexis facendola rinvenire.
Maisie la guardò, anzi, la studiò. Era bella. Se la si guardava attentamente, si notava che le labbra, gli occhi e gli zigomi si adattavano più a una donna che a un uomo. Ma le fossette che si formavano agli angoli della bocca quando sorrideva avrebbero fatto impazzire chiunque, maschio o femmina.
- Che hai? Sei tutta rossa a un tratto - chiese Alexis e in un gesto inaspettato si abbassò verso di lei. Era molto alta e filiforme per essere una ragazza, forse questo anche portava a scambiarlo per un ragazzo, era alta più di un metro e settantacinque, quindi almeno 20cm più alta di Maisie!
- Non scotti, meno male. Iniziavo a preoccuparmi! - la guardò - Sicura di non volere niente? -
Maisie scosse il capo con energia e Alexis annuì, pagò e uscirono dall’autogrill dirigendosi verso la macchina.
- Manca poco per raggiungere il posto - disse iniziando ad aprire il pacchetto di patatine - I tuoi amici quando arriveranno? -
“Spero mai!” si ritrovò a pensare Maisie. Come diavolo avrebbe fatto? - Stasera, verso le 8.00 - borbottò.
Alexis annuì e iniziò a dirigersi verso la macchina.
Improvvisamente la suoneria del cellulare di Maisie riecheggiò per tutto il parcheggio.
Maisie mandò in play il messaggio vocale che le era arrivato, ma si pentì subito del fatto.
Delle urla pazzesche riempirono il parcheggio:
 
“MAISIEEEEEEE, SEI ARRIVATA A DESTINAZIONE O TI SEI FERMATA IN QUALCHE MOTEL CON IL TIPO??!?!”
 
Il tutto accompagnato da risate di sottofondo.
Sarebbe voluta sprofondare in quel preciso instante. Alexis si era voltata con ancora mezzo braccio nella busta di patatine.
Maisie vedeva Alex che la fissava con gli occhi sgranati e un punto interrogativo in faccia.
Lei posò il cellulare e la guardò.
- Devi vederti con qualcuno? - chiese Alexis.
Maisie la guardò. Ora era il suo turno di essere a bocca aperta. Balbettò un diniego. Possibile che non avesse capito?
- E di che parlava la tua amica? - le chiese avvicinandosi.
Ok, non aveva capito. Incredibile!
 Ma visto che il discorso era in mezzo tanto valeva confessarle tutto.
- Senti… - esordì.
Alexis chiuse la busta di patatine e Maisie abbassò lo sguardo imbarazzato.
- Hai presente quando hai detto che ero stata matura? - le chiese.
Alexis annuì senza riuscire a capire dove Maisie volesse arrivare. In effetti stava facendo un ragionamento che non aveva senso.
Così le raccontò tutto. In piedi, nel bel mezzo del parcheggio di un autogrill, mentre Alexis continuava a mangiare patatine, le raccontò di com’era stata stupida, di cosa si era inventata. Le raccontò di come Mia e Jody l’avevano scambiata per un ragazzo, e di come dopo che lei l’aveva salutata, quel giorno fuori scuola, avevano iniziato a riempirla di domande, di come si era sentita offesa quando avevano insistito che un tipo come lui, anzi lei, non si sarebbe potuto avvicinarsi a lei. Le raccontò della storia della libreria, di come si erano conosciuti e di come avevo nascosto il fatto che in realtà si trattava semplicemente della sua sorellastra. Raccontò tutto in un fiato, con le lacrime che iniziavano a pizzicarle gli occhi. L’espressione di Alexis era intraducibile. Non sembrava né offesa né arrabbiata. Maisie abbassò lo sguardo per concentrarsi sull’evaporazione delle sue lacrime, ma improvvisamente sentì una delle risate più cristalline e sincere che avesse mai sentito.
Alzò lo sguardo di botto e vide Alexis con le lacrime agli occhi e piegata in due, ma dalle risate.
- O-oddio! - continuò a ridere. Più si piegava e più si sentivano le patatine rompersi nella busta.
Maisie si guardò intorno scandalizzata. La gente le guardava in modo interrogativo. Non riusciva a capire, le aveva appena dato dell’uomo e lei rideva come una matta!
- S-scusami - balbettò Alexis tra le risate asciugandosi gli occhi e cercando di darsi un contegno - Scusami se rido, ma è una storia troppo assurda! -
- Ma è vera! - ribatté Maisie!
- Questo l’ho capito - disse sorridendo - Non volevo offenderti! -
- No! Io non volevo offenderti! -
- Offendere me? - chiese con fare interrogativo.
- Beh, ti ho appena dato dell’uomo. Ogni ragazza si offenderebbe per una cosa del genere! -
- No, forse una ragazzina che fa dell’aspetto fisico tutto, si offenderebbe - disse improvvisamente seria - io ormai ho ventidue anni. A cose come queste non do peso. Sono sempre stata definita come dire, androgina - si fermò e poi riprese - L’ho sempre usata come una sorta di difesa - abbassò lo sguardo per un attimo - Anzi è anche divertente! Devi vedere le facce delle ragazze che ci provano con me quando poi scoprono che in realtà sono una donna! - disse riprendendo a ridere - Ora come hai intenzione di proseguire? Io e le tue simpatiche amiche ci incontreremo per forza in questi giorni - mi chiese ancora con il sorriso sulle labbra.
Maisie non ne aveva assolutamente idea.
- Non saprei - disse - Avevo pensato di scomparire e di non farmi vedere. Questa volta l’ho fatta veramente grossa! Non so con quale coraggio potrò guardare le mie amiche! Loro credono che tu sia il mio ragazzo! -
Quando mi accorsi di cosa aveva detto arrossii all’istante.
- Perché arrossisci? - domandò Alexis in tono canzonatorio.
- Beh - Maisie cercò le parole adatte - Non lo so! - si arrese infine.
- Facciamo una cosa - disse improvvisamente lei - Per questi tre giorni portiamo avanti questa cosa se ti fa stare meglio - continuò mentre Maisie la guardava allibita - Sarò il tuo fidanzato per tre giorni - disse ridendo - Poi quando tornerai a scuola dirai che abbiamo litigato, che siamo troppo diversi e tutte quelle stronzate che portano una bella coppia a dividersi. Ok? - e riprese a mangiare le patatine.
Maisie sentì come un groppo sciogliersi nella gola. Era salva! La sua idea era geniale!
- Alex! Grazie! -
Lei in tutta risposta sventolò una mano, con tanto di patatine, mentre si dirigeva verso l’auto.
Adesso Maisie avrebbe potuto godersi il concerto e la sua compagnia!
 
 
*
 
Alla fine Maisie come assistente non doveva fare granché. Aveva una borsa, dove ogni tanto Alexis tirava fuori un flash, o un obiettivo diverso e altra roba di cui Maisie non conosceva neanche il nome. Alexis era molto professionale, si muoveva con cautela e sembrava studiare tutto nel minimo dettaglio. Ogni tanto le faceva vedere degli scatti, e anche in quel trambusto di casse, tende e materiale vario, sembravano raccontare ognuno una storia.
Ogni tanto arrivava un tipo stranissimo, in là con l’età, con dei baffoni e una barba veramente fuori dal comune, a chiedere qualcosa ad Alexis. Confabulavano un po’, di solito era lui che parlava, lei si limitava ad annuire e poi si allontanava. Alexis le aveva spiegato che era uno degli organizzatori.
- Che ne dici se adesso andassimo a montare la tenda? - chiese improvvisamente Alexis.
Maisie annuì semplicemente. Anche se ovviamente lei non sapeva montare una tenda.
- Tu sai montare una tenda? - chiese.
Alexis annuì - Dovrei. Ho preso una di quelle che si apre lanciandola. O almeno così ho capito - disse sorridendo.
Raggiunsero la piazzola che l’organizzazione le aveva riservato. Il che era un gran bene. Avevano a disposizione dei bagni privati (anche se per tutta l’organizzazione. Ma vuoi mettere tra dividere il bagno con altre venti persone e un bagno diviso con migliaia di persone?) un angolo cottura e tutti quei piccoli beni primari indispensabili per un buon campeggio.
Alla fine c’erano voluti un paio di lanci per far aprire la tenda. Ma erano stati venti minuti davvero esilaranti. Alla fine sistemarono tutta la loro roba, al sicuro nelle casse iper sorvegliate dell’organizzazione e le ultime cose nella tenda.
- Oh! - esclamò Maisie uscendo dalla tenda. Una delle sue calze era rimasta incastrata in qualche pezzo della tenda. Alexis si girò verso di le chiedendole se andava tutto bene.
Maisie scoppiò a ridere spiegandole che non riusciva a liberarsi senza distruggere le calze. Le piacevano, ci teneva. Erano un regalo di sua sorella.
Alexis si avvicinò e inizio a maneggiare con le calze. Improvvisamente si abbassò. Maisie sentiva le sue mani sulle gambe e iniziò a imbarazzarsi. Forse è perché premevano forte o forse perché le sembravano così… esperte?
- Hey! - una voce femminile richiamo l’attenzione delle due - Non è neanche buio e già state nel pieno del divertimento? -
- Credo siano atti osceni in luogo pubblico! - aggiunse Mia.
Oddio. Ora iniziava la messa in scena. Alexis, anzi, ora Alex era ancora piegata. Con la testa arrivava all’altezza del Ventre di Maisie. In effetti era una posizione ambigua, se non si conosceva la precedente storia.
Alex alzò gli occhi velocemente e guardò Maisie, che però non riuscì a tradurre quello sguardo, poi con un gesto secco, divise la calza dalla zip, intatta.
- Ecco fatto - disse. Poi si avvicinò ai miei amici che erano rimasti a guardare.
- Voi dovete essere gli amici di Maisie - disse presentandosi. Era così naturale! - Com’è andato il viaggio? - strinse le mani a tutti, tranne a Jody e Mia che si avvinghiarono a lei salutandola con un bacio.
- Bene, bene - esordì Connor squadrando Alexis - credevamo ci volesse più tempo. E qui è anche vicino alla stazione -
Alex annuì. Sembrava perfettamente a suo agio. Continuò a chiacchierare del più e del meno, spiegando bene il posto ai ragazzi, mentre io dovevo subire il terzo grado dalle ragazze.
- Dio, Maisie. Te lo sei scelto proprio bene! È un po’ magrolino, ma sicuramente ha altre doti! Devi dirmi la libreria in cui l’hai beccato! Devo farci un giro anch’io! -
Maisie cercò di sorriderle nel modo più naturale possibile.
- Ma quindi - disse Mia guardandola intensamente negli occhi - Stanotte diventerai una donna? - sussurrò.
Maisie sbiancò. Non ci aveva pensato. Non aveva pensato che si sarebbero aspettate una cosa del genere.
- No! Lo conosco da così poco! -
Lo sguardo deluso che le rivolsero la fece rabbrividire. In tutta quella sceneggiata un qualcosa di vero voleva pur mantenerlo.
- Non sono pronta! - sbottò. Forse un po’ a voce troppo alta, visto che i “ragazzi” si girarono verso di loro.
Alex le lanciò uno sguardo. Ma era diverso da tutti gli altri che si eravamo scambiati fino allora. Gli altri erano stati tutti fugaci. Ma questo, oh, questo era diverso. I loro occhi s’incatenarono. C’era qualcosa di diverso in quelli di Alex. Forse era la notte a rendere ancora più profondi i suoi occhi già neri. Fu un attimo. Un sorriso, le fossette che si formarono e poi la luce riflessa su uno dei suoi piercing all’orecchio mentre si voltava.
Anche Mia e Jody esitarono un paio di secondi.
- Tu non sarai pronta… - iniziò Jody - …Ma lui sì - completò Mia.
Quella volta Maisie non seppe cosa ribattere.
 
*
 
Finalmente riuscirono a staccarsi da quel gruppo. Alex aveva parlato per tantissimo tempo con i ragazzi. Era perfetta in mezzo a loro. E loro non sospettavano minimamente niente.
La serata passò tranquilla. Si erano alternate tante di quelle band sul palco che ormai Maisie aveva perso il conto. Il lavoro di Alex si svolgeva principalmente dietro le quinte. Fotografava i musicisti, ci scambiava qualche parola, qualche volta le aveva chiesto di scattarle delle foto con qualche musicista. E le chiedeva sempre se anche lei volesse una foto con qualcuno. A Maisie piaceva guardarla lavorare.
A una certa ora i concerti finirono, per la quiete pubblica, e Maisie si sorprese dell’ora tarda che si era fatta. Non accusava neanche un po’ di stanchezza. Mentre Alexis sistemava le sue cose Maisie andò a farsi un giro, alla ricerca dei suoi “compagni”. Li trovò in fila allo stand delle birre.
Si mise in fila con loro e iniziarono a chiacchierare. Si sentiva strana. Stava liberamente parlando con Connor. Di solito quando parlava con lui, cosa rarissima, perdeva il controllo. Bocca e cervello si scollegavano. Ma quella sera era diverso. Sentiva una sorta di protezione attorno. E pensava che quella protezione fosse la sua messa in scena con Alexis. Maisie e Connor parlarono così tanto da perdere la fila. Mia e gli altri erano andati avanti mentre lei e Connor si misero da parte e continuarono a chiacchierare. Lui era incredibilmente carino e gentile. Improvvisamente il suono di una risata li fece voltare verso lo stand. C’erano Alex, Mia e gli altri. E Alex sembrava divertirsi tantissimo. E sembrava aver anche bevuto parecchio. Alex aveva sottobraccio Mia, e intanto portava due birre.
Alex si avvicinò e le fece l’occhiolino. Fu un attimo. Si abbassò verso di lei e sussurrò - Dio, non si stacca - all’orecchio allontanandosi.
Maisie accennò una risatina, ma quella che le uscì fu davvero nervosa. Sentiva ancora il calore del corpo di Alex così vicino al suo, aveva ancora il suo profumo addosso.
Lo sguardo d’invidia di Mia la riportò alla realtà. Probabilmente Mia doveva averci provato. Stronza.
Con la sua più studiata nonchalance Maisie si appoggiò ad Alex, e subito dopo sentì il suo braccio intorno alle sue spalle, mentre continuava tranquillamente a parlare con Connor e gli altri.
Come se fosse un gesto del tutto naturale per lei. Ma doveva ammetterlo, che tra le sue braccia si sentiva bene.

 

Ciao a tutt*!
Che bello essere ritornata a scrivere! Mi dispiace non aver aggiornato prima, ma sono stata via l'intero mese di Agosto, ma fortunatamente sono riuscita ad andare avanti con la storia, delineando quasi l'intero arco. Non mi resta che scrivere!
Comunque, spero che questo capitolo valga la lunga attesa!
Ringrazio tutti quelli che hanno letto, recensito, preferito, seguito e ricordato, siete davvero tanti e la cosa mi rende veramente felice!
Per ringraziarvi vi lascio un piccolo spoiler del prossimo capitolo!

 

Una voce la fece gridare. Si girò di scatto e si ritrovò Alexis che rideva a crepapelle appoggiata a un albero.
- Ehi! Mi hai fatto venire un infarto! - alcuni ragazzi le stavano guardando, aveva urlato e adesso si sentiva in imbarazzo.
- Scusami, avevi una faccia così assorta. A che pensavi? - chiese Alexis.
- Ti stavo cercando! -
Alexis alzò un sopracciglio.
- Mi cercavi? Perché? - chiese incrociando le braccia e appoggiandosi all’albero.
L’attenzione di Maisie fu attirata da un codino rosa che spuntava al polso, nella marea di braccialetti di Alexis. Non le sembrava il suo stile.


 

  
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