Libri > The Maze Runner
Segui la storia  |       
Autore: Edith Edison    01/09/2015    4 recensioni
Newtmas||Long||AU!HighSchool
« Newt! » Newt roteò gli occhi e sbuffò scocciato, osservando Thomas che correva nella sua direzione. [...]
Era un tipo solitario, lui: non gli piaceva stare in compagnia, specie dei suoi coetanei. [...]
Eppure Thomas non si era mai lasciato intimorire, sembrava voler diventare suo amico a tutti i costi.
***
Il fatto che avesse lasciato entrare quel ragazzo sempre troppo pimpante e curioso nella sua vita non significava che improvvisamente fosse diventato socievole. Continuavano a piacergli la solitudine e la tranquillità, però adesso parlava con qualche compagno a scuola, persino con qualche femmina.
Eppure l'unico a cui faceva vedere i suoi disegni era Tommy. L'unico che avesse mai invitato a casa sua era Tommy.
L'unico a cui avesse mai fatto un regalo era Tommy.
***
Quando Thomas se n'era ormai andato da venticinque minuti esatti, Newt si accorse di sentire ancora la sensazione delle sue braccia intorno al proprio esile corpo; ce l'aveva marchiato sulla pelle, quell'abbraccio.
***
« Speravo... » Intervenne Thomas e Newt riconobbe un leggero accento americano. « ...che potessi chiudere un occhio per un tuo vecchio amico. » Concluse posando lo sguardo sul biondo.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Minho, Newt, Teresa, Thomas, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Remember how we were, shuckface?

 

Prologo: True Friends


11 anni prima

« Newt! » Newt roteò gli occhi e sbuffò scocciato, osservando Thomas che correva nella sua direzione.
« Newt! » Ripeté forte quello, salutandolo con un cenno della mano e sorridendogli nel momento in cui i loro sguardi si incontrarono. 
Newton, dal canto suo, rimase impassibile e si sedette meglio sulla poltrona, incrociando le braccia sul petto.
Era un tipo solitario, lui: non gli piaceva stare in compagnia, specie dei suoi coetanei. Per questo motivo, non riusciva a capire tutti quei bambini che desideravano un fratellino o una sorellina; Newt era figlio unico e gli andava più che bene.
A scuola il comportamento antipatico che aveva cominciato ad adottare era abbastanza per tenere lontani i suoi compagni, i quali col tempo avevano imparato a lasciarlo in pace.
In generale, l'unica compagnia che Newton tollerava era quella del suo album da disegno e di una matita: disegnare era la cosa che più gli piaceva fare, lo faceva stare bene.
« Domani vuoi venire a mare? » Gli chiese Thomas affannato dalla corsa, appoggiandosi contro il corrimano dei quattro scalini che portavano dal giardino alla veranda. « Mia mamma ha detto che potevo invitarti. »
Ecco, se Newt non sopportava i suoi compagni di scuola, Thomas lo odiava.
Aveva sempre ritenuto che fosse un bambino di quelli della peggior specie: perennemente in movimento, non la smetteva mai di parlare e fare domande, troppo incuriosito da tutto ciò che lo circondava, un sorrisone sulle labbra e la battuta sempre pronta. 
« No. » Il sorriso di Thomas, alla risposta secca del biondino, si allargò ulteriormente - Newt si chiese come fosse possibile, visto che andava già letteralmente da un orecchio all'altro - e fece scoccare la lingua sul palato, come se si aspettasse quel trattamento.
Ed, in effetti, probabilmente se lo aspettava veramente, visto che Newt si era sempre comportato male con lui, più che non chiunque altro, spesso pregandolo di andarsene via e lasciarlo in pace perché 'con te non ci voglio stare'.
Eppure Thomas non si era mai lasciato intimorire, sembrava voler diventare suo amico a tutti i costi.
« Dai, ci sei mai stato al mare? » Salì gli ultimi due gradini e poi si fermò per parlare ancora con gli occhi nocciola che gli luccicavano per l'entusiasmo. « Possiamo fare il bagno, costruire castelli di sabbia o conoscere altri bambini! »
Il biondino si paralizzò sul posto; quell'ultima prospettiva lo allettava meno di qualunque altra. 
« Thomas, ho detto di no. Vattene. »
Ma prima che il moro potesse ribattere, dalla porta di casa uscì la mamma di Newt, la quale si sorprese nel vedere il bambino. 
« Ciao, Thomas! Come stai? » Il suo sguado si addolcì e scompigliò affettuosamente i capelli al moro con la mano. 
« Bene. Domani vado a mare con Ben, mamma e papà, può venire anche Newt? » La donna, la quale tra le altre cose era molto amica della mamma di Thomas, aveva sempre voluto che Newton socializzasse con altri suoi coetanei. 
Eppure era ben consapevole delle lamentele che la maestra spesso e volentieri le aveva rivolto, di quanto suo figlio risultasse scorbutico e reticente nei confronti degli altri bambini. 
Vedeva i suoi disegni appesi dappertutto nella sua camera e, se da un lato adorava il suo lato artistico, dall'altro si era ritrovata a pensare di preferire che Newt trascorresse quel tempo in compagnia di qualche amico, magari.
Non era solita fargli pressioni, sapeva com'era fatto, quanto fosse intelligente ed amabile a modo suo, ed inoltre si era convinta del fatto che fosse solamente un periodo della crescita.
Però Thomas era davvero troppo dolce e gentile, nonostante le risposte fredde ed antipatiche che il biondino gli aveva sempre rifilato e di cui a volte era anche stata testimone, era sempre passato per invitarlo a giocare con lui o a fare merenda.
Quel bambino, non sapeva perché, ci teneva seriamente ad essere amico di suo figlio e lei non poteva fare altro che apprezzare questa sua dedizione. 
Proprio per questo motivo, gli sorrise per l'ultima volta e « Certo. » disse.
Newt spalancò la bocca, scioccato in primis dalla sfacciataggine che Thomas aveva dimostrato più di una volta davanti ai suoi occhi ed in secundis dalla risposta affermativa di sua madre.
Si erano per caso coalizzati contro di lui?
Thomas saltellò sul posto tutto contento. « Evvai! » Si rivolse a Newt. « Domani ci vediamo qui fuori alle nove. » Poi si voltò e corse verso casa sua di fronte. 
« Ma mamma... » Provò a protestare il biondo. 
« Ti divertirai. » Sapeva che non si sarebbe arrabbiato, non con lei; le avrebbe tenuto il broncio per tutta la giornata e avrebbe risposto a gesti e a monosillabi, ma non le avrebbe urlato contro. « Ti divertirai, Newt. » Gli sussurrò prima di lasciargli un leggero bacio sui capelli e rientrare in casa loro.


10 anni prima

Newton si stava annoiando a morte.
'Nemmeno ci volevo venire a questa stupida festa', pensó mentre ingurgitava una manciata di patatine al formaggio.
Aveva deciso di partecipare solo perché Tommy, il giorno precedente, era riuscito a strappargli una promessa mentre si rincorrevano per il quartiere. 
« Sei il mio migliore amico, come puoi non esserci al mio compleanno? » Gli aveva ripetuto più di una volta il moro, lasciandolo interdetto altrettante volte, visto che nessuno prima - a parte Thomas, s'intende - gli aveva mai rivelato di considerarlo il proprio 'migliore amico'.
Il fatto che avesse lasciato entrare quel ragazzo sempre troppo pimpante e curioso nella sua vita non significava che improvvisamente fosse diventato socievole. Continuavano a piacergli la solitudine e la tranquillità, però adesso parlava con qualche compagno a scuola, persino con qualche femmina. 
Eppure l'unico a cui faceva vedere i suoi disegni era Tommy. L'unico che avesse mai invitato a casa sua era Tommy.
L'unico a cui avesse mai fatto un regalo era Tommy.
E non un regalo qualsiasi, bensì l'intera collezione dei film di Star Wars. Newton si sentiva quasi consumare dalla voglia di vedere il suo sguardo nel momento in cui avrebbe scartato il pacchetto azzurro e oro.
Nonostante ciò, si ritrovava seduto ad un angolo della stanza, in disparte, ad osservare i bambini che giocavano e ridevano insieme a Thomas.
Perché il moro non era come lui e Newt, questo, lo aveva capito da tempo ormai. 
Era simpatico e gentile, trattava sempre tutti bene ed aveva un mucchio di amici che sembravano voler trascorrere l'intera durata della festa in sua compagnia.
Per questo, Tommy aveva passato pochissimo tempo con Newt quel giorno, coinvolto più di una volta da qualcuno sempre diverso a giocare insieme agli altri. 
Quindi continuava ad annoiarsi, consapevole del fatto che avrebbe fatto bene a starsene a casa sua a guardare un cartone animato in tv, piuttosto che vestirsi di tutto punto per andare in quella pizzeria e sussurrare imbarazzato gli auguri di buon compleanno al bambino.
Inoltre, si sarebbe arrabbiato con Tommy quando quest'ultimo gli avrebbe chiesto perché gli stesse tenendo il muso: non stava facendo nulla per liberarsi di quei mocciosi e stare con lui.
Ma non era il suo migliore amico?
Newt sospirò affranto e prese un'altra manciata di patatine, poi si riempì un bicchiere d'acqua.
'Pazienza', disse fra sé e sé, 'se esiste un buon motivo per annoiarmi, quello è Tommy'. Perché anche se Newt non aveva avuto dei veri amici nella sua breve vita, sapeva che Thomas Edison sarebbe rimasto il migliore che avesse mai potuto desiderare. 
Ne fu certo quando gli altri cominciarono a cantare 'Happy Birthday to you' e Thomas lo prese per un braccio, trascinandolo con sé dietro il tavolo sul quale era stata sistemata in bella vista la grande torta di compleanno.

E la sua rabbia scemò del tutto quando lo strinse forte e sorrise all'obiettivo, ché 'la prima foto devo farla col mio migliore amico'.


9 anni prima

« Non posso ancora crederci che oggi me ne vado. » 
« Non essere tragico, testa di caspio. » 
Thomas e Newt erano seduti l'uno accanto all'altro sugli scalini di legno bianco della veranda del biondo.
« Non sono...tragico. » Fece una smorfia. « Solo...non voglio trasferirmi, non voglio lasciare Londra. » Thomas sospirò, piano piano si stava arrendendo alla realtà.
Non c'era più nulla che potesse fare, i suoi genitori avevano preso quella decisione molto tempo prima e il giorno del trasferimento era arrivato. A nulla sarebbero servite le ennesime lamentele da parte sua e del suo fratellone Ben. « Mi mancherai persino tu, pive. »
Newt sorrise beffardo, poi ritornò di colpo serio. Nemmeno lui voleva che partisse: era il suo migliore amico e gli voleva bene, con chi avrebbe trascorso le sue giornate? Con chi avrebbe preso in giro i tizi dei reality show e con chi avrebbe riso per la più piccola stupidaggine?
« Ti farai altri amici, Tommy. »
« Ma non saranno te. » Borbottò l'altro e per la prima volta, Newton sentì forte l'impellenza di scoppiare a piangere.
Di colpo si voltò verso di lui e gli mise una mano sulla spalla, fissando i suoi occhi nocciola in quelli dell'amico color marrone scuro, ostentando serietà come mai prima di allora. « Devi promettermi una cosa. »
Il biondino roteò gli occhi, ma rimase in attesa, sinceramente incuriosito da quel comportamento insolito. 
« Anche tu devi farti degli amici. »
Newt inarcò un sopracciglio e quasi gli scoppiò a ridere in faccia. 
« Newt, sono serio. » Fece scivolare via la mano. « So che sei una brutta sploff e che vorrai rimanere in casa tutto il tempo, ma devi farti degli amici. Degli amici veri. Capito? » 
Newton annuì in silenzio, scandagliando il suo volto e tentando di trovare qualcosa che lo tradisse, che gli facesse capire che lo stava solo prendendo in giro. Eppure Thomas non scherzava e sembrava essere seduto su delle spine perché stava aspettando la sua risposta con un'espressione preoccupata in viso, i muscoli di tutto il corpo tesi e il piede che batteva freneticamente sul terreno.
« Te lo prometto, Tommy. »
E lui si aprì in un sorriso, uno di quelli che gli andavano da un orecchio all'altro e sprizzavano gioia da tutti i pori. Uno di quei sorrisi che Newt vide solo poche altre volte nella sua vita. 

Prima di salire in macchina, finalmente pronti per lasciare il quartiere di Londra nel quale aveva sempre vissuto, la famiglia Edison permise al figlio Thomas di salutare per l'ultima volta il suo migliore amico Newton. 
I due bambini si strinsero forte in un lungo abbraccio e si lasciarono con un sorriso sulle labbra, un sorriso che da entrambe le parti nascondeva del dolore.
Nonostante ciò, quando Thomas se n'era ormai andato da venticinque minuti esatti, Newt si accorse di sentire ancora la sensazione delle sue braccia intorno al proprio esile corpo; ce l'aveva marchiato sulla pelle, quell'abbraccio.
E fu in quel momento, quando Newt sentì più che mai il vuoto che Tommy aveva lasciato - accanto a sé, dentro di sé -, quando realizzò che il suo migliore amico se n'era andato seriamente, che si permise di piangere.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > The Maze Runner / Vai alla pagina dell'autore: Edith Edison