Ero sul tram, tremendamente gremito di gente. Sono stata costretta a restare
in piedi, con la mano che afferra uno dei ganci sul soffitto del mezzo
pubblico. Ero di cattivo umore, un po' per la faccenda di Yoko e un po' perché
il tizio di fronte a me continuava a guardarmi le tette. Aveva all'incirca
cinquant'anni, tre capelli in testa, in giacca e cravatta. Ma ciò che più mi
disturbava era il fatto che portasse la fede: non solo pedofilo ma anche
traditore. Non avrei dovuto vestirmi in modo così provocante!
Non potevo nemmeno coprire la sua perdizione, perché ero intenta a reggermi
per non scivolare.
"Crepa bastardo! Smettila di guardarmi le tette o ti amputo
l'uccello... finocchio di merda!" urlai nella mia testa, ma non ebbi il
coraggio di dirlo veramente.
"Hey Tu!" all'improvviso una voce maschile piuttosto giovane
risuonò all'interno del tram "Smettila di guardarla in qualche
posto!"
Era Yoshikawa, un mio compagno di classe. Piuttosto carino, ma non certo del
mio genere.
Stava prendendo le mie difese "Piuttosto mr. Pedofilo guardi le donne
della sua età...c'è proprio un'ospizio a un paio d'isolati da qui"
"Ma...come si permette ? La denuncio per false accuse"
"Faccia pure! Cariatide guardona!"
"Smettila" sussurrai all'orecchio del mio compagno
"Ok..ok la smetto" era indispettito, forse si era aspettato di
ricevere de i grazie da parte mia, ma ero troppo imbarazzata da quegli eventi
per poterci riuscire.
"Era ora!" esclamò l'uomo con provocazione, mentre gli altri
passeggeri del treno mi guardavano stupiti.
"Lei stia zitto!" si difese nuovamente Yoshikawa, puntandogli il
dito addosso
"Basta! Alex Basta!" mi aggrappai al suo petto con le lacrime agli
occhi. Mi abbracciò e io mi morsi un labbro. Per l'ospedale mancavano ancora
due fermate.
L'uomo continuava a fissarci, ma né io né lui ci facevamo più caso.
Mi staccai dal suo abbraccio e mi riagganciai salda, quando lui mi diede il
suo giubbetto di jeans invitandomi ad indossarlo, poi ritornò al suo posto a
sedere. Mi calzava a pennello. Che cosa avrà avuto da difendermi così tanto!
Non ci siamo parlati mai, se non per darci i compiti o stronzate simili...
La mia fermata! Cercai Yoshikawa con lo sguardo per potergli ridare la
giacca, ma era sparito, probabilmente era sceso alla fermata precedente e non
me ne sono accorta. Scesi dal tram. Dovevo fare ancora un paio di isolati prima
di raggiungere l'ospedale per far visita a mia nonna.
L'ospedale era una struttura rettangolare con le mura di colore bianco e con
un parco giochi sul retro. Quando mi annoiavo da piccola mentre aspettavo i
risultati delle operazioni di mia nonna ne usufruivo anch'io.
Mi piaceva scivolare giù dallo scivolo giallo, dondolare sull'altalena con
le farfalle e cose così. Mi divertivo un mondo.
Estrassi il biglettino con il numero di stanza di mia nonna dalla borsetta
ed entrai. Mia nonna soffriva di diabete ed era per questo motivo che passava
molto tempo in ospedale. Non appena entrò in ospedale, notai con inquietudine
una scritta con pennarello nero sulla parete dell'ascensore:
"IO SONO VIVA! VOI NO! JOY BARKER"
Trasalii. Joy Barker...Joy Barker. La ragazza investita dal treno.
All'improvviso le porte dell'ascensore si aprirono e sussultai Quarto piano.
Per arrivare alla stanza dovevo percorrere il corridoio scuro e stretto,
illuminato da lampade al neon intermittenti. Un odore tipico degli ospedali mi
fece venire la nausea: quell'odore nauseabondo di quando si va a fare le
impronte ai denti dal dentista. Odio quell'odore, mi fa star male. L'odore
della salute.
Nella camera di mia nonna c'erano due lettini ospedalieri, divisi da un
tavolino su cui era appoggiato un vaso di orchidee, un pacchetto di sigarette e
dei giornali di gossips, cruciverba e cucito. Un letto era vuoto, nell'altro
era stesa la nonna, raccolta su di un lato, come un gatto che si scalda durante
le tremende giornate di inverno.