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Autore: giulji    03/09/2015    2 recensioni
*Storia corretta e rivisitata nei primi capitoli, in modo tale che adesso, anche a coloro che non hanno letto la saga di Hunger Games, risulti una lettura comprensibile*
Questa fanfiction, ambientata in un survivial game, avrà come protagonisti la maggior parte dei personaggi presi dalla saga dello zio Rick, ricollocati sotto forma di tributi/sacrifici.
Il tutto averrà attraverso più punti di vista (POV).
Chi sarà il vincitore finale ? Chi morirà durante i giochi ?
In che circostanze ? Quali saranno le alleanze ?
Dal testo :
"... Nonostante la sua enorme voglia di lasciarsi cadere tra le braccia di Morfeo, affogando in un sonno privo di memorie, che lo avrebbe momentaneamente esonerato dalle tenebre che gli offuscavano perennemente il cuore, Nico non era invece riuscito ad addormentarsi nemmeno per un ora di seguito e le occhiaia violacee che gli contornavano lo sguardo già corrucciato ne costituivano una prova.
Sapeva che quella mattinata, non rappresentava infatti, l'inizio di un giorno comune, bensì quella maledetta giornata portava con se la consapevolezza che di li a poche ore ci sarebbe stata la fatidica mietitura per il distretto 13 dello stato di Panem..."
Genere: Azione, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Hazel Levesque, Leo Valdez, Nico di Angelo, Percy/Annabeth, Talia Grace
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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HAZEL

Hazel Levesque si svegliò di soprassalto dal suo breve e tormentato sonno, in seguito ad un sordo quanto potente sparo, che con ogni probabilità annunciava la decaduta di uno dei partecipanti che si trovavano nell'arena insieme a lei, non poteva però sapere con precisione che il tributo in questione era Rachel Dare che a poca distanza dalla sua postazione era appena stata uccisa brutalmente dall'ormai folle Nakamura.

Stringendosi nervosamente le braccia in quello che aveva sempre definito un atto impulsivo da stress, molto simile ad un tic nervoso, si rese conto che al suo risveglio era stata accompagnata da una visibile pelle d'oca, dovuta forse più alla paura che le attanagliava i cinque sensi, che alla lampante motivazione che riguardava il freddo gelido da cui era circondato il luogo ove si era fermata per riposare.

Si ritrovò a fissare con sguardo attento l'ambiente che si espandeva dinnanzi a lei, soffermandosi sull'accumulo di risorse che si era procurata durante le giornate precedenti, che giacevano, a poca di stanza dal suo corpo, in maniera abbastanza composta, poggiati ai piedi di un mezzo tronco dall'ampia stazza ed i colori opachi.

Appena i giochi iniziarono, Hazel, per prima cosa si era infatti affrettata a recuperare frettolosamente due zainetti verdognoli dall'enorme pila di scorte che si trovava all'ombra delle grandi palme di est.

Fatto ciò aveva anche afferrato rapidamente quello che ora era il suo piccolo, vecchio e arrugginito, seppur comunque funzionante, pugnale, e si era addentrata di getto nei boschi, con il cuore in gola, alla ricerca sfrenata del suo fidato compagno di distretto.

Hazel sorprendentemente, in quella prima giornata di torture, riuscì quasi subito ad individuarlo, guidata dall'ambiguo legame di empatia che era sempre riuscito, anche nel distretto, a guidarla precisamente da quel soggetto tenebroso; Anche se la ragazza dovette ammettere almeno a se stessa che forse, in quel frangente, riuscì a raggiungerlo solo ed esclusivamente grazie alla situazione che aveva scaturito un naturale senso d'orientamento, dettato dall'enorme paura a cui era stata esposta, dato che quella volta più di tutte Hazel si era ritrovata a riconoscere quanto fossero eccezionali le doti di mimetizzazione e fuga di Nico.

Comunque, dopo averlo pregato in ventimila lingue differenti, finalmente la ragazza riuscì a convincerlo del fatto che per loro sarebbe stato meglio rimanere uniti, anche se lui inizialmente era estremamente contrariato a quest'ipotetico avvicinamento, e neppure dopo il lungo e dettagliato discorso che gli propinò la ragazza successivamente, in quella serata stessa, non sembrò effettivamente molto convinto.

Così lei giunse alla conclusione che, quello strambo capellone vestito perennemente di nero, stesse cercando in tutti i modi di proteggerla, proponendo una loro divisione.

In effetti non le ci volle molto a realizzarlo dal momento che era già consapevole di quanto bassa fosse l'autostima del ragazzo ed era dunque sicura dal principio che lui si considerasse un mero peso per una qualunque possibile alleanza, d'altronde credeva che fosse stato questo il motivo portante che l'aveva spinto a declinare istantaneamente anche la sincera proposta di Solace.

Hazel però, era sicura che lui si sbagliasse, e con il tentativo di farli ricongiungere mirava allo stesso risultato del ragazzo, ossia una maggiore probabilità di sicurezza per entrambi.

Ormai anche i giocatori biondi di football dei film horror avevano appreso che era meglio non separarsi dal gruppo se si voleva avere una qualche possibilità di rimanere vivi, eppure quel ragazzo era troppo cocciuto e pessimista per realizzare la situazione in maniera così realistica ed effettiva.

In quell'istante, Hazel lo fissava con i grandi occhi ambrati semiaperti, mentre era ancora stagliata contro un albero dalla consistenza sgretolante, e squadrava la magra figura scura del ragazzo in questione, mentre era voltata di spalle, intenta a fissare con occhi stanchi quanto vigili l'orizzonte, mantenendo attivo il suo turno di guardia.

Il panorama era estremamente tetro, gli alberi si ergevano imponenti ed insistenti, e nell'oscurità notturna, le loro ramificazioni sembravano dei prepotenti artigli felini.

Tutto era estremamente secco e privo di vitalità, quella larga distesa pareva una natura morta, dove non si riusciva ad intravedere nemmeno una minima tonalità di verde, ma solo un cupo marrone misto al grigio.

Il panorama si poteva considerare, dai colori e dall'atmosfera, appartenente alla fascia autunnale, con la sola aggiunta dell'insopportabile vento ghiacciante che tirava prepotentemente nell'aria, tipicamente invernale, tanto che la ragazza temeva che da un momento all'altro dal cielo cominciasse a nevicare.

Hazel si schiarì la voce per attirare l'attenzione del compagno, che ancora preciso nei suoi movimenti si guardava attorno, seppur con fare assonnato, rigirandosi in mano la torcia elettrica, momentaneamente spenta, che avevano trovato in uno dei due borsoni acciuffati dalla ragazza intorno alle piattaforme.

Levesque, nel tentativo di richiamare la sua attenzione, finse qualche colpo di tosse, cercando di non far comunque troppo rumore.

Nico se ne accorse subito e si girò di scatto, osservandola a sua volta con dei profondi abissi di cenere,e poi dopo qualche attimo di tentennamento schiarì a sua volta le corde vocali e domandò con la voce rotta dalla stanchezza:-“ Ehi, Haz, perché ti sei svegliata? Qualcosa non va? Se è per il turno di veglia non ti preoccupare, tocca ancora a me e posso resistere per molto altro tempo, non sono per niente stanco.” concluse in un affermazione fasulla, smentita da quegli enormi borsoni violacei che si ritrovava sotto gli occhi, e come se non bastassero da un'aria che non avrebbe potuto convincere nemmeno il più fesso dei capitolini in ascolto.

Hazel lo raggiunse gattonando in mezzo ai sassolini ed alle foglie rinsecchite, poi una volta che raggiunse la sua altezza gli stropicciò i capelli con fare canzonatorio, notando il grande disappunto del ragazzo che si ritrasse restio dal suo tocco e schioccò la lingua, fingendosi irritato.

“Senti un po', re degli spettri, guarda che so' per certo che il tuo turno per questa notte è finito da parecchio tempo. Piuttosto, perché non mi hai svegliato? Tra l'altro hai una stanchezza nello sguardo che farebbe invidia a quella di uno zombie, quindi adesso fila a dormire e non fare come al solito gli straordinari.” sentenziò divertita Hazel, rannicchiandosi maggiormente contro la sagoma scura di quell'imprevedibile ragazzo, che in quel momento incrociava solidamente le braccia al petto, leggermente imbarazzato.

Hazel continuò ad osservarlo minuziosamente per alcuni dei minuti che seguirono, come incantata, poi riprendendosi, notò come anche il gracile corpo del suo alleato tremasse involontariamente ed impercettibilmente per via di quel maledetto quanto gelante vento, che muoveva coinvolgente i sassolini ed i residui del terriccio, generando tra le altre cose un enorme quantità di polvere e foschia, che ostruiva ulteriormente la visuale dalla loro guardia.

La ragazza circondò il corpo di Nico con il braccio sinistro, in una specie di abbraccio, con il tentativo di trasmettergli un po' di calore.

Lui inizialmente si lamentò come al suo solito, sostenendo di essere altamente contrario al contatto fisico, poi però, sotto una quasi supplica della ragazza, che sosteneva fermamente di star morendo di freddo, le venne incontro.

Il ragazzo rassicurato da quel morbido contatto si fece sempre più rilassato, finché le sue palpebre cominciarono a farsi eccessivamente pesanti ed il suo corpo diventò rigido come il cemento.

Così, prima che Nico se ne potesse accorgere si ritrovò sdraiato lascivamente al suolo, con la testa appoggiata sulle gambe dell'amica, intento a sonnecchiare beatamente, ignorando tutta la paura di quella situazione, resa peggiore dagli ululati sinistri che i lupi continuavano a lanciare in lontananza.

Hazel sorrise amaramente nel notare come il viso del suo compagno diventasse più genuino e rilassato durante il sonno, tanto da farlo sembrare quasi un comune quattordicenne senza alcuna preoccupazione.

In realtà lei era perfettamente a conoscenza del dolore e del tormento che aveva dovuto sopportare Di Angelo durante tutta la sua vita.

Lei non poteva compatire nessuno, dal momento che a sua volta era sempre stata una bambina sola e senza amici ne punti di riferimento, insomma, una vera emarginata, eppure il suo spirito era sempre rimasto vivace e niente era mai riuscito ad abbatterla, la sua forza d'animo l'aveva aiutata sempre a superare tutto.

Molti la vedevano un po' come se fosse un angelo bianco in mezzo all'oscurità, che nonostante una condizione sfavorevole la circondasse perennemente, non lasciasse mai scalfire la sua indole gentile.

Nico invece era esattamente l'opposto, lui purtroppo era oramai un angelo nero, corrotto dall'oscurità, eppure Hazel intorno alla sua aura scura riusciva a scorgere la luce di un sole, la luce di un appiglio di speranza, ed era dunque convinta che il ragazzo con il dovuto aiuto sarebbe riuscito ad evadere dalla sua dimensione claustrofobica e nera, a differenza sua, che per quanto fosse integra, non avrebbe mai trovato della luce al di fuori di quella che già ribolliva nella sua essenza.

Strinse forte a se il suo corpo dormiente, con fare protettivo, ripensando come seppur senza accorgersene quel bambino un tempo l'aveva aiutata, l'aveva salvata dal suo destino, ed era proprio in seguito a quel fatidico fatto che lei aveva deciso di voler ricambiare il suo favore.

In mezzo a quella tetra notte di luna piena le tornò alla mente quel famoso flashback del passato. Quel frammento di tempo che cominciava da una sbiadita quanto fredda giornata di sei anni prima.

Hazel si ricordava frammentariamente che quella mattina sarebbe dovuta andare a scuola, ma che la madre l'aveva bloccata per il braccio poco prima che potesse riuscire a varcare la soglia di casa e che, come tutte le giornate in cui il suo stress superava una determinata soglia di sopportazione, aveva riversato la sua frustrazione su sua figlia, picchiandola prepotentemente e senza dare spiegazioni , che non fossero accuse e vaneggiamenti riguardanti l'esser la bambina la presunta causa di tutte le sue sfortune.

Da quando sua madre era rimasta incinta, Hazel sapeva che aveva avuto una vita difficile, il suo ragazzo l'aveva abbandonata, per via della crisi nessuno aveva più apprezzato il suo lavoro di chiromante ed in più le discriminazioni non erano mai mancate, e quella donna distrutta, nella sua pazzia perennemente in ascesa si era convinta che le colpe fossero interamente da attribuire alla sua figliola, che secondo il suo punto di vista, rappresentava la personificazione di una maledizione lanciata dagli inferi.

Il piccolo ed indifeso individuo in questione, una volta che la violenza giornaliera offerta da parte della madre si fu attenuata, aveva usufruito di un suo attimo d'esitazione per fuggire da casa sua e dirigersi nel posto più isolato possibile, ossia una vecchia e dismessa fabbrica di ferramenta che si trovava nell'estrema periferia del tredici, un posto che un tempo era stato uno delle maggiori fonti di guadagno del distretto e che adesso era la meta di delle anime infantili che cercavano di rimaner sole ed evitare ulteriori problemi.

Appena giunta nella meta predestinata, per la sua precauzione di solitudine si infilò in uno stretto ed arrugginito badile vuoto, nascosto in mezzo ad una pila di lastre di metallo, e cominciò a piangere sommessamente ed ancora tremante.

Fu in quel momento, che incontrò il ragazzo delle tenebre per la prima volta.

Anche lui era nascosto dentro quell'improbabile barile, eppure lei non se n'era minimamente resa conto, da subito rimase colpita dalla sua abilità nell'amalgamarsi con il buio.

Eppure quel bambino non sembrava intento in piagnistei, piuttosto sembrava squadrarla corrucciato, come se non avesse fatto altro che attendere il suo arrivo, Hazel in effetti non seppe mai il vero motivo della sua presenza in quel luogo.

La ragazza inizialmente indietreggiò spaventata, lei non aveva mai avuto un solo amico, tutti l'avevano sempre discriminata e trattata male per i motivi più svariati, perciò in quel frangente temporale aveva paura praticamente di tutti i suoi coetanei, e temeva che la figura che si stagliava difronte ai suoi occhi potesse arrivare ad attaccarla, fisicamente o anche solo moralmente.

Il ragazzo, però, inaspettatamente gattonò qualche passo verso la sua direzione, attento a non sbattere la testa sul basso soffitto di quello sporco ammasso di ferraglia in cui erano rinchiusi.

Una volta che giunse a pochi centimetri dalla sua figura, rimasero qualche istante a fissarsi negli occhi, mischiando le iridi dorate ed offuscate dalle lacrime della bambina a quelle nere come la pece e piene di arguta vitalità del bambino, accompagnati da un silenzio perfetto.

Poi Nico scattò in avanti senza preavviso, Hazel chiuse repentinamente gli occhi, temendo gli potesse far qualcosa di male, ma invece quando li riaprì si trovò piacevolmente sbalordita dalla situazione in cui si era aggrovigliata .

Nico la stava stringendo in un abbraccio solidale e pieno di affetto, le massaggiava i capelli con il palmo sinistro e la teneva saldamente a se, senza dire una parola, probabilmente era riuscito da subito ad intuire la sofferenza celata da quella persona.

Hazel non aveva mai ricevuto dei gesti d'amore fraterno così espliciti senza ottenere niente in cambio, perciò restò estremamente interdetta da quel contatto così spontaneo e privo da ogni tipo di pensiero negativo.

Presto circondò a sua volta, timidamente, quel misterioso ragazzino, con le sue gracili braccia contornate da lividi e graffi, e cominciò a sfogare tutta la sua sofferenza, piangendo ampiamente sulla sua spalla, e versando più lacrime di quante avesse mai liberato durante il corso della sua vita.

Restarono ancorati in quella posizione per quasi un intero pomeriggio, poi, finalmente, il cuore della bambina cominciò a battere nuovamente in modo regolare e le sue lacrime cessarono di cadere.

Quando si staccò da quel magnifico abbraccio, lui le rivolse un bellissimo sorriso pieno di comprensione e le domandò come si sentisse, ed Hazel notò subito del tono interessato della sua domanda, che quella non era stupida frase di circostanza simile a quella che le rivolgevano le maestre quando la vedevano scoppiare a piangere, con il mero tentativo di farla smettere, e non con il desiderio di apprendere veramente il suo stato d'animo.

Allora lei, rassicurata, raccontò a quello sconosciuto tutto il suo dolore con una decisione ed una fermezza della voce disarmante e dall'altra parte lui rimase fino alla fine del suo racconto ad ascoltarla con un espressione rammaricata.

Fu in quel momento, mentre osservava quella figura priva dai soliti vincoli comuni, che si preoccupava con una dolcezza ed un altruismo sorprendente sulla sua anonima persona, che la ragazzina ricominciò ad avere fiducia nelle persone e in se stessa, fu proprio in quel momento che si sollevò definitivamente da terra determinata a non cadere mai più, con un ampio sorriso sulle labbra, un sorriso che da quel momento in poi aveva sempre mantenuto fedelmente, senza mai permettersi vacillamento.

Dopo quel giorno i due ragazzi non si erano mai rivolti la parola per moltissimi anni, finché non erano finiti alle scuole medie nella medesima classe, ma a quel punto, Nico era totalmente cambiato.

Nonostante i due ragazzi con il corso degli anni non ebbero più il modo di interagire direttamente tra di loro, la ragazza, colma di gratitudine, continuò ad osservarlo ad una cauta distanza, accorgendosi inizialmente che Nico altro non era che un buffo individuo molto solare che al tempo amava ancora giocare con le carte di Mitomagia e si ritrovava a fare cose strane come nascondersi tra le pile di bidoni senza un apparente motivo.

Però, ebbe così anche il modo di assistere in prima persona alla triste visione di tutti i vari passaggi del cambiamento caratteriale del bambino.

Inizialmente con la morte della madre e poi con la morte di Bianca, cominciò a percepire il groviglio di tenebre circondare i suoi organi interni ed autodistruggerlo mano a mano che i giorni passavano.

Eppure Hazel aveva cercato più volte di coinvolgere e far ritornare Nico il ragazzo spensierato che era stato in un tempo lontano, ma i suoi tentativi risultarono puntualmente vani.

Lei era sicura che in quel giorno, su quell'arena, lui nemmeno si ricordasse di quel fondamentale fatto risalente ad alcuni anni prima, che l'aveva portata ad affezionarsi così tanto a quella persona, accaduto che magari visto da una posizione esterna sarebbe potuto risultare poco più di una sciocchezza.

Mentre la ragazza continuava ad accarezzare, immersa nei suoi ricordi, il capo scuro del compagno ormai dormiente, non si accorse che una losca figura si stava man mano avvicinando verso di lei

con passo felpato, sfruttando l'oscurità della notte per attaccare di spalle.

Si rese infatti conto della presenza di quest'ipotetico assalitore troppo tardi, solo quando udì chiaramente il suono di un rametto spezzarsi vicino ad un cespuglio a poca distanza da lei, sotto il peso possente di qualche individuo.

A quel punto si voltò di scatto verso la fonte di quel flebile ma decisivo rumore e poté chiaramente scorgere un imponente corpo umano nascondersi furtivamente tra l'oscurità e l'oblio di quella rude foschia.

Hazel però aveva sempre avuto una vista a dir poco perfetta, e nonostante la situazione di svantaggio riuscì comunque a distinguere precisamente quell'ammasso di ombre, e così dopo appena due minuti d'osservazione muta poté decretare che il tributo in questione non fosse altro che Gerard Farner, uno dei due ragazzi del distretto tre, un tipo molto muscoloso e forzuto, quanto stupido e poco sveglio.

La ragazza purtroppo riuscì a realizzare troppo tardi il particolare dell'arma letale che Farner nascondeva strategicamente nella manica destra, e che in quel momento, con un agile scatto, stava indirizzando con un lancio dall'ottima mira, verso il corpo ancora incosciente del suo compagno.

In quel momento Hazel lanciò un potente grido di panico, rendendosi perfettamente conto che quel tiro, in previsione della simmetrica traiettoria effettuata, sarebbe andato letalmente a segno, senza alcun dubbio.

Allora con fare eroico quanto imprudente, travolta dall'enorme paura di perdere il suo amico, si catapultò in direzione di quel corpo disteso, atterrando rumorosamente ed avvolgendo le sue carni, fungendo coraggiosamente da scudo umano.

Nico dopo aver udito quell'urlo straziante si svegliò di soprassalto, con il cuore che martellava a mille nel suo petto, e negli istanti successivi ebbe giusto il tempo di vedere il corpo di Hazel buttarsi con un rapidissimo scatto sopra il suo, in un gesto impulsivo che lui ancora accecato dalla confusione e dalla sprovvista di quelle veloci sequenze, non comprendeva.

Solo conseguentemente, quando si spostò dal peso della compagno e si alzò in piedi con atteggiamento preoccupato, poté recepire il motivo effettivo dell'azione brusca della ragazza.

Fu proprio in quel momento di metabolizzazione che tutte le sue barriere razionali crollarono lasciandolo in preda ad una folle rabbia mal celata dal suo animo.

Hazel l'aveva protetto da un coltello, una viscida arma traditrice che in quel momento osava violare il petto della sua alleata con una profondità inaudita, mentre del caldo sangue traboccava da quella netta ferita, situata proprio all'altezza del suo candido ed altruista cuore, macchiando arrogantemente la pelle limpida della ragazzina ed il già propriamente sporco terreno.

Hazel aveva gli occhi offuscati dalla sofferenza fisica ed era piegata in posizione fetale contro il suolo grigio e polveroso, mentre provava ad estrarre il coltello incriminato con l'enorme ghigno di una straziante disperazione sul volto.

La prima cosa che Nico pensò di fare, fu quella di precipitarsi al suolo ed assistere quella strepitosa ragazzina dalla sorte sempre più ingiusta che si abbatteva su di lei, poi però un suono gli fece cambiare idea, precisamente fu l'orribile rumore di una risata quasi metallica che proveniva con un isterica apatia da un cespuglio poco distante da quel posto maledetto.

Fu allora che Nico incrociò i suoi occhi, gli occhi di quel lurido elemento che aveva osato fare del male alla ragazza, individuo che lo fissava con aria prepotente e si beffava del suo gesto, ostentando potenza fasulla, ostentando un coraggio che gli escrementi come lui non avrebbero mai e poi mai saputo cosa volesse effettivamente significare, troppo occupati a prendersela con i buoni ed i più deboli.

Di Angelo allora fu accecato da una serie di sentimenti negativi che non riuscì a controllare, e con una rapidità fulminea afferrò la spada di ferro nero di cui era riuscito ad impossessarsi dall'inizio dei giochi, e con uno sguardo pieno di odio e fermezza si diresse a testa alta verso Gerard.

Una volta che i loro corpi furono abbastanza vicini da toccarsi, cominciò un breve duello da esperti spadaccini tra i due tributi, con il netto svantaggio del primo che nonostante possedesse un'invidiabile corporatura marmorea, era costretto a difendersi dagli attacchi letali e precisi del ragazzino solo con l'ausilio di uno spesso ramoscello, dal momento che in quell'istante la sua arma si trovava infilzata nel petto della povera Hazel.

A Nico non ci volle molto per disarmarlo, gli bastò colpire con la lama il dorso della sua mano destra, e quello lasciò cadere pesantemente quel tronchetto, rimanendo così a mani vuote ed indifeso.

Gerard in seguito cominciò ad indietreggiare e piagnucolare, fiutando finalmente la vera pericolosità che risiedeva dietro “il povero bambino del tredici” che in quel momento impugnava con sguardo omicida la pesante lama scura, mentre Farner continuava a comportarsi con un atteggiamento degno dei peggiori codardi, che fece solo adirare maggiormente Nico, che si ritrovava a subire le futili suppliche di perdono di quella feccia.

Di Angelo con gli occhi gelidi ed intrisi di rancore, non esitò un solo istante nel piantare la sua arma nociva , dritta nel petto gonfio e pompato dell'avversario, producendo lo straziante suono della carne che veniva lacerata, coperto dalle urla disperate di quell'individuo oramai spacciato.

Poi, dopo aver interamente trapassato il corpo del malcapitato da parte a parte, stracciando la cartilagine e scontrandosi più volta con le ossa, espulse in un colpo secco la spada, ora gocciolante di un rosso impuro.

Solo quando lo sparo di cannone annunciò la morte di Gerard, si riprese dal suo sovrannaturale stato di ira e fu a quel punto che si ricordò del corpo ancora giacente e quasi morente che risiedeva a pochi centimetri dal cespuglio dove aveva commesso il suo primo assassinio, luogo ove si trovava un Hazel ancora preda dei peggiori dolori.

Il ragazzo era convinto da molto tempo di essere un mostro, ma dopo aver giustiziato a sangue freddo e senza provare un minimo di sensi di colpa, quella seppur ignobile, innocua persona, ne era finalmente convinto, e per questo tremava dalla paura, afflitto da un timore sempre crescente di se stesso.

Si accorse che si trovava inchinato a terra, piegato su se stesso, in preda ad una forte voglia di vomitare, ma ignorando quel fastidioso stato fisico e mentale si alzò da terra con una fatica immensa e si avvicinò barcollante alla figura distesa della sua compagna.

In quel momento notò che il suo viso non era più adombrato dal dolore, anzi la sua espressione facciale pareva rilassata, lei lo fissava come al solito, con i suoi grandi occhi dorati pieni di gentilezza, ed il ragazzo provò dei brividi gelidi nel vederla così spensierata e docile anche con una lama che continuava a premere dentro la sua carne.

Si inchinò velocemente a terra e si avvicinò precipitosamente al suo viso, temendo potesse essere già morta, anche se il silenzio dei cannoni confermava il contrario.

Infatti Nico si accorse del fievolissimo respiro che emetteva faticosamente la sua bocca, cercando di non far sollevare eccessivamente il petto ancora insanguinato, per evitare altre strazianti sensazioni.

Con la guance fradice dalle lacrime, il ragazzo, di nuovo in ginocchio, prese tra le sue braccia quel corpo che gli risultava così leggero da non sembrare umano, cercando di evitare il punto dolente e non curandosi del liquido rossastro che gli macchiava la divisa scura, tenendola accuratamente e cercando di non procurarle del male, con il timore di poterla rompere stringendola troppo forte a se, lo stesso timore che si poteva attribuire a quello che si provava nel giocare con un fragile bambola di porcellana.

Nico aveva il cuore a pezzi, era stufo di perdere tutto ciò che gli era caro, non avrebbe mai permesso la morte di un altra sua sorella, eppure era cosciente del fatto che non avrebbe potuto far nulla per aiutarla.

Inizialmente pensò di levarle il coltello dal petto, ma poi ripensandoci decretò che non sapendo quali organi interni erano stati effettivamente danneggiati la sua espulsione avrebbe comportato solamente una morte più rapida e dolorosa e lui non avrebbe potuto sopportarla.

Così rimase fermo a stringerla in una specie abbraccio, sanguinando interiormente, costretto a sentirsi impotente e meschino, costretto a vedere un altra delle poche persone a cui aveva voluto bene morire a causa sua.

Era stufo di se stesso, si era ripromesso anni prima di non causare mai più dolore a coloro che lo circondavano, si era anche promesso che non avrebbe mai più patito tanto male da desiderare di morire, eppure in quel maledetto istante gelato da un ingiurioso tempo, tutte le sue egoistiche intenzioni si stavano infrangendo una dopo l'altra.

Hazel continuava a fissarlo, triste nel notarlo così disperato ancora una volta, allungò una mano tremolante verso il suo viso scarno, e con un gesto intriso d'affetto cercò di accarezzarlo rassicurante, nonostante i suoi arti faticassero enormemente a risponderle.

Lei sapeva che oramai non c'era più niente da fare, sapeva che sarebbe morta, che non avrebbe mai avuto nessuna possibilità di sopravvivere con quella ferita, ma nonostante questo era felice.

Il suo sentimento era tale perché era consapevole di non aver sprecato la sua esistenza, sapeva di aver amato, sapeva di aver reagito e combattuto, di essersi resa utile, semplicemente sapeva di aver vissuto a pieno fin quando ne aveva avuto l'opportunità e le andava bene concludere quel circolo naturale tra le braccia pallide quanto calorose di Nico Di Angelo.

Era estremamente fiera del suo ultimo gesto altruistico, ed era convinta di aver fatto definitivamente la cosa giusta, dal momento che personalmente sapeva di poter andarsene perché aveva effettivamente condotto una vita completa, ma era consapevole in egual modo che quel ragazzino invece durante il corso della sua esistenza, aveva solo subito colpi bassi, e non aveva mai provato le sue esperienze, ed era ancora vuoto da tutto, il suo essere interiore era ancora fin troppo giovane, privo e vacuo per poter dissolversi, e lei non lo avrebbe mai permesso, nessuno poteva estinguersi senza lasciare nel mondo un effettiva traccia di se stesso.

Così Hazel con il suo ultimo fiato, sussurrò un addio carico di sentimento verso il volto corrucciato dalle lacrime del suo compagno, poi cominciò a tossire in maniera compulsiva del sangue che con i filtri lunari pareva violaceo, ed infine si lasciò cadere tra lo sparo di un cannone, in un vortice spirituale di luce ed oblio, correndo incontro, sempre con il sorriso, alla sua fine.

Nico avendo udito quel suono fu trafitto da una lama invisibile, e non curandosi dell'esser scoperto da altri tributi cominciò ad urlare a gran voce il nome di Hazel, scuotendola poco gentilmente e cercando di farla riprendere con una foga indescrivibile, senza ottenere ovviamente risposta alcuna.

Poi, con la testa martellata da mille capogiri e la nausea tamburellante nel suo stomaco, svenne addosso al suo corpo già inerme, non cessando il flusso di lacrime salate che proseguivano sul suo volto scarno, cominciando a tormentare la sua mente con dei terrificanti incubi.

Nico rimase così, abbracciato scompostamente al corpo di un cadavere un tempo appartenuto ad un angelo, mentre la notte con i suoi pericoli continuava ad avanzare spudoratamente, non curandosi dell'assenza di risorse per le forze psichiche del ragazzo.

Chiunque in quel momento avrebbe potuto trovarlo, e a quel punto non sarebbe stato difficile ucciderlo, in qualsiasi caso lui non avrebbe potuto ne voluto reagire, bloccato nei suoi sensi di colpa.

In più l'hovercraft stava per giungere a ritirare il cadavere della sua compagna di tributo, e se lui non si fosse staccato rapidamente da lei, probabilmente gli strateghi si sarebbero occupati in prima persona di eliminarlo perché di troppo, d'altronde lui era convinto che così facendo avrebbero solo fatto un favore al pianeta.

Lui comunque a queste cose momentaneamente non poteva pensare, anzi, lui non osava pensare a niente, troppo sconvolto, si limitava a giacere con la mente spenta al suolo, pronto a lasciarsi andare ad un abisso infernale.

Lui non era la ragazzina delle pietre preziose, non era Hazel Levesque, nessuno gli aveva mai detto quello che lei aveva effettivamente provato, eppure si sentiva come la ragazza non si era mai immedesimata, ossia una maledizione di Ade.

In quel momento non sapeva quanto tempo avrebbe impiegato per risvegliarsi, ne se l'avrebbe mai fatto, semplicemente vedeva tutto nero, tenebre che si trovavano all'interno e all'esterno della sua persona.

 

 

Nda: Heylà, com- ASPETTATE!

So che sarà dura controllarvi dallo scrivere il mio nome sul Death Note, ma giuro che ho ancora molto di positivo (?) da scrivere nei prossimi capitoli.

Certo ci saranno ancora delle morti, e a proposito vi ricordo che se volete che io risparmi qualcuno in particolare dovete avvisarmi, ma succederanno anche delle cose pseudo buone...

Hazel è morta da eroe, ( come nel libro d'altronde) e mi dispiace molto per lei, ma non sarà l'ultima volta che la farò apparire ( non aspettatevi qualcosa come una resurrezione, non ho intenzione scrivere la nuova Bibbia, ma non vi posso fare spoiler).

Infine, povero il nostro Di Angelo, forse è ancora più sfortunato di Clarisse in questa storia ( e non è poco u.u)... ed arrivati a questo punto, verrà ucciso, sopravviverà o lo farò impazzire?

Mi piace torturarlo, ma gli voglio tanto bene, quindi vedremo lunedì... <3

   
 
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