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Autore: piccolo_uragano_    03/09/2015    9 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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Perchè è già pronto? Perchè ci lavoro da un paio di mesi, ecco perchè. E sono sopravvissuta all'esame, e mi andava di pubblicare a sei giorni di distanza dall'ultimo aggiornamento. Ecco. Devo dire che è strano come capitolo, eh, ma per riassumere dieci anni ho dovuto fare così. 
Ecco a voi il capitolo più lungo di questa long (per ora).


 È il venticinque dicembre millenovecentoottantuno, Robert Sirius Black ha quattro anni e cinque mesi, è ancora in pigiama e gioca con il suo regalo di Natale sul tappeto del salotto di casa Black, e sua madre, Martha Marie Redfort in Black, sorseggia una tazza di caffè, sfiorandosi con una mano la pancia quasi invisibile, osservando i riccioli di suo figlio, scoprendolo ogni giorno più simile a Sirius di quanto non immaginava potesse accadere. 
“Mamma, cosa è questo regalo?” chiede Robert, indicando una scatola avvolta in una carta rossa e oro.
“Quello era il regalo per James, Robert.” Risponde Martha, cercando di non pensare agli occhi sbarrati di Lily e al cadavere di James steso a terra. 
“Ma mamma, tu hai detto che James e Lily non ci sono più!”
“Si,  Robert. James e Lily non ci sono più, ma una parte di loro è ancora qui con noi.”
Chiudendo gli occhi, Martha può sentire che James, in realtà, è seduto sul divano accanto a lei. Sente il suono della sua voce, e l’odore dello shampoo di Lily. Li sente litigare e poi fare pace con un bacio. 
Vorrei che tu fossi qui con noi, Sirius.


È il sette gennaio millenovecentoottantadue, e il campanello in casa Black sta suonando insistentemente. Solo una persona suona così, ma Martha Black sta facendo i conti con il fatto che ormai, quella persona, è morta. Apre la porta e si trova davanti l’ultimo Malandrino.
“Io e Rose ci siamo lasciati.” Esordisce. 
“Questa l’ho già sentita.” Risponde Martha, porgendo a Remus la tazza di caffè amaro che aveva preparato per sé. “Entra. Il letto in camera tua è ancora come lo hai lasciato tu.” Aggiunge, aprendo la porta.
Vorrei che tu fossi qui, Sirius.


È il trenta gennaio millenovecentoottantadue, Martha Redfort è seduta sul letto, stretta in un vecchio maglione di suo marito Sirius, e piange tutte le sue lacrime. Rose Redfort è seduta sulla sedia a dondolo nell’angolo della stanza, e sta singhiozzando. 
“Avevamo promesso che non lo avremmo fatto.” Dice Rose. “Ci eravamo promessi che se uno di noi fosse morto, non avremmo pianto.”
“Abbiamo promesso troppe cose, Rose.”
Vorrei che tu fossi qui, Sirius.


È il venti febbraio  millenovecentoottantadue, e Rose Redfort sta creando un bellissimo pupazzo di neve con suo nipote Robert Black. Quest’inverno la neve è arrivata tardi: forse perché, con Lord Voldemort al potere, perfino le stagioni sembravano sparite. Ora, in teoria, va tutto bene. Rose sente che Martha sta entrando in casa, dopo il lavoro, e la vede attraverso la finestra che attraversa il salotto e la cucina per raggiungerli in giardino. 
“Robert, devi gridare ‘tanti auguri mamma’, quando arriva, okay?”
Robert, avvolto in una sciarpa azzurra, annuisce con gli occhioni grigi pieni di gioia. Pochi secondi dopo, Martha esce dalla porta finestra della cucina.
“Tanti auguri, mamma!” strilla il bambino, correndole incontro. Robert sa che ora, Martha, con la pancia che cresce, fa fatica a prenderlo in braccio, ma lei si china lo stesso, per strofinare il suo naso contro quello infreddolito del bambino. Nella mano, tiene una faldone pieno di pergamene e documenti. Sua sorella Rose le corre incontro e la abbraccia, e poi Martha le mostra il fascicolo. In un inchiostro nero, si legge il nome di Regulus Black. 
“Si sono accorti ora che è morto,stupidi bastardi infami.” Ringhia Martha, vestendo perfettamente i panni della signora Felpato, mentre Rose si premura di tappare le orecchie al piccolo Robert. 
“E quindi?” chiede, dubbiosa.
“Quindi domani vado a Grimmauld Place a trovare mia suocera.”
Due ore dopo, Robert, Martha, Rose e Remus sono a casa Weasley per cena, e Martha sta soffiando su ventidue candeline incantate. 
“Esprimi un desiderio, mamma!” esclama Robert, in braccio a Remus.
Martha si guarda attorno, sorridendo appena. Incrocia lo sguardo di sua sorella, di Molly, di Arthur, di Remus, di Charlie e Bill (che sono abbastanza grandi per capire) e poi soffia sulle candeline, spegnendole tutte d’un fiato, accarezzandosi il ventre gonfio.
Vorrei che tu fossi qui con noi, Sirius.


È la mattina del ventuno febbraio millenovecentoottantadue, nevica ancora fortissimo, e Martha Marie Redfort in Black, avvolta in una giacca grigia e con i capelli raccolti, si trova davanti a sua suocera Walburga Black, che la guarda come davanti a lei ci fosse uno scarafaggio.
“Buongiorno, Walburga.” Dice Martha, utilizzando il suo tono più serio. 
“Che cosa vuoi?” le chiede la donna.
“Devo parlarti.”
“Se sei venuta in cerca di soldi perché quell’idiota di Sirius si è fatto catturare, non …”
“Sirius è tuo figlio e mio marito, Walburga, e ti proibisco di parlare male di lui davanti a me. Ma oggi sono qui in veste di Auror, e devo chiederti delle cose su Regulus.”
Gli occhi grigi della donna rimangono spiazzati. “Regulus è morto.”
“Lo so. E sto cercando di capire come, quando, dove e perché.”
Walburga, palesemente combattuta, apre la porta di casa. “Entra.” Borbotta.
Martha entra in casa, ricordandosi di quando Sirius le aveva raccontato che casa dei suoi sembrava il covo di Salazar Serpeverde in persona. Aveva ragione. 
Vorrei che tu fossi qui, Sirius.

Sono le quattro del mattino del trentuno maggio millenovecentoottantadue e Martha è seduta sulla poltrona del salotto, piangente di rabbia, e si tiene la pancia tra le mani, come a volerla trattenere. Remus e Rose sono appena entrati in casa, allarmati da Robert. Remus si china su di lei e le accarezza il viso, scostandole i capelli sudati dalla fronte. 
“Ti portiamo da Madama Chips, non al San Mungo, non c’è posto più sicuro di Hogwarts, ricordi?” chiede, con un flebile sorriso.
Martha gli afferra la mano e la stringe fino a fargli del male.  “È troppo presto, Remus, è troppo presto!” sussurra, prima di cacciare un altro grido di dolore. 
Vorrei che tu fossi qui con lei, Sirius.


Sono le tre del pomeriggio del trentuno maggio millenovecentoottantadue, Martha Black è stesa su uno letto dell’infermeria di Hogwarts, Rose Redfort le sta tenendo la mano, Minerva McGranitt sta aiutando Madama Chips e Remus Lupin è con Robert al campo da Quidditch, nel tentativo di rallegrarlo dopo aver visto la mamma stare male.
“Ci sei quasi, Martha!” strilla Madama Chips.
“No, no, è troppo presto!” strilla Martha, ma, involontariamente, spinge di nuovo. Pochi secondi dopo, sente un rumore superare il suo urlo. 
È un pianto, debole, nuovo, è il suono di una vita che nasce. 
Minerva McGranitt prende il neonato e lo avvolge in una salvietta. “È una bambina.” Annuncia, con le lacrime agli occhi.
Martha tende le mani. “Fammela vedere, Minny. È la femmina che voleva Sirius.”
Minerva annuisce e porge a Martha la bimba. “Sì.” Dice Rose. “È proprio la bambina che voleva Sirius.” 
La bambina, seppur prematura, è bellissima. Agita i pugni e le gambe, piangendo per urlare al mondo che è arrivata.
“Kayla … Lily … Black.” Sussurra Martha.
Vorrei che tu fossi qui con noi, Sirius.


Sono le tre del mattino del primo giugno millenovecentoottantadue e Martha Black sta allattando Kayla Black, osservando la luna piena attraverso la grande vetrata dell’infermeria di Hogwarts. Rose ha portato Robert a dormire da lei, e Remus si è ritirato nella Stramberga Strillante, come quando andava tutto bene e per lui e i Malandrini le notti di luna piena erano una festa. 
“Ciao, piccola.” Sussurra. “Non so se hai fatto bene ad uscire, sai? Non è un  granché qui. Ma tu sei la figlia di un guerriero e te la saprai cavare. Ne sono sicura. So che siamo solo io, te e Robert, ma ti prometto che fino a quanto il tuo papà non tornerà, ce la sapremo cavare. Se quando torna scopre che tu ti sei lasciata abbattere dalla sua assenza, non ti perdonerà. E non perdonerà neanche me, perché io faccio fatica a stare al mondo e a portare avanti la mia vita senza di lui. Ma lo faccio per Robert e per te, perché siete la mia vita e meritate di avere una madre, fino a quando il vostro papà non torna. Perché tornerà.” Martha si alza, si sistema la camicia da notte e inizia a fare avanti e indietro. “La vuoi sentire una bella ninna nanna, Kayla?”
Martha, dopo una vita, ricomincia a cantare.
“Benvenuta nel giro di questa realtà, tra pareti di bambole e felicità. Benvenuta nel gioco dei mille perché, dove ogni risposta è dentro di te. Benvenuta alla scuola di belle teorie, nel giardino ingiallito di foglie e bugie. Con la voglia di crescere in fretta che avrai, benvenuta fra noi! A inseguire la vita nei compleanni, che si accendono di commozione ogni volta di più. Benvenuta alla cassa dell’ingenuità, negli amori assaggiati e lasciati a metà, benvenuta alla corte di maghi e di re, dove perderai sempre un pezzetto di te. Benvenuta nel circo di questa follia, dove sogni e carezze si buttano via. Con la voglia di credere all’uomo che avrai, benvenuta fra noi. A inseguire la vita nei Capodanni che cancellano dentro ai ricordi ogni macchia di buio. Nell’alba infinita dei tuoi programmi che promettono grandi traguardi a un’incognita in più. Benvenuta al tramonto della libertà, con il sugo sul fuoco e i bambini di là, benvenuta alla giostra di dubbi e di idee, nelle lunghe domeniche sola con te. Benvenuta agli avanzi di quell’allegria, che fa battere il cuore di malinconia …” e qui, una lacrima le riga il volto, e non ha paura do lasciarla cadere. “Con la voglia di andartene altrove che avrai, benvenuta tra noi. a inseguire la vita quando il copro cadrà alle sue voglie e non sarai più tu, in quell’aria smarrita dai troppi inganni che consumano l’ambra dei giorni a ogni lacrima in più. Benvenuta nel giro di questa realtà, per adesso apri gli occhi che poi si vedrà.”
Vorrei che tu fossi qui, Sirius.

È il ventitré agosto millenovecentoottantadue, e Martha Black fissa la lapide di James e Lily, nel cimitero di Godric’s Hollow.
“Dovreste vederla. È bellissima. Ha gli occhi di Sirius, ovviamente, ed è identica a Robert da piccolo. Si chiama Kayla, perché Sirius ha sempre detto che se avessimo avuto una bambina, si sarebbe chiamata Kayla. Kayla Lily Black. Suona bene, no?” Martha si asciuga una lacrima. “Mi mancate.”
Vorrei che tu fossi qui, Sirius.


È il ventiquattro dicembre millenovecentoottantadue e Remus Lupin è seduto sul divano di casa Weasley, e Robert, seduto sulle sue gambe, gli chiede di leggergli Le fiabe di Beda il Bardo. Fred e George giocano con le scope volanti che Martha gli ha regalato anche a rischio di venire sgridata da Molly, e Rose sta aiutando Bill e Percy a montare il castello di Lego che lei e Martha gli hanno regalato, spiegando che il lego sono i giochi preferiti dei bimbi babbani. Martha, seduta sull’ultimo gradino della scala che porta di sopra, tira un sospiro di sollievo. Kayla e Ginny si sono appena addormentate, mentre Molly sta ancora disperatamente cercando di calmare il piccolo Ronald.
Vorrei che tu fossi qui, Sirius.


È il ventisette marzo millenovecentoottantatre, e Remus Lupin è seduto accanto a Martha Redfort sul dondolo del giardino di casa Black. È arrivata la primavera, e Robert sta cercando di stare in equilibrio sulla scopa da corsa che Remus gli ha portato dalla Germania. 
Lunastorta, intanto, sta raccontando alla signora Felpato di come con Rose sia finita per la millesima volta, intanto che lei tiene seduta sulle sue gambe Kayla, che mostra già i tipici riccioli scuri Black. 
“Questa volta è finita sul serio.” Sentenzia Remus.
“Lo avete detto almeno tre volte negli ultimi otto mesi.” 
“Credo che lei abbia un altro.” 
Martha rimane con la bocca spalancata. “Questa mi è nuova.”
Remus, dopo un momento di silenzio, sospira. “Oggi è il ventisette marzo.”
Martha distoglie lo sguardo da Robert per guardare Remus. “Già.” Risponde, toccandosi la fede. “Credi che loro stiano bene, ovunque siano?”
“Credo che loro stiano bene, se stanno insieme. E credo che alla fine siano ancora un po’ qui con noi.”
Martha accenna un sorriso. La presenza di James, in quel pomeriggio, era quasi tangibile. Se si fosse alzata in piedi, e poi sulle punte, era sicura che gli avrebbe baciato la guancia. 
“E … credi che Harry stia bene, da Petunia?” chiede Remus.
“Credo che Petunia abbia imparato dai suoi errori. E poi si, credo che Harry stia bene.” Poi, torna a guardare Kayla, che aveva fatto uno strano gioco con la saliva e si era sporcata tutto il maglioncino grigio che Martha le ha infilato per permetterle di stare in giardino. Remus le guarda, e, sebbene Kayla sia la copia spiaccicata di Sirius e di ogni altro Black, ha il sorriso di Martha e il suo stesso sguardo curioso. Le guarda e pensa che le donne di Sirius (perché è sicuro che lui le chiamerebbe così) sono davvero due donne meravigliose.
Vorrei che tu fossi qui con loro, Felpato.

È il sesto compleanno di Robert. Kayla ormai gattona, parlicchia, e soprattutto, combina guai appena può. Remus e Martha l’hanno soprannominata ‘la degna figlia dei malandrini’. Martha ha tagliato i capelli, trasformando le sue pettinature disordinate in un elegante caschetto, e tutti le hanno fatto i complimenti. Robert sta per spegnere le candeline.
“Esprimi un desiderio!” gli ricorda il piccolo Fred Weasley.
Robert guarda sua madre e le sorride. 
Vorrei che tu tornassi a casa, papà.


È il trentuno dicembre millenovecentoottantatre, sono le undici e quarantacinque di sera, e in casa Weasley si sta preparando il brindisi. Mentre Kayla e Ginny giocano sedute sul tappeto, Robert, Fred, George e Ronald giocano con il nuovo gufo di Charlie, e Percy si sta lamentando perché Crosta, il suo topo, è sparito di nuovo, e Molly lo sta rimproverando, convinta che sia colpa del ragazzo. Rose e Martha, sedute sul divano, sembrano affrontare una discussione molto interessante.
“È partito. Se n’è andato, Martha, e questa volta, questa volta è finita davvero. Voglio dire, non mi ha cercata, non mi ha scritto, non ha scritto nemmeno a te o a Robert! Questa volta è finita davvero.”
“Rose, tu lo hai tradito.”
“Lui mi ha delusa.”
“Non è una scusante. Non che io abbia avuto molte relazioni, e il mio matrimonio non è concreto da tre anni a questa parte, Rose, ma semplicemente in amore non si tradisce.”
Arthur Weasley porge due calici di champagne alle sorelle Redfort. “È quasi ora, ragazze.” Esclama.
Martha sorride, e poi butta uno sguardo ai bambini. “Robert Black! Merlino, che cosa state dando da mangiare a quel gufo?” chiede, alzandosi e poggiando le mani sui fianchi.
Robert, sfoggiando l’espressione più malandrina che ci sia, nasconde due pezzi di lego dietro la schiena, chiudendoli bene nel pugno. 
“Niente!” esclama, mentre George cerca di nascondere altri pezzi di plastica.
Martha sfoggia la sua espressione più severa, poi sente una voce – una voce che sa di poter sentire solo lei – sussurrarle all’orecchio. “Prima regola di un Malandrino: negare, negare, negare fino alla morte.” È quasi sicura di sentire James sorridere sui suoi capelli, come faceva quando la prendeva in giro e poi le baciava la testa. Martha amava il fatto che le baciasse la testa, era come dire ‘ti proteggo io’.
Martha sorride. “Il tuo figlioccio è proprio un  Malandrino, Ramoso.” Sussurra, ad occhi chiusi.
“Con chi parli?” chiede Rose.
Martha si gira e alza il calice. “Con la parte di James che ti sta prendendo a male parole per aver tradito Remus.”
Rose sorride, e prima che possa rispondere, inizia il conto alla rovescia, e Martha si osserva la fede che porta al dito.
Buon anno, amore mio. Vorrei che tu fossi qui.

È il primo giugno millenovecentoottantaquattro, Martha Black è seduta sul divano, e legge Cenerentola a Kayla, riccioli color catrame e tanta voglia di scoprire il mondo. Il campanello suona, e Robert, quasi sette anni, corre ad aprire. 
“Zio Remus!” esclama. 
Martha sorride. “Ehi, Lunastorta!” esclama. Quando Remus mette piede in salotto, una ferita gigantesca gli taglia il viso, mentre lui, più magro e pallido che mai, pieno di lividi e di ferite, non smette di sanguinare. Martha ci mette un secondo per fare dei calcoli: la notte prima c’era stata la luna piena. E lui chissà dove si era nascosto.
“Robert, prendi Kayla e andate di sopra, veloci.” Esclama Martha, alzandosi di scatto e correndo verso Remus.
“ ’emus!” esclama Kayla.
“Robert, fa come ti ho detto!” ringhia Martha, mentre fa stendere Remus sul divano. “Sparisci per sette mesi e ti fai ritrovare così?”
“Mi … dispiace.” Sospira lui, mentre lei Appella il kit da medimago. 
“Non scusarti.” Sospira. “Questo brucerà un po’.” Aggiunge, prima di passare una pomata sulla ferita. Poi si gira, più che convinta che Robert sia ancora lì. “Robert Sirius Black, se non corri di sopra e non ti chiudi in camera con tua sorella, non vedrai il tuo manico di scopa fino a Natale!”
Il bambino, terrorizzato più dalla minaccia che dalla ferita di Remus, corre su per le scale.
La ferita si rimargina velocemente, e solo quando Martha sente la porta della cameretta chiudersi, osa chiedere: “Ma dove sei stato per sette mesi?”
“Io … ti credo, Martha, Sirius è innocente, e stavo … cercando di andare a parlargli ... Ma sono tornato ... per il compleanno della bambina ...”
Dovresti essere qui, Sirius.

È il trentuno ottobre millenovecentoottantaquattro, e Kayla Lily Black sta bevendo il latte dal biberon, accanto a suo fratello Robert, che intinge dei biscotti nella tazza.
“Dove vai oggi, mamma?”
Martha sorride. “Non ti va di andare dalla nonna?”
“Vai al cimitero, vero?”
Martha perde il sorriso. “Sì.” Ammette.
“Dì loro che mancano tanto anche a me, allora.”
Vorrei che tu fossi qui, Sirius.

È il trentuno ottobre millenovecentoottantaquattro e Martha Redfort, con aria sfinita, sta entrando in casa di sua madre. 
“Mamma!” esclama Robert, vedendola.
“Ciao, pulce!” 
“Mamma, ma perché James e Lily sono morti? E perché papà non torna più a casa?”
Martha rimane spiazzata dalla domanda. Cerca lo sguardo di sua mamma, che la guarda, e annuendo sussurra: “È il momento.”
Vorrei che tu fossi qui, Sirius.

È il venti febbraio millenovecentoottantacinque, e qualcuno ha appena bussato all’ufficio di Martha Black.
“Avanti!” esclama la donna, sommersa da documenti, trovandosi davanti  il metro e ottanta di Kingsley Shacklebolt. 
“Ehi, signora Black.” Esordisce lui. È forse l’ultima persona al mondo a chiamarla così. “Non torni a casa a festeggiare?”
Martha ci mette un secondo per capire. “Festeggiare cosa? Un altro anno che passo senza mio marito?” 
“No, per insegnare ai tuoi figli che puoi essere felice anche se le cose non vanno sempre bene.” 
Martha accenna un sorriso. “Sto cercando le prove per scagionarlo, Kingsley. È inaccettabile che non abbia avuto un processo.”
“Lo so. Ti prometto che da domani mi metto al lavoro con te, Martha, per liberare Sirius, ma Molly mi ha dato il compito di riportarti a casa, e ho paura di cosa potrebbe farmi se non porto a termine il mio dovere.”
Martha allarga il sorriso e si leva gli occhiali. “Hai paura di Molly?”
Vorrei che tu fossi qui, Sirius.

È il due marzo millenovecentoottantacinque, e Martha Redfort si trova davanti a quella che, una volta, era una delle sue più care amiche. 
“Ciao, Martha! Sei venuta a giocare con me?” l’infermiera ha detto che oggi è convinta di avere otto anni, e che le fanno bene, le visite.
Martha sorride. “Si, Alice. Sono venuta a giocare con te.” risponde, mentre nel letto accanto al suo, Frank si fissa la mano destra.
Vorrei che tu fossi qui, Sirius.

È il sette aprile millenovecento ottantacinque e Rosalie Elizabeth Redfort sta entrando in casa di sua sorella Martha.
“Ehi, Martha, la sai l’ultima?” esordisce entrando, trovando Kayla seduta al tavolo del salotto a disegnare una famiglia felice.
Martha compare dalla cucina con addosso un grembiule da cucina e gli occhiali che usa per leggere. “Che succede?”
“Stai cucinando?” chiede Rose, quasi schifata.
Martha alza le spalle. “Tra poco arriva Remus a cena. Veloce, qual è la novità?”
Rose chiude la porta dietro di sé, guardando la sorella con sospetto. “Si fotta Lupin, tu sei mia sorella e loro sono i miei nipoti. Io sto qui quanto mi pare! E non fare quella faccia, la bambina conosce benissimo tutte le parolacce di questo mondo.”
Martha, con aria visibilmente scocciata, incrocia le braccia sul petto. “Mi vuoi dire che cosa è successo?”
“Walburga è morta.”
Martha rimane spiazzata. “E io che c’entro? Non mi ha mai voluta vedere!”
“Sei la moglie di suo figlio, e quindi la sua parente più prossima. Devi organizzare il funerale e tutte quelle cose lì, dai.”
Dalla cucina arriva un’ondata di fumo scuro. “L’arrosto!” esclama Martha, correndo di là.
Tua madre è morta, Sirius, e io devo fare ciò che dovresti fare tu. Vorrei che tu fossi qui.

È il trentuno maggio millenovecentoottantacinque, Kayla Lily Black sta spegnendo tre candeline, in braccio a sua madre Martha, e, attorno a loro, tutti i loro amici battono le mani. Robert Sirius Black, quasi otto anni, e Fred e George Weasley, nove anni, sdraiati per terra giocano con Crux, la gatta ormai anziana di Martha. 
Robert si alza in piedi e indica la madre e la sorella. “Non dimenticarti di esprimere un desiderio, Kayla!” esclama.
Martha sorride, guardando Kayla, avvolta in un vestitino rosa. 
Vorrei che tu fossi qui, papà.

È il ventidue settembre millenovecentoottantacinque, Robert Black si è rotto un braccio e Madama Chips glielo sta fasciando, sotto lo sguardo preoccupato di Martha, che tiene in braccio Kayla. Albus Silente e Minerva McGranitt, con due sorrisi giganteschi, sono appena entrati in Infermeria. 
“La famiglia Black quasi al completo!” esclama il vecchio preside. 
Martha si gira. “Professor Silente! Mi dispiace di essere piombata qui all’improvviso, sa, ma andare al San Mungo non …”
“Non ti devi dispiacere, Martha.” La interrompe la McGranitt. “Hogwarts è ancora casa tua.” 
Martha sorride, mentre Silente si siede ai piedi del letto di Robert, che sorride contento di aver davanti il leggendario preside. “Bene, mio caro Robert, se non sbaglio, oggi è il tuo ottavo compleanno!” Robert annuisce, più sorridente che mai. “Grandioso! Allora, sono felice di comunicarti che qui, domani, ci sarà la prima partita del campionato, e tu e la mamma avrete due posti assicurati tra noi insegnanti!”
“Oddio, davvero?!” esclama il bambino, dimenticandosi completamente del braccio rotto e del dolore che dovrebbe provare.
Silente si gira verso Martha, e la guarda attraverso gli occhiali a mezzaluna. “Sempre che la tua mamma sia d’accordo.”
“Oh, possiamo mamma, possiamo? Ti prego!” Robert sfoggia la sua più convincente espressione da cucciolo di Felpato abbandonato.
“Questo entusiasmo mi sembra di averlo già visto.” Sussurra Minerva sulla spalla di Martha.
Martha sorride. 
“Ovviamente, potrete dormire qui per non fare il viaggio due volte, miei cari.”
“Oh, Silente, non …”
“Martha, ormai mi conosci: sai che non accetto un no come risposta. Ho già mandato un gufo a Rose, che sarà contenta di accudire Kayla, così che tu e Robert possiate divertirvi un po’. Ti sarà permesso di scorrazzare per i corridoi nel cuore della notte come amavi fare da ragazza, mentre Robert riposa qui, al sicuro.”
Martha sorride, ma non ride. E Albus è sicuro che è da ormai quattro anni che non ride più.
Dovresti essere qui con loro, Sirius.

Sono le undici e trenta di sera del ventidue settembre millenovecentoottantacinque, e Martha è quasi sicura che in quella stanza non ci sia entrato più nessuno dopo James.  Ripensa a tutte le volte in cui lei, Ramoso, Felpato, Lunastorta, Codaliscia, Lily, Rose, Frank ed Alice sono stati lì, davanti allo Specchio delle Brame. Martha si vede riflessa esattamente com’è, con i capelli corti e la camicia sgualcita, ma accanto a lei, nel riflesso, oltre a Kayla e Robert, c’è anche Sirius. 
Sebbene sapesse perfettamente a cosa si sarebbe trovata davanti (non come la prima volta, quando Sirius aveva la varicella e le aveva rivelato dove James si nascondeva ogni tanto), la sua reazione è un misto perfetto di gioia e tristezza. 
Vedere Sirius prendere in braccio Kayla la fa sorridere, sorridere come faceva solo tra le braccia di suo marito, vederlo scompigliare i capelli a Robert per puro divertimento le fa tendere la mano, come a voler afferrare quella di Sirius, e vedere suo marito stamparle un bacio sulle labbra tra il sorrisi, la fa scoppiare a piangere, come non si permetteva di fare da troppi mesi. 
Dovrebbe essere così, Sirius.

È l’alba del ventitré settembre millenovecentoottantacinque, e Martha Black sta seduta sotto un albero che conosce fin troppo bene, mentre il sole sorge sul Lago Nero, le parole di Sirius le riecheggiano nei timpani.  “Io ricordo tutte le promesse.” Le aveva detto.  Aveva promesso che ci sarebbe sempre stato, e ora non c’era.
Robert è seduto accanto a lei, e guardo il lago tingersi di rosso. “Venivi qui, con papà?”
“Sì.”
“Sembra che tu abbia pianto.”
“Sì, l’ho fatto.”
“Perché?”
“Perché ho visto una cosa che mi ha ricordato troppo il tuo papà.”
“Remus dice che non c’è niente di male a piangere, perché anche i più forti hanno dei punti deboli.”
Martha piega gli angoli della bocca in un sorriso. “Remus ha ragione.”
“Mamma?”
“Sì?”
“Tu lo ami ancora, il papà?”
Il sorriso di Martha si allarga. “Più di ieri e meno di domani.” Poi, prende la borsa e tira fuori una foto magica che ritrae lei e Sirius, sorridenti e innamorati, il giorno del matrimonio. “Prendi, pulce. È giusto che ce l’abbia tu.”
Robert afferra la foto e sorride entusiasta. “Come eravate belli!”
“Sì, eravamo molto fighi.” Ammette Martha, con un flebile sorriso.
Robert ride, con una risata simile ad un latrato che Martha conosce fin troppo bene.
Vorrei che tu fossi qui, Sirius.

È il primo pomeriggio del ventitré settembre millenovecentoottantacinque, Robert Sirius Black è a dir poco su di giri, perché le squadre di Quidditch di Grifondoro e Serpeverde stanno entrando in campo. Martha lo guarda e gli scompiglia i capelli, mentre Severus Mocciosus Piton raggiunge le tribune con la sua solita aria da funerale. 
“Redfort.” Dice, a mo di saluto.
“Piton?” Risponde Martha, squadrandolo. “Che ci fai qui, Mocciosus?” 
Istintivamente, nella mente di Martha si ricrea l’immagine di lui in lacrime che abbraccia il corpo freddo di Lily.
“Insegno Pozioni, Redfort.”
“Mamma, mamma, chi è questo signore?” chiede Robert.
Martha guarda suo figlio, e dopo un attimo di esitazione, risponde. “Era un amico di Lily, Robert. Si chiama Severus Piton ed è il tuo probabile futuro professore di Pozioni.”
Robert, mostrando tutta la regalità dei Black, porge la mano a Piton. “Molto piacere, professore.”
Dovresti proprio vederlo, Sirius.

È il due gennaio millenovecentoottantasei, e Martha Marie  Redfort sta mostrando a Robert una foto scattato subito dopo aver preso l’ultimo M.A.G.O., seduti sul divano di casa Black.
“Mamma, ma quel ciondolo ce lo hai sempre avuto?” chiede, indicando il ciondolo dei Black, che Martha non ha mai tolto.
“Questo?” chiede Martha, sfiorandosi il cuoricino d’argento. “Questo, piccola pulce, è il primo regalo che mi ha fatto il tuo papà, nel Natale del settantasei.”
“E quale è stato il più bel regalo che ti ha fatto papà?”
Martha accenna un sorriso. “Tu e Kayla.”
Vorrei che tu fossi qui, Sirius.

È il tre gennaio millenovecentoottantasei,  qualcuno suona al citofono, e Martha si Smaterializza davanti alla porta di legno. Quando la apre, si trova davanti una chioma rosa fucsia e un sorriso luminoso. “Ciao, io sono Dora, Dora Tonks.” Esclama la ragazzina.
“Ciao Dora, io sono Martha, Martha Redfort Black. E so benissimo chi sei. Mio marito ha sempre avuto un debole per te.” La ragazzina risponde allargando il sorriso.  “Entra, bella, ti va un caffè?”
Dovresti vederla, Sirius.
È il trenta gennaio millenovecentoottantasei, e Martha Marie Redfort sta seduta al tavolo della cucina, ad osservare la neve ricoprire pian piano il giardino, mentre beve una tisana, nel cuore della notte, e davanti a lei, la copia di Persuasione che Lily le regalò il loro ultimo Natale. Tra le pagine, una foto che ritrae le due ragazze sedute sul divano della taverna che loro e i Malandrini avevano abitato per mesi. Le due ragazze nella foto non fanno che ridere e guardarsi. E i loro sorrisi parlano da sé. Sulla prima pagina del libro una dedica.
A Martha, fedele compagna della mia esistenza. Con l’affetto che sai, Lily.
Martha sospira, mentre immagina Lily e James scorrazzare in quel giardino che adoravano.
Vorrei che potessi abbracciarmi in questo momento, Sirius.

È il ventuno maggio millenovecentoottantasei,  Ted e Andromeda Tonks, insieme a Dora, sono nel salotto di Martha. Dora sta spegnendo quattordici candeline, con  dei capelli corti e blu.
“Dora, Dora, il desiderio!” esclama Kayla. 
Dora sorride, stringendo i biglietti per il concerto delle Sorelle Stravagarie che Martha le ha appena regalato.
Vorrei che tu fossi qui, Sirius.

È il venti agosto millenovecentoottantasei, e a casa Weasley sono appena arrivate le lettere da Hogwarts per Fred e George, che hanno iniziato a saltellare per tutta la casa, mentre Percy accusa Martha di spaventare Crosta, perché, dice, ogni volta che i Black mettono piede in quella casa, il topo sparisce. Robert, intanto, fissa i suoi amici con una punta d’invidia nello sguardo.
“Arriverà anche per te, pulce.” Gli sussurra Martha. 
“Ma sono un mago, io?”
Martha sorride. “Scherzi? Tu sei un Black, e i Black sono una delle più nobili famiglie Purosangue!”
“Ma che vuol dire Purosangue?”
Martha scuote la testa. “Non importa. Non importa più, ormai.”
Vorrei che tu fossi qui, Sirius.

È il quattordici febbraio millenovecentoottantasette e Martha Black sta facendo lo stesso maledetto sogno. Vede James chino su una pergamena, intento a scrivere, nella cucina di casa Potter. 
È la voce di Robert che grida “Mamma!” a svegliarla.
Martha si mette a sedere. “Che c’è?”
“Stavi urlando.” Risponde Kayla, che si nasconde dietro il fratello.
“Come urlando?”
“Stavi chiamando James, mamma. Di nuovo.”
“Scusami, pulce. Cerca di dormire.” 
Robert indica il posto vuoto nel letto matrimoniale. Martha annuisce, e qualche attimo dopo sia Robert che Kayla sono nel lettone con mamma Martha.
Vorrei che tu fossi qui, Sirius.

È il dieci marzo millenovecentoottantasette e Remus Lupin si trova ai Tre Manici di Scopa, davanti ad una Burrobirra e alla sua unica e ultima vera amica, Martha Black. 
Martha alza il bicchiere pieno e brinda. “Ventisette anni di Lunastorta.” Esclama, con un sorriso Malandrino.
“Alla tua, signora Felpato.” Risponde. “Iniziamo ad invecchiare.”
Martha ride. Una risata piccola e breve, ma comunque un buon segno. “L’importante è invecchiare bene.” Poi, fa scivolare sul tavolo un piccolo pacchetto  regalo. 
“No, Martha, non …”
“Sh.” Lo ferma lei, sorseggiando la Burrobirra. “Certo che dovevo. Sei mio amico e oggi è il tuo compleanno.”
Remus è leggermente imbarazzato. “Io non sono riuscito a regalarti nulla …”
“Tu fai moltissimo per me e per i ragazzi, ma nemmeno te ne accorgi. A proposito, la tua stanzetta ti attende.”
Remus sorride. “E Rose? Non sarà felice, se torno a vivere nella casa accanto alla sua.”
“Rose si fotta, tu sei amico mio.” Remus la guarda e non riesce ad immaginare come possa Sirius non essere accanto a lei, visto il modo in cui si completavano.
Vorrei che fossi accanto a lei, Felpato.

È il diciassette aprile millenovecentoottantasette e Martha Black sta di nuovo cercando di capire come scagionare Sirius, seduta nel suo ufficio, quando qualcuno bussa alla porta. 
“Entra, Kingsley.” Risponde, senza alzare la testa dalle carte, ma quando la porta si apre, anziché il metro e ottanta di Kingsley, Martha si trova davanti ad un metro e quarantacinque di rospo vestito di rosa. 
“Buongiorno, Martha.” Squittisce la donna, con il suo solito fare che Martha giudicava insopportabile.
“Buongiorno, Dolores.” Risponde Martha, sfoggiando un sorriso falso. “Mi perdoni, stavo aspettando il signor Shacklebolt.” La donna rospo ridacchia, e Martha spezza una matita. “Posso esserle utile, Dolores?”
“Passavo di qui e mi chiedevo se le andasse di fare due chiacchiere con me. La disturbo?”
“Sì.” Risponde Martha senza esitare. “Ma a quanto pare è già entrata.”
“Mi stavo solo chiedendo se per caso stesse ancora cercando prove a favore di suo marito, Martha.”
“Temo che questi non siano affari che la riguardano, cara Dolores.”
La donna ridacchia di nuovo. “Certamente, ma, vede, le ricordo che il caso di suo marito Sirius, oltre ad essere chiuso, non le è stato nemmeno affidato. Quindi le è … proibito! Indagare su questo caso.”  
Lo squittio che aveva prodotto la parola proibito fece venire a Martha una tremenda voglia di vomitare. “Dolores, le consiglio una visita da un buon otorino babbano, perché le ho già detto che questi non sono affari che la riguardano. Ora, se non le dispiace, la pregherei di uscire dal mio ufficio.” Il sorriso di Martha divenne una smorfia intollerante, e Dolores Umbridge è costretta ad alzarsi ed andarsene, incrociandosi sulla porta con Kingsley Shacklebolt. 
“Che voleva?” chiede l’uomo, entrando.
“Sapere se lavoro ancora sull’arresto di Sirius.” Risponde Martha, fissando il vuoto.
“E che le hai detto?”
“Di farsi gli affaracci suoi.” Ringhia Martha. 
“Okay, allora, qui dice che Sirius era il Custode Segreto dei Potter, e quindi in teoria è stato lui a consegnarli, mentre tu accusi Peter, che risulta deceduto.”
“Anche Peter sapeva dove fossero Lily e James, e non credo sia morto, e non ci crederò fino a quando non vedrò il suo cadavere. Era troppo furbo per morire così. Sirius non lo avrebbe mai ucciso, e soprattutto, sarebbe morto piuttosto che tradire i suoi amici.”
Kingsley annuisce. “Io ti credo.” Poi, sospira. “Dobbiamo cercare Minus, allora.”
Ti riporterò a casa, Sirius.

È il sei dicembre millenovecentoottantasette e Robert Sirius Black è di nuovo seduto su uno letto dell’infermeria di Hogwarts, con una fascia in testa e un tutore sulla spalla sinistra, dopo essere caduto da una scala a pioli. Accanto a lui, Kayla gioca con una bambola, e Martha tiene le braccia sul petto, con aria furiosa. 
“Come ti è venuto in mente, Robert? Potevi aspettarmi, o chiamare Rose!” ringhia. Robert non risponde, ma non abbassa nemmeno lo sguardo. Martha alza gli occhi al cielo. “Posso sapere, almeno, cosa diamine ci facessi in cima a quella scala?” 
“No.” Replica Robert. 
In quel momento, Minerva McGranitt entra in infermeria, con aria preoccupata. “Robert! Martha! Santo cielo, Robert, stai bene?” chiede.
“Sì.” 
“A quanto pare oggi mio figlio parla a monosillabi.” Ringhia Martha, alzandosi dal letto e andando a sedersi su un letto che ai ragazzi non dice nulla, ma le due donne sanno che quello era il letto di Sirius quando fece la varicella. 
“Suvvia!” esclama Madama Chips. “Tranquilla, Martha: starà benissimo.”
“Mi vuoi dire che ci facevi sulla scala?” chiede di nuovo.
“No.” Ripete Robert.
“Che cercavi in soffitta, dannazione? Il Kit del pozionista? La scopa di James? Il mio abito da sposa? La culla? Le cose del nonno?”
“Le foto di papà.” Sussurra Kayla. “Cercava foto di papà, gliele ho chieste io.”
Martha si alza dal letto, si porta una mano sul cuore e, cercando di mantenere un tono  fermo si rivolge a Robert. “È vero?” 
“Sì.” Ringhia Robert. “Non volevo darle le mie, volevo che ne avesse da tenere per sé, come ne ho io.”
Martha guarda la McGranitt, mentre sospira pesantemente, e la donna le rivolge uno sguardo d’incoraggiamento e un sorriso colmo d’affetto. Martha, allora, estrae dalla borsa un’altra foto del matrimonio, in cui però accanto ai neosposi, a sorridere all’obiettivo c’erano anche James e Lily, più sorridenti che mai.
Kayla si porta una mano sul cuore. “Siete bellissimi.”
Martha sorride, vedendo quegli occhioni grigi illuminarsi. “E non sai quanto ci ho messo che convincere papà e James a mettersi in giacca e cravatta!” scherza. 
Vorrei che tu fossi qui, Sirius.

È il ventitrè agosto millenovecentoottantotto e Robert Sirius Black ha appena ricevuto la sua lettera per Hogwarts, e sta saltellando per tutta la casa. Quando Remus appare sulla soglia, il ragazzino gli corre incontro e lo abbraccia. “Zio Remus, zio Remus, è arrivata la lettera! Sono un mago, sono un mago anche io!” esclama.
Remus si china per abbracciarlo. “Dubitavi, campione?”
Ma Robert sembra non sentirlo. “Andrò ad Hogwarts! Andrò anche io ad Hogwarts! Devo dirlo a Fred e George, andrò ad Hogwarts con loro!”
Martha lo guarda e scuote la testa, sorridendo.
Dovresti vederlo, Sirius.

È il trentuno agosto millenovecentoottantotto, è notte fonda, e Robert Black sta preparando la valigia. Martha appare sulla soglia, con gli occhiali sul naso e una vestaglia addosso.
“Ciao, pulce.” L’idea che Robert se ne andrà, è un macigno sul cuore.
Lui si gira. “Mamma, e se finisco a Serpeverde?”
Ecco, pensa Martha, ecco in cosa non sono preparata. Ma sfoggia uno dei suoi sorrisi e si leva gli occhiali. “Non c’è nulla di male, sai?” Robert non sembra convinto. “La vuoi sapere una cosa, piccolo Black?” Lui annuisce. “Tutti i membri della famiglia Black, prima di tuo padre, sono stai Serpeverde.”
Lui inclina la testa con sguardo curioso. “Davvero?”
“Davvero.”
“E perché papà no?”
“Perché lui era orgoglioso e coraggioso fino al midollo. Erano tempi bui, Robert, e tuo padre entrò in conflitto con la sua famiglia, fino ad arrivare ad avere idee assolutamente opposte alle loro. Ma non si è mai pentito di nulla, perché aveva scelto me, e aveva scelto anche te, senza saperlo.” Martha sorride, osservando il baule. “Tuo zio, Regulus … lui era un Serpeverde di quelli veri, astuti, freddi. Ma è morto con coraggio, si, tuo zio è morto da vero Grifondoro.”
Robert sorride, più convinto. 
“Non importa la Casa, non importa perché alla fine determinerà solo il colore della tua cravatta. E con quegli occhioni grigi, ti sta bene tutto, proprio come tuo padre.”
“Mamma, ma ci sono anche dei Serpeverde cattivi. Ci sono anche dei Black cattivi.”
“Hai ragione, pulce. Hai ragione, ma tu sei una persona buona. E ci sono anche dei Black buoni, ci sono anche dei  Serpeverde buoni.”
“Fammi un esempio.” Risponde Robert, incrociando le braccia sul petto con aria di sfida. 
Martha sorride. “Dorea Black Potter.” 
“Black Potter?” chiede stupito.
“La madre di James. E la madre adottiva di papà. Serpeverde, Auror, buona come il pane.”
“È morta anche lei, vero?”
Martha annuisce con aria triste. “Sì.” Poi si siede sul letto, e con un colpo di bacchetta chiude il baule. “Ora, però è il momento che io ti faccia lo stesso discorso che mi fece mio padre Robert Redfort quando avevo la tua età e stato preparando il tuo stesso baule per prendere lo stesso treno che prenderai tu domani.” 
Robert la guardò stupito. “Non  … non me lo avevi detto, che ti aveva fatto un discorso.”
“Non lo sa nessuno.” Gli strizza l’occhio, gli prende la mano e lo fa Smaterializzare sul dondolo in giardino. Martha si siede, e lascia che Robert si appoggi a lei. “Meglio cominciare da ciò che mi viene più semplice da poterti raccontare. La vita ci consegna le chiavi di una porta e prati verdi, sopra ai quali camminare. Puoi correre, puoi fermarti, e puoi scegliere tra i frutti quali cogliere e quali lasciare maturare. Vietato abbandonare il sogno di volare, ma per quello hai bisogno dell’amore. Io non so molto, posso solo dirti che non devi avere paura di sbagliare, perché aiuta le persone ad imparare. E sappi, pulce, che in qualche modo, alla fine tra il bene ed il male vince sempre il bene, e te lo posso giurare.” Martha sospira e gli passa una mano tra i capelli. “Ti ho chiamato Robert perché fossi come tuo nonno, perché facessi tesoro di ogni tuo respiro e difendessi la bellezza del perdono. Ricordati che l’amore a volte può far male, ma il mio è l’amore di una madre, e non può finire: come acqua dentro il mare. Ascolta bene, pulce, non smettere di sognare, perché i sogni son le ali per volare. Se vuoi porta qualcuno in viaggio, ma nessuno che sia in grado di potertele spezzare. Accetta le sconfitte, l’invidia e l’impotenza di chi osserva e perde il tempo a giudicare. Abbi sempre con te pazienza, coscienza e prudenza, e ricordati che è sempre meglio dare. Te l’ho già detto, ma non avere mai dubbi, perché tra il bene ed il male, alla fine, vince il bene.” Martha sospira di nuovo. “Hogwarts è un posto meraviglioso, Robert, ma non sarà mai meraviglioso quanto il tuo sorriso. E non lasciare che si spenga. E so che non sono la madre che meriteresti, ma so anche di averti cresciuto bene. Non importerà a nessuno se sarai Serpeverde o altro, tu sei tu, e questo basta. Non ti permetto di preoccuparti per me e Kayla, perché noi siamo forti, e ce la sapremo cavare anche senza l’ometto di casa.”
Vorrei che ci fossi anche tu, Sirius.

È il primo settembre millenovecentoottantotto e Robert Sirius Black saluta la sua famiglia con la mano dall’espresso per Hogwarts, mentre Martha lascia che due lacrime salate le bagnino il viso, accanto a Remus e Rose, che sembra che oggi riescano a stare nel raggio di venti metri senza cercare di uccidersi. Remus si accorge delle lacrime di Martha e le appoggia una mano sulla spalla, mentre Robert rientra nello scompartimento, accanto a Dora, Fred e George. 
“Se la caverà benissimo.” Sussurra Lunastorta. “Dopotutto, è figlio tuo e di Felpato: ha fegato da vendere.”
Martha sorride. “Lui … è cresciuto troppo in fretta. E io sto invecchiando!”
Remus le strizza l’occhio. “L’importante è invecchiare bene, giusto?”
Vorrei che invecchiassi con me, Sirius.

È la sera del due settembre millenovecentoottantotto, Kayla Lily Black dorme e le sorelle Redfort sono sedute sul tavolo da esterno collocato nel giardinetto della secondogenita, davanti a due bottiglie di Burrobirra, mentre Rose, con la sua solita bellezza semplice e sconcertante, tira da una Marlboro, mentre la luna piena è alta nel cielo. 
“Sai, credo che dovresti uscire con qualcuno.”
Martha la guarda senza capire, accennando un sorriso. “Sei tornata in città da due giorni e stai cercando già di rimettere a posto la mia vita?”
Rose risponde al sorriso, facendo uscire il fumo con la sua solita dannata eleganza.  “Primo, intendo restare in città per un po’. Secondo, ho deciso che io e te dobbiamo riprendere in mano le nostre vite.”
Martha annuisce pensierosa. “E questa decisione è data da …” lascia la frase in sospeso, sperando che sia Rose a continuarla. 
“Sono stata al San Mungo, oggi.”
Martha, senza smettere di annuire, sorseggia la sua Burrobirra. “Mi sembra un grande passo, considerando che l’ultima volta che ci hai messo piede, eri con me, Lily e i Malandrini al completo.”
Rose sorride. “Alice ti riconosce?” 
“A volte.” Risponde Martha seria, senza esitare. 
“I ragazzi l’hanno mai vista?”
“No.”
“Hai mai visto Neville?”
“Sì, l’ho incrociato un paio di volte con la madre di Frank.”
“È tutto Alice.” Martha continua ad annuire, cercando di non pensare cosa sia peggio. Un marito ad Azkaban, i tuoi migliori amici sottoterra, una sorella che cerca di nascondere la depressione o impazzire dopo essere stata torturata da Bellatrix Lestreange. “I Malandrini al completo, hai detto?”
“Sì, l’ho detto.”
“Ecco, punto terzo, ho una notizia bomba.”
“Spara.”
“Sono sparita per mesi e sono imperdonabile, ma ho trovato una Pozione Antilupo. Non annulla gli effetti del plenilunio, quello è impossibile, ma li alleggerisce notevolmente.”
Martha spalanca la bocca. “Stai scherzando?” 
“No, affatto. Ma a Remus lo dirai tu, io e lui non parliamo.”
“Potreste ricominciare a farlo da persone civili, però.”
“Ma non lo siamo.” Martha fece un verso che assomigliava moltissimo ad un grugnito, ma Rose non gli diede troppo peso. “E per quanto riguarda Codaliscia – ho cercato anche lui, si – sono fermamente convinta che viva sottoforma di topolino innocente in qualche cantina Babbana.”
Martha alza le spalle. “Io lo credo da anni. Non hai intenzione di dirmi dove sei stata, vero?”
Rose scuote la testa. “Hai notizie del tuo primogenito?”
“È stato Smistato a Grifondoro, Mocciosus lo ha già minacciato di morte e sua cugina Dora lo ha preso sotto la sua ala protettrice.”
Rose sorride. “Mi piace, Ninfadora. Sembra in gamba.”
“Non chiamarla Ninfadora.”
“Grifondoro.” Ripete Rose, pensierosa. “Sirius sarà felicissimo.”
Vorrei che fossi qui, Sirius. 

È il ventisei novembre millenovecentoottantotto, Rose e Martha sono sedute su una panchina nel parco preferito di Marie, mentre Kayla gioca sulle altalene.
“Rimango dell’idea che dovresti uscire con qualcuno.”
“Sono sposata. So che tradire è diventato il tuo hobby, ma non sarà il mio.”
“Fingerò di non avere sentito. Comunque, un tipo abbastanza carino che lavora con me mi ha chiesto di te, e ho pensato che potresti uscirci.”
Martha scuote la testa. “Sono sposata e ho due figli.”
“Oggettivamente, potresti lasciare Kayla a me una sera e uscire con questo tipo.”
Martha prende un bel respiro e si gira verso sua sorella. “Mettila così, Rosalie. Sono sposata, e sono e rimango innamorata di mio marito.”
Rose alza le spalle. “Io ci ho provato.”
Dovresti essere accanto a me, Sirius.

È di nuovo la notte di Capodanno a casa Black, fa sorprendentemente caldo, e Fred, George, Robert, Ninfadora, Bill e Charlie giocano a Quidditch, sotto lo sguardo vigilie dell’arbitro Rose Redfort. Ronald è costretto da Kayla e Ginny a vestirsi da principe azzurro, mentre Martha sta spiegando a uno scettico Remus l’ultima scoperta di Rose.
“Perché non me ne sta parlando lei?”
“Perché avete giurato di non interferire più nella vita dell’altro.” 
Remus alza la bottiglia di birra babbana. “Alla Pozione Antilupo.” 
Martha sorride. “Alla Pozione Antilupo!”
“Mamma!” esclama Kayla. “Mamma, Robbie ha trovato una chitarra! Di chi è?”
Martha guarda Remus, che sorride con aria nostalgica. “La chitarra è mia, Kayla.”
“La sai suonare?” chiede Ginny con aria entusiasta. 
Martha annuisce. 
“E sai cantare?” chiede Kayla.
Martha sta per rispondere, ma Remus è più veloce. “Certo che lo sa fare.” Dice. “Ed è pure molto brava.”
Martha, dopo aver promesso a Remus di ucciderlo, si ritrova con in mano una chitarra e Robert, Kayla e tutti gli Weasley pronti ad ascoltarla. Fa fatica a riprenderla in mano, ricordando perfettamente che, l’ultima volta che aveva cantato, era per la festa di Capodanno di James. Fa un respiro profondo e riprende a canticchiare quel ritornello scritto da una sedicenne innamorata. “And we’ll turn into a radio song, we’ll forget those red eyes and silly alibis, we’ll say life is a song and it’s one you could whistle and dance to it, dance to it …”
Remus, dietro ai ragazzi, canticchia con gli occhi pieni di ricordi, mentre i bambini erano a dir poco entusiasti.
Vorrei che tu fossi qui, Sirius.

È il sette febbraio millenovecentoottantanove e Martha Black sta facendo irruzione dell’ufficio di Silente. 
“Fai un torto a mio figlio, Piton, e giuro che ti Crucio sul posto.” Esordisce, trovando Robert seduto davanti alla scrivania del Preside con aria offesa e Piton davanti alla finestra privo di espressione.
“Tuo figlio si comporta esattamente come suo padre anni fa, Redfort.” 
“Allora sono fiera di lui.” Ringhia Martha in risposta, mentre Robert rimane basito da quella parte cattiva che sua madre non aveva mai mostrato prima di allora.
“Questo ragazzino è stato palesemente educato da una madre scorbutica e isterica, e suo padre non …”
“Non osare parlare di suo padre!” 
“Sto parlando del ragazzo, infatti. Stavo facendo notare che la mancanza di una figura paterna ha …”
“Ce l’hai con lui o con il cognome che porta? Perché io ho parlato con la McGranitt, con Hagrid, con la Sprite, con Silente e con Madama Bum. Sono tutti fieri di lui. Quindi ti chiedo, ce l’hai con lui o con il fatto che sia il figlio di Sirius?”
Piton rimane immobile. “Perché dovrei essere geloso di quell’idiota di tuo marito?”
Martha si avvicina e fa per sputargli in faccia. “Perché siamo stati io e Sirius ad avvicinare Lily a James.” Risponde, in un sussurro. 
Il nome di Lily Evans sembra smuovere qualcosa nello stomaco del professore. “Tuo figlio ha fatto esplodere il calderone di un compagno, Redfort.”
“E lo stai mettendo in punizione per questo?!”
“Ti sembra poco? È un comportamento infantile ed irrispettoso!”
“Infantile?! Ha undici anni, Merlino! Deve comportarsi da infante!”
“Senza mancare di rispetto agli altri ragazzi!”
“Vuoi solo vendicarti di James, Sirius e me, Mocciosus.”
“Perché dovrei? Potter è morto, Black è in prigione e tu sei sul fondo dell’abisso.”
“Perché James ha sposato Lily e io e Sirius le siamo rimasti accanto fino alla fine.” Martha incrocia le braccia sul petto. “La prossima volta che mi fai chiamare al lavoro perché mio figlio fa scherzi ai suoi compagni, ricordati di quando io e mio fratello James ti abbiamo salvato la vita. Cerca quindi di essere perlomeno comprensivo quando due ragazzini di undici anni giocano tra di loro durante le tue preziosissime ore di lezione.”
Piton la guarda con disgusto e se ne va, mentre Robert, rimasto seduto al suo posto, guarda sua madre con ammirazione. 
Vorrei che tu fossi qui, Sirius.

È il venti febbraio millenovecentoottantanove e fa sorprendentemente freddo, anche all’interno dei Tre Manici di Scopa. 
“Dovremmo smetterla di fare uscite solitarie per i nostri compleanni.” Esclama Remus.
Martha sorride. “Non mi dispiace tornare qui, ogni tanto.” Risponde. “E poi è sabato sera, Lunastorta, e la tua migliore amica sta compiendo ventinove anni. Festeggiamo.”
“Festeggiamo!” ripete Remus.
Dovresti essere accanto a lei, Sirius.

È il primo gennaio millenovecentonovanta e Robert Sirius Black si sta dondolando sul dondolo del giardino, accanto a Dora Tonks, mentre ridono allegramente. La neve scende lenta, e Martha guarda suo figlio di dodici anni crescere troppo velocemente. 
“A papà piace la neve?” chiede la piccola Kayla, accanto a sua mamma. 
“Sì, a papà piace la neve.”
Vorrei che tu fossi qui, Sirius.

È il ventitré agosto millenovecentonovanta e Robert sta spegnendo tredici candeline, mentre Fred e George Weasley cantano tanti auguri a te.
“Fatto il misfatto!” esclama George.
Martha si fa seria di colpo. “Che cosa hai detto?”
“Niente.” Risponde lui, portandosi una mano dietro la testa, capendo di averla fatta grossa. 
“George. Come conosci quella formula?” chiede ancora Martha. 
“Non ti sequestrerò la Mappa, voglio solo sapere come è finita in mano tua.”
“Conosci la Mappa?” chiede Fred, illuminandosi.
Martha sorride. “Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso.”  Annuisce Martha.
“Li conosci?” Robert guarda sua madre con stupore.
Lei si porta le mani alla bocca. “Oddio si! Indovina, pulce? Ne ho sposato uno.” 
Fred e George scoppiano a ridere. “E gli altri tre chi sono? Dobbiamo loro molto.”
Robert sembra sotto choc. “Papà è uno dei Malandrini?!” 
“Te lo racconterà lui, un giorno. Voi due” e si rivolge a Fred e George. “non dirò a nessuno che voi avete la Mappa. Vorrei solo sapere come l’avete trovata.”
George alza le spalle. “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.”
Martha rise. “Lo pensavo da un po’, ma voi tre siete ufficialmente i nuovi Malandrini.” Annunciò.
Vorrei che tu fossi qui, Sirius.

È il venti giugno millenovecentonovantuno e Martha Redfort spalanca la finestra della sua stanza. Sono le cinque del mattino, il sole sta sorgendo e lei ha avuto il solito incubo. Piove, e lascia che la pioggia le bagni il viso. 
“Perché mi fai questo, James?” chiede, all’aria. 
Nessuno ti impedisce di andare a controllare, Martha.

Partendo dalle cose semplici. Le canzoni.
La canzocina che Martha canticchia a Kayla è una canzone che io adoro, 'Benvenuta' di Marco Masini. (se volete, qui https://www.youtube.com/watch?v=aVOEIGgr6oQ )
La canzone che Martha canta e suona è sempre quella, ma per chi volesse, è qui https://www.youtube.com/watch?v=WP5LxqWAhj4 )
E le parole di Martha per Robert Sirius sono le stesse che Robert (Redfort) regalò a lei, canzone dei Modà. ( https://www.youtube.com/watch?v=yxJPDsOBYQ0 )

Bene, ora veniamo a noi. Perchè l'ho scritto così. 
Egoisticamente, ero partita con l'idea di scrivere tante piccole drabble. Maaaa non ci sono riuscita. Allora mi è venuta questa piccola idea. 
Cambiamo il tempo verbale e togliamo ogni descrizione di persone/tempo/spazi. Solo tanti dialoghi, perchè sono quelli che arrivano di più a chi legge. Non credo di esserci riuscita. 
Altra cosa. Se considerate inquientante l'idea che Martha riesca a sentire James che le sussurra all'orecchio (Capodanno di non so che anno) vuol dire che non sapete cosa significa quando un vostro amico viene a mancare. A me pare spesso di sentire il mio Mario abbracciarmi. Perchè sente James e non Sirius? Perchè sa che Sirius è vivo e sta facendo di tutto per liberarlo. 
Remus e Rose hanno trovato la loro stabilità. Si sono definitivamente lasciati. Perchè? Perchè è arrivata Tonks! A breve, intendo pubblicare uno spin-off su di loro. 
Non mi sembra di avere altro da dire, lol. 
Quindi, ringrazio con tutto il cuore le cinque fantastiche persone che hanno recensito lo scorso capitolo.
(Ovviamente) gossip_girl, fedele compagna di scleri anti-Minus.
anna4evermakeup, hai visto che ho aggiornato subito?
_imjusteri, continuo a leggere la tua fantastica recensione, mi da una scarica di autstima. Grazie davvero.
_Alyss_, sto facendo del mio meglio per inserire il soprannome di Robert, tesoro. Nel frattempo, goditi Kayla!
saralily99, grazie di nuovo, davvero. <3
Grazie di cuore, davvero. Siete voi a rendere questa storia così speciale. *-* Vi amo tanto tanto tanto tanto tanto tanto. 
Fatto il misfatto!
Claude

 
   
 
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