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Autore: Mary P_Stark    04/09/2015    2 recensioni
Krilash mac Lir è secondo in linea di successione al trono di Mag Mell, oltre a essere grande stratega militare dell'esercito fomoriano. Suo è il rarissimo dono della trasmutazione degli elementi, che lo rendono soldato temibile in battaglia e ottimo guerriero. Questo dono, però, porta con sé anche immense responsabilità... e incubi. Incubi che Krilash tenta di cancellare con una condotta di vita il più spensierata possibile. Nel suo infinito tentativo di concedersi qualche attimo di tregua dai suoi ricordi orribili, incontra l'umana Rachel O'Rourke e sua figlia Faelan, che risvegliano in lui improvvise quanto impreviste sensazioni. Sentimenti che pensava di non poter provare lo portano a compiere azioni per lui inusitate... e lo avvicinano a un segreto che riguarda direttamente le donne O'Rourke. Un segreto che, forse, potrebbe cambiare per sempre la loro vita e quella di Krilash. 3° RACCONTO DELLA SERIE "SAGA DEI FOMORIANI"-Riferimenti alla storia nei capitoli precedenti.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga dei Fomoriani'
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10.
 
 
 
 
 
Non sapevo esattamente perché, ma mi sentivo tremendamente a disagio.

Erano millenni che indossavo i miei abiti, eppure, quel giorno ero nervosissimo all'idea che qualcuno potesse vedermi in quelle vesti.

Il punto, alla fine dell'opera, era uno e uno solo.

Ero agitato perché, a vedermi, sarebbero state Rachel e Fay.

Dopo l'iniziale shock, Rachel si era dimostrata molto aperta di idee e sì, curiosa non meno della figlia di conoscere le nostre comuni origini.

La richiesta di vedermi nei miei abiti consueti, era giunta alla fine di un lungo mese di incessanti domande, passeggiate per i parchi, lungo la spiaggia o a cena, dinanzi a piatti sempre diversi.

Era stato il mese più strano, e incredibile, di tutta la mia lunga vita.

Mi aveva permesso di vivere esperienze sempre diverse e piacevoli, e tutte assieme alla donna che amavo.

Lei aveva potuto conoscermi meglio e, anche se non le avevo più chiesto nulla in merito, mi era parso che anche lei si fosse affezionata a me.

Questo, per lo meno, era quello che speravo.

Non avevo mai voluto sbirciare per sincerarmene.

Il risultato di tale cortesia era che me ne stavo lì in piedi, in quello che sarebbe diventato il salone della casa di Rohnyn e Sheridan, e non sapevo che fare.

Passai nervosamente le mani sul gonnello, fregiato a fantasie geometriche sull'orlo, e mi guardai gli alti calzari di pelle, chiedendomi se li avrebbero trovati ridicoli.

Le cinghie che si incrociavano sul petto – e sorreggevano la mia spada ricurva – erano di un bel cuoio lucido e morbido, su cui erano stati impressi a fuoco lo stemma di famiglia e della Corona di Mag Mell.

Mi volsi a mezzo, controllando il mio mantello, la mia seconda pelle, e la trovai bella e traslucida come sempre.

Ma sarebbe piaciuta a entrambe?

L'arrivo di un'auto nel cortile antistante l'abitazione, mi fece sobbalzare.

Sempre più nervoso, rimasi impettito nel mezzo del salone, osservando a momenti alterni il camino in sasso e la porta della stanza in cui mi trovavo.

Lo scalpiccio di alcuni piedi mi fece tremare.

Calmati, e cerca di non svenire, mi dissi con convinzione.

E tremando ugualmente per l'ansia.

La prima a entrare fu Faélán che, bloccandosi a metà di un passo, lanciò uno strillo eccitato prima di gettarsi addosso a me per abbracciarmi.

Io la sorressi senza problemi e, sorridendo, mi lasciai avvolgere dal suo dolce profumo di ibisco e agrumi che, avevo scoperto, proveniva dallo shampoo che usava per i capelli.

Quando, però, levai lo sguardo per incrociare gli occhi della seconda donna presente in casa, il mio cuore perse un battito.

Rachel sembrava a dir poco stregata, e mi stava osservando come se mi vedesse per la prima volta.

E approvasse pienamente ciò che vedeva.

Mi sentii subito meglio e, nel tornare a guardare Fay, la scostai da me e dissi: “Pare che i miei abiti piacciano a entrambe voi.»

Fay, allora, si volse verso la madre, sghignazzò spudoratamente e, maliziosa, sentenziò: «Dovrebbe essere cieca, per non notare che sei bellissimo, così.»

«Fay!» esclamò allora Rachel, avvampando in viso.

Io risi, rilassandomi completamente e, lanciando un sorriso a Rachel, ammisi: «Ero piuttosto nervoso, in effetti, ma ora mi sento meglio.»

Finalmente avvicinandosi a me e Fay, Rachel mi guardò dubbiosa, domandandomi: «Perché eri nervoso?»

«Non sapevo quale sarebbe stata la vostra reazione. Dopotutto, non sono abiti che si vedono spesso, sulla terraferma.»

«Sembri tanto Brad Pitt in Troy» sostenne Fay, con occhi sognanti.

Ridacchiai, nel sentire quel titolo. Sapevo che era il primo film che Rohnyn aveva visto con Sheridan.

Mi inchinai cerimoniosamente, ammiccando all'indirizzo di Fay.

«Lo reputo un bellissimo complimento, visto quanto quell'attore è apprezzato dal gentil sesso.»

Ora, Rachel mi stava guardando con attenzione analitica, la sorpresa soppiantata dal puro interesse, tipico di lei.

Lasciai che mi squadrasse, pur domandandomi cosa le stesse passando per la testa.

Non volevo curiosare, ma la tentazione era forte.

Mi sfiorò le cinghie sul petto e scese con la mano fino alla spada, dove indugiò per alcuni attimi prima di sfilarla lentamente dal fodero.

Istintivamente, feci scostare Fay perché fosse a distanza di sicurezza da quell'arma mortale e, quando Rachel tenne saldamente in mano la spada, mi sentii fremere.

Dubitavo avesse mai usato un simile oggetto per difendersi, eppure la sua postura era perfetta, così come il modo in cui la stava usando per fendere l'aria.

Buon sangue non mente.

«E' leggera. Pensavo fosse più pesante» mormorò, sorpresa.

«E' un materiale composito che viene creato con la...» mi interruppi per un attimo, non sapendo bene come toccare l'argomento, ma l'occhiata di entrambe mi consigliò di parlare.

Scrollai le spalle, perciò, e mi limitai a mormorare: «Con la magia.»

Rachel deglutì a fatica, mentre Fay si espresse con il suo solito entusiasmo, gesticolando in modo molto enfatico.

Dopo aver rimesso a posto la spada, Rachel tornò a puntare lo sguardo sulle cicatrici visibili sul mio torace e, sfiorandone una, mormorò: «Queste, però, non hanno nulla di magico.»

Anche Fay tornò seria, a quel commento e io, non volendo mentire loro, annuii.

«Le più vecchie, provengono dal periodo passato nelle senturion, le più recenti, dalle guerre contro i Tuatha.»

«Ma... ma tu sei un principe, e i principi dovrebbero... sì, insomma... non dovreste essere rispettati dagli altri sudditi?» domandò Fay, sconcertata.

Le avevo spiegato solo sommariamente cosa succedeva nelle senturion, ma forse era giunto il momento di essere più specifici.

«Il rango non conta nulla, nelle senturion e anzi, può portare più nemici che amici. E' l'unico luogo in cui tutti sono paritari. E dove vige la legge della sopravvivenza e del rigore.»

Mi mossi per raggiungere una delle finestre, che davano direttamente sul mare poco distante, e proseguii nel mio racconto.

«Le senturion insegnano a essere indipendenti, forti, veloci. Plasmano i guerrieri più in gamba e, al tempo stesso, ci educano nelle arti e nelle scienze per avere una mente pronta, sempre attiva. E, anche in quel caso, gli istitutori non sono degli agnellini.»

Mi volsi a mezzo per sorridere loro, per stemperare un poco la gravità della situazione, ma non vi riuscii.

Entrambe loro erano ammutolite.

Sospirai, sapendo bene di non poter omettere nulla. Se dovevano decidere in che  mondo vivere, dovevano conoscere pregi e difetti del sistema.

Poggiai le mani sui fianchi, pronto a scoccare l'ennesima freccia.

«Subito dopo le senturion, chi sopravvive torna nelle rispettive famiglie per proseguire studi e addestramento, stavolta sotto la supervisione del capoclan. All'incirca, l'intero iter dura più o meno quattrocento anni; venti per le senturion e il restante di apprendimento presso il clan. E' il momento in cui raggiungiamo la maggiore età, in cui possiamo combattere in guerra.»

«Il vostro unico scopo nella vita, quindi, è combattere?» mormorò Rachel, sgomenta.

«No. Eccelliamo nelle arti e nella cultura in generale, e apprezziamo la fantasia e l'ecletticità delle creazioni umane. Non tutti, voglio essere onesto, ma direi molti di noi.»

Pensare ai miei genitori mi venne spontaneo.

Sapevo che Muath adorava le statue marmoree del XVII secolo italiano, e molte erano collezionate nelle sue stanze.

Sentirle ammettere che apprezzava anche gli autori, era tutt’altra cosa.

Così come per Tethra. Non avrebbe mai ammesso di apprezzare la letteratura giapponese, ma sapevo bene che collezionava centinaia di scritti sui samurai.

Con un mezzo sorriso, aggiunsi: «Migliaia, decine di migliaia di fomoriani sono collezionisti, da millenni, di oggettistica umana.»

Mi bloccai un secondo, riorganizzando le idee, prima di proseguire.

«Nei fomoriani convivono paritariamente due entità. Cultura e arte guerriera camminano di pari passo, e apprezziamo entrambe le cose in egual misura. Anche se, come nel vostro popolo, esistono persone più o meno sensibili su entrambi gli argomenti.»

«Siete un po' come gli spartani, allora» convenne Fay, che era rimasta in assorto ascolto fino a quel momento.

«Molto di ciò che gli spartani hanno compiuto, dipende da noi. Era una società molto affine alla nostra, e a loro accordammo il nostro appoggio per diversi secoli» assentii, atono.

«Tu, però, non sei rigido e marziale» mi fece notare Faélán.

Le sorrisi, ammiccando.

«No, vero? In effetti, mio padre mal mi sopporta, ma è una cosa che posso accettare senza fallo. Inoltre, per lui sono un’arma di immenso valore, perciò non può contraddirmi quanto in effetti vorrebbe.»

Lo dissi con tono divertito, ma dentro fremetti.

Non mi piaceva essere visto solo come uno strumento nelle sue mani ma, almeno finché non mi fosse servito il suo appoggio, lo avrei lasciato fare.

Rachel sorrise a quelle parole e, rasserenandosi un poco, mi disse: «Quando parli di Mag Mell, cambi leggermente intonazione, e anche il tuo modo di esprimerti si fa più aulico.»

«Rispettosamente, annuisco. Per buona parte, ci esprimiamo tutti così. Tendo a non usare determinati vocaboli, quando salgo sulla terraferma, giustappunto per non farmi notare.»

Tornando serio, però, aggiunsi: «Stheta sta tentando di cambiare le cose, poiché desidera una maggiore comprensione e umanità, tra le genti che compongono i suoi sudditi. Sarà difficile, ma siamo un popolo che sa adattarsi. Ai nostri genitori non piace ciò che sta tentando di fare, ma il processo è già iniziato.»

Risi, e raccontai loro della decisione di Stheta e Ciara di affrontare i reali per dichiarare il loro amore.

Questo racconto in particolare incuriosì Rachel che, dubbiosa, mi domandò: «Quindi, anche tu hai una promessa? O, comunque, una famiglia entro cui scegliere la tua futura sposa?»

Scoppiai a ridere di gusto, scuotendo il capo. «No, dèi del cielo! No davvero! O meglio, diciamo che non potrò scegliere una popolana qualunque, ma un membro della Corte, ma non importa se sarà di alto o basso rango. Solo Stheta aveva questa imposizione, perché un re deve – o doveva – sempre avere consorti di alto rango, ma io sono contento che sposi Ciara. E' la donna per lui, ed è un'amica come poche.»

Sorrisi affettuosamente nel dirlo, e Rachel assentì.

«Si capisce dal tuo tono di voce, che le sei affezionato.»

Annuii, scrutando per un istante il palmo della mia mano destra.

Il segno era pallido, poco più che una striscia sottile e biancastra, ma il suo ricordo era ancora vivido in me.

Mostrai la cicatrice vecchia di millenni a entrambe, dicendo: «Il mio patto di sangue con Ciara. Ci promettemmo sostegno reciproco, durante la prima guerra contro i Tuatha. Fu la prima volta che scendemmo sul campo per combattere veramente

Mi volsi nuovamente a scrutare il mare, e sorrisi.

«Se non fosse stata innamorata di Stheta, forse, prima o poi, l'avrei chiesta in moglie io. E' una donna di cui andare fieri, che renderebbe orgoglioso e felice qualsiasi uomo.»

«Se mamma accettasse di diventare pienamente fomoriana, potrebbe sposarti. Non hai detto che la nostra famiglia è molto importante?»

Quella domanda, solo in apparenza innocente, venne snocciolata da Fay con tono vagamente ironico.

Un attimo dopo, rise e si allontanò per uscire di casa, adducendo come scusa il desiderio di fare una passeggiata sulla spiaggia.

Brava monella, non c'era che dire.

Non sapendo bene come comportarmi, mi volsi a mezzo per guardare Rachel e, nel notare il suo rossore profuso, le sorrisi comprensivo.

«E' dispettosa, vero?» ironizzai.

«Scusala. Non dovrebbe neppure dirle, certe cose» borbottò, massaggiandosi le braccia con fare nervoso.

«Non mi ha offeso. Tutt'altro. E ha ragione. La tua famiglia è seconda solo alla mia, perciò... beh, sarebbe la prima volta in vita mia che combinerei una cosa giusta al di fuori del campo di battaglia, almeno agli occhi di mio padre.»

Risi, imbarazzato a mia volta.

«O forse no. Se vi riportassi a Mag Mell, mio padre sarebbe costretto a riconsegnarvi sia i possedimenti che gli averi, e questo gli farebbe venire un infarto. Oddio! Mi taglierebbe la testa!»

Rachel accennò solo un debole sorriso, ma il nervosismo rimase.

Più seriamente, allora, le sfiorai le braccia con le mani e mormorai: «Rachel, non devi avere paura di nulla. Qualsiasi cosa tu deciderai di fare, andrà bene comunque. Sia che tu scelga la terraferma, sia che tu scelga il mare.»

«Ma, se decidessi di scendere a Mag Mell, tu...»

Risi sprezzante, e anche vagamente piccato.

«Pensi davvero che mi rivarrei su di te perché ti ho restituito l'eredità di famiglia? O che mi sentirei in dovere di farti pesare questo fatto? Davvero non mi conosci, allora, Rachel.»

Mi scostai, e fu lei a trattenermi, stavolta.

Con occhi spauriti, scosse il capo e fece per parlare.

La voce, però, le mancò e, non potendo fare altrimenti, la strinsi a me per consolarla.

«Rachel, voglio essere prima di tutto tuo amico. So già che andiamo d'accordo, perciò riterrei un onore conoscerti meglio, ma non farei mai nulla per obbligarti a fare – o pensare – cose che non vuoi.»

Lei si strinse più forte a me, affondando il viso nel mio torace, e il mio cuore quasi esplose.

Desideravo pazzamente sollevarle il viso e divorarle la bocca, ma sapevo che sarei venuto meno alla promessa appena fatta.

«Non hai capito...» mormorò all'improvviso.

«Cosa vuoi dire, Rachel?»

«Io non so nulla di armi e di guerra, né so difendermi come la tua amica Ciara. E Fay? Sarebbe costretta a entrare nelle senturion, anche se già grande, per gli standard umani? Non so se riuscirei a sopportarlo. Però...»

La scostai da me, sistemandole i capelli dietro le orecchie e, ansioso, le domandai: «Però, cosa?»

«Però, non voglio che tu lasci la nostra vita. E so che, prima o poi, dovrai farlo. A meno che tu non decida di fare come tuo fratello Ronan.»

Sospirai, poggiando la fronte contro quella di Rachel e, lentamente come il sorgere del sole, la parvhein fece la sua ricomparsa.

L'intero mio corpo si fece luminescente e lei, stretta tra le mie braccia, sobbalzò.

«Krilash, che succede?»

«Nulla. Ai maschi succede, a volte» sorrisi, assaporando mentalmente le sue ultime parole.

Mi voleva nella sua vita.

Di per sé, era una cosa bellissima, ma conteneva in essa i germi di un disastro.

«Cosa significa, Krilash?»

«Se te lo dico, decidere sarà più difficile, per te.»

«La verità, ricordi?» mi impose, accigliandosi.

Sospirai, e annuii rassegnato.

«Il bagliore che vedi è la parvhein. Significa che ho trovato la donna biologicamente adatta a me.»

«Biologicamente... adatta?» gracchiò, sbattendo le palpebre con aria sconvolta.

«Te l'ho detto che non avresti apprezzato la spiegazione, o che sarebbe stato facile capire» ironizzai, scostandomi da lei per raggiungere la finestra.

Le volsi le spalle, poggiando le mani sul davanzale in granito e mi trattenni dal dire altro.

Non volevo toccare quell'argomento con lei, perché sapevo quanto ancora fosse fragile il suo equilibrio.

Non desideravo che si avvicinasse a me per compassione. O peggio, come ringraziamento per il mio aiuto.

Fui perciò sorpreso quando lei mi avvolse la vita da dietro, poggiando le mani sul mio stomaco.

Ma non fu tanto quel tocco a farmi tremare, quando piuttosto la sensazione del suo corpo premuto sulla mia seconda pelle.

Inspirai con forza, irrigidendomi e, con voce roca, quasi strozzata, ansai: «Rachel, ti prego... se mi tocchi così...»

«Come?»

«Il... il mantello. Non è ... non è semplice tessuto.»

Faticai non poco a parlare, ma cercai di contenere il desiderio scaturito dal tocco del suo corpo. «E' la mia seconda pelle. Quella... di delfino.»

Lei non si scostò, a quella notizia e, anzi, si strinse ancor più a me, facendomi quasi perdere il controllo.

«Rachel... non so se...»

«Non è solo desiderio fisico, vero?»

Risi, piegando il capo all'indietro, ormai sopraffatto da un mare di sensazioni piacevolissime.

«Vuoi sapere cosa provo per te?»

«Sì» sussurrò, poggiando le labbra sulla pelle di delfino.

Ansimai, e le ginocchia cedettero di schianto.

Mi ritrovai a terra, senza fiato, ed esalai: «Non sapevo della parvhein, quando ti conobbi, né quando decisi di diventare il protettore di Fay. Neppure quando piombai da voi, e ti curai le tumefazioni.»

Attesi un attimo, e infine aggiunsi: «E neppure quando mi resi conto che, per te, avrei fatto qualsiasi cosa, anche lasciarti qui... senza di me al tuo fianco, e solo per non sconvolgere la tua vita.»

«Krilash...»

Mi volsi a fatica, deciso a dire ogni cosa.

«Capisci perché non volevo parlartene? Non volevo che tu ti sentissi in dovere di rispondere ai miei sentimenti. Non voglio niente che non venga dal tuo cuore, e non sopporterei mai la tua gratitudine. Non desidero questo, da...»

Non mi lasciò terminare la frase.

Afferrò il mio viso con le mani, premendo le sue labbra sulle mie.

Mi ritrovai con la schiena contro il muro, letteralmente divorato da lei, incapace di fare alcunché, in completa balia del suo bacio.

Non era mai successo, in tanti millenni.

Mai, una donna era stata in grado di farmi capitolare a quel modo.

Solo Rachel.

Le sfiorai il corpo con le mani, lasciando che lei continuasse a baciarmi le labbra, il viso, il collo.

«Potrebbe... tornare... Fay...» riuscii a dire, tra un bacio e l'altro.

Lei rise e, con un sorriso così malizioso che quasi mi sciolse, mormorò: «Non ti salverai da me così facilmente.»

«Perché, Rachel? Perché?» volli sapere, tenendola bloccata con le mani perché non riprendesse a farmi perdere la testa.

Tornò seria, sotto il mio sguardo preoccupato e ansioso, e si lappò le labbra tumide.

«Non avrò la parvhein come te ma, quando hai riportato a casa Fay, proteggendola dal temporale, ho capito che saresti stato quello giusto. Solo, faticavo ad ammetterlo. Tu sei così tenero e gentile, con me, ...e ti piace Fay!»

«Le voglio bene, sì» assentii.

«Avevo paura di aprirmi, Krilash, cerca di capire. Dopo quello che ho passato...» si interruppe, e io scostai una mano per carezzarle il viso.

«Lo ucciderei mille volte, se sapessi che servirebbe a cancellare i tuoi timori.»

Lei scosse il capo, ma sorrise.

«Dopo quello che ci dicesti, era difficile dirti quello che pensavo, quello che provavo. Ti immaginavo sempre bellissimo e perfetto, mentre io invecchiavo e morivo... e non potevo sopportare di darti questo, in cambio del tuo affetto. Del tuo amore.»

«Ti amerei da umana, come da fomoriana, ma è tua la decisione. E devi pensare anche a Fay. Se diventasse fomoriana, dovrebbe entrare nelle senturion, perché rientrerebbe nell'età giusta per essere addestrata. E, per un'umana, sarebbe un'esperienza durissima. Forse, impossibile da sopportare. Noi cresciamo in un ambiente del genere. Lei dovrebbe entrarvi già adolescente. Sarebbe traumatico.»

Annuì, lasciandosi sfuggire un singhiozzo.

Si accoccolò a terra, attirando le ginocchia al petto e, poggiatavi la fronte, sospirò tremula.

Non ebbi necessità di accertarmi del suo dolore.

Lo sentivo sulla pelle come una pioggia di spilli, che mi penetravano la carne fino a raggiungere il cuore.

E il mio, di dolore, non era dissimile dal suo.

Al solo pensiero di immaginare Fay nelle senturion, mi sentivo tremare.

Non avrei voluto quel destino per lei neppure sotto tortura. Mi sarei fatto uccidere, piuttosto che obbligarla a un simile supplizio.

«Non c'è dunque speranza, per noi? Devo lasciarti andare?» mi domandò, apparentemente terrorizzata all'idea di perdermi.

Cosa poteva chiedere di più, un uomo, dalla donna che amava? Ma potevo, in tutta franchezza, sopportare di aver generato un simile struggimento?

«Potrei seguire le orme di Rohnyn, e divenire umano. Brucerei la mia pelle di delfino, e sarei come voi.»

Ma sapevo già che questo avrebbe voluto dire perdere un mondo che, contrariamente a mio fratello, io amavo molto.

Per Rachel e Fay lo avrei accettato, ma…

«No!»

Sobbalzammo entrambi, al suono della voce di Fay.

In fretta, Rachel si levò in piedi, rossa in viso e turbata da ciò che la figlia potesse aver visto… o sentito.

Ma Faélán non disse nulla in merito e, quando anch'io mi fui rimesso in piedi, ci disse: «Non devi bruciare la tua pelle, Krilash. Se tu lo facessi, non potresti più tornare a Mag Mell, vero?»

Assentii, preferendo non dire nulla.

«No, non è giusto. Non voglio che tu lo faccia.» Fay scosse il capo con frenesia, facendo danzare la sua chioma fulva.

I suoi occhi color acquamarina si fecero duri, quasi feroci di fronte all’idea che io potessi rinunciare a qualcosa per loro.

Volli abbracciarla ma sapevo che, in quel momento, non avrebbe apprezzato il gesto.

Stavamo parlando con la parte più matura di Faélán, con il suo sangue antico, ed esso meritava tutto il nostro rispetto e attenzione.

«Ma, così facendo, non potrà rimanere con noi» le fece notare Rachel, conciliante.

Fay allora la guardò con intenzione, si avvicinò a sua madre con passo deciso e le disse: «Tu puoi decidere come vuoi, ma io desidero abbracciare la mia eredità. Qualunque essa sia.»

Rachel mi guardò per un attimo, mordendosi il labbro inferiore in preda all’ansia.

Rivolta alla figlia, però, asserì atona: «Anche se questo volesse dire affrontare le senturion

Fay allora si fece gelida in viso, e mormorò: «Sai già che non mi troverò mai bene, qui. L'hai detto tu stessa. Vedo e sento cose che gli altri non percepiscono, e non riesco a tacere come fai tu, a sopportare di mentire sempre e comunque come fai tu

Rachel accusò il colpo, allontanandosi di un passo dalla figlia che, pentendosi subito del suo tono di voce, sospirò contrita.

«Niente potrà essere peggio dell'ostracismo in cui ho vissuto in questi anni, e lo sai, mamma. Se dovrò lottare, lotterò, ma sarò nel luogo giusto, tra le persone giuste, dove forse mi sentirò finalmente nel posto che mi compete.»

Non seppi dire se sentirmi agitato, felice, atterrito. Seppi soltanto di volerla abbracciare, di voler abbracciare entrambe.

«Desideravo solo proteggerti, Fay, non ferirti, o mentirti» mormorò in risposta Rachel, levando una mano per carezzarle il viso.

La figlia annuì, accennando un lieve sorriso.

«E’ sempre stato difficile sopportare quello che sentivo, o vedevo. E i nonni non mi sono mai stati di grande aiuto, come ben sai.»

Sorrise mestamente e, senza poterla controllare, la mia mano strinse l’elsa della spada. Avrei tanto voluto vendicare entrambe!

«So perché l’hai fatto… ma non è più tempo di fingere» replicò Fay, poggiando una mano su quella della madre, trattenendola sul suo viso.

Un attimo dopo, si volse verso di me e, prima ancora che io potessi dire loro qualcosa, lei parlò, atterrendomi.

Con sguardo volitivo, mi fissò intensamente e disse: «Mi addestrerai per entrare nelle senturion, così che io non arrivi del tutto impreparata a Mag Mell.»

«Che cosa?!» esalammo entrambi, sconvolti dal suo dire.

«Tesoro, ma cosa vuoi fare? Non è necessario che tu...» iniziò col dire Rachel, terrorizzata a morte da ciò che avrebbe potuto succedere alla figlia.

«Mamma, non c'è altro sistema. E poi, io voglio diventare come Krilash. Sai benissimo anche tu che, nessuna delle due, si è mai sentita completamente a proprio agio, qui, e ora sappiamo perché. Il nostro corpo sapeva che non appartenevamo completamente alla terraferma.»

Rachel fu costretta ad annuire e, rivoltasi a me, ammise: «Abbiamo passato anni e anni interi, da mille dottori diversi, per capire da dove venisse il senso di disagio che provavamo tutte le volte che ci allontanavamo dal mare. Nessuno seppe mai darci una risposta.»

«Era il richiamo del vostro sangue» assentii, sorridendole comprensivo.

«Ciò non toglie che non ti permetterò di mettere a rischio la tua vita, e solo perché...» riprese a dire Rachel, fissando malamente la figlia.

Fay interruppe ancora la madre, facendola accigliare per diretta conseguenza, e sbottò dicendo: «Oh, smettila, mamma! Sono abbastanza grande per capire le cose, e abbastanza grande per saper prendere delle decisioni che mi riguardano. Hai camminato sulle uova per tutto il tempo, con Krilash, continuando a scrutarlo di soppiatto mentre pensavi che non ti stavo guardando. Credevi non me ne sarei accorta?!»

Rachel sospirò imbarazzata, e io ridacchiai mio malgrado.

E chi l'avrebbe mai detto che Fay avrebbe fatto una filippica a sua madre? Per la seconda volta?

Per diretta conseguenza, ricevetti un'occhiataccia dalla donna al mio fianco, che borbottò: «E tu non ridere. Cercavo solo di difendere mia figlia da cambiamenti estremi. E un uomo, è un cambiamento estremo.»

«Pensi che ti vorrei da sola per sempre, e solo per non dover sopportare un uomo nella tua vita?» ironizzò a quel punto la figlia, con occhi lucidi di lacrime. «Papà non voleva bene a nessuna delle due, e i nonni paterni mi hanno sempre e solo voluta perché tu non potessi accampare pretese su di loro, un domani. Ma Krilash è diverso. Lui mi vuole bene, e ama te. Pensi non sappia cogliere la differenza?»

«Oh, tesoro!» ansò Rachel, stringendola in un abbraccio.

Io allora avvolsi entrambe e, con la bocca sui capelli di Fay, mormorai: «Se lo desideri, ti addestrerò. Te lo prometto. Non giungerai là disarmata. O indifesa. Provvederò io a tutto.»

Lei mi sorrise, e fu in quel momento che notò la luminescenza sulla mia pelle.

«L’avrò mai?» mi domandò curiosa, accarezzandomi la rihall con un dito, mentre io mi scostavo da loro.

«No, mi spiace. Solo i discendenti maschi di Freyr possono averla. E’ il suo legame con il sole e la luce, e si risveglia solo in determinati momenti.»

Fay sbuffò, chiaramente contrariata da quella che, ai suoi occhi, le parve un’ingiustizia e io, scoppiando a ridere, le baciai la fronte, replicando: «Ma potresti avere un dono molto più bello. La tua progenitrice Niamh possedeva un potere singolare, un po’ come il mio.»

Le avevo mostrato più di una volta cosa fossi in grado di fare con la materia, e quell’accenno la incuriosì parecchio, così come incuriosì la madre.

«Niamh poteva mutare se stessa. Plasmare la sua materia in qualunque altra. E’ possibile che, una volta ottenuta la tua pelle di delfino, tu possa sviluppare questo dono.»

Lo strillo che lanciò mi perforò quasi i timpani e, mentre lei saltellava allegra e galvanizzata per la stanza, Rachel mi domandò: «E’ davvero possibile?»

«Quante probabilità avevo di trovare ben due eredi di Oisín?» replicai, dandole un bacio sulla guancia. «Tutto è possibile, Rachel, e io renderò il vostro arrivo a Mag Mell il più indolore possibile. Non sarò da solo ad addestrare Fay. Avrà al suo fianco i migliori combattenti della terra e del mare, ad assisterla, posso giurartelo.»

Fay bloccò la sua giga, a quel commento e, sollevato il viso a sorridermi, mi domandò: «E che guerriero potrebbe esserci, qui sulla terraferma, più forte di te?»

Risi, deliziato da tanta fiducia incondizionata, ma le dissi: «Esistono guerrieri più forti di me, te lo posso giurare, e presto li conoscerai anche tu. Li conoscerete entrambe.»

Più sicuro di me, e di una soluzione accettabile per tutti, aggiunsi: «Scoprirete quanto  misterioso, e diverso da quel che pensate, è il mondo in cui avete sempre vissuto.»









Note: Se su Fay non c'erano dubbi, ora anche Rachel ha dimostrato di avere carattere, e di poter mostrare le unghie, se vuole. Non desidera soltanto Krilash nella sua vita, ma è disposta ad accettare il pacchetto completo, ora che sa che sua figlia desidera la stessa cosa, indipendentemente dalle senturion. Di certo non sarà facile, ma stanno dimostrando di avere la stessa tempra della loro antenata Niamh, e questo sarà loro d'aiuto, quando raggiungeranno il Regno dei Mari.
Ma, prima anche solo di pensarci, bisogna addestrare entrambe a 'sopravvivere' a Mag Mell. E direi che Krilash conosce le persone giuste per prepararle!
Grazie per avermi seguita fino a qui! Fatemi sapere cosa ne pensate, se volete!


 
  
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