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Autore: emilla    07/09/2015    6 recensioni
*AU/ College*
Che cosa sarà mai? Una Solangelooo (che sorpresa).
***
-Ma sto scomodo- Nico imprecò sottovoce.
-Allora stenditi e chiudi il becco- sbottò. Will sorrise, stendendosi accanto a lui. Stavano stetti sul divano in due ma non era sicuramente un problema. Affatto. Will gli cinse il fianco con il braccio, facendo aderire il petto con la sua schiena.
-Buonanotte, Nico-
-Notte, Solace-
***
Cosa diavolo ci vedeva Will in lui? Sul serio. Erano gli opposti più opposti esistenti. E cosa gli diceva la testa? Come aveva fatto un ragazzo come Will, così maledettamente allegro e solare, a prendersi una cotta per lui, che aveva così tanti problemi da non ricordarseli nemmeno tutti? Era improponibile.
Era assurdo.
Ma era successo lo stesso. E qualcosa, nell’udire quelle parole, si era acceso dentro di lui. Qualcosa che, francamente, credeva di non poter provare mai più. Una maledetta scintilla di speranza.
Sorrise.
Genere: Introspettivo, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nico di Angelo, Will Solace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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What doesn’t kill you makes you wish you were dead.
Ade individuò la stanza dalla porta, sotto la quale filtrava la luce. Doveva essere lì, era la prima stanza illuminata che incontrava. La porta si aprì e ne emerse Ceo. Ade aspettò che la porta si fosse richiusa e sparò. Scattò in avanti, afferrandolo prima che toccasse il suolo. Lo appoggiò silenziosamente a terra. Dischiuse leggermente la porta.
-Entra pure, Ade.- trasalì.
 
Nico vide suo padre varcare la soglia della porta impugnando una pistola.
-Papà…-mormorò sorpreso.
-Nico. Stai bene? Tu chi diavolo sei?- chiese Ade senza staccare gli occhi da quelli di Crono. Il criminale nel frattempo si era spostato dietro la sedia di Nico, l’aveva preso per i capelli e ora gli stava puntando una pistola alla tempia. Il ragazzo sentì un brivido di terrore attraversargli il corpo. Sentiva il freddo della canna contro la sua pelle calda. Crono doveva solo premere il grilletto. Se Ade avesse sparato anche lui sarebbe morto.
-Getta la pistola.- ordinò Crono. Ade obbedì, non poteva rischiare. La lasciò cadere a terra e la spinse via con il piede. –Ottimo. E ora…-Crono non riuscì a terminare la frase perché Ade lo placcò, letteralmente. La sedia dov’era seduto Nico si ribaltò e lui si ritrovò con la faccia premuta sul pavimento. Gli faceva male il braccio, lì dove lo schienale della sedia aveva sbattuto. Ade e Crono rovinarono a terra in un intreccio sconfusionato di gambe e braccia, calci e pugni, in una lotta per la vita stessa. Era tutto molto lineare, da quel punto di vista. Il perdente sarebbe morto. Il vincitore avrebbe avuto salva la vita. Nico iniziò a strattonare nuovamente le corde. I polsi iniziarono a sanguinargli. Era inutile.
Illuminazione.
-Will- chiamò. Il biondo lo fissò terrorizzato, il respiro corto. Cercò di mantenere la calma. –Will, nella mia tasca. Riesci a raggiungerla?- Will non chiese nemmeno cosa. A furia di piccoli saltelli riuscì a girarsi in modo da poter infilare la mano nella sua tasta. E ferendosi i polsi chiuse le dita attorno a un qualcosa di ferro. Lo tirò fuori. Era un coltellino svizzero. Lo fece scattare. Riuscì a tagliare le corde che imprigionavano le mani di Nico. Lui poi finì di liberare sé stesso e poi passò all’altro. Rimise il coltello in tasca e raccolse la pistola che Crono aveva fatto volare via nella colluttazione.
-Scappate!- urlò Ade. Quell’attimo di distrazione gli costò caro. Crono lo colpì alla mascella con un potente gancio sinistro, spedendolo indietro. Si rialzò in piedi barcollando, rincoglionito da tutti i colpi che aveva preso. Raggiunse la pistola di Ade e la prese. Nico e Will aveva già raggiunto la porta, ma il moro si era voltato a guardare il padre, sapendo che non poteva semplicemente abbandonarlo lì. Ade si era già rialzato.
Accadde tutto così in fretta. Nico quasi non capì. Quasi.
Crono sparò.
-Nico!- urlò Ade scattando in avanti nello stesso istante. Nico fu letteralmente placcato dal padre, e poi entrambi caddero a terra. Si ritrovò schiacciato tra il pavimento e il corpo dell’uomo, vagamente consapevole che gli aveva appena salvato la vita. Poi qualcosa di caldo e umido gli sporcò le mani, serrate sulla schiena del padre.
-Papà- sussurrò senza fiato. Nessuna risposta. Lui non si mosse. –Papà?- ripetè allarmato, facendo scivolare a terra il suo corpo e ribaltandolo sulla schiena. –Papà, apri gli occhi- Ade non si muoveva. Non respirava. Non lo guardava.
Ade non c’era più.
Il respiro gli si strozzò in gola, il suo cuore parve fermarsi definitivamente, gli si appannò la vista, la stanza girava vorticosamente attorno a lui, gli ronzavano le orecchie. Gli occhi che si rifiutavo di credere a quello che vedevano, la mente che semplicemente non poteva elaborare quel pensiero così orribile e terrificante. Non poteva. Non era abbastanza forte. Non poteva essere vero. Non…non…
-Nico- lo chiamò Will, chinandosi su di lui. Aveva gli occhi lucidi. Sembrava disperato.
Nico non sentiva nulla. Perfino la voce di Will gli arrivava ovattata alle orecchie. Abbassò lo sguardo sulle sue mani. Erano sporche di sangue. Il suo sangue. Dentro di lui c’era solo il vuoto.
Ade era morto.
Sollevò gli occhi su Crono, che lo guardava ridacchiando, soddisfatto di aver portato a termine la sua missione.
Il vuoto dentro Nico venne riempito. Migliaia di emozioni divamparono dentro di lui con la potenza di un uragano.
Rabbia.
Dolore.
Paura.
Dolore.
Rabbia.
Scattò in avanti. Crono, preso alla sprovvista, non fece nemmeno in tempo a sollevare la pistola. Caddero a terra, e Nico gliela strappò di mano. Quell’arma maledetta che aveva ucciso suo padre. 
Era pervaso da una forza incontenibile. La forza della disperazione.
Voleva vendetta.
L’avrebbe ucciso. L’avrebbe massacrato come lui aveva massacrato la sua famiglia. Se fosse morto quella notte, si sarebbe trascinato Crono dietro. Poteva giurarlo sulla sua vita. I suoi occhi erano accesi da una luce folle, malata, violenta, disperata. Era impazzito. Il dolore aveva vinto.
Aveva toccato il fondo, lo sapeva. Ma avrebbe tirato giù anche Crono.
Riuscì a immobilizzarlo sotto di sé. Lo riempi di calci e pugni, accanendosi su di lui, sfogando anni di rabbia , paura e dolore sul corpo di quell’assassino. Lo picchiò a sangue, rompendogli anche qualche osso, fino a farlo svenire. E anche dopo non si fermò. Afferrò la pistola che gli era sfuggita dalle mani e gliela puntò alla testa, il dito sul grilletto. Gli tremava la mano, ma non avrebbe sbagliato mira.
-No!- urlò Will all’improvviso. –Nico non farlo!- lui si voltò, gli occhi che mandavano scintille di rabbia. E di disperazione. Non si accorse di star piangendo finché non sentì le lacrime bagnargli il viso.
-Li ha uccisi, Will! Deve morire! Se lo merita…lui…li ha…li…-Will lo afferrò delicatamente da dietro, tirandolo via. Gli sfilò la pistola di mano, gettandola a terra con repulsione. Lo abbracciò, stringendolo a sé. Tremava violentemente. Lui affondò il viso nel suo petto.
Non riusciva a respirare.
Suo padre era morto.
Era morto per salvarlo.
Era colpa sua.
Barcollò all’indietro, sopraffatto da quella dolorosa consapevolezza.
È colpa mia.
Crollò a terra.
-Nico!- lo chiamò Will. Poi perse i sensi.
 
Nico riaprì gli occhi sul soffitto della sua camera. Si tirò stancamente a sedere.
-Nico- accanto a lui c’era Will, seduto su una sedia. Aveva gli occhi rossi e gonfi, come se avesse pianto. A quel punto realizzò che non era in camera sua.
-Dove siamo?-
-In ospedale-
-E perché?- chiese confuso.
-Avevi qualche ferita. E quando è arrivata l’ambulanza eri svenuto. Così ti hanno portato qui- questo non servì a fare chiarezza nei suoi ricordi nebulosi.
-E perché ero svenuto?- chiese infatti.
-Credo…lo shock..
-Lo…e perché avrei dovuto essere schoccato al punto da svenire?-
-Come perché?-
-Te lo sto chiedendo perché- sbottò irritato. Non ci stava capendo più niente.
-Davvero non ti ricordi?- disse lui a voce così bassa che Nico quasi non lo sentì. Cosa doveva ricordare? Non capiva...poi cominciò a farsi chiarezza. Quei famosi ricordi gli piombarono addosso senza alcun preavviso, senza lasciargli il tempo di prepararsi. Iniziò a tremare, mente faticava a respirare. Non poteva essere vero. Era stato solo un sogno. Doveva essere così.
-Will- disse, la voce che tremava. –Dov’è mio padre?- lui abbassò la testa, evitando il suo sguardo. –Will.-
-Nico…
-Dimmi dov’è!- urlò afferrandolo per la maglietta, gli occhi di nuovo pieni di lacrime.
-È morto, Nico!- lui si sentì mancare. Sebbene fosse seduto sarebbe caduto a terra se Will non l’avesse preso al  volo. Si ritrovarono entrambi seduti per terra. Nico tremava violentemente, il respiro spezzato, gli occhi sgranati fissi su un punto davanti a lui. Davanti al suo sguardo spezzato scene confuse si susseguivano rapidamente una dopo l’altra, mischiandosi con la realtà. La morte di Maria, il muro davanti a lui, le sue mani sporche del sangue di Ade, il volto di Will, Bianca riversa a terra, la stanza dell’ospedale. E alla fine urlò, prendendosi la testa tra le mani. Urlò finché ebbe fiato, finché ebbe voce. E a quel punto si rimise in piedi. Gli tremavano le gambe, le ginocchia non sembravano essere in grado di sostenere il suo peso. Mosse qualche passo esitante, accorgendosi di indossare ancora i suoi vestiti. A quel punto corse in bagno.
Chiuse la porta chiave e si lasciò a cadere a terra, afflosciandosi su sé stesso.
Non gli restava più nulla. Scoppiò a piangere.
Pianse per tutto quello che aveva perso e che non avrebbe mai riavuto.
Pianse per tutto quello che aveva visto e sofferto.
Pianse perché gli era stato portato via tutto.
Pianse per tutto il dolore che gli riempiva il petto.
Perché alla fine era caduto nel baratro e aveva toccato il fondo.
E ora l’uscita sembrava così lontana, così in alto, mentre lui era piccolo e debole e tanto solo.
Aveva sbattuto sul fondo e faceva male. Faceva dannatamente male.
Il dolore lo aveva sconfitto. Aveva perso.
Prese dalla tasca il coltellino svizzero e il portafoglio. Da quest’ultimo tirò fuori una vecchia foto che non guardava da anni. In quella maledetta foto tutti e quattro sorridevano.
Nico ricordava com’era la sua vita prima di quel giorno. Erano stati una famiglia felice e dannatamente normale. Che ogni estate passava le vacanze sempre nello stesso posto. Che ogni domenica faceva uno di quei pranzi in famiglia vecchio stile. Che ogni sera cenava tardi perché Ade potesse mangiare con loro.
Ricordava ogni momento di quando erano una famiglia. E faceva male, perché tutto quello gli era stato brutalmente portato via. Le lacrime gli scivolavano lungo le guance e cadevano sulla fotografia in tanti piccoli cerchietti. Vedere quei sorrisi faceva male.
Poteva immaginarseli, lassù, da qualche parte, che gli sorridevano. Proprio come nella foto. Come se nulla fosse cambiato. Li vedeva. Ade, che cingeva dolcemente il fianco dell’amata moglie, Bianca che lo saluta allegra e gli faceva cenno di raggiungerli.
Gli mancavano così tanto.
Voleva andare da loro, raggiungerli. Voleva che fossero di nuovo una famiglia. Sua madre lo incitava a muoversi, come aveva fatto ogni sera quando era ora di cena perché si sbrigasse.
Potevano essere di nuovo una famiglia. Poteva raggiungerli.
Poteva cancellare tutto il dolore che lo stava uccidendo lentamente.
Poteva andare da loro sul serio. In fondo, mancava solo lui.
Appoggiò la lama sul polso già segnato dalle corde. Ora le lacrime gli cadevano sul braccio. Fece forza. Non sentiva dolore. Stava andando da loro.
-Aspettatemi- mormorò flebilmente, prima di perdere i sensi. In fondo, non aveva altro da dire.
 
Will  bussò. –Nico?- nessuna risposta. Riprovò con più decisione. –Nico?- ancora nulla. Sentì il panico cominciare a salire. –Nico!- ancora silenzio. –Nico! Apri questa dannata porta!- ora era decisamente spaventato. Nulla. Allora iniziò a prenderla a calci finché quella non si aprì e lui si ritrovò catapultato dentro. E gli si gelò il sangue nelle vene. Nico era accasciato a terra, aveva i vestiti imbrattati di sangue. Sangue che sgorgava rapido da una profonda ferita al polso. In un istante Will capì quello che era successo. Cercò in giro cotone e disinfettante e bendò alla meno peggio la ferita con della garza. Aveva già perso parecchio sangue. Era di un pallore mortale. Gli pizzicavano gli occhi per lo sforzo di trattenere le lacrime, ma le sue mani non tremavano.
-Nico…-sussurrò. –Resisti. Resisti, per favore…-gli avvolse il polso nella garza, che si macchiò subito di rosso. –Resisti. Per favore, non lasciarmi…ti prego…ti prego..
 
Nico riaprì gli occhi sul soffitto bianco della stanza d’ospedale. E scattò a sedere.
-Nico!- esclamò Will. Lui si guardò intorno spaesato. All’istante le lacrime gli salirono agli occhi. Si passò una mano tra i capelli.
-Perché mi hai fermato…perché non mi hai lasciato morire e basta?- sussurrò. Will gelò sul posto.
-Nico…- lui si portò una mano all’altezza del cuore.
-Fa male, Will. Fa dannatamente male- disse con voce rotta. –Io…voglio solo andare da loro..
-No!- esplose lui. –No! So che fa male, ok? Lo so. Ma non è questa la soluzione. Non è questo quello che avrebbero voluto loro. Tua padre è morto per salvarti la vita, non gettare via il suo sacrificio. Tu…non puoi…non…-gli si spezzò la voce. Nico vide una lacrima rigargli la guancia. Si sentì male. Non voleva vederlo soffrire. Non lo meritava. Lui prese un respiro profondo, cercando di trattenere le lacrime. –Devi resistere, Nico, e andare avanti. Devi essere forte, capito? Devi…devi…non puoi abbandonarmi anche tu. Io ho bisogno di te. D-devi resistere anche se è difficile.- Nico appoggiò la testa sulla sua spalla.
-Will..-singhiozzò.
-Promettimi che sarai forte- lui non rispose, stringendosi a lui. Will gli accarezzò la testa dolcemente. –Promettimelo- Nico non rispose. Non era certo di potergli promettere una cosa del genere. Lui  non era forte. Era debole. Maledettamente debole.
 
Del mese successivo Nico ricordava poco, molto poco. C’era stato il processo, e Crono era stato condannato all’ergastolo. C’era stato il funerale, e alla cerimonia c’erano solo lui e i suoi otto amici. Poi giorni tutti uguali. Grigi e senza valore. Gli sforzi per trattenere le lacrime ad ogni ora del giorno. La lotta con gli incubi ogni notte. Le lezioni all’università che erano diventate mortalmente noiose. Aveva preso le distanze da tutti. Non voleva trascinarli giù nel baratro con lui. Da tutti tranne che da Will. Il biondino si rifiutava categoricamente di lasciarlo solo per più di un minuto. Tutto sommato, a Nico non dispiaceva tanto.
Aveva un mucchio di tempo per pensare. Anche troppo. Per ripercorrere nella testa quelle scene ancora e ancora. All’infinito. Fino a che non arriva Will a salvarlo.
Poi in un giorno più grigio degli altri prese una decisione. Sollevò lo sguardo negli occhi di Will, che stava studiando sul divano. Anche Nico avrebbe dovuto studiare qualcosa, ma non riusciva a concentrarsi, allora si era messo a rimuginare.
-Will- esordì. Il biondo lo guardò sorpreso. In quel mese Nico non aveva quasi mai aperto bocca.
-Tutto bene?- lui prese un respiro profondo.
-Ho deciso-
-Cosa?-
-Voglio vederlo- Will impallidì.
-Chi?-
-Crono- a quel nome lui rabbrividì.
-Perché?-
-Ne ho bisogno…per capire. Io devo…devo…sapere…perché- disse piano. Il suo sguardo divenne assente. Gli tremavano le mani.
Aveva superato il punto di non ritorno. Tutti hanno un punto di rottura, e Nico aveva superato il suo da un pezzo.
Aveva toccato il fondo del baratro. E faceva male. Tanto male.
Will annuì.
 
-Non sei costretto-
-Devo farlo, Will. Devo sapere perché ha..-la sua voce sfumò nel silenzio mentre nella stanza faceva il suo ingresso Crono. Era ammanettato e lo fecero sedere su una sedia. Dall’altra parte del tavolo di metallo c’era un’altra sedia per lui. Due guardie si misero in un angolo, pronti a intervenire. Tutto questo Nico lo vide dal finto specchio. Quello che dalla parte del carcerato era uno specchio, ma che dall’altro lato era una sorta di finestra. Come nei film. Will lo abbracciò di nuovo.
-Se hai bisogno chiama. Stai attento, per favore-
-Non può farmi più male di così- replicò piattamente entrando nella stanza.
Si sedette davanti a Crono e lo fissò.
Immediatamente sentì la rabbia e l’odio montare. Un odio profondo e viscerale. Serrò i pugni. Voleva ucciderlo. Avrebbe potuto farlo. Era ammanettato.
-Perché?- chiese a denti stretti, la voce che lasciava trapelare tutta la sua rabbia.
-Eseguivo solo gli ordini-
-Ordini? Di chi?-
-Di qualcuno che voleva morto tuo padre e la sua famiglia-
-Ma perché?- Crono ghignò.
-Vendetta- rispose.
-Cosa?-
-Tuo padre non era l’uomo che credevi, ragazzino. Ha avuto la sua punizione-
-Punizione? Li hai uccisi tutti!- urlò Nico scattando in piedi. La sedia dietro di lui si ribaltò. –Me li hai portati via tutti per…per…per un ordine?-
-Esatto- Crono rise, gli occhi scintillanti di una luce folle. Quell’uomo era pazzo. –Posso dire che è stato un vero piacere incontrare tua madre e la tua sorellina? Mi sono divertito molto con loro- Nico rimase senza fiato.
-Io ti ammazzo!- urlò. Scavalcò il tavolo e gli tirò un pugno dritto in faccia. La porta dietro di lui si spalancò e due guardie entrarono per trascinarlo via.
-Verrà e non si fermerà davanti a niente! Hai capito? Sei morto!- Crono fu trascinato fuori e Nico pure. All’istante venne travolto da Will che lo abbracciò.
-Stai bene?- Nico sentiva ancora la rabbia bruciare dentro di lui.
-Si. Andiamo a casa-
 
Quando rientrarono Nico si sedette sul divano e fissò Will.
-Tutto bene?- gli chiese lui.
-Mi sento…confuso- mormorò. Will si sedette accanto a lui. Nico si accoccolò tra le sue braccia. Sollevò il viso e si sporse per baciarlo. Almeno questo non era cambiato. Baciare Will continuava a farlo rabbrividire di piacere. Per la prima volta da quando quella storia era cominciata Nico aveva voglia di sorridere. Appoggiò la fronte contro la sua. Gli restava solo una grane, irrisolvibile domanda. –Will…cosa diavolo ci vedi in me?-
-Eh?-
-Sul serio. Perché…non te ne vai e basta? E’ evidente che sono un caso disperato- quelle non erano belle parole. Ma erano vere. Will scosse la testa.
-I tuoi occhi- rispose sorridendo.
-Cosa?-
-I tuoi occhi. La prima volta che li ho visti ho pensato nascondessero un segreto. Sembravano nascondere…tanto dolore. Solitudine. E tristezza. Volevo a tutti i costi sapere qual era la ragione. Ora so qual è. E so anche che c’è molto altro dietro i tuoi grandi occhi scuri. Tanta forza, e coraggio. Sei la persona più coraggiosa che conosco. E la più forte al mondo. E so anche che dentro sei fondamentalmente buono, per quanto tu provi a nasconderlo dietro al tuo sarcasmo acido. E una persona come te non merita di essere sola. Per questo sono fiero di dire che non ti lascerò mai solo, qualunque cosa accada.- Will lo fissò, socchiudendo gli occhi, le labbra distese in un sorriso malizioso. –E poi, mi piace baciarti-
E Nico sorrise.
-È in assoluto la cosa più maledettamente sdolcinata che abbia sentito- Will scrollò le spalle.
-Che vuoi farci. Sono un fidanzato modello- Nico lo baciò, annullandosi in quel bacio. Lasciò vagare le mani sul suo petto, mentre Will gli accarezzava i capelli scuri. Quel bacio sembrò scaldargli il cuore. Era questo il meraviglioso effetto di Will. Lo faceva stare bene anche quando tutto faceva schifo. E Nico, se ne rese conto in quel momento, lo amava per questo.
-Ti amo- sussurrò Will piano direttamente sulle sue labbra. Gli occhi scuri di Nico scintillarono. E per una volta tanto di gioia. Felicità pure e semplice. Anche i suoi occhi azzurri scintillavano. Forse non era tutto perduto.
Will Solace. La sua personale luce. La sua ancora di salvezza.
Non aveva affatto superato la morte della sua famiglia. Per niente. Anzi. Continuava a fare maledettamente male il solo pensiero di loro.
Ma lui non era solo. Aveva Will.
Aveva perso tutto.
Aveva ancora Will.
L’oscurità dentro di lui era immensa, infinita. E lui era piccolo.
Ma era forte. Perché aveva Will, e Will era la sua forza.
Aveva paura di non farcela.
Will l’avrebbe aiutato. E con Will, Nico non aveva paura.
Era precipitato nel baratro, aveva sbattuto sul fondo.
Avrebbe lottato. Sarebbe risalito.
Il dolore era forte.
Anche lui lo era. E avrebbe combattuto.
Perché aveva Will. E per Will valeva la pena di combattere.
Sorrise.
-Ti amo, Solace-
Aveva vinto.
 
 

Allooora.
Che ne dite?
Premetto che ho una mezza idea di scrivere un seguito, ma non contateci troppo. Con l’inizio della scuola avrò un miliardo di cose da fare, ma ecco, ci sono alcune questioni irrisolte. If you know what I mean. Spero che la storia vi sia piaciuta, grazie a tutti colore che hanno recensito, messo tra le preferite/seguite e anche a chi ha soltanto letto. Un bacio speciale a AliceInWonderbook e NicoDiAngelo99 che mi hanno seguito dall’inizio e mi hanno accompagnato per tutta la durata della storia, gracias.
Be’, penso di aver concluso.
Grazie, gente.
Camilla
 
   
 
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