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Autore: eleCorti    08/09/2015    1 recensioni
Prequel di Once Upon a Digi-Time, in cui si narra dei primi digiprescelti e di come hanno sconfitto il signore oscuro di Digiworld.
Digiwolrd è in pericolo e dovrà chiamare i bambini prescelti, che vivono nella Los Angeles della metà degli anni '80.
La prima ad aprire gli occhi fu la ragazza dai capelli castani chiari, subito si rese conto che non era a LA, ma in una strana foresta subtropicale, si guardò intorno spaesata e subito fu aggredita da qualcosa.
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Agumon, Altri, Gatomon, Nuovo personaggio, Patamon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Uno strano essere simile a un centauro vagava tra le mura di un castello, aveva un aria preoccupata, come se fosse appena successo qualcosa di molto grave.
Scese le lunghe scale che conducevano alle segrete, giungendo davanti a un’immensa porta, la aprì e vide che all’interno vi era un uomo da una lunga coda castana, che giaceva fermo davanti a una roccia.
“Gennai, l’esercito dell’oscuro è qui fuori, sta cercando di entrare, dubito che resisteremo ancora per molto” disse lo strano essere.
L’uomo si girò, anche lui era molto preoccupato.
“Tutto è pronto, non ci resta che portarli qui!” esclamò semplicemente.
“Dove si trovano?” chiese il centauro.
“In una città, che si trova in America, precisamente in California, si chiama Los Angeles” rispose l’uomo.
“Quanti sono?” domandò ancora.
“Quattro, e si chiamano Samantha, Rebecca, Timmy e Tommy” replicò Gennai.
“Centarumon sta attento, lì troverai, tre a Beverly Hills e una a South Los Angeles” esclamò il saggio.
“Sì mio signore, sarò di ritorno presto!” gridò il digimon, mentre attraversava l’immensa porta che era proprio di fronte a loro.
Fu circondato da una luce bianca e, quando finalmente essa si dileguò, si trovò in uno strano luogo, circondato da strane costruzioni, con del verde attorno, era a LA, precisamente nel quartiere di Beverly Hills.
Prese in mano quattro  piccoli oggetti, di colore grigio molto strani, aprì il palmo della mano, permettendo ai suddetti oggetti di librarsi in aria ed andare verso un qualcosa.
Uno si fermò su una ragazzina dai capelli a caschetto e castani, vestita con dei jeans a vita alta e una maglietta bianca a maniche corte. La ragazzina, curiosa, prese l’oggetto, che magicamente si era fermato proprio sopra di lei, e lo osservò basita.
Un altro si fermò su un ragazzino sempre dai capelli castani e con degli occhiali da vista, aveva pure lui i jeans a vita alta e una maglietta verde a maniche corte. Il ragazzo seguì con lo sguardo quella luce e, quando si fermò davanti a lui, riuscì a prendere l’oggetto con difficoltà.
Il terzo si fermò davanti a un bambino dai capelli biondi, con addosso dei pantaloncini bianchi e una maglietta gialla. Il bimbo prese l’oggetto al volo, era molto curioso di sapere cosa fosse, addirittura l’aveva scambiato per un insetto.
Infine l’ultimo oggetto volò per kilometri, fino a raggiungere un’altra zona della città, South Los Angeles, fermandosi davanti ad una ragazza dai capelli castano chiaro, che indossava degli shorts e una maglietta rossa larga. La ragazza, dapprima titubante, prese, incuriosita, l’oggetto.
Contemporaneamente i quattro americani furono inghiottiti da una strana luce, simile all’aurora boreale, si librarono in aria per poi ricadere giù.
Anche Centarumon si buttò in quella luce, con il sorriso dipinto sulle labbra, le sorti del suo mondo, grazie a quei ragazzini sarebbero cambiate.
Appena giunse nella sua terra natia, si mise in contatto con Gennai, annunciandogli che i quattro erano appena giunti su un’isola, di nome File, la loro missione, per tanto, era appena iniziata.
La prima ad aprire gli occhi fu la ragazza dai capelli castani chiari, subito si rese conto che non era a LA, ma in una strana foresta subtropicale, si guardò intorno spaesata e subito fu aggredita da qualcosa.
Urlò, scaraventando lo strano essere che le era saltato addosso.
“Ciao io sono Iokomon, ti stavo aspettando Samantha” esordì il piccolo essere con sopra la testa delle foglie blu in testa.
La ragazza la guardò stupita, che cosa intenda dire?
“Come aspettavi me?” domandò, presasi di coraggio.
Il mostriciattolo non poté rispondere, perché si sentì un urlo, subito Samantha si mise a correre, fino a quando raggiunse una ragazzina dai capelli castani, che doveva essere più piccola di lei.
La ragazzina era seduta per terra che fissava qualcosa spaventata, Samantha spostò lo sguardo, e vide una palla gialla con una lunga coda e delle orecchie da gatto.
“Serve aiuto?” domandò correndo verso la castana.
La ragazza si girò e il suo sguardo mutò, era contenta di vedere un’umana come lei.
“Sì grazie, per fortuna non sono sola in questa foresta!” esclamò, afferrando la mano che la sua nuova conoscenza le aveva teso.
“Piacere io sono Samantha” disse la ragazza più grande.
“Piacere io sono Rebecca” rispose la castana.
“E tu chi sei?” si rivolse al mostriciattolo.
“Io sono Nyaramon, e aspettavo Rebecca” rispose sorridendo il piccolo essere.
“Scusate ma voi cosa siete?” chiese Rebecca.
“Noi siamo mostri digitali, ma chiamateci Digimon!” replicarono all’unisono i due digimon.
A un certo punto sentirono delle urla e videro due ragazzini che stavano avanzando verso di loro, correndo a più non posso, dietro di loro vi era un insetto gigante rosso con delle lunghe forbici ai lati della bocca.
Corsero tutti e quattro, non appena videro il mostro, raggiungendo i due maschietti.
“E voi chi siete?” domandò Samantha, correndo.
“Io sono Timmy, lui è Tommy, loro sono Koromon e Tokomon” rispose il castano.
“Presto nascondiamoci qui!” gridò una strana palla rosa dalle lunghe orecchie, indicando un albero, in cui sparì poco dopo.
“Chi era quel mostro?” chiese Timmy.
“Era Kuwagamon, un altro digimon” rispose Koromon.
“Chissà se è andato via!” esclamò Tommy.
Timmy, quindi, uscì e, una volta ispezionato il luogo, tornò dentro per dare il via libera agl’altri.
Una volta fuori, s'iniziò con le presentazioni.
“Io sono Samantha e ho quattordici anni” si presentò la castana chiara.
“Io sono Rebecca e ne ho dodici, lui è Timmy ed anche lui ha la mia stessa età” proseguì la castana.
“Infine io sono Tommy ed ho undici anni!” esclamò il più piccolo.
“Quindi voi siete Digimon, ma sapete dirci dove siamo? Non sembra la California questo posto!” chiese la più grande.
“Siete sull’isola di File, a Digiworld” rispose Iokomon.
“Digiworld? E che cos’è?” domandò il castano.
“Un mondo digitale, popolato da mostri digitali!” rispose Koromon.
“E non ci sono umani qui?” chiese la dodicenne.
“Umani? Cioè esseri come voi?” chiese Nyaramon.
Rebecca annuì.
“No, mi dispiace, ma qui non ci sono umani” replicò il digimon giallo.
I ragazzi abbassarono la testa tristi, in che luogo erano finiti? Sarebbero mai tornati a casa? Qualcuno sarebbe mai venuto a cercarli?
Subito, però, rialzarono il capo, il mostro di prima era ritornato, più arrabbiato che mai, corsero a più non posso, volevano seminarlo, ma purtroppo, l’essere digitale era più veloce di loro.
Arrivarono a un vicolo cieco, davanti a loro c’era una lunga parete di roccia, erano spacciati, il mostro stava per attaccarli, ma i loro nuovi amici si misero davanti a loro a proteggerli.
Una luce bianca li invase e cambiarono forma, Koromon divenne un piccolo dinosauro arancione, Iokomon un uccello rosa, Nyaramon una specie di cane marrone, dalle lunghe orecchie, Tokomon, un maialino arancione che aveva delle ali al posto delle orecchie.
I quattro nuovi mostri digitali non persero tempo, attaccando il loro nemico, il dinosauro lanciò una piccola palla di fuoco, l’uccello del fuoco verde, il maialino dell’aria compressa, infine il cagnolino lo colpì con le zampe posteriori.
Il mostro digitale fu colpito in pieno dai colpi dei suoi avversari, ma purtroppo non gli causarono nessun dolore, ma i quattro digimon non demorsero, lanciando ancora i loro attacchi.
Kuwagamon fu colpito e fu spedito tra gli alberi, stordito, si ritirò, i piccoli mostri digitali tornarono dai loro amici.
“Bravissimi!” esclamò Tommy.
“Sì, ma cosa vi è successo?” chiese Samantha.
“Ci siamo evoluti” rispose l’uccello rosa.
“Così in fretta?” chiese Rebecca, sapeva che l’evoluzione era un lungo processo millenario.
“Sì noi ci siamo evoluti grazie a voi!” esclamò il cagnolino.
“Come grazie a noi? Che intendi dire Nyaramon?” domandò la dodicenne stupita.
“Che se non fossi arrivata tu, sarei rimasta al primo stadio, e comunque ora sono Salamon!” replicò il mostro digitale.
“Quindi anche voi avete cambiato nome?” chiese Tommy.
“Sì io sono Patamon!” rispose il suo digimon.
“Io Byomon” esclamò l’uccello rosa.
“Infine io sono Agumon!”si presentò il dinosauro.
“Bene io direi di andarcene da qui e di trovare un rifugio per la notte” propose Timmy.
“Io voglio tornare a casa! Ci sarà un modo!” si lamentò la quattordicenne.
“Non lo so, intanto cerchiamo un posto sicuro, dove altri mostri non ci attacchino!” rispose il castano, in un modo non troppo gentile.
Samantha sbuffò, perché si era ritrovata con dei ragazzini, per giunta ricchi e figli di papà? Si domandò, voleva solo tornare a casa.
S’incamminarono nella foresta, fino a quando giunsero in una grotta, decisero di passare lì la notte, sperando che l’indomani avrebbero trovato un modo per tornare a casa.
Ancora non sapevo che la loro permanenza in quello strano mondo sarebbe stata piuttosto lunga.
  
 
 
 
   
 
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