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Autore: Sakura Hikari    08/09/2015    1 recensioni
Raccolta di flashfic Kisshigo, scritte principalmente durante gli event organizzati sul gruppo "We are out for prompt".
1)Addio
2)Il mio gatto preferito
3)Un'ordinazione imbarazzante
4)Alive
5)Per favore, dì di sì!
6)Will you be my man?
7)Di quella volta in cui Kisshu scelse i costumi di Halloween
Genere: Angst, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Per favore, dì di sì!


Prompt di Harlequin Valentine: Fem! Kisshu/Ichigo: AU in cui le Mew Mew sono un normale gruppo di amiche, e Kisshu é solo una ragazza molto determinata a strappare ad Ichigo un appuntamento.
Parole: 748


“Non ce la faccio più”, esalò sfinita Ichigo, lasciandosi cadere pesantemente sulla sua sedia. Lei e le altre si trovavano al loro solito Cafè, come ogni pomeriggio dopo la scuola.
“Di nuovo Kisshu?”, domandò Retasu rivolgendole un’occhiata comprensiva.
“Sì”, confermò la rossa. “Oggi durante la pausa pranzo mi ha chiesto di nuovo di uscire. E quando ho rifiutato si è messa a cantare una canzone, e tutti si sono voltati a guardarci. Che imbarazzo…”, raccontò, nascondendosi il viso tra le mani.
“Che canzone ti ha cantato?”, domandò Zakuro.
Ichigo sollevò la testa ed inarcò un sopracciglio. “Di tutto il racconto, è questa l’unica parte che reputi rilevante?”
“Sì.”, confermò Zakuro con espressione seria. “Sappiamo già che la ragazza è un tipo insistente, e che non è la prima volta che ti chiede di uscire. Che ti abbia fatto una serenata nel corridoio è nuova.”
A giudicare dalle espressioni dipinte sui volti delle altre, Ichigo non era l’unica ad essere rimasta completamente spiazzata dalla spiegazione di Zakuro. Ma dopotutto, Zakuro era completamente imprevedibile.
Fu Minto la prima a riprendersi. “Seriamente Ichigo”, cominciò. “Sono stufa di sentire le tue lamentele. Dille di sì una buona volta e falla finita!”
“Ma… Minto!”, protestò Ichigo. “Come mia amica dovresti trovare un modo per liberarmi di lei, non buttarmi in pasto al lupo!”
Quella frase non era tanto per dire. C’era qualcosa, in Kisshu, che la metteva a disagio, qualcosa nel suo sguardo che ricordava quello un predatore che ha fiutato la sua preda. Non che fosse brutta, o antipatica: era solo incredibilmente, terribilmente asfissiante. E la sua sola presenza era in grado di far correre dei brividi freddi lungo la schiena di Ichigo.
“Non ha tutti i torti.”, obbiettò Retasu. “Se non vuole non possiamo costringerla.”
“Ben detto! Retasu, tu sì che sei un’amica!”, esclamò Ichigo e sporgendosi per cingerla in un abbraccio un po’ goffo, considerato che erano entrambe sedute.
“E quindi dovremo sorbircela per fare un favore a lei?”, chiese Minto con una smorfia.
“A me piace”, s’inserì Purin. “All’inizio la trovavo piena di sé e un po’ megalomane; poi un pomeriggio si è fermata a guardare uno dei miei spettacoli ed è rimasta a parlare dopo che ho finito: è divertente e spiritosa, e le piacciono un sacco di cose che piacciono anche a te, Ichigo.”, spiegò allegramente. Sulle cose in comune, Ichigo sospettava che non fosse una mera coincidenza.
“Mi ha anche lasciato una lauta mancia.”, aggiunse.
“Hai cambiato idea solo per questo motivo, ammettilo.”, fu il commento acido di Minto.
“E tu, allora? Ti dà fastidio solo perché è al centro dell’attenzione più di te.”, le rispose l’altra per le rime.
“Ragazze…”, disse debolmente Ichigo, ma Retasu la interruppe: “Zakuro, tu cosa ne pensi?”, chiese.
Dopo quel primo commento Zakuro non aveva più parlato. Anzi, in quel momento sembrava più intenta a sorseggiare il suo cappuccino che rispondere alla domanda. Alla fine posò la tazza nel piattino e rimase qualche istante in silenzio.
“Credo che una possibilità vada data a tutti.”, dichiarò infine, e Ichigo si sentì morire. No, no, no, non stava accadendo. Non potevano davvero pretendere che andasse ad un appuntamento con…
“Ichigo.”
La ragazza sollevò lo sguardo ed incontrò quello di Zakuro, carico di fredda determinazione. “Se la ragazza si dimostrasse davvero così invadente come dici, non esitare a scaricarla. E se prova a fare qualcosa e tu non sei d’accordo, o tenta di affrettare le cose, dimmelo immediatamente.”, disse mortalmente seria.
“Va bene. Grazie, Zakuro.”, balbettò Ichigo. Dopodiché trasse un altro respiro profondo e dichiarò: “Okay, ragazze. Lo farò.”
*
Restava il problema di come combinare l’appuntamento. Ichigo non sapeva che classe frequentava Kisshu. Doveva chiedere in giro? Doveva restare davanti alla sua classe e sperare che si facesse viva lei?
“Ehi.”
Parli del diavolo. Kisshu era accanto a lei, il suo solito sorriso furbesco sulle labbra.
“Oggi non hai fame?”, disse, notando che non aveva il pranzo con sé. “Se vuoi possiamo dividere il mio bentou…
“Per me va bene.”, disse Ichigo in fretta. Prima finiva, meglio era.
“Come?”, chiese Kisshu, reclinando la testa di lato.
“Vederci insieme, intendo dire.”, rispose Ichigo, questa volta più lentamente. “Uscire. Andare al cinema, o al parco, o…” Ichigo non poté terminare la frase, perché l’istante successivo si ritrovò stretta in una morsa d’acciaio, o in quello che Kisshu definiva un abbraccio.
“Ti sei convinta, alla fine!”, esclamò. “Ci vediamo oggi all’uscita?”
Ichigo annuì, cercando di ignorare gli sguardi incuriositi delle ragazze che passavano lì accanto.





 
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