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Autore: Scar_    09/09/2015    1 recensioni
Scese con cautela, aveva scelto di proposito dei tacchi piuttosto scomodi nella speranza che il dolore la mantenesse lucida e distante, perchč conosceva fin troppo l'effetto che quel maledetto grosso tricheco le faceva, ovvero far regredire il suo intelletto a quello di una bambina di due anni. O peggio. Eeeeeeeee. Elettroencefalogramma piatto. E tanti saluti.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"Non sapevo fossi incinta, altrimenti non ti avrei mai lasciata" 
"Non stai migliorando" replicó lei stizzita, lui la guardó a metą fra l'implorante e l'infuriato, lo faceva impazzire quando faceva cosģ 
"Allora ti prego dimmi cosa vuoi sentirti dire" sbottó lui, quasi esasperato 
"Non voglio sentirmi dire nulla! Per tre anni me la sono cavata benissimo da sola, ho cresciuto un bambino sano, allegro e bellissimo. E si, tu sei stato davanti ai miei occhi per ogni santissimo giorno, ti vedevo ovunque, ti vedo ogni volta che guardo Sam. Ma sono andata avanti, perchč era quello che dovevo fare per mio figlio, perchč nonostante le lacrime e la disperazione tu non mi avevi mai promesso nulla e non ho ragione di avercela con te, alla fin fine. Sono andata avanti, sono cresciuta" ripetč lei, forse pił per convincere sč stessa 
"Ma io no" gli occhi di lui erano enormi, dolci, e lei sapeva benissimo che non poteva resistergli a lungo. Non c'era mai riuscita in tutti quegli anni "io non riesco ad andare avanti da quando non ci sei tu" ammise con un filo di voce, lasciando cadere la maschera che si era costretto a portare. 
Le si avvicinó, le prese una mano, solo una, come per sondare il terreno, e la fissó, concentrandosi sull'anello che portava al medio, incapace di guardarla.
Lei non resistette, e gli sollevó il viso con l'altra mano. Bastó un secondo, e lei annulló la distanza fra loro due, esigendo un bacio che aveva cercato per troppo tempo. Sentģ le sue labbra screpolate, chiuse gli occhi e si inebrió di quel contatto, perdendosi nel familiare aroma di Merit. Le loro mani si strinsero, dolcemente, quasi come due timidi dodicenni che si incontrano dopo la scuola, che si scambiano un gesto d'amore, pieni di promesse e di speranze. 
Fu lei la prima a piangere, quando si strinsero in un abbraccio forte, spaccaossa, di quelli che sembrano dire "non riesco a vivere senza te".  

Roberto la vide tornare a passetti svelti e giį lģ aveva capito tutto quello che c'era da capire e che, ne era sicuro, non gli sarebbe piaciuto. Lei si sedette accanto a lui con un sospiro, tentava di non sorridere ma stava miseramente fallendo, e fissava il vuoto, forse cercando di tornare con i piedi per terra 
"Tesoro..." 
Dal tono di Roberto, lei capģ gią che aveva intuito tutto. Quell'uomo la conosceva fin troppo bene, riusciva a scannerizzarla da capo a piedi, meglio di una radiografia.
"Dimmi tutto" sorrise, un po' perchč davvero non riusciva a farne a meno, un po' perchč tentava di prepararsi al cazziatone che le sarebbe arrivato 
"Non hai nulla da dirmi?" 
Lei sospiró, aprģ la bocca, la richiuse. Ma che senso aveva tacere, alla fine? "Nulla che tu voglia sapere" 
"Che tradotto significa...?" 
"Davvero Rob, non č nulla" gli posó una mano sul ginocchio e sorrise nuovamente, sperando di tranquillizzarlo "dov'č Sam?" 
"Sta guardando lo spettacolo del mago. Non cambiare argomento" piano fallito. "Non č qualcosa di cui ti pentirai, vero?"
"Sono una donna adulta" 
"Sei una ragazzina, anzi sei la mia ragazzina, e tutto quello che voglio č non trovarti in casa mia domattina con gli occhi gonfi e una disperata richiesta di aiuto" 
Lei lo guardó cercando di fargli capire tutto quello che non riusciva a esprimere a parole. Era come un padre e sapeva che questo suo tono brusco nascondeva tutta la sua preoccupazione. Pił che lecita, visto com'era andata l'ultima volta. 
"Č finita Roberto, te lo giuro... Č stato solo un giro sul viale dei ricordi, domattina ognuno a casa propria e si riprende da dove avevamo lasciato" 
"Guardalo" indicó l'altro protagonista di quel triste teatrino, che rientrava senza preoccuparsi troppo dei capelli scompigliati. Guardó verso il loro tavolo, aveva ancora gli occhi lucidi "credi davvero che riuscirą a far finta di nulla?" 

"Roberto... Una ragazza ti cerca" sua moglie entró nel suo studio senza neanche bussare e con una smorfia ben evidente sul viso. Entrambe cose insolite, per lei. 
"Una... Ragazza?" Chiese, forse pił stupito della sua consorte, posando gli occhiali da lettura e alzandosi dalla sua comoda, adorata poltrona. Sentģ la schiena scricchiolare. Stava invecchiando, ma faceva fatica ad ammetterlo. 
La sua bocca rimase platealmente aperta quando se la trovó davanti, il viso congestionato dal troppo pianto, un fazzolettino strapazzato stretto in mano. Gli ci volle qualche secondo per trovare qualcosa di opportuno da dire, soprattutto considerando che sua moglie l'avrebbe preso a calci senza troppe cerimonie se non le avesse dato immediatamente una spiegazione. 
"Ehm... Lei č una studentessa" decise di preoccuparsi innanzitutto del suo matrimonio "e... Ammetto di non avere la pił pallida del perchč sia qui" la fissņ nuovamente, senza riuscire nemmeno a sentirsi incazzato, o scocciato da questa interruzione. Era solo sorpreso. 
"Oh mio dio, mi... Mi scusi" la ragazza tentó di sorridere senza troppo successo, e si rivolse alla moglie di Roberto "non sarei dovuta piombare qui, ma suo marito č l'unico con cui posso parlare di... Di una certa cosa" lo fissó sottecchi, e lui improvvisamente capģ di essere rimasto invischiato nella tresca di quell'idiota del suo amico. 
"Sentiamo, allora. Sono sua moglie, e teoricamente fra me e lui non dovrebbero esserci segreti" ma alla fine era una donna buona, una madre fin troppo dolce, e non seppe resistere a quegli occhioni lacrimosi "ma prima vai a darti una sciacquata al viso. Io metto su il caffč" 
Si sedettero tutti e tre nel salotto del medico e, nonostante i tentennamenti iniziali, lei riuscģ a spiegare tutto quello che era successo, tutti quei mesi di amore illegittimo e di pericolosa passione. La moglie di Roberto storse la bocca ben pił di una volta, ma si trattenne dal fare commenti, di fronte a quella ragazza distrutta non sapeva davvero cosa dire. Dopo diverso tempo si fermó, incapace di proseguire, e iniziņ a piangere. 
"Tesoro dai..." Il dottore non era mai stato un uomo particolarmente empatico, e non seppe cosa dire, limitandosi a qualche pacca sulla spalla "cosa č successo?" 
In realtą sapeva cos'era successo, il suo amico gliel'aveva detto qualche giorno prima, con tono piatto e sguardo spento, ripetendo che era la cosa giusta da fare, ma sicuramente non credendoci pił di tanto. Era tornato da sua moglie, perchč queste situazioni non portano mai a nulla di buono, perchč ogni volta, dopo urla, pianti e porte sbattute, ci si mette lģ e si contano i feriti. E lui avrebbe sacrificato qualunque cosa pur di non aggiungere suo figlio a quell'elenco. 
"Io non... Oddio..." Mormoró lei fra un singhiozzo e l'altro, improvvisamente Roberto si sentģ immensamente triste e desideroso di poter fare qualcosa "non riesco nemmeno a dirlo!"
"Coraggio cara..." Sua moglie le prese una mano "non avere paura, di qualunque cosa si tratti vedrai che troveremo una soluzione" 
"Sono... Sono incinta"  
  
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