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Autore: _ Arya _    10/09/2015    12 recensioni
Sequel di "Rescuing The Jolly Roger Helmsman - Storybrooke Hospital"
La specializzanda Emma Swan, sta vivendo la sua nuova vita col paziente a cui tre mesi prima ha salvato la vita. Lo stesso vale per la sua collega e migliore amica Regina Mills.
Frequentarsi al di fuori dell'ospedale è fantastico, quanto diverso. Ci si inizia a conoscere più a fondo, ed è a qual punto che una relazione può rafforzarsi o distruggersi.
Soprattutto quando si è davvero innamorati, non è facile essere il fidanzato di un chirurgo la cui vocazione è salvare vite, non a Storybrooke quando non sai mai cosa ti aspetta dietro l'angolo.
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Sunrise of our Life














EMMA POV

Continuavo a sporgermi a salutare i miei genitori e Regina e Robin che ci avevano accompagnati fino al porto, ed avevano aspettato la nostra partenza dopo averci aiutati a caricare i bagagli sulla nave.
Prima di partire Killian ci aveva fatto fare un tour completo, ed era assolutamente stupenda! Una piccola nave da crociera vecchio stampo, e nonostante fosse dotata di tecnologie moderne come tutte le altre, aveva comunque l'aspetto di una nave pirata, con tanto di timone manuale esterno, oltre alla cabina di pilotaggio.
Le cabine abitabili invece erano 6 ed anch'esse dall'aspetto antico, con copertura in legno e solo dei tappeti rossi per terra, ed erano magnifiche. Avevano tutte dei letti matrimoniali – cosa che aveva fatto felice Henry dato che ne avrebbe avuto uno tutto per sé – e oltre ad un armadio grande, gli altri scaffali erano a forma di grossi bauli; sulle pareti erano appesi quadri di navi pirata, di pirati e altre suggestive scene di mare, oltre a piccole imbarcazioni in bottiglie di vetro.
Ogni stanza aveva il suo bagno personale, ma c'era una settima cabina più grande delle altre che conteneva una cucina ed un paio di tavoli – e per gioia di mio figlio anche un televisore.
Anche l'esterno aveva completamente l'aspetto di una nave antica, solamente in alto sulla terrazza scoperta c'era una piscina con un paio di ombrelloni e sdraio che non mi dispiaceva affatto.
Quando gli altri si fecero ormai piccoli, mandai Henry a sistemare la sua cabina a proprio piacimento, e presi in braccio Lily raggiungendo il mio uomo, che per quella mattina aveva deciso di utilizzare il timone manuale: l'immagine che dava era molto sexy e virile, e vestito di nero sembrava davvero un affascinante pirata.
-Allora, come stanno le mie due bellissime donne?- domandò, voltandosi a guardarci con un gran sorriso.
-Molto bene, Capitano. È tutto più bello di quanto avrei potuto immaginare... adoro la nave. E adoro te.
-Lo so- alzò un sopracciglio col suo solito fare ammiccante e si sporse per baciarmi, poi si abbassò per stampare un bacio anche sulla fronte della sua bambina.
Aveva finalmente deciso di mettere la nuova protesi con cui sembrava armeggiare piuttosto bene, nonostante l'avesse coperta con un guanto di pelle nera: me l'aveva mostrata, ma mi aveva anche spiegato che esteticamente gli faceva impressione e quindi preferiva coprirla. Non avevo insistito, in fondo era già tanto che avesse deciso di indossarla tranquillamente: se poi non gli piaceva, c'era poco che potessi fare. Era completamente autonomo anche senza, quindi per me poteva anche indossarla solo nei casi in cui ne aveva bisogno.
-Ora sistemo Lily nella carrozzina e mi metto qui a farti compagnia... magari mi insegnerai come guidare la nave?
-Si dice “governare” Swan, non guidare.- mi spiegò divertito, e io scossi le spalle offesa; in fondo cosa cambiava? Guidare, governare, il concetto era sempre lo stesso.
Tuttavia ero di buon umore, quella notte Killian non mi aveva permesso di dormire da sola, ma mi ero svegliata soltanto una volta, senza neanche urlare. Certo, era comunque stato leggermente traumatico, in preda a sudore e tremori, ma dopo una doccia fresca ero tornata a letto tra le sue braccia e avevo dormito tranquillamente fino a quando era suonata la sveglia.
Mi riscossi e sistemai una Lily ormai mezza addormentata nella carrozzina, coprendola bene e legando tutto per sicurezza, nonostante il mare fosse calmo e i freni tirati.
Rimasi china su di lei qualche minuto a canticchiare, e una volta addormentata raggiunsi il mio uomo come promesso, cingendogli le spalle da dietro.
-Ti vedo molto bene oggi...- sussurrò, pur rimanendo concentrato sul timone.
-Sì, sto molto meglio. Sono riuscita a dormire, e... beh sono contenta che siamo finalmente partiti. Nonostante tutto ce l'abbiamo fatta alla fine... non dimenticherò in poche ore quel che ho visto, quel che ho vissuto... ma voglio godermi il presente. Quando vai in guerra, quando vivi eventi traumatici, ti rendi conto ancora di più di quanto sia importante godersi al meglio ed apprezzare ciò che si ha, al presente. Ed è proprio ciò che ho intenzione di fare!
-Questo è lo spirito giusto tesoro, sono felice che la pensi così. Dicevo io che pian piano saresti tornata quella di prima!
-Beh insomma, non credo di esserci così vicina. Ma è un inizio, hai ragione... senti, ti dispiace se vado un attimo a cambiarmi? Fa caldo...
-Vai, la tengo d'occhio io Lily. Se ti metti un costume, indossa quello bianco e rosso... mi piace.
Alzai gli occhi al cielo divertita, almeno lui non sarebbe mai cambiato! E proprio per questo l'avrei accontentato: in fondo avevo comprato quel costume soltanto perché era piaciuto a lui.

 

 

***

 

 

-Allora tesoro, come ti è parsa questa prima giornata?- mi domandò Killian, dopo avermi imboccato con un cioccolatino al liquore; non potendo ancora bere per non rischiare qualche casino tra alcol e medicine, avevamo pensato che quella fosse una buona alternativa.
-Bellissima. Sei un eccellente capitano, Jones.- sussurrai, mentre un tuono rimbombava in lontananza.
-Lo so... è stato un bene che abbia avuto quell'incidente, o chissà se sarei mai stato promosso a capitano...
-Beh, ti promuovo io. Sei anche bravo a parcheggiare... la vista di New York da qui è bellissima.- sussurrai poggiando le mani sul parapetto e guardando avanti.
Prima di cena, verso le 7, essendo ormai prossimi a New York avevamo deciso di avvicinarci a riva per passare la notte al porto e poter scendere a fare un giro per la città il giorno dopo. Killian aveva avuto un posto meraviglioso, isolato e con una fantastica vista sulla Grande Mela completamente illuminata. Proprio per questo avevamo deciso di mangiare all'aperto, per poterci godere lo spettacolo.
Avevamo semplicemente scaldato le lasagne di Regina, ed io avevo preparato un'insalata; Killian aveva addirittura proposto di scendere a prenderci qualcosa da uno dei ristoranti sul molo, ma avevo rifiutato dato che il cibo già pronto che ci avevano lasciato non sarebbe durato per sempre. Così avevamo chiuso il tutto con succo di frutta e torta di mele. Anche a Lily avevo fatto assaggiare un pezzettino più morbido, e le era piaciuta da impazzire.
Verso le 11 l'avevamo messa a letto, mandando in camera anche suo fratello; sapevo che non avrebbe dormito subito, ma almeno si sarebbe messo a leggere uno dei libri che aveva comprato per il viaggio, e alla fine si sarebbe lasciato cullare anche lui dal mondo dei sogni.
Io e Killian invece avevamo deciso di aspettare la mezzanotte coccolandoci e guardando le stelle, ed era stato molto piacevole con la brezza serale che si poteva percepire dal bordo della nave.
-Non hai freddo?- mi domandò l'uomo cingendomi la vita da dietro, ed aderendo col petto alla mia schiena scaldandomela in maniera molto piacevole.
Avevo passato l'intera giornata in costume, solo alla sera avevo legato un leggero pareo con l'illusione che mi scaldasse le gambe.
-Sto bene così... mi basti tu. Ma tu, piuttosto? Pensi di passare le giornate in pantaloni di pelle?
-Nah, erano solo per il primo giorno. Per imprimere in voi l'immagine di un affascinante capitano che sa quello che fa. Però ha fatto caldo, da domani passo anch'io al costume.- rise, e mi fece voltare di poco per baciarmi sulle labbra.
Io lo lasciai fare e ricambiai, le sue coccole e i suoi baci erano il miglior toccasana a cui potessi aspirare.
-Che dici amore, mezzanotte è passata da un bel po'... ce ne andiamo a dormire? Domani ci aspetta una lunga giornata...
Annuii, per poi scoppiare a ridere quando mi prese in braccio, diretto verso le cabina; stavolta neanche protestai, non mi dispiaceva stare tra le sue braccia.
Rischiò di perdere l'equilibrio due volte per l'intensità con cui ci baciammo, ma alla fine arrivammo in camera sani e salvi, dove ci buttammo sul letto esausti.
Solo in quel momento mi resi conto di quanto effettivamente fossi stanca, e non avevo voglia neanche di alzarmi per mettere il pigiama. Avrei dormito in costume senza problemi, ma Killian che si spogliava attirò la mia attenzione, e mi alzai sui gomiti per guardarlo interessata.
-Ti piace quel che vedi?- domandò ammiccante, ed io sorrisi alzando gli occhi al cielo. Non negai però, perché mi piaceva decisamente, e tanto; dal petto vigoroso e virile, ai muscoli delle braccia e quelli delle gambe.
-Beh... dormi in mutande?- gli domandai curiosa.
-Se per te non è un problema...
-Non credo proprio. E... io sono troppo stanca, non è che mi daresti una mano a cambiarmi?
L'uomo sembrò sorpreso in un primo momento, ma poi subito si avvicinò e mi diede un bacio, sussurrandomi un “Con piacere” sulle labbra, mentre le sue dita già trafficavano per slegare i lacci della parte superiore del costume. La mia pelle a contatto con le sue dita calde ebbe un fremito, e mi resi conto che lo volevo da impazzire.
Così, mentre indugiava sulla mia schiena più a lungo del dovuto, poggiai le labbra sul suo collo per ricoprirlo di baci umidi senza saltare neanche un solo centimetro.
-Emma, mi stai torturando... come faccio a trattenermi...- borbottò con voce roca.
-E chi ti ha detto di trattenerti...- feci di rimando, per poi continuare a baciargli il collo.
Mi fece quindi continuare, e quando lasciò che la mano gli scivolasse verso il basso, il reggiseno semplicemente cadde a terra, così lo strinsi per poter percepire il suo calore, e la sua pelle sulle mia.
Dopo avermi assecondata continuò con quella dolce tortura, slegando anche il pareo; fu tutto magico e colmo di dolcezza e passione, fino a che un potente tuono sembrò far rimbombare la nave, oltre al fulmine che illuminò la finestra facendomi sfuggire un gemito di paura.
-Ehi tesoro... è tutto ok. Sta' tranquilla...- mi rassicurò quello, stringendomi tra le sue braccia per darmi il tempo di calmarmi.
-Sì, scusa... sono stupida. Vai avanti... ah!- non riuscii a trattenermi, al secondo tuono che fu ancora più forte del primo.
Improvvisamente fui invasa dal terrore, e non riuscii a costringere il mio corpo a smettere di tremare, nonostante la forte stretta in cui venni avvolta.
Davanti a me passarono le immagini dell'ultima telefonata a Killian dall'aereo, della faccia spaventata di Neal che prendevo in giro assicurandogli che non ci fosse motivo di preoccuparsi, del vuoto che mi faceva perdere i sensi. E poi i miei occhi in quelli di August, stanchi, poi distrutti, ed infine spenti.
Non feci altro che piangere mentre Killian mi metteva a letto dapprima seduta, infilandomi la maglia del pigiama, e poi mi faceva sdraiare sotto le coperte per tornare a stringermi a sé.
I singhiozzi tuttavia non mi permisero nemmeno di ringraziarlo, e riuscii soltanto a stringermi a lui continuando a piangere, e tremare sempre più ogni volta che un ennesimo tuono squarciava l'aria. Neanche i flashback sembravano volersi fermare, e le immagini scorrevano nella mia testa alla velocità della luce, per ripetersi ancora e ancora, come se avessero intenzione di farmi impazzire.
-Basta!- gridai tappandomi le orecchie, non riuscendo più a distinguere la fantasia dalla realtà, e intanto i battiti del mio cuore acceleravano insieme al respiro che faticava sempre di più a prendere aria. Era come se stessi soffocando e avessi voglia di vomitare allo stesso tempo, ed un dolore al petto si insinuava sempre più prepotente a farmi del male.
-Emma! Emma, stai avendo un attacco di panico... ascolta la mia voce tesoro, ascolta me. Ti prego, stammi a sentire.
-Killian non respiro... non ce la faccio...
-Oh Dio... Emma, ascoltami. Ci sono passato anch'io, so che è brutto, ma se ti concentri passerà prima che tu te ne renda conto, ok? Non ripiegarti su te stessa... stenditi bene, e fai un respiro molto grande e profondo.
Forse fu la paura nella sua voce a riscuotermi abbastanza perché riuscissi a sentirlo: non volevo avesse paura, non volevo farlo star male.
Pur continuando a respirare velocemente e a fatica lasciai rilassare lentamente i muscoli, mentre mi poggiava anche il suo cuscino sotto la testa.
-Ok tesoro... ora fanne uno di respiro, solo uno ma prendi tanta aria...
La sua voce stava tornando calma, una calma che in qualche modo riuscì ad insinuarsi anche dentro di me, e stringendo forte la sua mano feci come aveva detto, e riempii i polmoni con più aria possibile.
-Bravissima. Adesso lasciala andare... pian pianino. Soffia, ecco. Soffia lentamente, più lentamente che puoi. Proprio così...
Più lasciavo andare l'aria, e più mi sentivo rilassata, potei chiaramente percepire i tremori smettere gradualmente di tormentare il mio corpo. Una volta espulsa tutta, respirare sembrò essere tornata una normale attività di routine, e la morsa al petto che mi impediva un gesto tanto naturale non c'era più.
Chiusi quindi gli occhi esausta, e al tuono successivo mi impegnai per mantenere la calma e stringere solo la sua mano, chino pazientemente sopra di me.
-Ecco... non devi avere paura. È tutto finito, sei al sicuro... se preferisci possiamo prendere i bambini e trovarci una stanza in hotel però.- propose, ma io scossi la testa; non volevo andare da nessuna parte, sapevo benissimo che eravamo al sicuro. Se ci fosse stato da preoccuparsi, al primo tuono in lontananza ci avrebbe presi e portati direttamente in albergo: mi fidavo completamente di lui.
-Grazie...- sussurrai quando fui di nuovo in grado di parlare, e gli feci segno di avvicinarsi per poterlo baciare. A causa della mia stupida reazione avevo rovinato tutto, avevo rovinato il momento in cui finalmente avrei fatto di nuovo l'amore col mio uomo. Sapevo non me l'avrebbe fatto pesare neanche stavolta, ma quanto sarebbe durata questa situazione? Per quanto tempo sarei stata bloccata?
-Non preoccuparti amore... solo se mai dovessi ricominciare a sentirti così inizia a concentrarti sui respiri fin da subito. Se ci riesci, un minuto basterà per tornare tranquilla.
Annuii, e lo baciai ancora dopo averlo stretto a me: per fortuna non ero sudata, perché andare a fare un bagno era l'ultima cosa di cui avevo voglia in quel momento.
-Senti... potresti portare Lily? È piccola, potrebbe essersi svegliata... e se è sveglio anche Henry, porta anche lui. Possiamo dormire tutti insieme stanotte, se non ti dispiace...
-No, certo che no. Vado a prenderli... tu non avere paura dei tuoni, un minuto e sono di nuovo da te.
-Sì... aspetta. Davvero sono così brutti gli attacchi di panico? E tu li hai avuti...- sussurrai, sentendomi male per lui. Come medico avevo spesso assistito a situazioni del genere, ma non l'avevo mai provato sulla mia pelle. Era orribile, era come perdere il controllo sul proprio corpo, la propria mente, la capacità di respirare, mentre si veniva avvolti da un vortice di brutti ricordi e pensieri... e lui l'aveva vissuto: più volte in passato, ma anche qualche mese prima, quando era ricoverato.
-Già, ma è finita. Non è più successo... e farò in modo che non succeda neanche a te, ok? Ora vado a prendere i bambini, così potremo dormire tranquilli...
Mi sollevai per dargli un bacio e annuii, ulteriormente rilassata; era incredibile come ogni volta riuscisse a farmi star bene, e a ogni mia ricaduta mi tirasse su facendomi quasi dimenticare i brutti momenti.
Quando uscì mi adoperai per rimettere a posto i cuscini, in modo che tutti potessimo dormire comodamente, e al sicuro da quella tempesta che un giorno sarei tornata a guardare dalle finestre affascinata.

 

 

***

 

 

KILLIAN POV

Fu un raggio di sole a ridestarmi dal sonno beato in cui ero caduto la sera precedente, quando dopo la piccola ricaduta di Emma avevo portato nel lettone i nostri bambini; avevo trovato Henry sveglio, seduto accanto la culla della sua sorellina a tenerla calma nonostante anche lui fosse visibilmente spaventato. Fu felice quando gli dissi che li avrei portati in cabina con noi, e così eravamo finiti stretti l'uno all'altro; io su un lato, i piccoli in mezzo ed Emma sull'altro.
Nella notte non si era più svegliata, e tentai di aprire gli occhi per vedere se stesse ancora dormendo: tuttavia gli unici che trovai addormentati furono Henry e Lily, mentre di loro madre non c'era la minima traccia.
Un po' preoccupato decisi di alzarmi per assicurarmi che stesse bene; non avevo idea di che ora fosse, ma di solito quello mattutino ero io, lei amava dormire, quindi era meglio dare un'occhiata.
Avevo avuto paura quando avevo riconosciuto l'attacco di panico, ricordando la prima volta che era successo a me: ma io ero stato solo, non avevo avuto nessuno che mi calmasse e mi spiegasse come riuscire a controllarmi, per questo avevo fatto il possibile per esserle utile.
Non pensai neanche a vestirmi, ma scesi dal letto e coprii i bambini, poi senza far rumore lasciai la stanza ed andai a controllare prima in cucina; Emma non era lì, e non erano che le 7 meno un quarto. La cosa mi preoccupò ulteriormente, quindi controllai tutte le stanza per assicurarmi che non fosse andata a dormire da sola per non svegliarci in caso di incubi, e solo dopo, sempre più perplesso, uscii sul ponte e fu proprio lì che la trovai.
Un'alba bellissima stava illuminando il cielo, e la ragazza sembrava piuttosto rapita da essa, poggiata al parapetto ad osservarla. Neanche lei si era cambiata, indossava ancora la lunga maglia azzurra del pigiama ed aveva i capelli leggermente scompigliati, fatto che mi faceva ben sperare che si fosse alzata da poco.
A passo silenzioso mi avvicinai a lei, e sussultò leggermente quando le presi i fianchi, per poi voltarsi a baciarmi.
-Ti piace proprio farmi prendere i colpi...- sussurrò lasciandosi stringere, mentre tornava con lo sguardo verso l'orizzonte.
-Scusa tesoro... come stai?
-Sto bene. È solo che mi sono svegliata per la luce... e ne ho approfittato per venire a vedere l'alba. È bellissima, non trovi?
-Sì, lo è. Ma mai come te...
-Sai come lusingare una donna- commentò divertita, e si voltò per prendermi il volto e baciarmi un'altra volta, lasciando che le nostre lingue si avvolgessero calde e impazienti.
Mi riscossi soltanto quando vidi le scatoline dei medicinali nella sua mano, e mi allontanai di poco per lasciargliele prendere in caso non l'avesse ancora fatto.
-Perché ti sei fermato?
-Prendi la medicina. Poi vado avanti...- le assicurai, accarezzandole i capelli.
Quella però scosse la testa, e sotto il mio sguardo allibito svitò i tappi per poi versare le pillole in mare, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
-Swan, cosa...
-Non ho bisogno di questa roba, Killian. Ho deciso che non voglio più prendere niente.- sussurrò, posando un dito davanti alle mie labbra per impedirmi di protestare -Mi sono semplicemente resa conto che mi basti tu per star meglio. Tu, i bambini, e le persone a cui voglio bene. Siete voi che mi farete tornare quella di prima, ed io avrei un'idea precisa per iniziare la giornata...
Sussurrò le ultime parole al mio orecchio, mentre mi cingeva il collo per poi baciarlo lentamente poggiandosi contro il legno ancora freddo.
-Emma...- cercai di protestare, sapendo che di questo passo non sarei riuscito a controllarmi ancora a lungo.
-Sh...
Lo sapeva. Sapeva anche lei che non avrei avuto le forze di fermarmi, e sembrava fosse proprio ciò che desiderava. Ne diede conferma quando sollevò le braccia perché le sfilassi la maglietta, e allora lo feci lanciandola da qualche parte lì vicino.
Non ci volle molto perché perdessi definitivamente la lucidità, lei sapeva come torturarmi, e quando si strusciò contro la mia erezione sapeva bene che l'avrei liberata dell'ultimo indumento che aveva addosso, per torturarla con le dita e godere dei suoi gemiti e sospiri, mentre si poggiava meglio contro il parapetto.
Tirò anche la testa indietro, ed io ne approfittai per lasciarle una lunga scia di baci sul collo, passando poi per la clavicola e risalendo dalla parte opposta.
La sua pelle era morbida e liscia come la seta, fresca, profumata ed estremamente invitante com'era sempre stata, e io ne ero completamente inebriato: avrei potuto andare avanti a baciarla per ore, o forse addirittura giorni. Lei però desiderava di più, e anch'io, quindi mi lasciai togliere i boxer e la sollevai per trovarci entrambi in una posizione più comoda; emise un lungo sospiro quando mi strusciai contro di lei, e per non rischiare di svegliare i bambini, la baciai nel momento in cui entrai di lei, e quella strinse forte le mani nella mia pelle, arrivando a graffiarmi con le unghie.
Mi concessi di indugiare qualche istante per riprendere fiato e lasciare che potesse farlo anche lei; fu la prima a riprendersi, e si avventò con forza sule mie labbra, incitandomi silenziosamente a spingere, e così feci.
Iniziai con spinte più leggere durante le quali i gemiti riuscirono a essere trattenuti dai baci, per poi renderle sempre più potenti ed intense.
Fare l'amore con lei era sempre stato travolgente, ma dopo tre mesi di lontananza forzata in qualche modo lo sembrò ancora di più. I suoi gemiti giungevano alle mie orecchie come musica, ed intensificavano la sensazione di piacere ai livelli massimi; alla fine non riuscii a trattenermi, e venimmo l'uno nell'altra nello stesso istante, e per attutire le grida dovute a quel piacere irruente ci stringemmo e baciammo con prepotenza, fino ad esaurire le forze.
Invertii le posizione per lasciarla poggiare di peso contro di me, e la abbracciai riempiendola di leggeri baci sul viso e carezze lungo la schiena.
-Ecco... questo intendevo. È molto meglio delle medicine...- sussurrò, lasciandomi un bacio sulla clavicola.
-Hai ragione... e puoi averne quanto ne vuoi, non fa male anche se esageri con la dosi...
-Scemo.
Tuttavia sapevo bene che quel “scemo” fosse in realtà un “ti amo”, e me lo confermò regalandomi un bellissimo sorriso; stava bene, era serena, e avrei fatto di tutto perché rimanesse tale.
-Che dici se ci facciamo una doccia e ci vestiamo prima che si sveglino i bambini?- proposi, per quanto stessi bene esattamente com'ero.
-Ok, prima però... vorrei dirti una cosa. Cioé, più che altro chiederti... Insomma, devi... devi ascoltarmi, ecco.
Non sapevo che quella sarebbe stata anche l'alba del nostro prossimo grande passo.



 

“Poiché non esistono due individui perfettamente uguali,
ci sarà una sola determinata donna che corrisponderà nel modo più perfetto ad un determinato uomo.
La vera passione d'amore è tanto rara quanto il caso che quei due s'incontrino.” 
(Cit. Arthur Schopenhauer)



















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Eccoci al penultimo capitolo, dove finalmente sono partiti per il viaggio tanto agoniato... e sono stati molto bene fin dal primo giorno, Killian si è dimostrato un ottimo capitano! A Emma è piaciuta la nave, e hanno cenato all'aperto con le luci di New York come sfondo...
Alla fine è scoppiato il temporale, che non ha potuto evitare di far tornare in mente ad Emma brutti ricordi, ed è arrivato a causarle un attacco di panico. Alla fine però Killian ha saputo come farglielo passare, e hanno trascorso la notte a dormire tutti insieme al sicuro.
E alla fine... Emma ha deciso di utilizzare una "terapia" diversa per star meglio, decisamente più piacevole rispetto alle medicine xD E come dice Killian non c'è il rischio di avvelenarsi se si esagera con le dosi xD
Ora, nel prossimo ci saranno due POV... le due proposte di matrimonio, e non so se metterci altro... se viene troppo corto, ci metterò direttamente anche l'epilogo e sarà finita... ma non so, ancora non ho iniziato a scrivere!
Grazie a tutti, anche se i ringraziamenti in grande li farò con l'ultimo capitolo...
Un abbraccio, a presto! :*
 
   
 
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