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Autore: piccolo_uragano_    11/09/2015    2 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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L’ufficio di Silente, si disse Sirius, era esattamente come lo aveva sempre ricordato. Pieno di oggetti misteriosi e di libri pesanti e pieni di chissà quale segreto, con i quadri che lo fissavano e le ampie finestre. Quando il vecchio Preside fece loro segno di accomodarsi, i coniugi Black pensarono alle innumerevoli volte in cui si erano ritrovati a sedersi lì per ricevere una ramanzina, una punizione o una brutale notizia, e a Martha sembrò di sentire di nuovo il pianto strozzato di Rose alla notizia della morte del padre.
“Bene, miei cari.” Disse Silente. “Posso solo immaginare cosa vi porti da me.”
Sirius annuì serio. “Si, Preside, noi vorremmo … vorremmo parlare dell’affido di Harry.”
Silente annuì. “Beh, Lily e James furono chiari sul fatto che in caso di morte o temporanea perdita della ragione, il loro unico erede sarebbe dovuto essere affidato a Sirius, così come se qualcosa fosse successo a voi, il piccolo Robert sarebbe stato affidato a James.”
Martha e Sirius annuirono.
“C’è una cosa che non sapete, però.”
Martha stirò il collo e guardò Silente piena di dubbi, aggrottando la fronte.
“La dolce Lily, sacrificandosi per Harry, ha creato una magia più potente di qualsiasi altra, salvando così il bambino dalla furia di Voldemort.”
“Una magia?” chiese Martha, continuando a non capire.
“Lily ha difeso Harry fino al suo ultimo respiro, Martha. Con l’amore  che solo una madre sa dare, è riuscita a proteggere Harry dall’Anatema che Uccide che, come sai, è rimbalzato addosso a Voldemort.”
“Ha sempre detto che non è morto.” Replicò con aria saccente.
“Perché mi riesce davvero difficile credere che lo sia.”
Sirius spostò lo sguardo da Martha a Silente. “Cosa c’entra questo con l’affido del mio figlioccio, Preside?”
Silente annuì, facendo segno di portare pazienza. “Vedete, Harry è tutt’ora coperto da questa magia, da questo amore, ma la protezione rimarrà attiva solo se Harry vive con dei consanguinei di sua madre. E si da il caso che, l’ultima parente di Lily, sia Petunia.”
Consanguinei? Seriamente?”
Silente annuì di nuovo. “Esattamente. So che tu sei l’ultima persona a credere che la famiglia sia una questione di sangue, Sirius, credimi. Ma questo è stato l’unico modo per proteggere il ragazzo negli ultimi dieci anni, girando a Martha le poche informazioni che Petunia mi dava e chiedendo a tua moglie il piacere di non disturbare la quiete di Privet Drive.”
Martha e Sirius si guardarono. E Martha, improvvisamente, si sentì ingenua ed in colpa per non aver combattuto per la custodia di Harry negli anni precedenti.
“Tuttavia, il ragazzo sta per compiere undici anni. Tra meno di due mesi arriverà la sua lettera per Hogwarts, e non credo ci sia nulla di male nel passare questo tempo con i migliori amici dei suoi genitori.”
Gli sguardi dei due si illuminarono.
“Avrete il compito di istruirlo bene, ma di non dirgli troppo. Il giorno dei suo compleanno, lo porterete a Diagon Alley insieme ad Hagrid. Il primo settembre, invece, lo metterete sul treno insieme a Robert.”
“Possiamo andarlo a prendere, quindi?”
Il Preside annuì. “Dovrete essere delicati. Non credo sappia nulla del mondo a cui appartiene, e che ha salvato. Sorvolerei la parte riguardante Peter Minus” e Sirius strinse i pungi tanto che le nocche divennero bianche “e del perché è rimasto con i suoi zii tanto a lungo senza conoscervi, ditegli solo che il suo tutore legale è Sirius, e si è trovato impossibilitato a prendersi cura di lui. Mi sembra più che sufficiente.”
Sirius, con sguardo fiero, ringraziò Silente, mentre già fantasticava su quel figlio che avrebbero praticamente adottato.

“Piccoli Black, Redfort grande, al rapporto!” strillò Sirius, mettendo piede in casa, fingendo che non fosse la prima volta dopo dieci anni che non ci entrava. Si guardò attorno, e prima che potesse rendersene conto, sentì un miagolio familiare e un caloroso saluto fatto di fusa da parte della gatta sulla sua caviglia. “Anche tu Crux, al rapporto.” Le disse. Kayla rimase sorpresa di come la gatta lo ascoltasse e gli obbedisse, del tutto ignara delle ore che Felpato aveva passato a giocare con lei, rotolandosi in giardino.
“Perché?” chiese una voce addormentata dal piano superiore.
“Oh, Robert, tirati insieme!” lo rimproverò la madre, correndo su per le scale. “Il sole è alto nel cielo, è una bella giornata, papà è tornato a casa e c’è una grossa novità!” prima che potesse dare il terzo motivo, aveva già raggiunto la camera del primogenito, togliendo la coperta dal suo letto e aprendo la finestra con un colpo di bacchetta.
“Ma che ore sono?” chiese lui, con aria agonizzante.
“Le nove e trentadue.” Rispose Sirius, sulla porta.
“Le nove?! Oh, lasciatemi stare! Mi sono addormentato quattro ore fa!”
“CHE COSA?!” sbraitò Martha. “E con chi eri, dannazione!”
Lui, coprendosi la faccia con il cuscino, borbottò il nome di Fred e George.
“Oh, immaginavo. Molly lo sa? I ragazzi a che ora sono tornati a casa? E come hanno fatto, dannazione?”
“Martha, calmati.”
Martha guardò Sirius con lo sguardo in fiamme. “Non dirmi di calmarmi, Padofoot.”
“Martha, noi tiravamo l’alba.”
“Noi vivevamo tutti insieme!”
“Infatti loro sono di sotto.” Borbottò il ragazzo, mettendosi seduto.
“Di sotto dove, esattamente?”
“Nella stanzetta.”
Prima che Martha potesse mettersi a strillare da perfetta madre isterica, Sirius si sedette sul letto di Robert e iniziò a soffocarlo con il cuscino, urlandogli di svegliarsi, mentre entrambi ridevano nello stesso modo.
“Svegliati, scansafatiche! È il miglior modo per combattere i postumi!”
“Non è vero!”
“Allora è il miglior modo per nasconderli!”
Martha aggrottò la fronte e rimase a guardarli, mentre si rese conto che il suo letto era occupato da Rose. Adottò con lei la stessa modalità che aveva appena usato con Robert, sperando avessero miglior effetto.
“Rosalie Elizabeth Redfort.”
“Credo di essere io.” Replicò lei, mettendosi seduta.
“Che diamine è successo qui ieri sera?”
“Ehm, si, allora … la mamma è andata con Kayla al Luna Park, poi … Robert mi ha chiesto di invitare Ninfadora e i gemelli … e poi è arrivato Remus, che ha trovato un lavoro, sai? Allora abbiamo detto … festeggiamo!
Martha non riuscì a nascondere un sorriso.
“E poi?”chiese la voce di Sirius sulla porta.
“E poi … beh, abbiamo festeggiato, no?”
Sirius, con un gesto veloce, si tolse le scarpe e salì in piedi sul letto, soffocando Rose con il cuscino che ricopriva la parte di quel letto che per dieci anni era rimasta vuota. “Non hai più vent’anni, Rose! Lascia l’alcol ai giovani e datti all’ippica!”
“Puzzi di prigione.” Replicò lei, cercando di liberarsi da quella presa di ferro.
“Si, pare che io ci abbia passato un po’ di tempo. Ora, alzati. Abbiamo una notizia bomba!”
Liberò la presa e poi si sdraiò sul letto, sul lato accanto alla finestra, e a Martha sembrò che ci fosse sempre stato.
“Sirius, vai a svegliare le tre mummie che hanno occupato la stanzetta di Remus.” Gli disse Martha.
Lui si alzò e le afferrò i fianchi, baciandole le labbra con aria divertita. “Subito, capo!” corse giù per le scale con la vitalità che solo James aveva. Martha sapeva che quella situazione lo divertiva estremamente. Per una volta, non era lui che la sera prima era annegato nell’alcol.
“Sveglia, sveglia! Il sole è alto nel cielo!” strillò, entrando nella stanzetta. Martha lo seguì con aria curiosa. Lo spettacolo che si trovarono davanti fu qualcosa che Sirius ebbe l’impressione di avere già visto vent’anni prima. Tonks era stesa a pancia in giù abbracciata al cuscino di Remus, mentre Fred Weasley dormiva scomodamente seduto in un angolo (Martha ebbe dolore alla cervicale alla sola idea di dormire mezzo minuto in quella posizione) e suo fratello era sdraiato al centro della stanza con braccia e gambe aperte.  
“Dora, se tua madre scopre che hai dormito in reggiseno con due maschi nella stessa stanza in casa mia, mi …”
“Sirius!” esclamò la ragazza mettendosi seduta e sfoggiando un reggiseno rosso che faceva a pugni con i capelli viola, sparati in aria come se avesse messo il dito nella presa della corrente. “Sirius, sei a casa!” si mise seduta, con delle occhiaie stratosferiche e uno sguardo confuso.
Ma Sirius era chino all’orecchio di Fred Weasley. “GEOOOORGE!” strillò.
“Io sono Freeeed!” strillò il ragazzo in risposta.
“Bugiardo.” Lo rimproverò Sirius. “Che avete fatto ieri sera?”
“Niente!”
“Lo vedi che sei un bugiardo?” Sirius, seppure fosse assolutamente divertito da quella situazione, era bravissimo a non darlo a vedere, mostrandosi serio.
“Che succede?” chiese il secondo Weasley, aprendo gli occhi.
“Succede che i postumi sono una brutta cosa, Fred.”
“Io sono George!”
“No, sono io George!”
Sirius alzò gli occhi al cielo, fingendosi esausto di quella situazione. “Ninfadora, vestiti, velocemente anche.” Le disse con tono serio.
“Bentornato a casa, Sirius.” Replicò lei, sbadigliando. “Qualcuno si ricorda dove sono finiti i miei vestiti?” chiese, rivolta ai gemelli.
Perché sei in reggiseno?” Fred se ne accorse solo in quel momento.
Rose apparve sulla porta, con addosso una vecchia tuta ed i capelli raccolti, lanciando ai ragazzi i rispettivi vestiti.
Martha la guardò esterrefatta. Negli ultimi dieci anni, l’aveva vista solo con i capelli sempre perfettamente ordinati e le camicie siglate, oppure con la divisa da lavoro. Vederla così, tremendamente simile a qualsiasi donna di trentadue anni alle prese con i postumi di una sbronza stratosferica, la fece sorridere.
“Alzatevi, veloci. Avevo detto a vostra madre che sareste stati a casa per la colazione.”
I gemelli sembrarono fortemente scossi da quella realtà, perché, immediatamente, si alzarono e si vestirono, seguendo Rose verso la macchina con aria terrorizzata.  Martha li guardò uscire e rise, scuotendo la testa.
Robert scese le scale, indossando dei pantaloni babbani di una qualche divisa da calcio, a torso nudo, mostrando i primi peli sul petto. “Allora, questa notizia bomba?”
“Trova Kayla.” Gli ordinò Martha. “E guai a te se succede un’altra cosa del genere. Non hai nemmeno compiuto quattordici anni, dannazione!” sbraitò.
“Mi dispiace, mamma.” Si scusò lui. “Ma ti assicuro che non ero io quello messo peggio.”
Per capire a chi si riferisse, ai due coniugi bastò voltare la testa verso le occhiaie di Dora.
“Era … era per festeggiare Remus!” si giustificò.
“Ah si? Ed esattamente, ora Remus dove si trova?” chiese Martha.
Tonks si rigettò sul letto con aria distrutta. “Merlino, è tutto un gran casino.”

“Quindi Harry verrà a vivere qui?” chiese Kayla, spalancando la bocca.
“Esatto.” Confermò Sirius. “Poi andrà ad Hogwarts.”
“Sei davvero il suo padrino?” domandò Robert.
“Io sono il padrino del figlio di James, e James era il padrino di mio figlio.” Replicò Sirius.
“E dove starà?”
“Oh, Allargheremo la soffitta, e io e papà staremo lì. Robert avrà la camera matrimoniale, con un letto in più per Tonks, mentre Harry prenderà la sua stanza.”
“La voglio io la stanza di Robert!” protestò Kayla.
“Questo è tutto da vedere, principessa.” Rispose prontamente Martha. “Ci sono questioni più importanti, ora.”
“Quando lo andrete a prendere?” chiese Rose.
“Tra poco. Puoi occuparti tu della soffitta?”
Martha sapeva quanto la cosa divertisse sua sorella, quanto far fluttuare mobili ed Allargare stanze le ricordasse la loro infanzia.
“Mi oppongo ufficialmente alla perdita della tua stanza matrimoniale, però. Io e Lily ci abbiamo messo mesi a trovare il letto perfetto!”
Martha sorrise. “Va bene signorina so-tutto-io, decidi tu come agire. Ci sono altre domande?”
“Gli zii di Harry sono Babbani?” chiese Kayla.
“Esatto.”
“Come la nonna?”
“Come la nonna.”
“Quindi lui non sa nulla di Hogwarts?”
“Beh …” sorrise Sirius. “Glielo racconterete voi, che ne dici?”

Martha, avvolta nei suoi abiti Babbani migliori, bussò delicatamente alla porta di casa Dursley, mentre controllava nelle villette accanto alla numero quattro le gente che la fissava.
“Solo se interpellato, Sirius.” Ripeté a suo marito.
“Non ho cinque anni, Redfort.”
Lei inclinò un sopracciglio, mentre Petunia Evans apriva la porta.
Tutti sanno che i maghi invecchiano più lentamente rispetto ai babbani. Ma la donna che Martha si trovò davanti, anziché essere un’allegra Babbana della stessa età di sua sorella, era una donna che sembrava molto più vecchia di quello che era e sembrava essere vittima dello stress.
“Ciao, Tunia.” Disse Martha.
Martha, con i boccoli castani chiari che sfioravano le spalle, un giubbino di pelle (appartenente a Sirius) degli stretti jeans babbani e un sorriso Malandrino, dimostrava al massimo venticinque anni. Suo marito, accanto a lei, non poteva vantare altrettanta capacità di rimanere giovano negli anni. Un decennio di digiuno e torture aveva accelerato il processo di invecchiamento della sua pelle pallida, e le sue mani erano piene di graffi, ma lui era Sirius Black, e per Martha sarebbe sempre stato bellissimo.
“M-Martha?” chiese la donna con aria terrorizzata. “Sei davvero tu?”
“Pare di sì. Certamente ti ricorderai di Sirius, mio marito, fratello adottivo di tuo cognato James.”
Il nome di James Potter spaventò brutalmente la donna. “Che cosa volete da noi?” domandò, guardandosi attorno, preoccupata che qualcuno potesse vedere chi si era presentato alla loro porta.
“Vorrei parlare con te e tuo marito, se possibile.”
“Riguardo a cosa?” probabilmente Petunia voleva essere spavalda e arrogante, ma il suo tono ricordò quello di una bambina capricciosa.
“Riguardo a Harry.”
Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Petunia aprì la porta e fece loro segno di entrare velocemente.
Se Lily avesse potuto vedere quella scena (Petunia che invita Martha e Sirius ad entrare, per discutere di Harry) si sarebbe fatta delle grasse risate.
Martha mosse pochi passi all’ingresso prima di trovarsi davanti a quello che era, a tutti gli effetti, un James in miniatura.
Era identico a suo padre in ogni dettaglio del viso, della postura e della corporatura, ma gli occhi verdi di Lily spiccavano da dietro quegli occhiali rotondi. Sebbene gli occhi brillassero (aveva sentito chiaramente che quei due strani soggetti avevano chiesto di lui) lo sguardo era triste. Era come se non avesse mai visto la luce del sole, come se non gli fosse mai stato concesso di essere felice.
“Ciao, Harry.” Lo salutò Martha. “Ti hanno mai detto che sei identico a tuo padre?”
“Veramente no.” Rispose lui, passandosi una mano nei capelli con aria ingenua e mostrando quella cicatrice a forma di saetta che Martha ricordava fin troppo bene.
“Sei identico a James, Harry.” Gli disse Sirius con una punta di nostalgia nella voce.
“James? Mio padre si chiamava James?”
Martha guardò Petunia con aria veramente arrabbiata, mentre si dirigeva verso il piccolo salotto, intuendo che Harry non sapesse assolutamente nulla delle sue origini. Quando mise piede in salotto, trovando un undicenne grosso e nasone seduto sul divano a mangiare una frittella, capì anche che, probabilmente, Harry in quei dieci anni era stato lo zerbino dei Dursley.
Si girò verso la donna, senza timore di mostrarsi furiosa. “Sarò breve, Petunia. Albus Silente ha accettato di cedere la custodia di tuo nipote Harry a me e a mio marito, come sarebbe dovuto essere dal principio, visto che James ha nominato Sirius padrino e tutore legale del ragazzo. Tuttavia, Sirius ha passato i precedenti dieci anni in carcere, e io non avevo nessun tipo di potere sul ragazzo. Come vedi, ora Sirius è libero e può rispettare il patto con James, anche se per poco. Tra un mese e mezzo Harry andrà ad Hogwarts, e …”
“Non ci andrà!”
Martha si girò fingendo di non essersi accorta del tricheco baffuto che era in un angolo del salotto fin dall’inizio. “Buongiorno, Vernon.” Salutò, mentre Sirius accanto a lei faceva una smorfia di disgusto.
“Non ci andrà! Lo abbiamo giurato quando lo abbiamo preso!”
“Harry è un mago, Vernon.” Contestò Martha, sfoggiando un calmo tono da Auror.
“Io sono che cosa?” domandò il ragazzino con aria stupita.
“Un mago!” sbraitò Sirius. “Un mago, perché sei figlio di un mago e una strega meravigliosi. Sei un mago, Harry. Merlino, ma non ti sei mai chiesto dove i tuoi avessero imparato ogni cosa?”
“Imparato … cosa?”
Martha spalancò la bocca. “Tu non sai chi sei.” Si rese conto. “Petunia! Tua sorella e suo marito hanno combattuto con valore e sono morti da eroi per proteggere questo ragazzo, per salvare il nostro mondo … e lui non sa chi è?!”
Signora Felpato. Ecco come la chiamava James quando stringeva i denti e ringhiava in quel modo.
“Smettila immediatamente!” cercò di intimidirla Vernon.
Ma Martha tirò fuori la bacchetta e Sirius rivolse all’uomo uno sguardo da vero evaso.
“Lo hai tenuto all’oscuro di tutto, Vernon, anche della sua natura di mago. Come puoi dirmi di smetterla? Di fare cosa, poi? Di smontare dieci anni di patetiche bugie?”
“Che vuol dire che sono un mago?” chiese sottovoce Harry, rivolto a Martha.
Martha lo guardò, riconoscendo fin troppo bene quello sguardo in cerca di risposte. Erano gli occhi di Lily nel volto di James. Una magia perfetta.
Si guardò attorno, trovando una pianta in un vaso, accanto al bancone della cucina. Mosse appena la bacchetta, ed immediatamente la pianta crebbe e fiorì, mostrando al mondo degli eleganti fiori bianchi.
“Imparerai a fare anche di meglio con un paio di anni di studio, fidati. I tuoi genitori erano bravissimi.”
Il piccolo Harry, però, era estasiato di come Martha avesse fatto crescere quella piantina appena nata. Vernon, Petunia e Dudley, ora, guardavano Martha come si guarda il diavolo. Sirius notò i loro sguardi e sembrò perdere la pazienza.
“Oh, smettetela! È stata fin troppo buona!  Io come minimo avrei fatto spuntare un codino a quel maiale che vi ritrovate  come figlio.”
“Allora, Harry.” Martha si chinò per poterlo guardare dal basso verso l’alto. “Se ti va, puoi venire a vivere con noi, ad imparare tutto sul tuo mondo prima di andare a scuola, e-“
“Ho detto che non ci andrà!”
“Patetico, Dursley.” Sputò Martha. “Non sarà un Babbano come te ad impedirmi di istruire il figlio dei miei migliori amici come merita.”
“Un che cosa?” sussurrò Harry.
“Uno senza poteri.” Spiegò velocemente Sirius. “Allora, ti va? Avrai una stanza tutta tua, ovviamente. Non è un granché, ma i nostri figli hanno circa la tua età, e non vedono l’ora di conoscerti.”
“Oh!” disse Martha, come se si fosse dimenticata qualcosa. Estrasse dalla borsa una foto babbana e la diede a Harry.
Lui la guardò, e i suoi occhi si illuminarono. “Questa è la mamma?” chiese.
“Sì.” Confermò Martha. “Ed il fagotto che tiene in braccio sei tu.” Indicò la ragazza accanto a Lily. “Questa ero io, invece, e questo è Sirius, con in braccio il nostro Robert, che ha quattro anni più di te. E questo è James Potter, tuo papà.”
“Come erano belli.” Sospirò.  
“A casa ne ho moltissime altre, questa la puoi tenere.”
“Allora, quando …” Harry sembrava imbarazzato. “Quando potrò venire a stare da voi?”
Sirius si illuminò. “Quando vuoi.”
Harry sorrise, con lo stesso entusiasmo di suo padre. “Anche subito?”
“Anche subito.” Replicarono Martha e Sirius.
“Martha, Vernon ti ha detto che …”
“Petunia, se ho due dita di rispetto per te, non credere che le abbia per il tricheco che ti sei sposata.” Rispose Martha con aria fredda. “Vai a prendere le tue cose, Harry.”
Harry scattò, mentre Martha e Sirius lo seguirono con lo sguardo, convinti che avrebbe salito le scale. Invece, lui aprì il ripostiglio del sottoscala e tirò fuori giusto un paio di libri e dei soldatini, una felpa ed un cuscino, girandosi verso i suoi nuovi tutori con aria estasiata.
“Tu dormi nel ripostiglio, Harry Potter?” domandò Sirius.
Lui annuì ripetutamente.
Nel ripostiglio!” sbraitò Martha. “Il figlio di James e Lily, dannazione!”
Petunia la osservò con occhi pieni di terrore, ma si sentì in dovere di rispondere. “Didino … lui ha bisogno di due stanze, e non abbiamo abbastanza spazio.”
“Non avete abbastanza spazio?!”
“Zia, tu ... tu sapevi che sono un mago?” chiese Harry, avvicinandosi all’angolo in cui si nascondevano gli zii ed il cugino.
“Certo, certo che lo sapevo! Come poteva non essere così, visto quello che era mia sorella? Tornava a casa con le tasche piene di uova di rana e di tazzine di tè che diventavano topi, e i miei genitori erano così … fieri, così orgogliosi! Io ero l’unica a vederla per quello che era!”
“Tua madre era una grande donna, Harry.” La difese Martha.
“Poi conobbe quel Potter, scapparono insieme, si sposarono e nascesti tu … e sapevo benissimo che saresti stato come loro! Poi, se permetti, sono saltati in aria come petardi!”
“JAMES E LILY SONO MORTI DA EROI!”
“Sirius, non urlare.” Cercò di calmarlo Martha.
“Mi avevate detto … mi avevate detto che erano morti in un incidente d’auto?”
Anche Martha si sentì in dovere di urlare. “UN INCIDENTE D’AUTO? Petunia Evans! Tua sorella ha dato la vita per suo figlio, cazzo, e tu lo cresci in un ripostiglio, dicendo che i suoi genitori sono morti come … come dei comunissimi Babbani?!” afferrò il braccio di Harry. “Andiamo, piccolo James. Ora ti racconto io tutta la storia, quella vera, quella che meriti di conoscere.”
Harry non sembrava essere mai stato più felice di così.

Martha, quando si fu allontanata abbastanza dalla via, alzò l’auto in volo, traballando un po’.
“James ha sempre detto che avresti dovuto lasciare perdere con la guida.” Scherzò Sirius, seduto accanto a lei.
“James deve tenerci un posto accanto a lui in Paradiso, visto quello che abbiamo appena fatto.” Rispose Martha, per poi girarsi verso Harry, trovando uno sguardo assetato di risposte. “Allora, diciamo che nel mondo esistono il bene ed il male, giusto?” Harry annuì. “La cosa non è diversa nel mondo dei maghi, credimi. C’è il bene e c’è il male. Ci sono maghi buoni e maghi cattivi. Uno di questi maghi, un mago cattivo, aveva deciso che tutto il mondo magico doveva essere suo. Che solo i maghi che non avevano in famiglia dei babbani potevano fare parte di questo mondo, e che lui ne sarebbe stato il padrone indiscusso. Circa vent’anni fa, questo mago si mise alla ricerca di seguaci. Alcuni lo seguirono per paura, altri perché volevano essere come lui.”
“Voi lo seguiste?”
“No, mai. Noi – io, Sirius, tua madre, tuo padre, e gli altri nostri amici – facemmo di tutto perché lui non l’avesse mai vinta. Però lui era più forte, aveva più seguaci e aveva dalla sua parte il terrore della gente. Noi facevano di tutto, credimi, di tutto per limitare le sue mosse, per arginarlo, per fargli perdere credibilità.”
“Poi lui ha capito chi eravamo, cosa stavamo cercando di fare e dove trovarci.”
“E che è successo?”
“Siamo iniziati a saltare in aria come petardi.” Ringhiò Martha. “Allora rimanemmo nascosti. Tua madre e tuo padre, insieme a te, si nascosero nella casa che avevano comprato prima di sposarsi, in un villaggio nel cuore dell’Inghilterra.”
“Perché si nascosero?”
“Per proteggere te.”
“E poi?”
“Poi …” ecco, ecco la parte che doveva nascondere. “Poi li trovò. Non ci è permesso dirti molto, sono indagini ancora in corso e sono top secret. Ma la notte di Halloween di dieci anni fa, Voldemort – si, questo è il nome, ma bada bene a non dirlo in pubblico – li trovò e li uccise, senza battere ciglio. Lily, tua madre, si interpose tra te e lui quando lui cercò di uccidere te. E lei morì così, senza sapere che ti aveva appena dato tutto l’amore di cui era capace. Ed è grazie a questo, grazie a questo amore immenso, che quando Voldemort puntò la bacchetta contro di te per ucciderti, l’incantesimo gli rimbalzò contro.”
“Come?!”
“Hai presente i boomerang, no?” domandò Martha, mentre con la macchina atterrava in giardino. “Ecco, così.”
“Ecco perché sei famoso.  Hai fatto in un attimo ciò che noi non abbiamo fatto in cinque anni.” Cercò di scherzare Sirius, scendendo dall’auto per aprire la portiera dietro.
Harry sorrise. “Questa è la vostra casa?” 
“Beh, è anche casa tua, ora.” Gli rispose Martha, scompigliandogli i capelli. “ROSE!” strillò, verso la casa. Rose uscì dalla cucina, indossando un grembiule legato in vita e un sorrise che non sfoggiava da tempo.
“Dimmi un po’, Redfort, chi ti ricorda questo giovanotto?” chiese Sirius, ridendo.
Rose si avvicinò con una mano sul cuore e gli occhi gonfi. “Ciao, Harry Potter. Sei identico a tuo papà.” Poi gli porse la mano destra. “Piacere, sono Rosalie Redfort, la sorella di Martha.”
Harry le strinse la mano. “Oh, tanto … tanto piacere!”
Poi si rivolse alla sorella e al cognato. “Gli ho preparato la mansarda, alla fine. Ho anche aggiunto un letto a castello in camera di Robert, perché credo che Tonks starà qui ancora un bel po’. Oh, la mansarda è bellissima.”
“Calcola che fino a stamattina dormiva in un ripostiglio.” Contestò Martha, mentre si avvicinavano alla porta finestra della cucina.
“Stai scherzando, spero.” Replicò lei, prima di strillare: “Harry è arrivato!” immediatamente, Kayla, Robert e Dora scesero le scale.
“Ma come, di già?”
“Non è possibile!”
“Kayla, non mi spingere!”
“Calmatevi.” Li richiamò Martha con aria stanca. Poi li indicò uno ad uno. “Ecco, lui è Robert, primogenito fiero, quello che hai visto nella foto. La nanerottola dai riccioli neri è Kayla, ha un anno e mezzo meno di te. E la ragazza con i capelli azzurri è Ninfadora Tonks, cugina di Sirius, che vive sotto il nostro tetto perché ha litigato con sua madre.”
Harry li salutò con un gesto gentile, mentre Sirius, guardandoli, ebbe l’impressione che sarebbero andati davvero d’accordo.

Martha bussò piano alla porta sulla fine delle scale che portavano alla mansarda.
“Avanti.” Disse la voce gentile di Harry.
Martha aprì la porta lentamente, trovandosi in una stanza piccola ma graziosa. Era illuminata grazie ad un lucernario sul soffitto, e conteneva il minimo indispensabile: un letto che sembrava essere davvero comodo, un comò, una scrivania e un ampio armadio. Harry aveva già sistemato i suoi pochi libri ed i soldatini su una mensola sopra la scrivania, aveva appeso la foto all’anta dell’armadio e se ne stava seduto a gambe incrociate sul letto, indossando una vecchia maglia di Robert, che Rose gli aveva dato da usare fino a quando non avessero trovato il tempo per andare a Diagon Alley.
“Ciao!” la salutò contento. “Entra pure.”
Martha gli sorrise e chiuse la porta dietro di sé, mostrando che aveva con sé dei libri. “Ti ho portato delle cose.” Annunciò.
Il ragazzo le fece segno di avvicinarsi.
Lei si sedette sul letto. “Questo è Storia di Hogwarts, ti sarà utile. Era di tua madre.” Aggiunse, indicando la sigla L.E. in un angolo della copertina. “Posso comprartene una nuova edizione per la scuola, se vuoi, visto che questo è vecchio, ma ho pensato che ti avrebbe fatto piacere averlo.”
“Grazie mille.” Le disse Harry, sfiorando con le dita la sigla incisa da sua madre.
“Questo era di James, invece. Ci teneva moltissimo.” E gli porse una copia de Il Quidditch attraverso i secoli. Sulla prima pagina, James aveva disegnato un Boccino d’Oro e aveva scritto lungo le ali i nomi dei Malandrini, ma Harry non lo notò. “Il Quidditch è lo sport dei maghi.” Aggiunse Martha prima che il ragazzo potesse chiederlo. “Tuo padre era un grande fan ed un ottimo giocatore.” Poi mostrò ad Harry una foto di Lily in un tubino bianco e semplice, accanto ad un euforico James che, per l’evento, indossava una camicia con il completo buono della giacca e dei pantaloni.
“Ma … si muove!” esclamò, saltando sul letto.
“Le foto dei maghi sono così.”
“Questo è … il giorno del loro matrimonio?”
“Sì, è questo. Pensa, sono partiti un giorno e sono andati a sposarsi sul lago senza dirlo a nessuno.”
Harry rise. “Nemmeno a te?”
“Nemmeno a me. Solo a Sirius.” Porse ad Harry una seconda foto, di Sirius che firmava l’atto del testimone mentre James, dietro di lui, rideva come un bambino. “Fu il loro testimone.”
“Posso tenerle, questo foto?”
“Certo.” Gli rispose Martha, accarezzandogli la testa. “Hai fame? Tra poco sarà pronta la cena.”
“Sì, ho molta fame.”
Martha sorrise guardandolo, riuscendo perfettamente a sentire che James e Lily erano seduti su quel letto con loro.

“Quindi si vola su delle scope?” domandò Harry per l’ennesima volta.
“Esatto.” Confermò Robert. “A scuola imparerai a giocare, non ti preoccupare. Se sarai bravo, il prossimo anno Oliver potrebbe anche prenderti in squadra.”
Harry sembrò illuminarsi. “Oh, sarebbe fantastico se io sapessi giocare a Quidditch! Ho provato a giocare a calcio, una volta, ma …”
“Harry, tu sarai fortissimo, nel Quidditch.” Lo rassicurò Sirius, mentre si metteva nel piatto un’altra fetta di polpettone.
“Smettila di mangiare, Felpato, o starai male!” lo rimproverò Martha. “Comunque concordo con Sirius, Harry. Sarai fortissimo.”
“Magari ha preso da Lily.” Ipotizzò Rose.
“Ti va bene che Robert ha preso da te. Comunque no, no, è uguale a James, e volerà come lui.”
“ ‘essuno vola ‘me volava James.” Protestò Sirius, con la bocca piena.
“Non si parla con la bocca piena!” ricordò Kayla.
“Perché, come volava mio padre?” domandò Harry.
Martha sorrise e scosse la testa, raccogliendo i piatti vuoti. Pensò a tutte le volte che aveva pensato che James fosse nato per vivere su una scopa, e lo pensava anche prima di conoscerlo.
“Tuo padre, Harry” rispose Rose, mentre aiutava Martha con i piatti “sembrava nato per volare.”
“Nato per volare.” Ripeté Harry. “E la mamma?”
“La mamma amava il Quidditch, ma non aveva molto equilibrio sulla scopa.” Rispose Sirius. “Oh, ti prego, dammi dell’altro polpettone! È così buono!”
Martha alzò gli occhi al cielo. “Ti sentirai male, Sirius Black.”
“Merlino, sono stato senza mangiare decentemente per dieci anni, Martha!”
“Appunto per questo non puoi mangiarti mezzo polpettone solo tu!” Detto questo, portò via i piatti e chiese se qualcuno volesse del gelato.
“No, noi vogliamo dell’altro polpettone.” Protestò Sirius.
“Smettila, Padfoot. Non fare il bambino.”
Lui mise il broncio, esattamente come un bambino. E Martha, senza riuscire a trattenersi, scoppiò a ridere.

“Non credo mi sia del tutto concesso stare qui, sai? Il Ministro mi ha detto di non farmi vedere troppo in giro. Il Settimanale delle Streghe ha già telefonato un paio di volte, e Martha al lavoro viene sommersa di domande. Forse presto tornerò a lavorare anche io, ma non sarà lo stesso … non sarà mai più lo stesso.”
Il cimitero di Godric’s Hollow era semplicemente un quadrato di terreno freddo e vuoto. Nessuno ci metteva quasi mai piede, perché i morti erano davvero pochi, e spesso erano famiglie intere. Attorno ai cancelli, si innalzavano degli alberi sempreverdi a cui nessuno badava mai.
“Il mondo è spento, senza di te. Senza di voi. Ah, due settimane fa siamo … siamo andati a prendere Harry a casa di Petunia e Vernon. Ora vive con noi, e mi sembra felice. Merlino, James, ti assomiglia in modo pazzesco. Ha il tuo stesso modo di muoverti, di passarsi una mano nei capelli e di sistemarsi gli occhiali sul naso. Ogni tanto lo guardo e mi sembra che sia tu, mi sembra di essere tornati sul primo treno per Hogwarts, ricordi?”
Sirius Black era avvolto in un cappotto scuro appartenuto a Robert Redfort, che Martha custodiva gelosamente nel loro armadio. Era in piedi, in mezzo ad un cimitero vuoto, a parlare con una lapide. Eppure sapeva, sapeva che James in qualche modo poteva sentirlo.
“Devo dire che è un ragazzino davvero simpatico. Lui e Robert hanno legato molto, come … come se il tempo non fosse mai passato. Robert gli sta insegnando a giocare agli Scacchi dei Maghi, mentre con Kayla passano ore a leggere vecchi libri sui Fondatori. Si divertono, credo, hanno una grande intesa.”
Si guardò attorno, preoccupato che qualcuno potesse arrivare, o che Martha potesse capire che era stato lì senza dirle niente.
“Vorrei che poteste vederli.” Sospirò, “Oh, settimana prossima ci sarà la luna piena, ma lui ormai prende una pozione che lo rende praticamente innocuo. È come andare in giro con un cagnolino svogliato. Io non … non ho ancora provato a trasformarmi, in realtà. Perché …” la voce gli tremava. “Perché come può esistere Padfoot, senza Prongs?”


Ciao belle personeeeeeee!  Finalmente sono riuscita ad aggiornare!
Spero di aver reso giustizia al piccolo Harry, davvero. Ho un mare di dubbi a storpiare così la storia originale, ma nel mio cuore non poteva essere altrimenti.
Oh, per quanto riguarda la sbronza dei quattro giovani (Tonks, Fred, George e Robert) capirete quando sarà pronto lo spin-off su Remus e Tonks, il cui nome sarà, appunto "è tutto in gran casino". Il che è previsto tra (credo) tre o quattro capitoli.
L’ultima parte era per dire che … beh, che Sirius è felice, è tornato a casa, ha ritrovato Martha, sta recuperando con i suoi figli e ha salvato Harry, ma … alla fine, James gli mancherà sempre.
Volevo poi ringraziare le sette (SETTE! Mai viste così tante recensioni in questa storia! Sette mila volte grazie!) persone che hanno recensito il capitolo precedente. Questa storia non esiste senza di voi, sappiatelo.
Vi lovvo tutti quanti,
Claude 
   
 
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