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Autore: alessia21685    13/09/2015    1 recensioni
Quando si precipita su un isola deserta l'unica cosa che non si vorrebbe e' di finirci con la persona che piu' si odia al mondo. Lizzy e Aaron sono fratellastri e apparentemente non si sopportano. Lei crede che lui non sia altro che un bell'imbusto il cui passatempo pare essere quello di ripassarsi tutte le ragazze della scuola, dal canto suo Aaron sembra ignorare completamente la sorellastra, evitando ogni contatto che non sia strettamente necessario a causa della vita familiare.
Ma quando la tanto sognata vacanza nella casa dei loro ricchi genitori si trasforma in un incubo dopo un incidente aereo, finendo entrambi su un'isola sperduta in mezzo al mar dei Caraibi, entrambi saranno costretti a collaborare e ad appianare le rispettive divergenze se vogliono sopravvivere. Lizzy scoprira' che Aaron l'ha sempre evitata per un motivo ben preciso, un sentimento sbagliato che fra fratelli non bisognerebbe nemmeno nominare. Soprattutto quando corrisposto.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Aaron POV Mentre il motore di quel dannato macinino si metteva in moto provai un vago senso di nausea e non credo si trattasse del doppio cheesburger che mi ero mangiato per colazione. Era piu' una sensazione di ansia, come se quella vacanza mi avrebbe portato guai. Che idiozie. Non so nemmeno perche' ci sia voluto venire ai Caraibi. A casa avrei avuto la megavilla dei miei genitori tutta per me e non so quante fantastiche feste in piscina avrei potuto organizzare senza la mia famiglia tra i piedi. Ma l'idea di lasciare mia sorella in una spiaggia piena di  ragazzi arrapati  mentre i miei genitori se ne stavano tutto il pomeriggio a fare snorkeling mi aveva tormentato giorno e notte fino a diventare insopportabile.  Quel tarlo mi aveva cominciato a rodere il cervello il giorno  in cui Lizzy mostro' alla mamma il suo nuovo bikini color turchese , io ero seduto sul divano a fingere di giocare con l' Xbox , ma non avevo potuto evitare di lanciare di nascosto una lunga occhiata al suo fisico perfetto fasciato dal completino da bagno di Victoria Secret. Sembrava che se le inventasse tutte per crearmi problemi. Possibile che non capisse che quel francobollo non lasciava molto spazio all'immaginazione? Dio, era cosi' ingenua, non si rendeva conto di quanto fosse bella e provocante e delle reazioni che avrebbe potuto scatenare in tutti i maschi in eta' riproduttiva nel raggio di un chilometro.La sola idea che qualche adolescente arrapato le mettesse le mani addosso mi faceva venire il voltastomaco, oltre all'improvvisa necessita' di spaccare la faccia a qualcuno. Lo so ero malato. Lizzy era diventa ormai un ossessione, un pensiero e una preoccupazione fissi che mi tenevano sveglio la notte e mi facevano impazzire di giorno. Se solo tutto fosse rimasto com'era quando ci siamo conosciuti. Lei era solo una bambina e io non mi facevo alcun problema a abbracciarla, a giocare con lei, ad addormentarmi con lei sul divano quando tiravamo troppo tardi con i videogiochi e mamma e papa' erano fuori a cena. Tutto era cosi' semplice.   Poi lei aveva cominciato a crescere, nel giro di pochi mesi era diventata una donna e io incominciai a sentirmi strano quano le stavo vicino, e di istinto capii che non era piu' opportuno che lei si addormentasse attaccata a me, o che io le facessi  il solletico. Una strana ansia mi prendeva la bocca dello stomaco ogni volta che sfioravo la  sua pelle o che inspiravo il profumo dei suoi capelli. All'inizio credetti di stare diventando matto, e ne ebbi la conferma dopo che iniziai a sognare di abbracciare Lizzy, di baciare Lizzy, di spogliare Lizzy.... Tutto questo mi terrorizzava, era terribilmente sbagliato e mi sentivo sporco, disgustoso. Iniziai ad evitarla e a uscire piu' spesso con i miei amici, finche' scoprii che piu' la evitavo piu' mi sentivo sollevato e angosciato allo stesso tempo, e iniziai a cercare il profumo dei suoi capelli in quello delle ragazze che mi si buttavano fra le braccia alle feste e che piu' si sforzavano di soddisfarmi con le loro carezze e i loro baci, piu' mi lasciavano insoddisfatto. Allora provavo a cambiare ragazza, speranzoso che forse questa volta sarebbe stato diverso, che forse mi sarebbe piaciuto veramente e avrei smesso di pensare a mia sorella. Purtroppo non fu cosi', ogni ragazza era uguale all'altra e mi lasciava la stessa sensazione di vuoto. Ma non potevo fare altro,  seppure deludenti quegli incontri mi davano un po' di sollievo e mi facevano sentire meno in colpa, perche' non era mia sorella che stavo baciando, non era mia sorella che mugulava fra le mie braccia mentre le accarezzavo il seno, ma era Eva, o Tiffany o Melany.  Fortunatamente il mio piano di allontanamento da lei aveva avuto successo. Mi odiava.  E piu' mi odiava, piu' le davo motivi di odiarmi. Anche io la odiavo. La odiavo per avermi fatto questo, per aver trasformato la mia vita perfetta in un inferno, e per farmi vergognare di me stesso. Lo ammetto, mi comportavo come uno stronzo, un ragazzino viziato e egoista. Ero addirittura crudele con lei, a volte. Provavo un sottile e strano piacere nel farla soffrire, nell'offenderla e nello sbattergli in faccia le mie conquiste e la mia vita sregolata quando lei invece era l'opposto di me, seppure bella e popolare frequantava la Chiesa del nostro quartiere e si dedicava al volontariato, pensava di essere una piccola Madre Teresa la principessina, voleva guarire la sofferenza della gente, ma non si rendeva conto di quanto facesse soffrire me. Quella vacanza si preannunciava un inferno, con lei sempre li davanti ai miei occhi. Ma non potevo restare a casa senza sapere dove fosse o con chi fosse,  era piu' forte di me. Sarebbe andato tutto bene. Dovevo solo cercare di divertirmi il piu' possibile e mantenere le distanze, certo, continuando a controllare che non attirasse troppo l'attenzione  di qualche bell'imbusto infoiato . Guardai fuori dal finestrino la pista sfrecciare davanti ai miei occhi mentre l'idrovolante prendeva lentamente velocita' per il decollo. Lizzy sedeva di fianco a me ,rannicchiata come una gattina contro il finestrino, le mani pallide e tese stringevano spasmodicamente i braccioli del sedile. Per un istante mi venne l'istinto di stringerle la mano nella mia, di rassicurarla, ma la mia mano esitante si chiuse a pugno subito dopo . Mantenere le distanze. Presi un bel respiro nei polmoni e sospirai. Ero nervoso, e quella sigarettta mi avrebbe fatto davvero comodo in quel momento.
  
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